(AGENPARL) – sab 18 gennaio 2025 COMUNICATO STAMPA
18 GENNAIO 2025
2025, L’ANNO CRUCIALE DELL’INDUSTRIA
Confapi Padova in prima linea con le istituzioni e sempre più stretta al fianco delle imprese.
L’Associazione continua il percorso di crescita e di rafforzamento organizzativo per sfide sempre più
ambiziose. L’intervista al presidente Marco Trevisan: «Torna vitale il ruolo di corpo intermedio per
indirizzare l’agenda politica. Il Veneto? Alle imprese serve stabilità, siano i cittadini a decidere
liberamente chi li deve guidare».
Il 2025 si apre tra grandi aspettative e molte incertezze: politica, geopolitica, finanza e mercati in
subbuglio e, al centro, le imprese. Sono questi i tempi al centro dell’intervista al presidente di
Confapi Padova Marco Trevisan, che subito tiene a rimarcare: «La piccola e media industria privata
continua a essere il motore e la colonna portante del sistema produttivo e dell’economia del nostro
Paese. Sono i numeri ad attestarlo: nel complesso, le micro, piccole e medie imprese costituiscono il
99,9% del totale delle aziende del Veneto, percentuale che rispecchia, peraltro, quella presente in
Italia. E, fra queste, sono più di 41 mila le imprese dell’industria manifatturiera, capaci di dare lavoro
a più di 420 mila persone. Sono numeri (di base Istat, ndr) che cito con orgoglio, perché confermano
quale sia l’importanza strategica delle PMI per la crescita e la competitività locale e nazionale: il
nostro obiettivo è proprio far sì che siano sempre più centrali nell’agenda istituzionale e che possano
trovare risposte concrete alle loro istanze».
Presidente, si è chiuso un anno e il 2025 è appena iniziato, ancora all’insegna delle crisi
geopolitiche che pesano sulle esportazioni delle imprese, comprese le prospettive dei dazi di
Trump in Usa. Cosa dobbiamo aspettarci?
«Alle spalle abbiamo un anno caratterizzato da crisi geopolitiche significative che continuano a
influenzare negativamente le nostre esportazioni. La guerra in Ucraina, che non accenna a
terminare, ha creato tensioni sui mercati energetici e sulle catene di approvvigionamento,
aumentando i costi e la volatilità dei prezzi. Inoltre, il conflitto in Medio Oriente aggiunge un
ulteriore strato di instabilità, rendendo i mercati internazionali imprevedibili e complicando
ulteriormente gli scambi commerciali.
Non dimentichiamo quanto il commercio con l’estero rivesta un ruolo di primo piano, tanto da
pesare per il 38% sul totale del Pil del territorio. Le ripercussioni economiche di queste crisi si
sentono anche in Italia, specialmente per le PMI padovane del settore manifatturiero, per le quali
l’aumento dei costi energetici e delle materie prime ha ridotto i margini di profitto. La situazione in
Germania e Francia, entrambi mercati cruciali per le nostre esportazioni, è preoccupante: la
Germania, con una produzione industriale in calo, e la Francia, con le sue recenti turbolenze
politiche, offrono meno opportunità e aumentano i rischi per le nostre aziende.
Anche il Canada, tradizionalmente un mercato stabile, sta mostrando segni di instabilità economica,
il che complica ulteriormente le nostre strategie di internazionalizzazione. Per quanto riguarda i dazi
proposti da Trump negli Stati Uniti, considero queste minacce più come una tattica elettorale che
come una politica che vedrà una concreta applicazione. Tuttavia, l’incertezza politica negli Stati Uniti
potrebbe comunque influenzare negativamente le decisioni di investimento e gli scambi
commerciali.
