Di seguitCari colleghi,
è per me un onore aprire i lavori di questo primo incontro delle Commissioni parlamentari per il controllo sui servizi di intelligence dei Paesi del G7, dedicato agli sviluppi dello scenario internazionale e ai rischi per la sicurezza derivanti dai conflitti in corso, che si inquadra nell’impegno della Presidenza italiana.
A questo proposito, desidero ringraziare particolarmente il Presidente della Camera dei deputati, presidente di turno della riunione dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi G7 che ha condiviso da subito questa iniziativa e l’ha proposta ai suoi colleghi Speaker e Presidenti nel corso del G7 di Verona dello scorso settembre.
Purtroppo le contingenze politiche di alcuni Paesi del gruppo del G7 non hanno consentito una partecipazione in presenza di tutti gli invitati, ma sono certo che questa riunione possa comunque rappresentare un primo momento di incontro tra parlamentari chiamati ad esercitare una funzione estremamente delicata nelle nostre democrazie specialmente in questo momento storico.
L’anno che sta per concludersi è stato caratterizzato da un ulteriore aumento della già elevata tensione a livello globale. Ci troviamo di fronte ad un panorama geopolitico estremamente complesso nel quale ai conflitti ed ai fattori di divisione già aperti, si sono sovrapposti nuovi elementi di incertezza e di pericolo per la sicurezza e la stabilità generale.
In linea generale si assiste ad un aumento globale dell’insicurezza: il mondo è divenuto meno sicuro per la dodicesima volta negli ultimi sedici anni e nel 2023 si è raggiunto il più basso livello di pacificazione mai registrato dal Global Peace index. 108 Paesi hanno aumentato il proprio livello di militarizzazione e 86 Paesi hanno aumentato in percentuale le proprie spese militari.
L’insicurezza ha assunto una dimensione globale e risente delle numerose interconnessioni tra le diverse aree geografiche e attori e fazioni che si contrappongono sul fronte ideologico, geografico, etnico, politico e sociale.
In primo luogo, la guerra in Ucraina che è destinata a costituire uno snodo nella politica internazionale del nostro secolo, uno snodo nel quale confluiscono il presente, il passato e il futuro delle relazioni internazionali post-novecentesche.
L’ingiustificata e criminale invasione russa del 24 febbraio 2022 ha scosso profondamente l’ordine mondiale, riportando il conflitto tradizionale tra Stati nel cuore dell’Europa. Amplificando le tensioni globali e facendo emergere con forza la necessità di ridare centralità alla difesa collettiva e al rafforzamento delle capacità di risposta militare. La lotta per la libertà e la sovranità territoriale dell’Ucraina ha messo in luce un ulteriore aspetto fondamentale: la strategicità delle infrastrutture critiche, soprattutto quelle energetiche. La guerra ha colpito le catene di approvvigionamento globali, in particolare, appunto, quelle energetiche, imponendo una riflessione sul nostro futuro energetico e sulla necessità di diversificare le fonti e i canali di approvvigionamento.
Nonostante l’appoggio internazionale, il conflitto ucraino è ancora oggi in una fase delicata. L’Ucraina ha condotto azioni localizzate, ma la sua capacità di difendere e mantenere le posizioni resta vulnerabile.
D’altra parte, la Russia ha dimostrato di voler condurre un’azione militare sempre più intensa, nonostante le false parole di disponibilità a negoziare, sostenuta dal rafforzamento dei suoi legami con Paesi come l’Iran e la Corea del Nord, adattando la sua macchina bellica e la sua economia per far fronte a uno sforzo prolungato. In tale contesto, l’uso indiscriminato di bombardamenti e droni ha avuto un impatto devastante non solo sulle capacità difensive ucraine, ma anche sulla eroica resilienza della popolazione civile, colpendo infrastrutture vitali.
I primi mesi del prossimo anno potrebbero aprire, così dicono molti osservatori internazionali, qualche proficuo spiraglio per un eventuale negoziato. Lo speriamo tutti, ma sappiamo nel contempo che per arrivare a qualsiasi pace che possa contenere anche principi di giustizia e verità, è necessario continuare a sostenere con determinazione e generoso impegno le Forze Armate e la popolazione ucraina nella resistenza ad un’azione che, nelle scelte del regime di Putin, si mostra sempre più aggressiva ed escalatoria.
