
Il fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post , Jeff Bezos, ha innescato un terremoto nella leadership e nella direzione del giornale in seguito alle polemiche scaturite dalla mancata decisione di sostenere Kamala Harris durante la recente campagna presidenziale, che ha visto il presidente eletto Donald Trump tornare alla Casa Bianca.
Il rifiuto di sostenere Harris e il contraccolpo
Secondo quanto riportato, Bezos sarebbe intervenuto personalmente per impedire che il comitato editoriale del giornale appoggiasse Harris. La decisione ha generato forti reazioni negative, contribuendo a una perdita di oltre 250.000 abbonati e alimentando le critiche dei media e del pubblico. Con il giornale che registra perdite per 77 milioni di dollari nell’ultimo anno, le tensioni interne sono aumentate, accompagnate da crescenti timori per il futuro della testata sotto la gestione di Bezos.
Un insider del Washington Post ha descritto un clima di “rabbia e paura” tra redattori e dirigenti. “C’è un’enorme preoccupazione che Bezos possa decidere di staccare la spina,” ha dichiarato la fonte.
Cambiamenti nella leadership
Nel tentativo di ristrutturare il giornale, Bezos ha nominato Will Lewis come nuovo CEO del Washington Post , ridimensionando il ruolo della direttrice esecutiva Sally Buzbee. Secondo quanto riferito, Bezos avrebbe voluto che Buzbee si occupasse di una nuova “terza redazione” focalizzata su giornalismo di servizio e innovazioni digitali, affidando la supervisione tradizionale al britannico Robert Winnett.
Buzbee si è dimessa poco dopo, interpretando la mossa come una retrocessione. Nel frattempo, Matt Murray, ex direttore del Wall Street Journal , ha assunto temporaneamente il controllo della redazione. Tuttavia, la sua leadership ha suscitato perplessità all’interno del giornale. Un membro dello staff ha criticato Murray per aver “trasmesso un messaggio completamente sbagliato”, aggiungendo che avrebbe dovuto rassicurare il personale sulla continuità del giornalismo del Post .
La posizione di Bezos sulla neutralità editoriale
Bezos ha difeso la decisione di non sostenere Kamala Harris, sottolineando l’importanza di mantenere l’indipendenza editoriale. “Gli endorsement presidenziali non influenzano le elezioni”, ha scritto Bezos, spiegando che essi creano una percezione di parzialità che può danneggiare la credibilità del giornale.
Bezos ha inoltre espresso le sue congratulazioni a Trump per la “vittoria decisiva” contro Harris, definendo il ritorno politico del presidente eletto “straordinario”.
Un futuro incerto per il Washington Post
Con le tensioni interne al massimo e un processo di riorganizzazione ancora in corso, il Washington Post si trova in un momento cruciale della sua storia. Patty Stonesifer, ex CEO ad interim e stretta collaboratrice di Bezos, sta partecipando al processo di selezione per una nuova leadership che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.
Mentre Bezos cerca di riportare il giornale a un modello di giornalismo più neutrale e sostenibile, resta da vedere come il Post affronterà le sfide poste dalle perdite finanziarie e dalle divisioni interne. L’obiettivo dichiarato di Bezos di recuperare l’indipendenza editoriale potrebbe segnare una svolta, ma potrebbe anche alienare una parte del pubblico e dello staff abituati a un diverso approccio giornalistico.