L’Agenparl ha intervistato Andrea Ferrero, CEO di Young Platform, una delle piattaforme di exchange di criptovalute più innovative in Italia, fondata nel 2018 da Ferrero e cinque suoi compagni dell’Università di Torino. Con oltre 2 milioni di utenti iscritti, Young Platform rappresenta un punto di riferimento nel settore delle criptovalute, contribuendo attivamente alla crescita e alla diffusione di questo nuovo strumento finanziario.
Ferrero condivide le sue opinioni sull’innalzamento dell’aliquota fiscale sulle plusvalenze da criptovalute, che è passata dal 26% al 42%, e sulle conseguenze per il settore e per la libertà finanziaria degli investitori. Discuteremo anche delle migliori pratiche adottate da altri Paesi in materia di regolamentazione fiscale, delle sfide che l’Italia deve affrontare per rimanere competitiva, e delle possibili soluzioni per promuovere un ambiente più favorevole alle criptovalute.
Domanda. Cosa ti ha colpito di più nel passaggio dal 26% al 42% di tassazione sulle plusvalenze da criptovalute?
Ferrero. Il tentativo di uccidere un intero settore e la scarsa sensibilità dell’impatto politico di una mossa di questo tipo (3,6M di italiani). Inoltre paradossalmente, l’aumento sproporzionato e ingiustificato dell’aliquota avrebbe l’effetto controproducente per l’erario di far fuggire dall’Italia i capitali cripto.
Domanda. Perché ritieni che questa tassa sia un spugna sulla libertà finanziaria?
Ferrero. Bitcoin, in quanto asset, rappresenta una nuova filosofia economica e finanziaria che promuove la libertà individuale e l’indipendenza dalle strutture centralizzate, in particolar modo dalle istituzioni bancarie e dalle autorità governative. La caratteristica fondamentale che guida l’ideologia dietro Bitcoin è quella di essere “denaro non soggetto a controllo statale”, un denaro libero da manipolazioni e interventi da parte di terzi. Questo ideale di libertà finanziaria si scontra con l’idea di una tassa specifica su Bitcoin, poiché può essere vista come una limitazione di questi principi cardine.
Domanda. Ci sono altri Paesi che consideri modelli positivi in termini di regolamentazione fiscale per le criptovalute?
Ferrero. I Paesi con una normativa più flessibile e attraente sono, Svizzera (nessuna tassazione per il capital gain su cripto-attività) o Germania (nessuna tassazione per il capital gain su cripto-attività possedute per almeno 12 mesi), Francia, Lituania, Malta o Estonia.
Domanda. Secondo te, cosa rende l’Italia meno competitiva rispetto a città come Lugano, che adotta un approccio favorevole alle criptovalute?
Ferrero. La presenza di regolatori che stanno cercando di osteggiare in ogni modo possibile la crescita del settore, questo tema non è di responsabilità della politica ma delle istituzioni che dovrebbero “tutelare l’investitore” e con il loro approccio hanno ottenuto l’unico risultato di scoraggiare le persone del comprare un asset che non meno di 12 mesi valeva 25mila dollari oggi ne vale 70mila dollari.
Domanda. L’art.47 della Costituzione tutela il risparmio in tutte le sue forme. In che modo credi che questa nuova tassa contraddica il principio costituzionale di protezione del risparmio?
Ferrero. L’aumento nel 2025 dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze cripto al 42%, dal 26% usuale per le rendite finanziarie, sarebbe fiscalmente discriminatorio e quindi iniquo, probabilmente anche incostituzionale. Violerebbe, infatti, i principi più basilari di equità fiscale e di uguaglianza introducendo una distinzione tra gli investimenti diretti in cripto-attività, tassati al 42%, e gli investimenti indiretti tramite fondi d’investimento (ETF, ETP, ETC, ecc.) e strumenti derivati che rimarrebbero al 26%.
Domanda. Pensi che questa tassazione spingerà alcuni a utilizzare piattaforme anonime o a non dichiarare i propri asset?
Ferrero. Si, è una norma che spinge verso il sommerso come anche riportato dall’intera Lega e il loro capo gruppo Giulio Centemero.
Domanda. Pensi che questa decisione di aumentare la tassazione sia dettata da un malinteso o da un reale intento di disincentivare le criptovalute?
Ferrero. L’intento è evidente e non solo tramite questa norma ma anche con una scarsa dimostrazione di comprensione del preambolo del regolamento MiCA istituito dall’Unione Europea che recita: “Il settore delle cripto-attività può contribuire all’innovazione e alla crescita economica nell’Unione. Contribuendo allo sviluppo di nuovi servizi e modelli di business, può promuovere la creazione di posti di lavoro e l’innovazione finanziaria. È quindi essenziale garantire un quadro normativo chiaro e uniforme a livello dell’Unione per sostenere l’espansione di questo settore e al tempo stesso salvaguardare la stabilità finanziaria e proteggere gli investitori”
Domanda. Credi che il governo italiano abbia compreso appieno il potenziale delle criptovalute?
