
In occasione del 14° Convegno sulla Grafologia Criminologica “Storie, attualità e prospettive”, che si è svolto ieri, sabato 14 dicembre, presso la Pontificia Facoltà S. Bonaventura, l’Agenparl ha avuto l’opportunità di intervistare la Prof.ssa Elena Marchetti, sociologa, grafologa giudiziaria, criminologa, Docente Master Criminologia e diritto penale Unicusano Roma.
Durante il suo intervento, la Professoressa Marchetti ha illustrato come il comportamento grafico di Turetta rifletta un profilo di personalità narcisistica patologica, con evidenti tratti di immaturità e un controllo ossessivo sulle relazioni affettive.
Nelle memorie scritte di Turetta (80 pagine scritte a mano) viene illustrata come la sua scrittura sia compatta e serrata, priva di spazi tra le lettere, denotando una mancanza di apertura verso gli altri, un desiderio di inglobarli e un bisogno costante di conferme per alimentare la propria autostima. Allo stesso tempo, i vuoti lasciati tra i paragrafi suggeriscono un distacco emotivo e una difficoltà nel confrontarsi con ciò che ha commesso. Questa dicotomia evidenzia una personalità fragile, in cerca di controllo, ma intrappolata in un vissuto intrapsichico irrisolto, come dimostrano anche i segni grafologici di immaturità incompatibili con l’età biologica del soggetto (23 anni).
Un’analisi grafologica molto interessante per la profondità con cui vengono rivelati i tratti della personalità di Turetta, ma allo stesso tempo preoccupante e/o disturbante, perché mette in luce aspetti patologici o problematici del suo comportamento e delle sue emozioni, come ad esempio la sua mancanza di empatia. Lo studio, quindi, contribuisce a comprendere i meccanismi profondi che hanno portato Filippo Turetta a compiere atti estremi.
«Una scrittura di un ragazzo di 23 anni inadeguata alla propria età biologica, con segni di immaturità, di mancanza di autonomia e di un timore del futuro.
Una scrittura trattenuta che esprime un senso di incompiutezza, ma che nella chiarezza della forma vuole apparire per mascherare le proprie insufficienze, il proprio sentimento di sé inadeguato e il non essere all’altezza delle proprie aspettative alle quali rinuncia.
Nella firma, perfettamente omogenea allo stile grafico della scrittura, ritroviamo l’inclinazione a destra che associata alla strettezza tra lettere indica un bisogno, una ricerca dell’altro, indicativa di una “bulimia affettiva” una tendenza a “inglobare” l’altro, riflettendo un bisogno di possesso nelle relazioni interpersonali, senza però una reale capacità di condivisione emotiva, anzi evidenziando una totale mancanza di empatia. Poi sono presenti i due grandi gesti a laccio indice di egoismo accaparratore, di una cortesia calcolata, di abilità manipolatoria, ingannatoria.
In questo ambiente grafico (stretto/compatto) non c’è spazio per i desideri di Giulia né per i suoi riconoscimenti. La strettezza tra lettere, la compattezza dell’intero scritto sottolineano l’incapacità di rispettare i desideri e le necessità di Giulia, come il bisogno di uno spazio personale e di interazioni sociali indipendenti da lui. Turetta si focalizza esclusivamente sulle proprie esigenze e aspettative. Ha un atteggiamento ossessivo morboso nei suoi confronti (scrittura rigida, compatta, serrata, sistematizzata).
La struttura della scrittura di per sé è debole che in un ambiente grafico rigido, compatto, in presenza di una forte tensione, la relazione con l’altro si sviluppa in maniera costrittiva per l’altro o addirittura non avviene per la troppa focalizzazione su se stesso e sulle sue preoccupazioni.
Predominano i gesti ad arco, segno di resistenza, quindi il soggetto si sorveglia e non si elargisce, rafforzando quindi la mancanza di empatia. Filippo è orientato verso il suo mondo interno e sotto questi archi si rifugia, si protegge, dissimula? Mente?»





