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Molto spesso si cade nell’errore di guardare ai numeri e alle statistiche, senza pensare alla realtà che quei
numeri e quelle statistiche rappresentano. Dietro ad ogni numero, freddo e impersonale, c’è una storia, il
volto di una donna, la sofferenza di una famiglia, un dramma da guardare in profondità.
Ringrazio il Prefetto Vittorio Pisani e la Polizia di Stato per aver raccolto in queste pagine alcune storie di
grande impatto, che tracciano la proporzione di un dramma che si ripete e rinnova ogniqualvolta la vita di una
donna viene spezzata da chi avrebbe dovuto proteggerla.
La lotta alla violenza contro le donne è una priorità assoluta di questo Governo. Abbiamo aumentato i fondi
per il piano nazionale anti-violenza, e dunque per i centri e le case rifugio, portandoli a livelli mai raggiunti prima. Abbiamo reso strutturale, e compatibile con le altre misure di sostegno al reddito, il contributo economico per le donne vittime di violenza. Abbiamo promosso la conoscenza del 1522, il numero della Presidenza
del Consiglio al quale ci si può rivolgere per chiedere aiuto e assistenza. Abbiamo promosso campagne di
sensibilizzazione attraverso la cultura, lo sport e nelle scuole.
Con la legge approvata all’unanimità dal Parlamento, abbiamo messo a disposizione delle donne, e di chi
lavora ogni giorno per impedire che nuove tragedie possano consumarsi, maggiori strumenti normativi e
operativi. Tutte azioni per rendere più tempestiva ed efficace la prevenzione, perché arrivare in tempo e
riconoscere i campanelli d’allarme può essere determinante per evitare che una donna venga uccisa, che
ci siano figli costretti ad assistere ai maltrattamenti o a piangere la morte della propria madre. Perciò è altrettanto importante che le statistiche sulle vittime siano accompagnate dal racconto degli interventi attuati tempestivamente,
delle situazioni di violenza disinnescate e delle donne sottratte
alla sofferenza. Ed è esattamente quello che fa questa pubblicazione, e ritengo sia importante sottolinearlo.
Il 24 e il 25 novembre 2022, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza, abbiamo voluto dare un nome a quelle
storie e a quei numeri, illuminando la facciata di Palazzo Chigi e
proiettando i nomi delle donne che hanno perso la vita per mano
di uomini violenti, in nome di un amore che amore evidentemente
non è.
Quei riflettori, da allora, non sono mai stati spenti. Continueremo
a lavorare per trasmettere un messaggio chiaro alle donne: non
siete sole, perché noi siamo al vostro fianco.
Giorgia Meloni
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Presidente del Consiglio dei ministri
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La cronaca ci racconta che In Italia si consuma un femminicidio ogni 72 ore in media. Donne assassinate per la
sola ragione di essere donne, il più delle volte per mano
di uomini incapaci di gestire un rifiuto, che non tollerano
l’emancipazione, l’indipendenza, l’allontanamento della
donna che dicono di amare. Non possiamo ignorare che
questa sia una piaga sociale e un’aberrazione culturale che
confonde l’amore con il possesso.
È un equivoco pericoloso, all’origine della prevaricazione in
tutte le sue forme.
E se quella fisica è una violenza che non ci ha mai riguardato, nella buona sorte di famiglie attente e virtuose, ognuno
di noi l’ha percepita almeno una volta nelle parole, negli
atteggiamenti, nei commenti sgradevoli per le strade, a
scuola, sul lavoro. Vive e prolifera nelle piccole cose, ci
inganna piano piano, è così presente da risultare invisibile,
talmente ovvia che si finisce per darla per scontata. Spero
che i ragazzi e le ragazze siano parte sempre più attiva nel
contrastare la violenza di genere, praticando il rispetto, ammonendo chi non lo fa. Mi auguro, da comune cittadina,
che la società civile e la politica – al di là di ogni schieramento – sappiano procedere unite per far sì che le nuove
generazioni possano ricevere, lungo tutto il percorso scolastico, un’adeguata formazione all’affettività e al rispetto,
affinché imparino sin da piccoli che amare non significa
possedere o subire, e la violenza sulle donne cessi di essere l’indegno fenomeno sociale che affligge il nostro paese.
