
La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, con decisione pubblicata lo scorso 24 ottobre, ha ritenuto fondate le doglianze degli ex Forestali militarizzati coattivamente, condannando l’Italia al pagamento delle sole spese legali.
Del resto lo stesso Governo italiano aveva già riconosciuto di aver violato la libertà sindacale dei Forestali transitati nei Carabinieri e nella Finanza, in quanto amministrazioni militari, ed il loro diritto di non essere discriminati rispetto ad altri cittadini, poiché non hanno mai potuto scegliere liberamente di non essere e di non diventare militari.
La soddisfazione è tanta, soprattutto perché ribalta quell’assurda pronuncia della nostra Corte Costituzionale, che all’epoca ritenne bilanciata la perdita di alcuni diritti dei Forestali con l’esigenza di riorganizzarsi della P.A., e le spocchiose dichiarazioni dell’allora Comandante Generale Del Sette: evidentemente, NON SI POTEVA FARE!
Solo un Paese come l’Italia, dove il diritto non è più una certezza per tutti, ma l’opinione personale di chi giudica, poteva consentire impunemente una riforma del genere, che si è rivelata l’ennesimo schiaffone a Matteo Renzi, sul sedere però, perché la faccia l’ha persa da tempo.
Ma anche l’amarezza è tanta; è tanta per aver atteso sette anni una sentenza che qualunque organismo super partes avrebbe emesso anche in Italia; è tanta perchè, alla fine, non determina alcun effetto concreto.
Ora il Governo sia coerente, e – oltre al mea culpa – faccia qualcosa per rimediare: restituisca a chi ha subito la militarizzazione coatta la libertà e l’ordinamento civile, anche all’interno delle amministrazioni assorbenti
