Recenti sviluppi hanno sollevato accuse di ingerenza elettorale internazionale, con il Partito Laburista britannico, attualmente al governo nel Regno Unito, al centro della polemica. Circa 100 attivisti britannici di sinistra sarebbero stati inviati negli Stati Uniti per fare campagna a favore della vicepresidente Kamala Harris in alcuni stati chiave in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Questo intervento ha generato preoccupazione riguardo alla possibile violazione della legge elettorale statunitense e alla legittimità del coinvolgimento straniero in una campagna politica americana.
La questione è emersa quando Sofia Patel, direttore delle operazioni del Partito Laburista, ha pubblicato un post sui social media, ora cancellato, in cui cercava volontari per lavorare nelle campagne elettorali di stati indecisi come North Carolina, Nevada, Pennsylvania e Virginia. Nel messaggio, Patel prometteva alloggio a pagamento per coloro che si fossero offerti volontari, suggerendo anche la possibilità di partecipare inviando un’e-mail a un indirizzo esplicitamente legato a un’iniziativa per Kamala Harris: “labourforkamala@gmail.com“. Il post ha attirato rapidamente critiche, con molti che hanno sollevato dubbi su un possibile coinvolgimento improprio di cittadini stranieri nelle elezioni statunitensi.
Reazioni e accuse di interferenza elettorale
La controversia è stata alimentata dalle reazioni di figure pubbliche di rilievo come Elon Musk e la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene. Greene ha dichiarato che l’azione dei laburisti britannici violerebbe le leggi della Commissione Elettorale Federale (FEC), sottolineando che “ai cittadini stranieri non è consentito in alcun modo essere coinvolti nelle elezioni statunitensi” e suggerendo che gli attivisti del Regno Unito dovrebbero concentrarsi sui problemi interni del loro paese, come l’immigrazione.
Secondo le regole della FEC, i cittadini stranieri possono fare volontariato nelle campagne elettorali statunitensi, ma con rigide limitazioni: non possono ricevere compensi, né donare o spendere denaro per conto della campagna, né assumere ruoli di leadership. Tuttavia, c’è incertezza su come queste regole siano state applicate nel caso degli attivisti laburisti. Il blog britannico Guido Fawkes ha suggerito che il Partito Democratico potrebbe aver coperto i costi del viaggio per gli attivisti laburisti e che questi stiano facendo campagna “nel loro tempo libero”, il che potrebbe tecnicamente essere conforme alla legge.
Le possibili ripercussioni politiche
Nigel Farage, ex leader del Partito Brexit e sostenitore di Donald Trump, ha definito la mossa del Partito Laburista come una “diretta interferenza elettorale” e ha messo in guardia dalle possibili conseguenze nel caso di una vittoria di Trump nel 2024. Farage ha sottolineato che l’attivismo organizzato da parte di un partito di governo straniero potrebbe danneggiare i rapporti con una potenziale futura amministrazione Trump. Ha inoltre sollevato il dubbio su chi stia effettivamente finanziando questi viaggi e le attività degli attivisti.
Lo stesso Farage aveva fatto campagna in favore di Trump nel 2016, ma il suo intervento era stato visto come meno problematico, essendo a titolo personale. La portata di questo sforzo organizzato dal Partito Laburista, invece, solleva questioni più complesse e viene percepito come un tentativo su larga scala di influenzare le elezioni americane da parte di un governo straniero.
Anche il senatore repubblicano Tom Cotton ha espresso preoccupazioni, affermando che l’arrivo di attivisti laburisti britannici rappresenta “un altro motivo per votare per il presidente Trump”, mentre il conservatore Sebastian Gorka ha condannato con forza lo sviluppo, vedendolo come un segno di un’intrusione straniera nelle elezioni statunitensi.
Collaborazioni strategiche tra Laburisti e Democratici
Il legame tra i laburisti britannici e i democratici statunitensi non è nuovo. In passato, Sofia Patel aveva già fatto campagna negli Stati Uniti per Hillary Clinton nel 2016. Più recentemente, secondo un report del Washington Post, alcuni strateghi di alto livello legati al Partito Laburista avrebbero fornito consulenza alla campagna di Kamala Harris su come “riconquistare gli elettori scontenti e condurre una campagna vincente dal centro-sinistra”. Questo suggerisce una collaborazione più strutturata e di lungo termine tra i due partiti, piuttosto che una semplice partecipazione individuale degli attivisti.
Conclusione
Il coinvolgimento degli attivisti laburisti britannici nella campagna di Kamala Harris ha sollevato interrogativi sul rispetto delle leggi elettorali statunitensi e sulle implicazioni di un’influenza straniera in un processo elettorale così cruciale. Mentre la FEC potrebbe dover chiarire la legalità di queste azioni, l’aspetto politico rimane delicato, soprattutto se consideriamo l’eventuale vittoria di Donald Trump nel 2024 e il suo impatto sui rapporti futuri tra Stati Uniti e Regno Unito.