Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, tantissime famiglie romane si apprestano a festeggiare il Natale con uno dei suoi simboli storici: l’albero. Per moltissimo tempo, l’unico albero utilizzato è stato quello vero, cioè un albero vivo, quasi sempre proveniente da aziende agricole vivaistiche specializzate in questa produzione, con dimensioni e caratteristiche che possono essere diverse. Le piante più utilizzate sono l’abete rosso (alberi del genere Picea) e gli abeti del genere Abies. Molte di queste piante vengono vendute con pane di terra, cioè piante in zolla protetta in genere da una tela in juta con ulteriore protezione in paglia o altri materiali che avvolgono la zolla radicale dove le radici sono state recise. Le piante vengono di solito collocate in un vaso allo scopo di favorire la stabilità dell’albero per tutto il periodo natalizio in cui l’albero allieterà ed abbellirà con la sua presenza le abitazioni degli italiani.
L’albero naturale italiano concilia il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente poiché è coltivato soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di “sfolli”, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto.
Come mantenere vivo l’albero di Natale. I consigli degli agronomi: In generale è bene non collocare l’albero vicino a fonti calore dirette come termosifoni, camini, forni, stufe, ecc. È bene mettere l’albero in un luogo luminoso (vicino ad una finestra o una porta a vetri) e il più lontano possibile da fonti di calore. Dovrà anche essere garantita la periodica bagnatura della terra e delle radici ad elevato rischio di disidratazione, mantenendo il terreno sempre fresco e umido. Dopo le feste si può verificare la fattibilità del trapianto di questi alberi in ambienti aperti in piena terra. Per non vedere seccare l’albero è necessario sapere se il suo sistema radicale fortemente ridotto da sufficienti radici che possono essere ancora attive e in grado di svilupparsi ancora dopo il trapianto ed è altrettanto necessario verificare se il luogo d’impianto è quello giusto per ospitare questi alberi e vederli crescere sani e sicuri.
“Non tutte le città e non tutti i terreni – spiega Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali di Roma – sono adatti ad ospitare gli alberi di Natale dei generi Picea e Abies, che prediligono terreni freschi e profondi, inverni freddi ed estati fresche e con precipitazioni specie nel momento della ripresa vegetativa e della crescita annua, cioè da maggio ad agosto”.
“La loro coltivazione – aggiunge Pezzoli – è così da sconsigliare, pena il deperimento delle piante o la loro morte prematura, nelle aree litoranee e marittime e in gran parte delle città italiane con la sola esclusione dei centri dell’area alpina, prealpina e appenninica dove queste piante sono già ampiamente rappresentate nei popolamenti dei boschi delle zone alto collinari e montane”.
“Quest’anno rivolgiamo un appello all’assessore Alfonsi affinché – conclude Pezzoli – si posso offrire la possibilità ai cittadini, una volta finite le feste, di potere piantumare gli alberi nei parchi pubblici, nelle ville comunali e soprattutto nelle zone più degradate della città”.