Paola Cortellesi
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I segnali della VIOLENZA:
COME RICONOSCERLA
La violenza nei rapporti interpersonali assume diverse forme, alcune volte esplicite e facili da individuare, ma
più spesso subdole e difficili da identificare. L’autore di violenza è di frequente un formidabile manipolatore,
che riesce a esercitare controllo e prevaricazione sulla vittima, celando le sue pretese dietro atteggiamenti di apparente cura e protezione.
Conoscere i campanelli di allarme di una relazione disfunzionale è fondamentale per acquisire quella consapevolezza da cui parte il difficile percorso per uscire da una situazione di violenza.
ASCOLTATI
Hai paura delle sue reazioni
sproporzionate? Vivi nel terrore di non soddisfare le sue
richieste? Non ti senti libera di
esprimere la tua persona? Ti fa
sentire inadeguata e sbagliata?
Ti senti sotto controllo anche
quando lui non è presente?
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IL C.D. “CODICE ROSSO”
Fatti apparentemente episodici possono essere, in realtà, espressione di ben più gravi e
radicate situazioni di violenza, che rischiano di intensificarsi ulteriormente. I reati spia – ad
esempio minacce, danneggiamenti, violazioni di domicilio, commessi in contesti di discriminazione di genere – vanno attentamente monitorati.
LA LEGGE IN PILLOLE
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IL LOVE B MBING
Il bombardamento amoroso è una tecnica di manipolazione emotiva, finalizzata a vincere velocemente
le difese dell’altra persona, realizzata tramite la messa in atto di trappole emotive che imbrigliano il
partner, facendogli perdere la lucidità e la capacità di scegliere quale direzione vuole dare alla relazione.
Il love bombing è solitamente messo in atto all’inizio di una relazione sentimentale, quando si vive nella fase della luna di miele e il rapporto è totalizzante. Questo rende più difficile la sua individuazione,
ma esistono dei segnali che ci possono aiutare:
ECCESSIVA RAPIDITÀ NELLA PROGRESSIONE DELLA RELAZIONE: dichiarazioni d’amore e di
impegno molto premature, prospettazione di progetti di vita grandiosi e sproporzionati rispetto alla
fase del rapporto;
ESAGERAZIONE NELLE ESPRESSIONI DI AFFETTO E NELLE ATTENZIONI: utilizzo di parole e gesti
eccessivamente romantici, elargizione di regali esagerati e impegnativi, affermazioni circa l’unicità e
straordinarietà del rapporto, il destino di un amore eterno tra anime gemelle;
PROGRESSIVO ISOLAMENTO: tendenza a separare il partner dalla sua cerchia di amici e parenti,
insistendo per passare sempre più tempo insieme in un rapporto di coppia esclusivo e totalizzante;
DISCONTINUITÀ EMOTIVA: alternanza della colpevolizzazione del partner (per una mancanza di attenzioni o per un atteggiamento “sbagliato”) a dimostrazioni di affetto eccessive, complimenti esagerati
e idealizzazione del partner e del rapporto.
NON ASPETTARE:
CHIEDI AIUTO
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Il racconto di SIMONA
Simona e Matteo si conoscono una sera in un bar del centro. Si piacciono. Si innamorano.
Il rapporto tra loro diventa sempre più coinvolgente… “Cosa indossi? Perché non mi mandi una foto?
Mi manca stare con te”.
E così, ingenuamente, Simona scatta dei selfie, registra un video nuda e li invia a Matteo, certa che quelle
immagini resteranno tra loro.
La storia continua per qualche tempo, finché Simona capisce di non amarlo
più e, a malincuore, lascia
Matteo. Un viaggio con le
amiche è l’occasione giusta per voltare pagina ma,
appena Matteo vede le
foto di Simona che si diverte senza di lui, decide
di fargliela pagare e condivide in rete quelle foto
intime con i loro amici,
commentandole con insulti e ingiurie per umiliarla
e rovinarle la reputazione.
Simona, disperata, trova
il coraggio di denunciare
Matteo alla Polizia di Stato.
