L’ex presidente russo Dmitry Medvedev, ora vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha espresso domenica un’avvertimento inquietante: Donald Trump potrebbe “condividere la sorte di John F. Kennedy” se, dopo una possibile vittoria nelle elezioni presidenziali del 2024, tentasse di fermare il conflitto tra Russia e Ucraina.
John F. Kennedy, il 35° presidente degli Stati Uniti, fu assassinato nel 1963. Medvedev ha evocato questo evento storico per mettere in guardia Trump, suggerendo i rischi di opporsi alla “macchina militare-industriale” americana e alle politiche bellicose condivise dai maggiori partiti americani. L’uscita di Medvedev ha suscitato scalpore per il parallelo minaccioso tracciato tra Kennedy e Trump, ponendo interrogativi sugli interessi economici e politici americani dietro la guerra in Ucraina.
Un conflitto che travalica le elezioni americane
Medvedev ha dichiarato che le elezioni americane non cambieranno in alcun modo le prospettive della Russia. Secondo l’ex presidente russo, vi è un consenso bipartisan a Washington sulla necessità di contenere la Russia, indipendentemente da chi vincerà. “Le elezioni non cambieranno nulla per la Russia perché le posizioni dei candidati riflettono pienamente un consenso bipartisan sulla necessità di sconfiggere il nostro Paese”, ha affermato in un post pubblicato sulla piattaforma Telegram. “Il miglior modo per celebrare le elezioni negli Stati Uniti è continuare a schiacciare il regime nazista di Kiev”, ha aggiunto Medvedev, riprendendo la narrazione del Cremlino sull’Ucraina.
La retorica del “nazismo” in Ucraina
Secondo Vladimir Putin e molti membri dell’élite russa, l’Ucraina è sotto il controllo di un regime neonazista, un concetto che viene usato come giustificazione per l‘invasione iniziata nel febbraio 2022. La Brigata Azov, un battaglione ucraino composto da volontari con un passato controverso, viene spesso citata come prova di tali accuse. Tuttavia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, di origine ebraica, ha costantemente negato con forza la validità di questa rappresentazione.
Il ruolo di Trump e le sue promesse di pace
Trump, parlando della sua intenzione di porre fine al conflitto, ha dichiarato di poter “offrire un accordo” alla Russia, rivendicando un’abilità diplomatica unica basata su buoni rapporti personali. Tuttavia, Medvedev ha deriso queste affermazioni, sostenendo che Trump, anche se vincitore, sarebbe vincolato dalle dinamiche di potere americane: “Un Trump stanco, che emette banalità come ‘Offrirò un accordo’, sarà costretto a seguire tutte le regole del sistema. Non sarà in grado di fermare la guerra”. Secondo Medvedev, qualora Trump insistesse nel voler interrompere il sostegno americano a Kiev, rischierebbe di subire un destino simile a quello di Kennedy, evocando le oscure implicazioni di un’azione “contro il sistema”.
Le accuse a Kamala Harris e la teoria della “famiglia Obama”
Oltre a Trump, Medvedev ha rivolto critiche severe alla vicepresidente Kamala Harris, definendola “stupida, inesperta e controllabile”. In un’ulteriore teoria cospirativa, ha affermato che la vera guida dell’amministrazione Biden sarebbe riconducibile agli ex presidenti e al “sinodo” dei consiglieri presidenziali. A detta di Medvedev, Harris sarebbe quindi solo una figura di facciata, un burattino manipolato dai leader più influenti del Partito Democratico.
La visione russa delle politiche occidentali e la minaccia nucleare
In una recente intervista con RT.com, Medvedev ha sostenuto che la guerra in Ucraina sarebbe stata evitabile se i leader occidentali avessero adottato una politica di sicurezza condivisa e rispettosa degli interessi russi, piuttosto che seguire il principio dell’“eccezionalismo americano”. La mancanza di dialogo e il costante ampliamento della NATO verso est, secondo Mosca, avrebbero creato le condizioni di insicurezza che hanno spinto la Russia ad intervenire.
Sabato, Medvedev ha lanciato un nuovo monito, affermando che un’eventuale adesione dell’Ucraina alla NATO potrebbe portare a un conflitto globale, arrivando a minacciare direttamente con l’uso di armi nucleari. Negli ultimi mesi, ha dichiarato che se la Russia fosse sconfitta, la risposta sarebbe catastrofica: lanciare missili nucleari su capitali occidentali come Berlino, Londra, Washington e Kiev.
Escalation e minacce
Medvedev è noto per la retorica bellicosa e ha più volte usato toni apocalittici. Nel maggio 2024, ha ribadito che la sua posizione non era “né intimidazione né bluff”, minacciando apertamente l’uso di armi nucleari se le richieste della Russia fossero state ignorate. Tra dichiarazioni bellicose e inviti alla guerra, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo continua a tracciare scenari estremi e minacciosi, creando un clima di tensione sul fronte internazionale.
Conclusione
Le parole di Medvedev evidenziano il clima di tensione e sfiducia tra Russia e Occidente, con minacce che coinvolgono figure simboliche e temi nucleari. Il monito lanciato a Trump pone l’accento sulla difficoltà di un cambiamento di rotta nella politica estera americana, lasciando intendere che, anche con una nuova amministrazione, il cammino verso la pace sarà tutt’altro che agevole.