(AGENPARL) – mer 09 ottobre 2024 TIME ZONES
DAL 14 OTTOBRE AL 15 NOVEMBRE LA XXXIX EDIZIONE
DEL FESTIVAL TRA MODERN CLASSICAL ED ELETTRONICA
Si è tenuta questa mattina, nella sala giunta di Palazzo di Città, la conferenza stampa di presentazione di “Time Zones”, la storica rassegna dedicata ai suoni non convenzionali giunta quest’anno alla 39^ edizione.
All’incontro con la stampa sono intervenuti l’assessora alle Culture del Comune di Bari Paola Romano e il direttore artistico di Time Zones Gianluigi Trevisi. Anche il sindaco Vito Leccese ha voluto portare i suoi saluti nell’occasione.
“Circa un anno fa è stata pubblicata una relazione della Commissione europea sul legame tra cultura e salute – ha esordito Paola Romano -, su quanto, cioè, la partecipazione alla produzione e all’offerta culturale rappresenti un fattore di salute in grado di tener giovane la popolazione. Ebbene credo che la nostra città, anche grazie alla sperimentazione che Time Zones ha condotto in questi 39 anni, abbia mantenuto uno spirito giovane e una buona attitudine alla curiosità.
Questa nuova edizione del festival è tanto ricca e variegata quanto diffusa in città – all’Officine degli Esordi, alla Vallisa e al Kismet -, un elemento che mi piace sottolineare perché ritengo importante proseguire nella direzione, già tracciata dai miei predecessori, quella di diffondere la cultura in tutti i quartieri in modo che nelle diverse aree della città non ci si limiti a risiedere ma si possa partecipare alla vita della città e trovare nuovi sensi del vivere.
Per le persone della mia generazione, di quelle precedenti e di quelle successive, Time Zones è stata una palestra imperdibile per formarsi alla cultura musicale e scoprire nuovi mondi: per questo come amministrazione saremo al vostro fianco, convinti che il compito di una pubblica amministrazione sia quello di favorire e sostenere esperienze avanzate in campo culturale, realtà che lavorano per diffondere conoscenza e nuovi saperi”.
“Con questa nuova edizione confermiamo quella linea che ci ha caratterizzato sin dal principio – ha dichiarato Gianluigi Trevisi -: l’idea di cercare soluzioni alternative a quello che viene proposto, e non per un vezzo spocchioso ma per occupare uno spazio libero, il che oggi è più importante che mai. L’incipit di quest’anno, “Questi chi sono?”, altro non è che la domanda che mi rivolse una docente universitaria quando nell’89 presentammo Caetano Veloso e Arto Lindsay per la prima volta in Europa. Ce lo hanno chiesto, ancora e ancora, nel tempo, per Ludovico Einaudi, Giovanni Sollima e per tantissimi musicisti che poi anno raggiuto il successo.
Chi gode di finanziamenti pubblici deve farsi carico di questa missione, che poi altro non è che il dettato della Costituzione, che all’art. 9 parla esplicitamente di dare spazio alla ricerca, alla sperimentazione e al recupero della tradizione, perché questo serve per allargare il gusto del pubblico, per farlo crescere, per costituire porzioni di sapere che poi sono fondamentali per la nostra società.
Ultimamente un musicista mi ha detto che parte integrante dell’alfabetizzazione emotiva è la musica, perché è qualcosa che ci portiamo sempre dietro.
Quest’anno Time Zones si propone nella stessa veste, con nomi famosi quali Mouse on Mars, Pantha du Prince, Sainkho Namtchylak, che hanno inciso con le più grandi etichette esistenti, e nomi che si muovono alla ricerca di nuove soluzioni per questo linguaggio. Io credo che tutta l’arte dovrebbe muoversi in questa direzione, perché continuare a riproporre sempre le stesse cose produce quella anoressia della conoscenza che ormai sta buttando tutto nell’intrattenimento che, chiariamoci, è un fatto importante, ma noi dobbiamo occuparci di altri aspetti che sono fondamentali per il sapere, per il piacere di ascoltare cose nuove e per la conoscenza…diversamente sarà una caduta in abisso senza fine”.
“Sono contento di salutare questa nuova edizione di Time Zones, che è ormai un simbolo identitario della nostra città – ha commentato Vito Leccese -. Chi, come me, siede nei banchi del Consiglio comunale dagli anni Ottanta sa bene cosa ha rappresentato questo festival: erano anni difficili per la gestione della vita culturale della città, di fatto c’erano solo il Petruzzelli per la lirica e il Piccinni per la prosa, poi nient’altro, anche perché negli anni di piombo le città, non solo Bari, si spegnevano alle otto di sera.
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