Grazie alle tempestive indagini della Squadra Mobile, il Giudice dispone nei
confronti di Matteo gli arresti domiciliari per il reato
di “revenge porn” e Simona finalmente ritrova la sua
serenità.
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Jasmine quando L’INFORMAZIONE FA LA DIFFERENZA
Il padre della piccola Jasmine voleva costringerla a sposare un suo cugino maggiorenne. Le proibiva di
scegliere liberamente le proprie amicizie, di uscire in compagnia di coetanei e le sottraeva il cellulare per
lunghi periodi, in modo da impedirle di comunicare con gli amici. Jasmine non era più la stessa. Lei, che era
sempre stata una ragazza brillante e sorridente, aveva smesso di uscire con i suoi compagni, a prendere
brutti voti e a incupirsi sempre più.
Dopo un’iniziativa di informazione con il truck di “Una vita da Social” della Polizia di Stato e l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori), organizzata presso la scuola della ragazza, la sua
insegnante ha saputo leggere quei comportamenti diversi come dei “segnali” e si è rivolta alla Squadra
Mobile. Ora Jasmine è affidata ai Servizi Sociali e il padre è stato arrestato per costrizione al matrimonio e
maltrattamenti in famiglia.
IL MATRIMONIO
FORZATO
IL MATRIMONIO
FORZATO
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IL PERMESSO DI SOGGIORNO
PER LE VITTIME DI VIOLENZA DOMESTICA
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La CHIAVE è la PREVENZIONE
Al di là dell’innegabile esigenza di assicurare
alla giustizia l’autore della violenza, è necessario
prendere coscienza che reprimere non è sufficiente. Per salvare delle vite, la parola chiave è
prevenzione.
Solo tramite la prevenzione, infatti, declinata nelle
sue forme della formazione, dell’informazione,
e della sensibilizzazione, è possibile sviluppare
quegli anticorpi culturali necessari a eradicare un
fenomeno come la violenza di genere, che ha una
fortissima matrice culturale e il cui superamento,
quindi, impone un approccio multidisciplinare e
multi-attoriale.
È in questo stesso ambito che il Questore può svolgere un ruolo cruciale, quale Autorità di Pubblica
Sicurezza, tramite l’esercizio dei poteri connessi
all’emanazione di misure di prevenzione.
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Questi strumenti normativi, nell’ambito della violenza nelle relazioni affettive, sono concepiti per assicurare alla vittima una tutela rapida e anticipata
rispetto alla definizione del procedimento penale, interrompendo il ciclo della violenza nelle sue
fasi iniziali e svolgendo un effetto dissuasivo nei
confronti di soggetti ancora in condizione di riprendere il controllo delle loro azioni ed emozioni.
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L’ammonimento del QUESTORE
L’ammonimento consiste nell’intimazione, rivolta dal Questore all’autore delle
condotte di atti persecutori, diffusione illecita di immagini/video a contenuto sessualmente esplicito (c.d. revenge porn) o sintomatiche di violenza domestica, ad
astenersi dal commettere ulteriori atti di molestia, minaccia, violenza o intrusione
nella vita altrui.
Inoltre, il destinatario del provvedimento viene invitato a recarsi presso centri specializzati presenti sul territorio per partecipare a un percorso sulla consapevolezza
del disvalore sociale e penale delle sue condotte.
L’ammonimento consente al Questore di procedere anche al ritiro delle armi eventualmente detenute.
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PROGRAMMI PER SOGGETTI AMMONITI
La rieducazione degli uomini autori di violenza
Il momento della notifica del provvedimento di Ammonimento del
Questore assume un ruolo cruciale nel sistema della prevenzione:
questa è la fase durante la quale lo
stesso Questore, o l’Ufficiale di P.S.
da lui delegato, avrà l’occasione di far
comprendere al destinatario il significato del provvedimento (una sorta di
“cartellino giallo”), i suoi effetti e l’opportunità di partecipare ad un percorso
trattamentale.
