(AGENPARL) – sab 18 gennaio 2025 Stellantis: Angela Cestari, un aspetto che è ancora poco conosciuto è
l’acquisto di *crediti di carbonio*
Nelle vicende che riguardano Stellantis che tengono con il fiato sospeso
alcune decine di migliaia di lavoratori degli stabilimenti del Sud e di
quelli dell’indotto c’è un aspetto che è ancora poco conosciuto: l’acquisto
di *crediti di carbonio. E’ la riprova della grande sottovalutazione che si
continua a registrare su questo tema. Così* Angela Cestari, dirigente del
Gruppo Cestari, che si occupa nello specifico di progetti energetici e sui
crediti di carbonio e partecipa a tutti i programmi legati alla COP29 e
alla prossima COP30.
Le case automobilistiche come Stellantis – spiega Angela Cestari – si
trovano a dover conciliare le rigorose normative europee sulle emissioni
con la necessità di mantenere la competitività e di salvaguardare i posti
di lavoro. La legge europea, entrata in vigore il 1° gennaio 2025, stabilisce
un limite di 94 g/km di CO2 per le nuove auto immatricolate. I costruttori
che non rispettano questo limite saranno soggetti a pesanti sanzioni: 95
euro per ogni grammo di CO2 in eccesso, moltiplicato per il numero di
veicoli immatricolati. Le emissioni medie del parco auto europeo si
attestano ancora intorno ai 120 g/km di CO2, con solo un terzo dei marchi
al di sotto del limite stabilito. Questo scenario prospetta un onere
finanziario significativo per l’industria, stimato in circa 16 miliardi di
euro di sanzioni.
Per evitare il peggio, i Gruppi dell’automotive – come Stellantis – stanno
ricorrendo a una strategia chiara ma controversa: l’acquisto di *crediti di
carbonio. Angela Cestari spiega che* i crediti di carbonio sono permessi
che consentono al proprietario di emettere una certa quantità di anidride
carbonica nell’atmosfera. Acquistando questi crediti dai produttori di
veicoli elettrici, le Case automobilistiche tradizionali possono abbassare
la media delle emissioni complessive della propria flotta e, di
conseguenza, ridurre le sanzioni.
Tuttavia, come in tutti i settori, anche quando si parla di crediti di
carbonio è opportuno fare le dovute precisazioni. Non tutti i crediti di
carbonio, infatti, sono uguali: affinché l’acquisto di crediti di carbonio
sia davvero efficace, è essenziale valutare attentamente la loro
certificazione e affidabilità. Questo perché solo i crediti di carbonio di
alta qualità garantiscono che le riduzioni delle emissioni siano *reali,
addizionali, unici, misurabili e permanenti*. Se non sono certificati, si
rischia di incappare in crediti di carbonio che non corrispondono a un
reale assorbimento del gas serra. Sui crediti di carbonio alla COP29, dopo
quasi un decennio dall’accordo di Parigi, sono stati definiti i termini
dell’articolo 6 del trattato, che riguarda appunto gli scambi
internazionali di crediti di carbonio. Guardando le aree geografiche dei
progetti, *sono cresciuti i ritiri di crediti generati da progetti
sviluppati in Africa* (+28,5 milioni), mentre sono risultati in calo quelli
derivanti da progetti in Asia (-6 milioni) e in Sud America (-7 milioni).
Mentre i crediti di carbonio che incorporano i cosiddetti co-benefits
(ovvero il contributo ai vari Sdg dell’Agenda Onu 2030) continuano a
guadagnare posizioni. . Sono state introdotte nuove regole che i paesi
possono seguire per acquistare crediti in un altro paese (comma 2
dell’articolo 6), anche se non sono tenuti a rispettarle Di qui l’invito a
recuperare il tempo perduto in materia di crediti di carbonio e di
scegliere quelli certificati.
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