Il prezzo dell’oro continua a salire, avvicinandosi ai massimi storici raggiunti nella sessione precedente, sostenuto dall’incertezza globale legata alle elezioni americane, alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e alle attese di una riduzione dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali.
Nelle transazioni spot, l’oro è aumentato dello 0,5%, toccando quota 2.732,44 dollari l’oncia. Anche i futures dell’oro statunitense hanno registrato un incremento dello 0,3%, arrivando a 2.746,20 dollari l’oncia. Questi movimenti seguono il picco record di 2.740,37 dollari l’oncia raggiunto ieri, con l’oro che ha registrato un aumento complessivo di oltre il 32% dall’inizio dell’anno.
L’oro è storicamente considerato un bene rifugio, soprattutto in periodi di instabilità politica ed economica. Le incertezze legate all’imminente elezione presidenziale negli Stati Uniti, che si terrà il 5 novembre, hanno ulteriormente alimentato la domanda. La competizione tra la candidata democratica Kamala Harris e il presidente uscente, il repubblicano Donald Trump, si fa sempre più intensa, in particolare negli stati “oscillanti”, cruciali per determinare l’esito finale.
A livello economico, le aspettative di un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve hanno contribuito a sostenere il prezzo dell’oro. Secondo lo strumento di monitoraggio del mercato FedWatch del CME, l’89% dei trader si aspetta una riduzione dei tassi di 25 punti base già nel mese di novembre. La prospettiva di un abbassamento dei tassi di interesse tende a indebolire il dollaro e a spingere gli investitori verso asset come l’oro, che offrono una protezione contro l’inflazione e l’incertezza economica.
Anche gli altri metalli preziosi hanno beneficiato di questo clima di instabilità. L’argento, nelle transazioni spot, è aumentato dello 0,9%, raggiungendo 34,05 dollari l’oncia, il livello più alto dalla fine del 2012. Il platino ha segnato un rialzo dello 0,6%, arrivando a 1.006,87 dollari l’oncia, mentre il palladio è cresciuto dell’1,1%, attestandosi a 1.062,59 dollari l’oncia.
La combinazione di fattori politici e macroeconomici sta alimentando la corsa all’oro e agli altri metalli preziosi, confermandoli come asset sicuri in un contesto di instabilità e turbolenze globali.