(AGENPARL) – mer 18 dicembre 2024 DOCUMENTO OSSERVAZIONI E PROPOSTE CNEL SU FORMAZIONE ASSISTENTI FAMILIARI
L’Assemblea del CNEL ha approvato nella seduta odierna un documento di Osservazioni e Proposte su “Linee guida per la formazione degli assistenti familiari”. Il testo è il frutto di un ampio lavoro istruttorio, finalizzato alla valorizzazione e qualificazione della figura dell’assistente familiare, definendo in particolare le linee guida nazionali previste dalla recente riforma della non autosufficienza, così da riportare a fattore comune gli interventi posti in essere dalle Regioni e dalle Province autonome. L’adozione delle linee guida è a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nel lavoro domestico e delle famiglie che fruiscono dei loro servizi. Per questo il CNEL sottolinea la necessità da una parte di offrire un quadro condiviso tra tutte le istituzioni coinvolte e le parti sociali, per realizzare percorsi di formazione professionale volti al conseguimento della qualificazione di assistente familiare, e dall’altra di riconoscere le competenze pregresse in termini di risultati di apprendimento conseguiti in contesti di lavoro, compresi quelli informali e non formali.
Nello specifico, il documento approvato sottolinea l’esigenza di una chiara individuazione degli ambiti di operatività del profilo, standard di formazione e di qualificazione condivisi tra tutte le Regioni e Province autonome, modalità condivise di riconoscimento delle esperienze di lavoro pregresse, elenchi e registri pubblici degli operatori qualificati e l’individuazione di criteri omogenei per l’iscrizione. Su questi aspetti il CNEL fornisce indicazioni puntuali, proponendo anche una più complessiva riforma delle norme di legge che regolano il lavoro domestico in tutte le sue articolazioni e la disciplina fiscale, per ampliare la tutela dei lavoratori, favorire l’emersione del lavoro sommerso e sostenere le famiglie.
L’iniziativa messa in atto dal CNEL affronta, quindi, un aspetto cruciale della straordinaria rivoluzione demografica in atto: in Italia il 12% della popolazione ha più di settantacinque anni, un segmento di persone inestricabilmente connesso a situazioni di fragilità, che sfociano spesso nella non autosufficienza (ad oggi stimata per 3,8 milioni di persone) e di conseguenza nella necessità di un’assistenza continuativa nel lungo termine, sempre più integrata sotto il profilo socio-sanitario e caratterizzata dalla dimensione della domiciliarità come contesto di cura ampiamente prevalente (oltre il 90%). Nel nostro Paese si registra un ritardo strutturale sul versante dei servizi, a fronte di una figura, quella dell’assistente familiare, che negli ultimi decenni ha subito una forte evoluzione e che è ora articolata in differenti profili professionali (colf, badanti, baby-sitter), con una presenza capillare e diffusa sul territorio. I lavoratori domestici iscritti all’Inps sono oltre 833 mila (anno 2023). La stima più recente di Italia Longeva, che tiene conto del sommerso, alza l’asticella a più di 1,5 milioni di addetti. Un numero in ogni caso superiore a quello di tutti i dipendenti del Sistema sanitario nazionale (670 mila unità nel 2021).
“Il lavoro istruttorio ha permesso di individuare – ha dichiarato il consigliere CNEL Fiovo Bitti, coordinatore del Gruppo di studio ‘Lavoro di cura’ – elementi utili alla valorizzazione e alla qualificazione della figura dell’assistente familiare. Tale percorso, costruito insieme alle parti sociali e all’Associazione Officina delle competenze, si inserisce, peraltro, in un contesto più ampio che ha già portato alla realizzazione di un rapporto per la Regione Lazio sul valore sociale del caregiver e che, in prospettiva, potrebbe interessare altri aspetti del lavoro domestico, tenendo conto anche di quanto emerge dall’Osservatorio nazionale sui servizi sociali territoriali, il cui report è stato presentato lo scorso 2 dicembre, con specifico riferimento ad alcune categorie sociali particolarmente fragili, come gli anziani e gli adulti non autosufficienti, le persone con disabilità e i minori. La puntuale indagine conoscitiva svolta ha permesso di fissare almeno tre punti focali: l’attenzione alla centralità della persona; l’importanza di favorire una integrazione socio-sanitaria e assistenziale sempre nel rispetto dei ruoli dei diversi attori; il potenziamento delle reti per la domiciliarità assistenziale, differenziata per esigenze e puntualmente diffusa su tutto il territorio, valorizzando concetti come la prossimità e il welfare comunitario. Più nello specifico, l’adozione di linee guida nazionali è a garanzia delle lavoratrici e dei lavoratori che operano nel lavoro domestico e delle famiglie che fruiscono dei loro servizi, anche al fine di arrivare ad un quadro condiviso tra tutte le istituzioni coinvolte e le parti sociali per realizzare percorsi di formazione professionale finalizzati al conseguimento della qualificazione di assistente familiare e, dall’altra, di riconoscere le competenze pregresse in termini di risultati di apprendimento conseguiti nei diversi contesti di lavoro, compresi quelli informali e non formali. In tal senso, è opportuna una chiara individuazione degli ambiti di operatività del profilo di assistente familiare all’interno dell’Atlante del lavoro; la definizione di uno standard di qualificazione e, soprattutto, di standard formativi conseguenti con una articolazione modulare; la definizione di modalità condivise di riconoscimento delle esperienze di lavoro pregresse in termini di apprendimenti conseguiti; la definizione delle caratteristiche degli elenchi e dei registri pubblici degli operatori qualificati e l’individuazione di criteri omogenei per l’iscrizione ad essi. Nell’individuazione delle competenze minime richieste, gli standard formativi dovrebbero bilanciare la conoscenza di aspetti tecnici e professionali con la valorizzazione di competenze più trasversali che rimandano alla capacità di gestire le relazioni personali e sociali, anche favorendo una adeguata conoscenza della lingua italiana nelle persone straniere, l’acquisizione di competenze in materia di salute e sicurezza, sia con riferimento alla propria persona sia con riguarda all’assistito, e in materia digitale e di sostenibilità ambientale. Il modello adottato dalle parti sociali, con attività formativa su materie comuni, su materie specialistiche e su salute e sicurezza, può rappresentare una utile base da replicare a livello regionale”.
Ufficio Stampa
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