
Riportiamo la dichiarazione di Antonio Dal Cin, ex militare italiano che si è ammalato a causa dell’amianto, portavoce di un problema ormai evidente ma troppo a lungo taciuto, che continua a mietere vittime innocenti.
Dichiarazione di Antonio Dal Cin
“In Italia, la pericolosità dell’amianto era già nota agli inizi del 1900 e fu riconosciuta nel Congresso di Medicina del Lavoro di Milano del 1906, per poi trovare conferma dal Tribunale di Torino con una sentenza del 1908, emessa in nome di Vittorio Emanuele III nella causa n. 1197/1906. Questa consapevolezza veniva ribadita anche in ambito medico: presso il Policlinico di Torino, in trenta cartelle cliniche, si annotano riferimenti del Prof. Scarpa. E ancora, nei decreti emanati, come il regio decreto del 14 giugno 1909, n. 442, in materia di lavori insalubri, e successivamente, nel decreto legislativo del 6 agosto 1916, n. 1136, nel regio decreto n. 1720 del 1936 e nella legge del 12 aprile 1943, n. 455, che riconosceva l’asbestosi come malattia professionale.
Il Legislatore italiano era consapevole dei rischi sanitari legati all’amianto, eppure li ha ignorati fino alla condanna della Corte di Giustizia Europea nel 1990. In quella data, la sentenza della causa 240 dell’89 condannava l’Italia per l’inadempienza nell’applicazione della direttiva comunitaria 477/83/CEE, finalmente recepita con il D. Lgs. 277/91 e successivamente con la legge 257 del 1992, che metteva al bando l’amianto in Italia. Tuttavia, questa legge non obbliga alla rimozione e smaltimento dell’amianto esistente e stabilisce un limite di 100 fibre/litro, una soglia che considero inaccettabile. L’amianto è altamente cancerogeno, e la sua unica fibra sicura è quella che non respiriamo. Tollerare soglie di esposizione significa accettare il rischio di condannare a morte altri innocenti, poiché, per le malattie tumorali, non esiste alcun limite di sicurezza.
I governi che si sono succeduti hanno ignorato le direttive europee, preferendo pagare le sanzioni piuttosto che applicare le normative, favorendo così la lobby dell’amianto che ha continuato ad incrementare la produzione di materiali contenenti amianto, utilizzati in oltre 3.000 prodotti comuni e in infrastrutture come scuole, ospedali, caserme, e altre strutture pubbliche. L’amianto è stato ampiamente usato in cantieristica navale, industria automobilistica, ferroviaria, e persino nelle costruzioni civili, a causa della sua elevata resistenza e del suo basso costo. Questa diffusione ha lasciato sul territorio italiano 42.000 siti contaminati e oltre un milione di micrositi contenenti amianto, con circa 40 milioni di tonnellate di questo materiale ancora presenti.
Il risultato è drammatico: siamo arrivati a circa 7.000 morti all’anno per patologie asbesto-correlate, vittime di un’epidemia che sarebbe stata prevedibile e che si sta diffondendo per via della latenza delle patologie legate all’amianto. La lobby dell’amianto ha sempre minimizzato e nascosto le morti, talvolta sfruttando uomini di scienza che hanno elaborato teorie in netto contrasto con quanto affermato dalla comunità scientifica internazionale. E, nel silenzio generale, tra sofferenze di lavoratori e cittadini, questa lobby ha costruito un impero economico grazie anche alla complicità della Repubblica Italiana, che ha permesso la strage di innocenti, segnando uno dei più grandi errori umani tra due secoli.
Rispetto e diritto alla vita sono innati e fondamentali, un diritto che ogni essere umano merita di vivere in sicurezza e integrità, sviluppando appieno le proprie potenzialità senza subire danni. Quando distruggiamo un nostro simile, stiamo distruggendo noi stessi. È tempo di agire e smettere di tollerare ciò che è intollerabile.”
Dal Cin, con questa dichiarazione, lancia un monito e un appello alla consapevolezza: l’amianto non può e non deve più essere ignorato, perché le vite umane valgono più di qualsiasi profitto.