Pamela Lucciarini è una musicista e clavicembalista di grande esperienza, la cui carriera si è sviluppata tra numerosi ruoli: solista, direttore concertatore e performer. Specializzata nella musica antica, in particolare del Seicento, Lucciarini ha partecipato a festival prestigiosi sia in Italia che all’estero, dove ha portato avanti un percorso artistico caratterizzato da una profonda passione per la riscoperta e l’esecuzione di repertori rari. Con un impegno costante verso la conservazione e l’uso di strumenti storici, la sua carriera si distingue anche per l’esplorazione di nuove forme artistiche, che uniscono musica, teatro e danza.
In questa intervista, Pamela Lucciarini riflette su alcune delle sfide che i musicisti italiani affrontano nel proporre repertori meno noti, sulle differenze tra il pubblico italiano e quello internazionale, e sull’accesso ai finanziamenti per progetti culturali ambiziosi. Con una prospettiva privilegiata sul panorama musicale classico e antico, offre spunti interessanti sulla necessità di un maggiore sostegno istituzionale agli artisti e sulla valorizzazione del patrimonio musicale italiano, temi particolarmente rilevanti nel dibattito contemporaneo sulla promozione culturale.
Domanda: Considerando la tua vasta esperienza internazionale, quali differenze principali riscontri nell’organizzazione e nella gestione dei concerti in Italia rispetto ad altre nazioni?
Pamela Lucciarini. Non ho avuto esperienza diretta nell’organizzazione all’estero, poiché quando ho lavorato fuori dall’Italia, l’ho fatto come solista o collaborando con orchestre e direttori, senza occuparmi della gestione. Tuttavia, osservando dall’esterno, noto una maggiore quantità di concerti, inclusi quelli di musica italiana, barocca europea e classica in generale. All’estero i biglietti possono essere più costosi, ma sono strutturati per essere accessibili a tutte le tasche. I teatri offrono più spettacoli, incluse opere liriche di repertorio raro o inedite prime esecuzioni in tempi moderni.
Domanda: La musica antica e contemporanea faticano spesso a trovare spazio nei festival. Hai riscontrato difficoltà nel proporre repertori meno conosciuti al pubblico italiano? Quali sono le principali sfide?
Pamela Lucciarini. Essendomi specializzata nella musica antica, in particolare del Seicento, ho trovato resistenze da parte degli organizzatori, sia nelle città che nelle province. Le occasioni per proporre questo repertorio sono limitate e spesso confinate a pochi festival, che per sopravvivere devono spesso appoggiarsi agli allievi dei conservatori.
Domanda: In Italia, il supporto delle istituzioni culturali ai musicisti è oggetto di dibattito. Qual è la tua opinione sul sostegno agli artisti per la promozione della musica classica e antica?
Pamela Lucciarini. Esistono diversi bandi a livello regionale, nazionale e europeo per salvaguardare il patrimonio artistico italiano. Tuttavia, molte altre richieste di finanziamento riguardano temi come l’innovazione tecnologica e la sostenibilità, che talvolta prevalgono sul contenuto culturale dei progetti. In Italia, manca un sostegno dedicato esclusivamente ai musicisti, mentre in altri paesi, come la Francia, esistono ancora sussidi per chi si dedica interamente all’attività concertistica. Un pianista, ad esempio, studia in media sei ore al giorno per mesi, ma questi sforzi non vengono adeguatamente retribuiti. In Italia, il focus sembra essere principalmente sulla musica pop e da film. Personalmente, scelgo i miei progetti seguendo il cuore, poiché credo che la passione sia la chiave per raggiungere il successo, anche nel mercato del lavoro.
Domanda: La tua attività spazia tra il ruolo di solista, direttore concertatore e performer. In quale di questi ambiti hai trovato maggiori ostacoli in Italia e cosa ritieni si possa fare per migliorare la situazione?
Pamela Lucciarini. La mia recente esperienza come maestro concertatore è nata dalla mia passione per il clavicembalo. Ho appena registrato un CD su musiche del Seicento con Franco Pavan e Filippo Pantieri che sarà pubblicato per Martinville su commissione dell’Ente Olivieri di Pesaro.
Domanda: Durante la tua carriera, hai partecipato a numerosi festival in Italia e all’estero. Quali sono le principali differenze che hai notato nell’approccio del pubblico italiano rispetto a quello internazionale?
Pamela Lucciarini. Il pubblico europeo, in generale, è più competente e dimostra maggiore entusiasmo.
Domanda: Il restauro e l’uso di strumenti storici sono aspetti centrali della tua carriera. Ritieni che in Italia ci sia un’adeguata valorizzazione e conservazione di questi strumenti, sia in termini di accessibilità per gli artisti che di sensibilizzazione del pubblico?
Pamela Lucciarini. Negli ultimi anni c’è stata una crescente sensibilizzazione verso gli strumenti storici, grazie all’ampliamento di musei a Bologna e Roma, che espongono preziosi clavicembali originali. Anche le Gallerie Estensi di Modena, dove ho recentemente tenuto un concerto dedicato a Barbara Strozzi, ospitano una collezione di strumenti medievali e rinascimentali di enorme valore.
Domanda: L’accesso ai finanziamenti e alle sponsorizzazioni è fondamentale per i progetti musicali ambiziosi. Qual è la tua esperienza a riguardo in Italia e quali soluzioni proporresti per migliorare il sistema di supporto agli artisti?
Pamela Lucciarini. In Italia, ci sono state delle mancanze, soprattutto nel ritardo con cui si è avviata la compartecipazione privata alla gestione finanziaria di teatri e festival. Un esempio virtuoso viene dall’Olanda, dove il Festival Oude Muziek Utrecht è finanziato in parte da una birreria, creata molti anni fa con il sostegno dello Stato e che ora alimenta la produzione concertistica. Il festival si svolge in una grande struttura con nove sale e una birreria al piano terra. Mi sembra un ottimo modello da replicare.
Domanda: Negli ultimi anni hai sperimentato nuove forme di espressione artistica combinando musica, teatro e danza. Quali sfide hai incontrato nel proporre queste performance in Italia?
Pamela Lucciarini. Lo spettacolo di danza che ho prodotto è stato finanziato dal Ministero nell’ambito di un progetto triennale del Consorzio Marche Spettacolo. Non l’ho più riproposto dopo la pandemia perché ho cominciato ad insegnare al Liceo Marconi di Pesaro.
Domanda: Le prime esecuzioni sono un aspetto importante della tua carriera. Come valuti la situazione attuale in Italia per la commissione e l’esecuzione di nuove opere, specialmente nel contesto della musica contemporanea?
Pamela Lucciarini. La musica contemporanea in Italia ha qualche piccola opportunità in più, grazie a festival che la sostengono e a leggi speciali. Queste normative potrebbero essere migliorate, ma almeno esistono.
Domanda: Infine, quale ruolo ritieni che i media italiani, come radio e televisione, dovrebbero avere nella promozione della musica classica e antica?
Pamela Lucciarini. Rai Radio 3 svolge un grande lavoro per la divulgazione del patrimonio musicale e il sostegno alla nuova musica. La televisione, invece, sembra ancora poco aperta a proposte culturali di alto livello.
Foto di Nicola Paolinelli
Foto di Nicola Paolinelli