Mercoledì, i prezzi del petrolio hanno registrato un significativo aumento di oltre il 2%, a seguito dell’escalation delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. L’attacco militare dell’Iran contro Israele ha sollevato preoccupazioni riguardo a possibili interruzioni nella produzione di greggio in una regione che detiene gran parte delle riserve petrolifere globali.
Il prezzo del greggio Brent, riferimento internazionale, è salito del 2,05% raggiungendo i 75,07 dollari al barile, rispetto ai 73,56 dollari della chiusura della sessione precedente. Anche il West Texas Intermediate (WTI), benchmark statunitense, ha visto un incremento del 2,23%, passando a 71,39 dollari al barile, rispetto ai 69,83 dollari di chiusura del giorno prima.
Le preoccupazioni sono aumentate dopo che l’Iran ha lanciato circa 180 missili balistici contro Israele, in quello che è stato descritto come il più grande attacco militare mai condotto dall’Iran nei confronti dello stato ebraico. Il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) ha dichiarato che l’attacco è stato una risposta agli assassinii di importanti leader di Hamas e Hezbollah, alimentando ulteriormente le tensioni tra i due paesi.
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avvertito che l’Iran ha commesso un “grave errore” e “ne pagherà le conseguenze”, mentre il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha risposto che una “risposta più severa” sarà inflitta se Israele dovesse reagire all’attacco missilistico.
Il coinvolgimento diretto dell’Iran, membro dell’OPEC, ha sollevato preoccupazioni riguardo a possibili interruzioni nelle forniture di petrolio. Secondo l’ultimo rapporto mensile dell’OPEC, l’Iran ha prodotto 3,3 milioni di barili al giorno ad agosto. Le tensioni geopolitiche in aumento potrebbero dunque avere un impatto significativo sulla stabilità del mercato petrolifero globale.
Il contesto attuale è aggravato da un conflitto in espansione, con l’esercito israeliano che ha lanciato massicci attacchi sulla Striscia di Gaza, in risposta a un attacco del gruppo palestinese Hamas. Questi eventi hanno causato un alto numero di vittime, con oltre 41.600 morti, per lo più donne e bambini, e oltre 96.400 feriti.
In aggiunta, gli scontri si sono estesi al Libano, dove le forze israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei contro Hezbollah, portando a oltre 1.073 morti e più di 2.950 feriti dal 23 settembre.
La comunità internazionale ha lanciato allarmi riguardo alla possibilità che gli attacchi israeliani in Libano possano far degenerare il conflitto di Gaza in una guerra regionale più ampia, con conseguenze potenzialmente devastanti per la stabilità della regione e per il mercato energetico globale.
In sintesi, l’aumento dei prezzi del petrolio riflette le gravi preoccupazioni relative all’escalation delle tensioni in Medio Oriente. La situazione attuale, caratterizzata da conflitti armati e minacce reciproche, potrebbe avere ripercussioni significative sulle forniture di petrolio e sulla stabilità economica globale. Gli sviluppi futuri saranno monitorati con attenzione, poiché le dinamiche geopolitiche continuano a influenzare i mercati e le politiche energetiche a livello mondiale.
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