Parallelamente, la crisi mediorientale è esplosa con violenza, a seguito del durissimo attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre del 2023. Il conflitto ha avuto ripercussioni globali, coinvolgendo attori statuali e non, come Hezbollah, gli Houthi e le milizie filo-iraniane.
La recente escalation ha accentuato il rischio di un conflitto su scala regionale, con un potenziale spill-over in altre aree vulnerabili, dove le tensioni etniche e le sfide politiche interne continuano a rappresentare una minaccia per la stabilità. A questo proposito, l’apertura del fronte libanese e l’intervento diretto dell’Iran hanno inevitabilmente accresciuto il rischio di un conflitto regionale su larga scala. Questo scenario è preoccupante perché l’Iran gioca un ruolo centrale nel fomentare l’instabilità, con il suo coinvolgimento diretto nelle ostilità.
Un importante segnale di speranza per la pace in quella regione viene dal cessate il fuoco in Libano annunciato lo scorso 26 novembre, che come autorevolmente sostenuto, auspico possa rivelarsi di carattere permanente e portare al più presto anche un’analoga tregua nella Striscia di Gaza.
Il conflitto tra Israele e Hamas ha avuto ripercussioni anche nel Mar Rosso, portando ad una nuova fase la guerra in Yemen. A seguito allo scoppio del conflitto a Gaza, sono aumentati, infatti, gli attacchi alla navigazione commerciale nella regione da parte del movimento politico e armato Yemenita degli Houti, sostenuto dall’Iran, con importanti ricadute di sicurezza della navigazione e di carattere economico a causa del sensibile calo del traffico marittimo nel Mar Rosso dovuto all’aumento conseguente dei costi del trasporto.
In generale, il c.d. Mediterraneo allargato ha assunto ormai da tempo il ruolo di teatro privilegiato di quelle dimensioni della sicurezza internazionale che, dopo la dissoluzione dell’ordine bipolare, impongono un approccio risolutivo globale, un’azione coordinata a livello internazionale ed un approccio multi-fattoriale.
Qui e in altre zone cruciali del mondo la competizione per le risorse naturali, il terrorismo internazionale e la lotta per il controllo di rotte strategiche alimentano un ciclo di insicurezza che si riversa inevitabilmente sulla sicurezza globale.
L’Africa, in particolare, è teatro di attività terroristiche, instabilità politica e conflitti interni, spesso alimentati da attori internazionali.
Mi fa piacere condividere in questa sede con i colleghi e amici dei Paesi qui rappresentati che il Comitato che ho l’onore di presiedere sta predisponendo una relazione alle Camere sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale. Tale relazione che sarà resa pubblica è il frutto di un lavoro di approfondimento, con 30 audizioni di vari soggetti istituzionali e esperti, su tutti i principali temi connessi alla sicurezza relativi al continente africano, dalle migrazioni, al terrorismo, all’energia, allo sfruttamento di terre rare, alla presenza di attori stranieri, spesso con visioni e interessi contrastanti con quelli che qui rappresentiamo.
Gruppi come Boko Haram, Al-Shabaab, Al Qaeda e affiliati dello Stato Islamico continuano a operare in regioni come il Sahel, l’Africa occidentale e orientale, causando morti e sfollamenti.
La debolezza della governance, la corruzione e le elezioni contestate sono ulteriori fattori di destabilizzazione.
L’indice globale del terrorismo del 2024 evidenzia come l’epicentro del terrorismo si sia spostato dal Medio Oriente al Sahel centrale, con Burkina Faso, Mali e Somalia tra i Paesi più colpiti. L’Africa sub-sahariana rappresenta ora oltre la metà di tutte le morti per terrorismo nel mondo.
In questo contesto di crescente instabilità, il fenomeno degli sfollati è una conseguenza devastante delle guerre, contribuendo a ulteriori tensioni interne ed esterne.
Anche la competizione per le risorse naturali come petrolio, minerali e acqua alimenta le tensioni in diverse regioni, aggravate dalla presenza e dagli interessi degli attori esterni, che spesso sostengono diverse fazioni in conflitto per perseguire i propri obiettivi strategici.
La Cina ha stabilito forti relazioni diplomatiche e commerciali con quasi tutti i Paesi africani, investendo in numerosi progetti infrastrutturali e promuovendo un’intensa attività diplomatica, a fianco di un predominio sul piano commerciale e di una crescente dipendenza finanziaria di alcuni Stati africani verso Pechino, tra gli altri.
