
Un recente sondaggio condotto da Rasmussen Reports ha rivelato che una forte maggioranza degli elettori statunitensi ritiene probabile un ulteriore tentativo di assassinio contro l’ex presidente Donald Trump prima delle elezioni presidenziali del 2024. Il sondaggio è stato realizzato poco dopo due gravi episodi che hanno messo in pericolo la vita di Trump, sollevando preoccupazioni sulla sua sicurezza e sul clima politico nel Paese.
Il primo tentativo di assassinio è avvenuto il 13 luglio 2024 durante un comizio a Butler, Pennsylvania, quando Thomas Matthew Crooks ha sparato un colpo all’orecchio destro di Trump mentre parlava alla folla, ferendolo e lasciando il suo volto insanguinato. Il secondo episodio si è verificato il 15 settembre 2024, quando Ryan Wesley Routh è stato arrestato dopo essere stato sorpreso a infilare una pistola tra i cespugli vicino al Trump International Golf Course a West Palm Beach, Florida, dove Trump stava giocando a golf. Entrambi gli incidenti hanno portato a una maggiore attenzione verso le capacità del Secret Service e del Federal Bureau of Investigation (FBI) nel proteggere l’ex presidente.
Il sondaggio, condotto tra il 18-19 e il 22 settembre su un campione di 1.114 probabili elettori statunitensi, ha rivelato che il 65% degli intervistati ritiene “probabile” che ci sarà un altro tentativo di assassinio contro Trump prima del giorno delle elezioni. Di questi, il 32% ha definito un nuovo tentativo “molto probabile”. Al contrario, solo il 21% non crede che vi sarà un altro attentato, mentre il 14% non ha saputo esprimere una posizione chiara.
Il sondaggio ha inoltre evidenziato che la maggioranza di ogni gruppo politico condivide questa preoccupazione: il 75% dei repubblicani, il 56% dei democratici e il 64% degli elettori indipendenti hanno dichiarato che un altro attentato è almeno “abbastanza probabile”.
Agli intervistati è stato chiesto cosa ritenessero più probabile come motivazione dietro i tentativi di assassinio di Trump: malattia mentale o retorica politica. Quasi la metà degli elettori, il 49%, ha risposto che i potenziali assassini sono motivati dalla retorica dei nemici di Trump, mentre il 36% ritiene che le loro azioni siano causate da disturbi mentali. Il restante 15% non ha espresso una posizione certa.
I risultati variano significativamente in base all’affiliazione politica. Il 63% dei repubblicani e il 53% degli elettori non affiliati sono più propensi a credere che la retorica anti-Trump abbia ispirato i tentativi di assassinio, contro il 33% dei democratici, che tendono invece ad attribuire la causa a problemi di salute mentale.
Il dibattito sulla retorica politica contro Trump si è acceso anche a causa del linguaggio incendiario utilizzato in alcuni ambiti. Media e politici di sinistra, spesso critici dell’ex presidente, hanno paragonato Trump a figure storiche negative come Hitler o lo hanno definito una “minaccia per la democrazia”. Alcuni esponenti politici hanno persino utilizzato frasi come “è ora di mettere Trump nel bersaglio” o “spegniamolo per sempre”, frasi che sono state interpretate da alcuni come inviti alla violenza.
Il sondaggio ha evidenziato ulteriori divisioni tra gli elettori in base alle proprie posizioni politiche. Tra coloro che ritengono “molto probabile” un altro attentato, il 63% crede che i tentativi siano motivati dalla retorica ostile nei confronti di Trump. Tuttavia, tra gli elettori che si autodefiniscono liberal, il 54% attribuisce i tentativi di assassinio a disturbi mentali, mentre solo il 44% degli elettori moderati ritiene che la retorica anti-Trump sia la causa principale.
Il rapporto del sondaggio conclude che il 63% dei conservatori ritiene che i nemici di Trump siano i principali responsabili dei tentativi di assassinio, mentre il 54% dei liberal ritiene che la malattia mentale sia la causa dominante.
Il sondaggio, che ha un margine di errore di ±3 punti percentuali e un livello di confidenza del 95%, riflette un clima di preoccupazione crescente per la sicurezza di Donald Trump e per la possibilità di ulteriori atti violenti prima del giorno delle elezioni. Con una polarizzazione sempre più marcata tra i diversi schieramenti politici, il rischio che il dibattito pubblico possa degenerare in violenza continua a destare serie preoccupazioni tra gli elettori statunitensi.