
(AGENPARL) – lun 16 dicembre 2024 *CLIMA | Il riscaldamento globale amplifica la pericolosità degli tsunami
sulle coste del Mediterraneo*
*Un nuovo studio evidenzia l’importanza della pianificazione e la gestione
dei rischi legati ai maremoti nelle aree costiere del Mediterraneo,
minacciate dal cambiamento climatico.*
*[**Roma, 16 dicembre 2024**]*
Il riscaldamento globale potrebbe aumentare significativamente la
pericolosità degli tsunami nel Mediterraneo nei prossimi decenni.
Questo è quanto emerge da due studi appena pubblicati sulla rivista
internazionale Scientific Reports dal titolo *Including sea-level rise and
vertical land movements in probabilistic tsunami hazard assessment for the
Mediterranean Sea* e nel volume edito dalla Elsevier intitolato *Probabilistic
Tsunami Hazard and Risk Analysis, *a cui hanno collaborato i ricercatori
dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
I risultati, frutto dei progetti europei Savemedcoasts2 e TSUMAPS-NEAM
coordinati dall’INGV, evidenziano che il previsto aumento del livello del
mare causato dal riscaldamento globale, combinato con i movimenti geologici
costieri, potrebbe potenzialmente accrescere il rischio per oltre 150
milioni di persone che vivono in quest’area.
Gli studi analizzano l’impatto dell’innalzamento del livello marino,
attualmente di circa 4 mm all’anno ma che è in accelerazione, basandosi
sulle proiezioni fino al 2150 fornite dall’*Intergovernmental Panel on
Climate Change* (IPCC).
“*Alla fine di questo secolo, il livello medio globale del mare potrebbe
salire fino a circa 1,1 metri rispetto a oggi*”, spiega Marco Anzidei,
ricercatore dell’INGV, coautore dello studio e coordinatore del progetto
Savemedcoasts2. “*Questo rappresenta potenzialmente un rischio crescente
per le popolazioni costiere del Mediterraneo che non possiamo sottovalutare*
Una delle novità della ricerca è stata l’integrazione delle analisi sui
movimenti verticali delle coste, come la subsidenza, che amplificano gli
effetti locali dell’innalzamento del livello del mare.
*”Nello studio abbiamo considerato come i movimenti geologici possano
sommarsi all’innalzamento marino, aggravando il rischio nelle zone dove il
suolo tende ad abbassarsi”*, commenta Anita Grezio, ricercatrice dell’INGV
e primo autore dello studio.
Le mappe prodotte dai ricercatori mostrano che, entro i prossimi 50 anni,
la probabilità di avere nel Mediterraneo onde di tsunami che causano
inondazioni di 1-2 metri potrebbe aumentare dal 10% al 30%.
*”Questo significa un significativo incremento del rischio, in particolare
per le coste più basse del Mediterraneo, una delle aree più popolate al
mondo”, *sottolinea Marco Anzidei.
L’importanza di queste analisi è cruciale per la pianificazione e la
gestione dei rischi nelle aree costiere.
*”La nostra ricerca fornisce nuovi strumenti per valutare il pericolo
tsunami, integrando scenari futuri che tengono conto sia dei cambiamenti
climatici che dei fenomeni geologici”, *conclude Anita Grezio.
I progetti Savemedcoasts2 e TSUMAPS-NEAM sono stati finanziati dall’Unione
Europea e coordinati dall’INGV, contribuendo con risultati chiave alla
comprensione dei rischi legati ai maremoti in un’area altamente vulnerabile
come il Mediterraneo.
*Link alle pubblicazioni*
*Including sea-level rise and vertical land movements in probabilistic
tsunami hazard assessment for the Mediterranean Sea*
https://doi.org/10.1038/s41598-024-79770-9
*Probabilistic Tsunami Hazard and Risk Analysis*
*Link **utili*
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV)
*Savemedcoasts2 *
*TSUMAPS-NEAM *
*Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) *
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Foto – L’aumento del livello marino indotto dal riscaldamento climatico,
nei prossimi anni farà amplificare gli effetti delle onde di maremoto sulle
coste. In particolare su quelle basse, oggi spesso occupate da importanti
infrastrutture e centri abitati. Nella foto un tratto di costa della
Sicilia orientale. Crediti foto: Marco Anzidei.
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Immagine – Gli tsunami sono eventi rari, ma possono essere potenzialmente
pericolosi. In figura sono mostrate le mappe che indicano le probabilità di
superare onde di 1 m o 2 m sulle coste attuali nei prossimi 50 anni (in
alto) e gli aumenti percentuali di queste probabilità (in basso) quando si
considerano le proiezioni che tengono conto dell’aumento del livello del
mare previsto nei prossimi decenni.
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