Ferrero. Sta dimostrando di si grazie all’incredibile reattività e grande apertura al dialogo con i principali players del settore.
Domanda. Secondo te, quali sono le implicazioni culturali e sociali di questa nuova tassazione?
Ferrero. Nel caso dovesse passare gli effetti saranno drammatici. Il primo luogo tutti gli investimenti fatti nel ultimo decennio verrebbero vanificati, in secondo luogo la popolazione italiana rischierebbe di rimanere tagliata fuori da uno strumento che negli ultimi 15 anni ha dimostrato di aumentare il potere d’acquisto con una media annua del 40% anno su anno e di essere l’asset più performante rispetto a tutti gli assets class finanziari esistenti al mondo.
Domanda. In che modo le criptovalute rappresentano, a tuo avviso, un cambiamento culturale? E come vedi il ruolo di Bitcoin nel futuro del sistema economico globale?
Ferrero. Oltre 1,7 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a servizi bancari tradizionali e Bitcoin rappresenta l’unica possibilità di detenere, inviare e ricevere valore in modo sicuro. Pensiamo a quei paesi afflitti da iperinflazione, dove il denaro contante si trova persino abbandonato per strada poiché ha ormai perso ogni valore. Pensiamo a quei paesi in cui vigono governi dittatoriali e autoritari che bloccano i fondi dei cittadini e le persone si ritrovano, dall’oggi al domani, senza poter accedere al proprio patrimonio. Ecco, in questi contesti, un asset come Bitcoin, che ha una disponibilità limitata, offre una protezione concreta, evitando che il potere d’acquisto si eroda anno dopo anno a causa di questa piaga economica. Inoltre, Bitcoin protegge dalla censura e permette di detenere valore a tutte quelle famiglie che vivono in stati in cui la libertà economica non è scontata, come da noi.
Inoltre, secondo un report Charles Schwab, Bitcoin è lo strumento migliore per proteggersi da shock inflazionistici e, secondo uno degli ultimi report di BlackRock, Bitcoin è lo strumento migliore per proteggersi da eventi geopolitici negativi (i.e: covid, ucraina, medio oriente) nel medio e lungo termine.
Domanda. Ritieni che possa davvero rappresentare una soluzione inclusiva e decentralizzata?
Ferrero. Assolutamente, ha già dimostrato di esserlo in tutti quei luoghi del mondo dove le valute sovrane sono colpite da forte inflazione che portano a una perdita del potere d’acquisto da parte dei risparmi delle famiglie e in quei luoghi del mondo dove il sistema finanziario bancario non serve la popolazione tramite conti correnti e sistemi di pagamento.
Domanda. Quali passi concreti proporresti al governo italiano per favorire una regolamentazione più equa e incentivare l’industria delle criptovalute?
Ferrero.
- Mantenere l’aliquota sulle plusvalenze cripto al 26% (rinunciando al 42%)
- Riaprire i termini per la rivalutazione delle cripto-attività possedute al 1/1/2025
- Incrementare la pressione sugli intermediari iscritti all’OAM affinché applichino effettivamente l’imposta di bollo sulle cripto-attività
- Permettere la compensazione tra plus/minus cripto e altri redditi finanziari
- Esentare esplicitamente dall’imposta sui servizi digitali gli operatori cripto iscritti all’OAM
Domanda. Credi che ci sia spazio per una revisione della misura fiscale attuale?
Ferrero. Siamo cautamente ottimisti.
L’aliquota al 42% sulle plusvalenze cripto è iniqua e danneggia l’innovazione tecnologica in Italia
Secondo i dati dell’Organismo Agenti e Mediatori, quasi due milioni di italiani possiedono criptovalute, con un valore complessivo di oltre 2,2 miliardi di euro. Tuttavia, l’aumento dell’imposta sulle plusvalenze cripto al 42% nel 2025, rispetto al 26% attuale, è considerato discriminatorio e iniquo, violando i principi di equità fiscale. Tale misura metterebbe in difficoltà il settore italiano delle criptovalute, rallentando l’innovazione e spingendo investitori e start-up verso Paesi con normative più favorevoli, come Svizzera e Germania.
L’aumento della tassazione potrebbe inoltre portare a una fuga di capitali e ad effetti distorsivi sul mercato, minando gli sforzi di chiarimento fiscale avviati in precedenza e aumentando il malcontento tra gli investitori. Questa proposta contrasta con gli investimenti fatti dal governo italiano nello sviluppo di infrastrutture digitali e progetti blockchain, vanificando anni di sforzi per promuovere l’innovazione.
Infine, il documento evidenzia che un approccio equilibrato e lungimirante alla regolamentazione delle cripto-attività è essenziale per posizionare l’Italia come hub di innovazione tecnologica. Gli attori del settore chiedono al governo di riconsiderare l’aumento dell’aliquota e di promuovere politiche fiscali più favorevoli per sostenere l’economia digitale e il potenziale di crescita del Paese.