Con l’insediamento di Donald Trump al secondo mandato presidenziale, i media tradizionali europei hanno manifestato un fervente scetticismo e preoccupazione, annunciando il ritorno del presidente con toni che oscillano tra il disincanto e la condanna aperta. Mentre i politici europei sembrano aver appreso la lezione del 2017 e sono più cauti nel loro approccio, i giornali continuano a diffondere una narrazione di inquietudine, alimentata da previsioni fosche e accostamenti controversi con regimi autoritari.
Lunedì mattina, i principali quotidiani europei, pur riservando inizialmente attenzione alla notizia dell’accordo per la presa degli ostaggi in Israele, hanno rapidamente spostato l’attenzione sull’insediamento di Trump. Nei titoli, non c’era spazio per il lieto fine: il Guardian del Regno Unito ha subito delineato il tono della giornata, avvertendo che l’America era pronta ad affrontare un “secondo mandato vendicativo” di Trump, con l’annuncio che gli Stati Uniti stavano entrando in una nuova era di “sconvolgimento e divisione”. L’editoriale ha aggiunto che, nonostante Trump fosse stato messo sotto accusa due volte e avesse subito una condanna, il suo ritorno alla Casa Bianca era diventato realtà, alimentato dall’entusiasmo del movimento MAGA.
Questa visione di un futuro incerto è condivisa in tutta Europa, dove, secondo il Guardian, il continente è molto più ostile nei confronti di Trump rispetto ad altre aree del mondo. Un recente sondaggio globale ha infatti evidenziato come la preoccupazione europea per il ritorno di Trump non fosse condivisa altrove, rafforzando il sentimento di disagio in molte capitali europee. Nonostante ciò, alcuni quotidiani hanno preferito concentrarsi sugli aspetti procedurali dell’insediamento, come The Times nel Regno Unito, che ha esaminato i dettagli delle ordinanze esecutive che Trump intendeva firmare e come queste avrebbero contraddetto l’eredità politica di Joe Biden.
In Francia, la visione di Trump come un presidente “vendicativo” è stata ampiamente sottolineata, con Libération che ha previsto un leader più “disinibito che mai”, mentre il quotidiano Le Monde ha tracciato un paradossale parallelo tra Trump e Vladimir Putin, suggerendo che il presidente statunitense stesse seguendo il modello di governi autoritari come quelli della Russia, della Cina e della Turchia. A sua volta, Le Figaro, un giornale conservatore, ha argomentato che l’era dell’America “democratica, aperta e universalista” fosse ormai finita, predicendo un futuro oligarchico e imperialista sotto Trump, con l’America destinata a seguire un cammino simile a quello dei regimi autoritari globali.
Anche in Polonia, una delle nazioni più vicine a Washington in Europa, la visione di Trump come una figura divisiva non è cambiata. Wyborcza, un quotidiano liberale, ha osservato che ciò che non uccide l’Europa (Trump) la renderà più forte, alimentando la visione di un super-stato federale paneuropeo. Nel frattempo, Rzeczpospolita ha evidenziato le paure della classe globalista, sostenendo che Trump stesse minando le fondamenta della democrazia liberale e il “mondo libero”.
I giornali tedeschi non sono stati meno incisivi nel giudicare il ritorno di Trump. Die Tageszeitung (TAZ) ha liquidato la sua amministrazione come “Il pagliaccio dell’orrore e il suo gabinetto degli orrori”, ridicolizzando i suoi sostenitori e paragonandoli a coloro che confondono il successo superficiale con la competenza. Tagespiegel, altra voce influente in Germania, ha espresso la preoccupazione che l’Europa potesse pagare il prezzo dell’insoddisfazione americana, anticipando conflitti e tensioni che avrebbero riguardato direttamente il Vecchio Continente.
Mentre il presidente Trump si prepara ad affrontare il suo secondo mandato, le reazioni in Europa suggeriscono un sentimento di paura e incertezza riguardo alle sue politiche. Gli spettri di una nuova “era di sconvolgimento” sono, per ora, protagonisti nei titoli dei media europei, lasciando intravedere un periodo di crescente conflitto geopolitico, con l’Europa chiamata a rispondere alla sempre più forte influenza di un’America che sembra voler percorrere un cammino solitario sotto la leadership di Trump.