Si tratta di un modello d’azione
innovativo, che offre all’ammonito
un ciclo di colloqui, curati da una
équipe multidisciplinare (criminologi, avvocati, psicoterapeuti, educatori e mediatori), per poter riflettere e
ricostruire, sul piano emotivo e cognitivo, le vicende che lo hanno portato
a porre in essere le condotte violente
o persecutorie e, quindi, mira a favorire la consapevolezza del disvalore
sociale dei comportamenti, cercando di prevenirne la reiterazione.
Grazie agli accordi sottoscritti dalle
Questure con i centri specialistici
sul territorio questi percorsi sono
sempre gratuiti.
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PROTOCOLLI DELLE QUESTURE
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L’efficacia deflattiva sul “ciclo della violenza” dell’ammonimento del
Questore emerge dai positivi risultati ottenuti in termini di recidiva dei soggetti ammoniti, rafforzata dall’applicazione dei protocolli di collaborazione con i centri
specialistici.
AMMONIMENTI
LE RECIDIVE
ANNO IN CUI SI È VERIFICATA LA RECIDIVA DEL SOGGETTO
TOTALE AMMONITI E POI RECIDIVI 2018-2022
ART. 3 E ART. 8
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Effetti del trattamento
su MALTRATTANTE e STALKER
Rispetto alla media nazionale del 23%, nei territori dove esiste e funziona stabilmente
da anni un Protocollo di collaborazione con centri specialistici la percentuale di recidive
è inferiore.
MILANO
PROTOCOLLO DAL 2018
PROTOCOLLO DAL 2021
PROTOCOLLO DAL 2021
PRATO
PROTOCOLLO DAL 2021
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AMMONIMENTI
IL TREND
CONFRONTO 1° SEMESTRE
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RELAZIONE AUTORE/VITTIMA
AMMONIMENTI
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PROTOCOLLO ZEUS
La testimonianza del CIPM Lazio
“Quelli che arrivano, in genere arrivano molto spaventati, alcuni meno di altri e sono proprio quelli che negano di più, con l’idea soprattutto che devono difendersi da un’accusa ingiusta o comunque preoccupati per
le conseguenze dell’ammonimento”. Sono le parole del Presidente CIPM Lazio, Dottoressa Carla Maria
Xella, che da anni collabora con la Polizia di Stato non solo nella fase attuativa del Protocollo Zeus,
ma anche nella formazione di tutto il personale.
“Conoscere la persona, approfondire le motivazioni, la genesi e la
dinamica della condotta ammonita, individuare eventuali fattori di
rischio e di protezione rispetto alla reiterazione o all’escalation
di comportamenti dannosi sono alla base della metodologia
usata dai Centri. In questo campo, importante è il lavoro di
rete con i centri antiviolenza, per cui sia il maltrattante che la
donna vengono rispettivamente e simultaneamente seguiti ”. Tra gli aspetti più soddisfacenti del lavoro con gli
autori di violenza, la dottoressa Xella sottolinea la bellezza di cogliere il cambiamento in persone che sembravano assolutamente impermeabili a ogni tipo di contatto
con sé stessi e con l’altro e che, mediante il percorso
trattamentale, sono poi diventate delle persone grate
e consapevoli.
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Tramite la sua esperienza con i “maltrattanti”, la
dottoressa Xella ritiene che in questi anni molti
degli ammoniti che hanno frequentato il Centro
non hanno dimostrato un livello di rischio alto.
“Ciò vuol dire”, spiega la dottoressa, “che sono stati
intercettati bene, in modo tempestivo. D’altra parte,
ce lo dice la statistica: la recidiva per quelli intercettati con l’ammonimento non è alta e questo è un
indicatore importante dell’efficacia del nostro lavoro sinergico”.
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LA SORVEGLIANZA SPECIALE
PER VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE
Nei confronti del sorvegliato speciale, l’Autorità di Pubblica Sicurezza esercita un’attività di controllo
e monitoraggio circa il rispetto delle prescrizioni imposte con decreto del Tribunale, finalizzate a neutralizzarne la pericolosità sociale e ostacolare il compimento di azioni criminose.