Nonostante queste sfide, il tessuto industriale padovano ha dimostrato una certa resilienza. Le
nostre imprese sono strutturate per affrontare le tempeste economiche, grazie a una
diversificazione dei mercati e a una tradizione di innovazione e adattamento. Tuttavia, il contesto
attuale è meno roseo rispetto a un anno fa. Le PMI dovranno continuare a monitorare attentamente
gli sviluppi geopolitici, adottare strategie di mitigazione del rischio e forse esplorare nuovi mercati
emergenti per compensare le perdite in quelli tradizionali. Il 2025 sarà un anno in cui la flessibilità e
la capacità di adattamento saranno più cruciali che mai».
Gli indicatori economici più recenti elaborati da Veneto Congiuntura confermano che la ripresa
non c’è ancora, e che anche l’export non tira più come prima. Scende la produzione industriale,
che nel terzo trimestre del 2024 ha registrato una variazione destagionalizzata del -0,3% e un
-1,9% relativamente a quella manifatturiera. E anche l’indicatore relativo alla raccolta ordini dal
mercato estero presenta una dinamica in netta discesa se rapportato con lo stesso periodo
dell’anno precedente (-3,4%). Alla luce di questi dati, come si può ripartire?
«L’Italia ha il vantaggio di vivere un momento di stabilità politica che non tutti i paesi possono dire di
avere, e questo è un elemento cruciale per la ripresa economica. Inoltre, l’inflazione è sotto
controllo: secondo le stime preliminari rilasciate dall’Istat, si mantiene stabile a +1,3%. Nel 2024, la
crescita tendenziale dei prezzi al consumo è stata dell’1,0%, una significativa diminuzione rispetto al
+5,7% del 2023, suggerendo che l’inflazione non è più un ostacolo insormontabile.
Questa stabilità dei prezzi potrebbe portare le banche centrali a ridurre ulteriormente i tassi di
interesse, che erano stati mantenuti alti per contrastare l’inflazione. Una riduzione dei tassi
potrebbe stimolare gli investimenti aziendali e incrementare i consumi, creando un circolo virtuoso
nell’economia. Tuttavia, per vedere una ripresa tangibile, è necessario che questa politica monetaria
più accomodante sia accompagnata da un miglioramento del contesto internazionale e da un deciso
cambio di passo nelle politiche comunitarie, ma questo discorso meriterebbe una ben più ampia
trattazione.
Le PMI devono quindi puntare su innovazione, diversificazione dei mercati di esportazione e su una
maggiore efficienza operativa. Lo sviluppo su nuovi mercati resta sempre una strategia vincente, ma
occorre ricordare che abbiamo un mercato unico europeo enorme all’interno del quale crescere,
senza barriere. Inoltre, l’adozione di tecnologie avanzate e pratiche di sostenibilità può migliorare la
competitività delle nostre aziende, sia in termini di costi che di reputazione.
Se mi consentite una battuta, abbiamo chiuso un anno bisestile dopo che già il 2020 non era stato
certo favorevole; quasi quasi comincio a crederci… E, oggi, voglio essere ottimista, confidando che
queste condizioni possano innescare la ripresa di cui abbiamo bisogno, anche se non sarà
immediata. Dopo due anni di calo nella produzione industriale, ogni segnale positivo è benvenuto».
Tra i temi caldi c’è sicuramente quello del caro energia. L’annuncio di Gazprom di interrompere le
forniture di gas alla Moldavia a partire dall’inizio di gennaio segnala un aumento del rischio di una
grave crisi energetica e umanitaria in Europa.
«L’interruzione delle forniture di gas in Moldavia, combinata con la devastazione delle infrastrutture
energetiche in Ucraina e il mancato rinnovo dell’accordo di transito del gas tra Russia e Ucraina, fa
presagire un inizio del 2025 estremamente complicato per la sicurezza energetica europea.
La nuova Commissione Europea deve affrontare questa crisi con urgenza. Il caro energia colpisce in
maniera sproporzionata i paesi con una maggiore dipendenza storica dal gas russo. Ad esempio
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