La Russia, sebbene meno influente economicamente, ha stretto legami strategici con alcuni Paesi chiave, fornendo supporto militare e diplomatico, soprattutto attraverso la vendita di armi e l’uso di compagnie militari private, prima, e ormai in maniera più diretta attraverso l’impiego di militari inquadrati nell’Africa Korps.
L’Iran, sebbene meno influente, ha cercato di rafforzare le relazioni con alcuni Paesi strategici, sfruttando l’opposizione comune alle politiche occidentali.
Un ulteriore quadro di attenzione nel contesto globale odierno è rappresentato dall’area indo-pacifica, anche in relazione alla sfida sistemica su diversi versanti, dalle pratiche commerciali alla tecnologia, dalla sicurezza cibernatica all’Intelligenza Artificiale, fino ad arrivare al poderoso programma di crescita delle capacità militari di Pechino e alla crescita di influenza in diverse regioni del mondo che la Cina pone di fronte a noi. Per comprendere le strette interconnessioni con questa area geografica basti pensare agli apporti militare alla Russia per la guerra in Ucraina provenienti dalla Corea del Nord.
Destano infine preoccupazione, gli squilibri demografici e i cambiamenti climatici che stanno creando nuove crisi umanitarie e migratorie, unitamente a conflitti politici e sociali. L’aumento delle temperature e il cambiamento delle condizioni ambientali stanno trasformando l’Artico in una zona di competizione strategica, e nel contempo la crescente competizione per le “terre rare” sta alterando gli equilibri economici globali.
La risposta a questi scenari complessi non può che essere collettiva e coordinata, consapevoli che la nostra sicurezza è legata indissolubilmente alla stabilità globale.
Per questo, il nostro impegno deve essere caratterizzato da un approccio a 360 gradi: difendere l’Ucraina, stabilizzare il Mediterraneo, proteggere le rotte marittime e contribuire alla sicurezza internazionale, nella consapevolezza che la nostra sicurezza è parte della sicurezza del mondo intero ed è presupposto necessario per l’orizzonte a cui aspiriamo di un ordine internazionale più giusto e cooperativo.
In questo contesto il ruolo dei Parlamenti è centrale per la loro peculiare e naturale attitudine al dialogo e al confronto reciproco.
È certamente utile, infatti, che accanto agli strumenti della tradizionale diplomazia dei governi, vi siano iniziative interparlamentari di dialogo e confronto come quella odierna, attraverso le quali si sviluppa la c.d “diplomazia parlamentare” utile a creare una sinergia positiva con gli esecutivi, stimolandone l’azione.
In questo contesto, le nostre Commissioni di controllo sui servizi di intelligence possono giocare un ruolo estremamente importante, essendo sede privilegiata di confronto con i rispettivi governi, grazie alla segretezza che caratterizza i nostri lavori e al confronto costante con i servizi di informazione, la cui attività sta conoscendo un notevole sviluppo in ragione della situazione descritta e che trova nelle nostre Commissioni la sede propria per un confronto con i nostri Parlamenti su temi che altrimenti sfuggirebbero al controllo democratico.
In questo quadro, il nostro incontro potrà consentire di sviluppare rapporti e condividere esperienze in un contesto agile e aperto. Sicuramente tutti noi ne trarremo reciproco vantaggio.
Con queste premesse non mi resta che dare inizio ai lavori sicuro del loro buon esito.
Trending
- Russian Offensive Campaign Assessment, January 4, 2025
- Public Schedule – January 5, 2025
- Aun 04 gen 025 (Pag 3)
- Meta punta sull’intelligenza artificiale per rivoluzionare l’interazione sulle sue piattaforme social
- OLTRE 100MILA VISITATORI HANNO GIÀ FATTO TAPPA AL CHRISTMAS TOWN: ORA GRANDE ATTESA PER L’ARRIVO DELLA BEFANA
- Fc Alghero non va oltre il pari contro l’Ittiri Sprint
- (ARC) Eventi: Zilli, 70esima edizione Premio Epifania incarna valori Friuli
- Asilo nido comunale a Sermoneta, approvato il progetto esecutivo
- Protezione civile-Volontariato-Lazio. AnasSanita’: Bene Regione Lazio su istituzione Fondo solidarietà per i volontari di Protezione civile vittime di incidenti in servizio, unica in Italia – Vice presidente Ronzi: “Promessa mantenuta da presidente Rocca e assessore Righini”
- Public Schedule – January 4, 2025