Nell’ambito della violenza domestica/di genere, il decreto impone, tra l’altro, il divieto di avvicinamento alla persona offesa e l’obbligo di mantenere una determinata distanza, non inferiore a 500
metri. Il rispetto di queste prescrizioni è assicurato, con il consenso del destinatario, dall’applicazione del cd.
braccialetto elettronico che ne consente il monitoraggio da remoto. Qualora l’interessato neghi il consenso,
saranno disposti obblighi e prescrizioni più stringenti, previsti dalla legge.
Per tutelare le vittime di tali gravi situazioni e condotte persecutorie, in sede di proposta di sorveglianza
speciale di p.s. e prima della decisione sull’adozione della misura di prevenzione da parte del Tribunale, il
Questore può richiedere l’applicazione temporanea, in via di urgenza, del divieto di avvicinamento alla persona offesa con applicazione del braccialetto elettronico. Qualora l’uomo dovesse manomettere il dispositivo
o non si attenesse al divieto di avvicinamento, la legge ha introdotto un’autonoma fattispecie di reato che
prevede la reclusione da uno a cinque anni e l’arresto anche fuori dei casi flagranza.
La Sorveglianza Speciale è una forma di controllo più incisiva che è in grado di assicurare una tutela
concreta a chi subisce reati così odiosi, laddove sussistano episodi delittuosi che consentano di delineare la
pericolosità attuale della persona violenta e la sua propensione a commettere altri gravi reati, anche ai danni di
soggetti legati alla persona offesa.
Ecco perché è così importante che le vittime continuino a denunciare tutti i comportamenti di vessazione e di violenza, anche di fatti avvenuti successivamente a quelli per i quali abbiano già presentato una denuncia, che potrebbero essere sintomatici di una capacità criminale persistente e di una
pericolosità sociale del soggetto.
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SORVEGLIANZE SPECIALI
PER VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE
IL TREND
CONFRONTO 1° SEMESTRE
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La storia di ANTONIO e FEDERICA
È Antonio, trentenne italiano, la prima persona alla quale viene applicata in Italia la
nuova disciplina della misura di prevenzione della sorveglianza speciale introdotta
dalla legge n. 168 del 2023 per contrastare la violenza domestica.
All’uomo, in esecuzione di un provvedimento di urgenza emesso su proposta del
Questore di Monza e della Brianza dal Presidente del Tribunale di Milano, Sezione
Autonoma Misure di Prevenzione, è stato imposto il divieto di avvicinarsi al luogo
di residenza, dimora, lavoro, vacanza e ogni altro luogo abitualmente frequentato
dalla persona offesa, mantenendo una distanza di almeno 500 metri, e l’obbligo
di indossare – come previsto dalla legge – il braccialetto elettronico.
Lo stalker, con precedenti penali e di polizia, aveva evidenziato una “pericolosità qualificata” a seguito di atti persecutori in danno di Federica, la sua ex
fidanzata, non rassegnandosi al suo rifiuto di una relazione sentimentale. Per
tale ragione, a seguito di istanza della ragazza, l’uomo era già stato destinatario di Ammonimento del Questore, ma non si era presentato ai colloqui
proposti nell’ambito del “Protocollo Zeus” tra la Questura e il CIPM di
Milano. Inoltre, aveva violato il provvedimento monitorio del Questore,
venendo arrestato, in flagranza, da personale della Squadra Mobile. Nonostante una condanna e l’applicazione di una misura cautelare, in più
occasioni Antonio aveva raggiunto Federica sul luogo di lavoro, ingenerando nella stessa e nei suoi amici e conoscenti uno stato di ansia e di
timore per la sua incolumità.
La Divisione Anticrimine della Questura di Monza, in considerazione dell’allarmante pericolosità manifestata dal soggetto ha quindi
presentato al Tribunale, Sezione Autonoma Misure di Prevenzione,
una proposta di Sorveglianza Speciale per atti persecutori con richiesta di applicazione in via d’urgenza delle prescrizioni a tutela
della vittima.
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La PREVENZIONE come FORMAZIONE
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FORMAZIONE
FORMAZIONE
La necessità di una formazione adeguata e costante di tutti gli addetti ai lavori è fondamentale per garantire una tutela qualificata delle vittime di violenza di genere nell’ambito dell’intero percorso nel quale si sviluppa la loro presa in carico da parte delle istituzioni.
