
La mostra Visse d’Arte di Corrado Veneziano approda a Rabat come parte integrante della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, sottolineando l’intricato legame tra la cultura visiva e musicale. Attraverso le sue venti tele, Veneziano reinterpreta l’opera di Giacomo Puccini, utilizzando elementi figurativi che richiamano pentagrammi, corde e onde, con una forte dimensione cromatica. Questa esposizione, supportata dall’Istituto Italiano di Cultura e dall’Ambasciata Italiana, esplora come la lingua e la cultura italiane possano essere tradotte in arte visiva contemporanea, mantenendo vivo il dialogo tra le tradizioni artistiche e musicali italiane e i contesti culturali internazionali.
In questo dialogo, Veneziano si apre a un confronto con il pubblico marocchino, creando un ponte tra la modernità e la classicità, il linguaggio visivo e quello musicale. Nell’intervista che segue, Veneziano riflette su come la sua reinterpretazione dell’opera di Puccini si colloca in un contesto internazionale, tra città come Roma, Bruxelles, L’Aquila e ora Rabat, e su come l’arte possa essere uno strumento di dialogo culturale profondo.
Domanda. La mostra Visse d’Arte arriva a Rabat in concomitanza con la Settimana della Lingua Italiana nel Mondo. In che modo la cultura e la lingua italiana, secondo lei, trovano espressione visiva nella reinterpretazione delle opere di Puccini?
Corrado Veneziano. Credo che la lingua italiana si sia proprio cementata grazie ad artisti come Puccini o Verdi. In una nazione, la nostra, di recente formazione, talora frammentata e necessariamente dialettofona (e bisognosa d un linguaggio condiviso) l’opera lirica dell’Ottocento sia diventata protagonista di un sentire e di un parlare comune. Dobbiamo ricordarci che proprio nell’Ottocento e nel primo Nvevento, l’opera lirica gode di un seguito straordinario. Forma un immaginario di personaggi a cui i nostri nonni si sono legati, portandoli a un linguaggio (fonetico, ma anche sintattico) che avrebbe determinato l’identità stessa degli italiani
Domanda. Il percorso espositivo di Visse d’Arte è passato per diverse città simboliche, come Roma, Bruxelles e L’Aquila. Quali riflessioni personali e artistiche ha portato con sé lungo questo viaggio, e cosa si aspetta dal confronto con il pubblico di Rabat?
Corrado Veneziano. Sono curiosissimo. Roma è un luogo pucciniano (ma in realtà tutta l’Italia condivide l’amore per Puccini); Bruxelles è il luogo in cui Puccini è morto, portando con sé, incompiuta, Turandot. L’Aquila ha vissuto la tragedia del terremoto, da cui si è risollevata con grande potenza e dignità, come un eroe romantico dell’Ottocento o del primo Novecento. Per la popolazione del Marocco mi auguro soprattutto che siano colpiti dalla componente cromatica delle mie tele. I miei blu, l’oro, il bianco sono colori che ho profuso con molte sfumature e credo possano destare una forte attrazione. E questo potrebbe poi avvicinare il pubblico anche a tutti gli altri elementi che sempre determinano un’opera pittorica.
Domanda. La sua esposizione si intreccia con la presentazione in lingua araba del fumetto Io sono Giacomo Puccini. Come crede che questo nuovo medium, il fumetto, possa arricchire la percezione di Puccini e della sua musica in un contesto culturale diverso come quello marocchino?
Corrado Veneziano. Puccini a vent’anni scrive che deve comporre musica che sia “da vedere”, e con l’opera lirica il connubio tra musica e figuratività si consolida moltissimo. Sono certo che Puccini sarebbe stato felicissimo di vedere il suo lavoro diventare un fumetto: un modo per divulgare ancora di più questo personaggio geniale della cultura italiana, con le sue modernissime opere liriche. E tutto questo in una nazione che detiene un’altra lingua e soprattutto (a livello di visività) un altro alfabeto, storicamente diversissimo dal nostro.
Domanda. Le sue tele evocano forti immagini di pentagrammi che si trasformano in elementi naturali come graffi, onde e solchi d’aratro. Quale messaggio cerca di trasmettere attraverso questa fusione di musica e natura? E come questo approccio si collega ai luoghi globali evocati dalle sue opere, da Parigi a Pechino?
Corrado Veneziano. Mi hanno sempre molto affascinato i codici: hanno ovviamente un valore comunicativo, ma anche estetico ed espressivo. La scrittura per esempio (penso a quella manuale) è ricca di implicazioni psicologiche e tecniche, ma anche visive, in tutto il mondo. Mi sono misurato con molteplici codici e ora, questo rapporto con i pentagrammi e le sue 5 linee orizzontali parallele, mi ha offerto profondi stimoli. Ho immaginato le note come sentinelle e testimoni del ritmo, una componente fondamentale dell’essere umano, che diventa armonia, sinfonia, ascolto. E queste 5 linee, con gli intervalli e gli spartiti sono ormai nel nostro immaginario universale. Ci regalano ordine e libertà, condivisione e autonomia. Da quando ho lavorato su Puccini, vedo tracce di pentagrammi in tanti luoghi e situazioni. Ed è interessante e divertente.
Domanda. Come artista che ha esposto in prestigiose sedi internazionali, come il Louvre e il Museo Nazionale di San Pietroburgo, in che modo vede il dialogo culturale tra l’Italia e il Marocco attraverso l’arte contemporanea e la musica di Puccini?
Corrado Veneziano. Abbiamo in Italia una serie di eccellenze che svolgono un lavoro enorme di ramificazione e consolidamemto della nostra cultura nel mondo
E al primo posto credo ci siano proprio i nostri Istituti di Cultura. Sono qui a Rabat da 4 giorni, e non c’è serata o pomeriggio in cui non si svolgano attività formative o artistiche di grande presa per il pubblico. Puccini è poi di per sé un personaggio arcinoto e di grande fascino. La nostra cultura e quella magrebina hanno mille assonanze, e tra le più importanti c’è la sensibilità musicale. La mia mostra, ma ugualmente tutte le altre iniziative culturali ora in corso e gestite dal Ministero degli Esteri attraverso gli Istituti sono un antidoto sempre più necessario contro chiusure, radicalismi e conflitti. Più di quanto non immaginiamo.
