
A margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), i leader di Australia e Nuova Zelanda hanno espresso seria preoccupazione e hanno chiesto spiegazioni alla Cina per il recente lancio di prova di un missile balistico intercontinentale (ICBM) nell’Oceano Pacifico, avvenuto mercoledì. Il test, descritto come un evento insolito e preoccupante, ha scosso le nazioni del Pacifico, che temono per la stabilità e la sicurezza regionale.
Australia e Nuova Zelanda hanno dichiarato che consulteranno gli altri membri del Forum delle Isole del Pacifico (PIF) prima della conclusione dell’UNGA. Il PIF, composto da 18 membri tra cui Polinesia francese, Papua Nuova Guinea, Samoa, e le due potenze regionali, è un’organizzazione chiave per il dialogo e la cooperazione nel Pacifico.
Il lancio del missile rappresenta il primo test di un ICBM cinese nell’Oceano Pacifico dal 1980, una dimostrazione di forza militare inusuale. Nonostante Pechino abbia definito il test un “accordo di routine” all’interno del piano di addestramento annuale, la reazione globale suggerisce che l’evento sia stato percepito in modo molto diverso. I funzionari cinesi non hanno fornito dettagli chiari sulla traiettoria di volo o sulla tipologia di missile, ma una mappa pubblicata da un quotidiano cinese ha mostrato che il missile ha sorvolato parte dell’Oceano Pacifico, volando dall’isola di Hainan fino all’area centrale di un anello formato dalle Isole Salomone, Nauru, Tuvalu, Kiribati, Samoa occidentali, Figi e Vanuatu.
Secondo l’Associated Press (AP), il missile balistico intercontinentale ha passato a circa cento chilometri dalla parte settentrionale delle Filippine e potrebbe aver sorvolato Guam, sede di importanti basi militari statunitensi.
Un portavoce del Ministero degli Esteri della Nuova Zelanda ha dichiarato giovedì che il suo governo stava cercando maggiori informazioni su questo “sviluppo sgradito e preoccupante”. Il portavoce ha ribadito che i leader del Pacifico vogliono garantire una regione pacifica e stabile, aggiungendo che la Nuova Zelanda sostiene fermamente tale aspettativa.
Il governo australiano ha fatto eco alle preoccupazioni della Nuova Zelanda, affermando di aver “chiesto una spiegazione alla Cina” per il test missilistico. Il Dipartimento degli Affari Esteri e del Commercio australiano ha sottolineato come il lancio sia avvenuto in un contesto di rapido rafforzamento militare da parte della Cina, senza la trasparenza attesa dalle grandi potenze.
Sorprendentemente, l’amministrazione Biden si è dimostrata meno allarmata rispetto ai suoi alleati del Pacifico. Il Pentagono ha elogiato la Cina per aver emesso notifiche di avvertimento prima del lancio, definendo questa comunicazione un “passo nella giusta direzione”. Sabrina Singh, portavoce del Pentagono, ha sottolineato l’importanza di tali avvertimenti per evitare errori di calcolo o interpretazioni errate.
L’approccio positivo del Pentagono potrebbe essere legato al recente ripristino delle comunicazioni bilaterali tra Stati Uniti e Cina, dopo che Pechino aveva interrotto i contatti a seguito della visita a Taiwan di Nancy Pelosi nell’agosto 2022.
In una mossa insolita, la Cina ha pubblicato le immagini del lancio tramite l’agenzia di stampa dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA). Le foto hanno confermato che il missile testato era un DF-31AG, un ICBM capace di raggiungere il territorio continentale degli Stati Uniti da quasi tutti i siti di lancio conosciuti in Cina.
Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha offerto il pieno sostegno della Russia alla Cina, affermando che Pechino ha il “diritto sovrano” di testare e migliorare i propri missili. Peskov ha inoltre sottolineato che la Cina non ha obblighi di trattato per condividere le informazioni sui suoi test missilistici con gli Stati Uniti, ma mantiene un accordo di scambio di informazioni con la Russia, che è stato rispettato in questo caso.
Il test missilistico della Cina ha generato un’ondata di preoccupazione tra i leader del Pacifico, che ora cercano chiarezza su questo atto di potenza militare. La regione, da tempo impegnata nella promozione della pace e della stabilità, teme che la crescente presenza militare cinese possa alterare l’equilibrio strategico. Le reazioni degli alleati, come Australia e Nuova Zelanda, dimostrano che la trasparenza e la fiducia sono fattori essenziali per mantenere la sicurezza nella regione del Pacifico.