Le attività di formazione fanno parte di quelle strategie che, da anni, la Polizia di Stato mette
in campo perché i propri operatori possano acquisire quel bagaglio di conoscenza e “umanità” che eviti alle vittime di subire “anche” il dolore dell’indifferenza, della superficialità, del
silenzio o semplicemente dell’attesa.
Moduli di formazione multidisciplinari sulla violenza di genere fanno parte della programmazione dei
corsi di 1° livello per gli allievi di ogni qualifica, come anche dei percorsi di aggiornamento professionale degli operatori già in servizio.
Sulla spinta delle recenti evoluzioni normative, la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di
Stato ha organizzato, in collaborazione con l’Ispettorato delle Scuole della Polizia di Stato e con
la Scuola Superiore di Polizia, corsi di qualificazione per operatore addetto alla prevenzione e al
contrasto della violenza di genere, cui hanno partecipato operatori in servizio presso le Divisioni
Anticrimine, gli Uffici Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico e gli Uffici di polizia giudiziaria delle
Questure (Squadre Mobili e squadre di pg dei Commissariati). Nel febbraio 2024 si è tenuto, presso
la Scuola Superiore di Polizia, il 1° Seminario in materia di prevenzione e contrasto della violenza di
genere rivolto ai dirigenti e ai funzionari di Divisioni Anticrimine, Squadre Mobili e U.P.G.S.P.
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La RETE di COLLABORAZIONE
Fare rete con gli attori presenti sul territorio consente di individuare forme di
prevenzione della violenza di genere e di tutela delle vittime sempre più efficaci.
La Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato ha firmato protocolli di
collaborazione per lo sviluppo comune di campagne di informazione e sensibilizzazione, che aiutino la diffusione della conoscenza del fenomeno e dei “campanelli d’allarme” della violenza, per aiutare chi ne è coinvolto a riconoscerli, come
anche degli strumenti di prevenzione e contrasto previsti dal sistema normativo.
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*Per scaricare la guida, scansionare il QR CODE sul retro della brochure
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Le STANZE di ASCOLTO
Il giusto approccio nei confronti della persona offesa, sia
essa maggiorenne o minorenne, in qualsiasi momento
avvenga, è il primo passo verso la creazione di quel clima
di fiducia e comprensione necessario all’acquisizione del
maggior numero di informazioni utili alla ricostruzione di
quanto accaduto.
115 LE STANZE DISPONIBILI
L’ascolto della vittima in condizione di particolare vulnerabilità, quindi, deve essere svolto in maniera tale da non
affaticare e traumatizzare ulteriormente la persona coinvolta.
Un ulteriore trauma – in questi casi si parla di vittimizzazione secondaria – ha conseguenze estremamente negative,
inducendo un senso di sfiducia: se si sente non creduta o
giudicata, la persona offesa difficilmente racconterà quanto
accaduto e non potrà essere adeguatamente tutelata.
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Le stanze dedicate all’ascolto sono allestite in modo da
garantire la riservatezza e far sentire a proprio agio chi vi
accede per denunciare un abuso o presentare un’istanza
di ammonimento.
Sono 115 le stanze disponibili in
92 Questure, anche presso i
Commissariati di P.S.
44 le collaborazioni delle
Questure con Soroptimist,
per la realizzazione della
“Stanza tutta per sé” o per la
consegna del “Kit una stanza tutta per sé portatile”.
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YOUPOL
L’APP Youpol è l’applicazione della Polizia di Stato, da scaricare gratuitamente per dispositivi Ios e
Android, che consente di inviare dal proprio smartphone segnalazioni direttamente alle Sale operative
della Polizia di Stato, anche corredate da immagini e video, relative a episodi di bullismo, cyberbullismo,
di spaccio di sostanze stupefacenti ed episodi legati alle violenze domestiche o di genere.
Ci si può “loggare” sull’app per essere georeferenziati ma si può utilizzare anche in forma anonima. La
segnalazione sarà gestita con la medesima attenzione.
Si crea una vera e propria chat con l’operatore di Sala operativa che prende in carico l’informazione ricevuta con la classica spunta della lettura del messaggio.
