(AGENPARL) – ven 11 ottobre 2024 *COMUNICATO STAMPA DELL’11 OTTOBRE 2024*
*Lavoratori e imprese straniere irregolari, scioperi e violenze: estremo
rammarico, nessuna sorpresa*
Confindustria Toscana Nord assiste con estremo rammarico, grande amarezza e
preoccupazione a quanto sta accadendo in alcune aziende cinesi del
territorio. Nessuna sorpresa, comunque: è il frutto avvelenato di decenni
di noncuranza, o di insufficiente attenzione, verso realtà aziendali
notoriamente per lo più irregolari.
Scioperi di lavoratori che denunciano condizioni di lavoro all’insegna
dell’illegalità e dello sfruttamento – certamente da provare per giusto
spirito garantista, ma che non sembrano irrealistiche – vengono addirittura
travolti da episodi di violenza evidentemente tesi a non riconoscere il
diritto basilare alla protesta: è questo che abbiamo davanti. Una realtà
che deve fare inorridire una città di consolidata civiltà come Prato.
Le analisi sulle dinamiche che hanno portato a questa situazione,
l’escalation innescata dalle proteste di lavoratori impiegati in aziende
cinesi ma di etnie diverse, il ruolo del sindacato sono temi importanti e
da approfondire. Ma alla base di tutto c’è sempre lo stesso problema che
questa associazione denuncia pubblicamente dalla fine degli anni ’90:
aziende – soprattutto cinesi – irregolari, e non per aspetti marginali ma
per gestioni che ignorano i fondamenti stessi della legalità.
L’allora Unione Industriale Pratese lo diceva e scriveva già più di un
quarto di secolo fa, Confindustria Toscana Nord, in cui l’associazione è
confluita, ha continuato a dirlo e lo ribadisce anche oggi: o si sanano
queste sacche di illegalità o gli episodi vergognosi sono destinati a
ripetersi. Nella provincia di Prato i lavoratori dipendenti stranieri nel
settore privato non agricolo superano i 38.300: molti lavorano in aziende
regolari, ma, verosimilmente, sono ancora di più quelli che operano in
realtà che non rispettano né le leggi né i loro diritti.
Controlli e sanzioni, fino alla chiusura delle attività nelle situazioni
più gravi: non c’è molto da inventarsi, la strada da percorrere è ovvia.
Nella condizione attuale a rimetterci sono anche le imprese che lavorano
nella legalità. C’è il problema della concorrenza sleale, che interessa un
numero abbastanza limitato di aziende, dato che non è ampia l’area di
sovrapposizione settoriale fra le imprese italiane, per lo più del tessile
(produzione di filati e tessuti), e imprese cinesi, per lo più
dell’abbigliamento e accessori. Ma c’è anche l’incommensurabile danno di
reputazione e di immagine che colpisce un’intera città e tutte le sue
imprese. Un danno che, anche questo, è stato rimarcato costantemente dalla
nostra associazione e che lascia ancora di più l’amaro in bocca
nell’attuale momento congiunturale negativo, quando le imprese sane e
legali stanno lottando per mantenersi in piedi.
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