Tramite l’App si può chiamare direttamente il numero unico di emergenza unico europeo 112,
oppure altri numeri utili (come ad esempio il Telefono Azzurro, il numero antiviolenza). È possibile effettuare la segnalazione di un fatto anche in inglese, francese, tedesco e spagnolo.
L’applicativo, ormai attivo da diversi anni, è nato dalla ferma convinzione che ogni cittadino è parte responsabile e attiva nella vita democratica del paese e può collaborare con le forze di polizia attraverso la
segnalazione di comportamenti illeciti soprattutto a tutela delle categorie più fragili da proteggere.
Youpol non sostituisce in alcun modo il numero di emergenza unico europeo 112 in caso di pericolo imminente, ma costituisce un ulteriore contatto multimediale con la Polizia di Stato nell’ottica di
una nuova forma digitale di prossimità e vicinanza al cittadino.
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Segnalazioni pervenute tramite
l’App YouPol
1 SEMESTRE 2024
UTILIZZA L’APP YOUPOL
UTILIZZA L’APP YOUPOL
PER SEGNALARE REATI DI VIOLENZA DOMESTICA
SE SEI IN PERICOLO,
CONTATTA IL NUMERO UNICO EUROPEO DI EMERGENZA
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Insieme contro la VIOLENZA
a cura di
Differenza Donna APS
Il 1522 è il Numero Nazionale contro la violenza e lo stalking del
Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Accoglie le vittime di violenza nel rispetto delle indicazioni della Convenzione di Istanbul e del Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne
(2021-2023), garantendone l’anonimato.
Dal luglio 2020 è gestito dall’Associazione Differenza Donna APS, che dal 1989 è impegnata nel contrasto di ogni forma di discriminazione e violenza maschile contro le donne nonché nella costruzione di
nuovi modelli culturali rispettosi dei diritti di tutte e tutti.
Il 1522 è un numero gratuito, attivo tutti i giorni, 24 ore su 24, anche nei giorni festivi e risponde
in 12 lingue diverse oltre l’italiano (inglese, francese, arabo, spagnolo, albanese, polacco, tedesco,
portoghese, farsi, ucraino, russo, rumeno). È accessibile sia da rete fissa che da cellulare sull’intero
territorio nazionale, tramite telefono o chat raggiungibile, quest’ultima, scaricando l’App 1522 o sul sito
http://www.1522.eu. La chat è utilizzabile anche dall’estero.
Come funziona il 1522
Il 1522 si avvale di Operatrici esperte in violenza di genere, disponibili H24 via telefono e chat. Garantendo l’anonimato, accolgono chiunque abbia vissuto o stia vivendo violenza fisica, sessuale, psicologica o
economica, in casa, a lavoro o in qualsiasi altro luogo, pubblico o privato. Le operatrici offrono accoglienza e
sostegno anche alla rete familiare, amicale e sociale. Sono disponibili a scambi e confronti nonché ad offrire
supporto ad altri attori della rete: CAV, Servizi Sociali, Forze dell’Ordine, Privato sociale, Operatori sanitari etc.
Il 1522 offre una prima risposta orientativa, informativa e di sostegno, con consulenze specialistiche in ambito psicologico, legale e di mediazione linguistica e culturale. È in rete con i
Centri Antiviolenza e con le Case Rifugio presenti nella mappatura nazionale. I Centri Antiviolenza supportano il percorso di fuoriuscita delle vittime dalla violenza, facilitando l’accesso ai diritti fondamentali: salute, abitativi, lavorativi. Offrono sostegno psicologico, tutela legale, orientamento formativo.
La mappatura dei Centri Antiviolenza è pubblica sul sito http://www.1522.eu. La Mappatura delle Case Rifugio,
essendo le stesse ad indirizzo protetto, è riservata alle operatrici del 1522 che, nelle situazioni gravi dove c’è
un’alta valutazione del rischio di recidiva, possono condividerla con gli operatori della rete al fine di facilitare
la messa in protezione di donne sole o con figli/ figlie che sono in una condizione di pericolo.
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Le Operatrici accolgono ogni singola richiesta, garantendo un approccio personalizzato e condiviso. Chi si
rivolge al 1522 troverà uno spazio sicuro e privo di pregiudizi dove poter nominare per la prima volta la violenza che si sta subendo sentendosi finalmente credute. Paura, isolamento, minacce di essere allontanate
dai figli minano la sicurezza delle donne e la fiducia nelle Istituzioni con conseguenze gravi che richiedono
una tempestiva valutazione del rischio, al fine di individuare l’intervento più efficace per prevenire la recidiva ed evitare l’escalation della violenza attraverso la promozione della cooperazione multi-agenzia e la
facilitazione di opportuni interventi di tutela.
L’accoglienza
La metodologia dell’accoglienza del 1522 tiene conto dell’intersezionalità dei molteplici assi di discriminazione – sesso, genere, classe sociale, credo o religione, età, nazionalità, ecc. – in cui ciascuna donna è
potenzialmente coinvolta e come questi interagiscono su molteplici livelli, determinando diverse forme di
discriminazione e quindi mancato accesso ai diritti e ai servizi esistenti. La garanzia dell’anonimato permette
alle vittime di fare domande volte a scardinare le paure più profonde alimentate dalle minacce che si sentono
rivolgere quotidianamente e che si fondano su pregiudizi e stereotipi culturali che colludono con la violenza
come la propria credibilità e le proprie capacità genitoriali.
Osservatorio Nazionale
Il 1522 è un importante Osservatorio di emersione della violenza maschile contro le donne che consente anche di cogliere e monitorare quanto e come la violenza si adegua ai nuovi contesti culturali essendone parte integrante, e di come si avvalga di nuovi strumenti tecnologici ed informatici.
Nel 2023 sono stati 55.049 i contatti validi registrati tra chiamate e chat, con un picco nell’ultimo trimestre,
in cui è compreso il mese di novembre. Le richieste di aiuto pervenute al 1522 si sono mantenute costanti
per tutto l’anno sino al mese di ottobre mantenendo la media solita dei contatti (media 5.000). Nel mese
di novembre il 1522 ha vissuto un incremento dei contatti mai verificatosi in precedenza. A differenza degli
anni precedenti, nei quali il picco dei contatti si era concentrato nella settimana del 25 novembre, nel 2023
l’aumento dei contatti ha iniziato a manifestarsi dal 18 novembre e si è attestato su valori elevati fino alla
fine del mese e di quello successivo. Il mese di dicembre, infatti, è stato il mese in assoluto in cui si sono
registrati il numero maggiore di contatti. Ad incidere sulla crescita esponenziale dei contatti ha contribuito
sicuramente il femminicidio di Giulia Cecchettin. Il linguaggio con cui è stato narrato dai familiari e tutte le
campagne di comunicazione hanno consentito all’opinione pubblica di iniziare a interrogarsi su una responsabilità condivisa e di soffermarsi su tutti quei comportamenti socialmente normalizzati che invece rappresentano i primi campanelli di allarme. Tale nuova consapevolezza ha comportato un aumento dei contatti da
parte della rete familiare e sociale che sempre prima riconoscono i segnali di rischio.
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Alcuni dati del 2023
Il 45,7% delle vittime donne ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni e il 20,5% tra i 25 e i 34 anni; il 41,8%
possiede un titolo di studio secondario, il 32,3% è laureata. Il 49,4% delle vittime donne sono occupate, il
3,1% lavora in nero e il 19,9% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione.
La violenza riportata alle operatrici del 1522 è soprattutto una violenza nella coppia: il 53,7% da partner
attuali (conviventi o meno), il 22,4% da ex partner e lo 0,6% da partner occasionali. Il 13,5% è vittima di
familiari, cosa più frequente tra le donne pensionate e le studentesse, rispettivamente il 37,7% e il 28,4%.
In particolare, le più giovani fino a 17 anni di età subiscono violenza dal padre (21,3%) o dalla madre (8,3%);
le donne più anziane dai figli (21,8%) e, in misura residuale, dalle figlie (3,6%).
Vi ricordiamo che il 1522 può essere contattato
telefonicamente in totale anonimato
ma anche tramite chat e app
app 1522
http://www.1522.eu