
(AGENPARL) – mer 25 settembre 2024 Comunicato stampa
Scheda tecnica
Selezione opere per la stampa
Percorso del curatore con citazioni dell’artista
Approfondimenti:
– Helen Frankenthaler: biografia
– Soak-stain: la rivoluzione tecnica di Helen Frankenthaler
Una mostra, una piattaforma di esperienze
Fuorimostra
Palazzo Strozzi in biblioteca
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole
Firenze, Palazzo Strozzi
27 settembre 2024 – 26 gennaio 2025
Palazzo Strozzi celebra l’arte rivoluzionaria di Helen Frankenthaler con la più grande mostra mai realizzata in
Italia, che vede le sue opere in dialogo con artisti a lei contemporanei
come Jackson Pollock, Mark Rothko, Robert Motherwell, Anne Truitt
Dal 27 settembre 2024 al 26 gennaio 2025, la Fondazione Palazzo Strozzi presenta Helen Frankenthaler. Dipingere
senza regole, grande mostra che celebra una delle artiste più importanti del XX secolo, la cui rivoluzionaria ricerca
nella pittura è esplorata attraverso opere della sua produzione tra il 1953 e il 2002 in dialogo con dipinti e sculture
di artisti contemporanei, tra cui Jackson Pollock, Morris Louis, Robert Motherwell, Kenneth Noland, Mark
Rothko, David Smith, Anthony Caro e Anne Truitt.
Organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Helen Frankenthaler Foundation e curata da Douglas
Dreishpoon, Direttore dell’Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné, l’esposizione mira a esaltare la pratica
innovativa di questa artista anche attraverso il filtro delle affinità, delle influenze e amicizie che hanno segnato la
sua vita personale e creativa.
Attraverso grandi tele e sculture di Frankenthaler e numerose opere di altri artisti, il progetto si pone come una
delle più importanti rassegne mai dedicate all’artista in Europa e la più completa rassegna del suo lavoro finora
realizzata in Italia, con prestiti – oltre che dalla Helen Frankenthaler Foundation di New York – da celebri musei e
collezioni internazionali quali il Metropolitan Museum of Art di New York, la Tate Modern di Londra, il Buffalo
AKG Art Museum, la National Gallery of Art di Washington, la ASOM Collection e la Collezione Levett.
Con la sua innovativa tecnica soak-stain (imbibizione a macchia), Frankenthaler ha segnato in modo indelebile
l’evoluzione della pittura moderna, nel segno di un nuovo rapporto tra colore, spazio e forma. La tecnica
prevedeva infatti l’applicazione di vernice diluita distesa orizzontalmente su tele non trattate, creando effetti
simili a quelli dell’acquerello, ma su larga scala e con colori a olio. Frankenthaler applicava la vernice con pennelli
o spugne, o direttamente da secchi, lasciando che si espandesse e si mescolasse in modo naturale, creando
interazioni cromatiche uniche, segnate da transizioni sfumate e sovrapposizioni traslucide.
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole celebra un’artista che ha sfidato le convenzioni e allargato i confini
della pittura con una visione audace e intuitiva che ha infranto le norme tradizionali. Frankenthaler si distingue,
infatti, per una capacità unica di combinare astrazione e poesia, tecnica e immaginazione, controllo e
improvvisazione, espandendo la sua pratica al di là dei canoni stabiliti, alla ricerca di una nuova libertà nella
pittura.
«Siamo entusiasti di presentare l’opera di Helen Frankenthaler in una grande mostra senza precedenti in Italia,
permettendo al pubblico di scoprire un’artista fondamentale del XX secolo», afferma Arturo Galansino, Direttore
Generale della Fondazione Palazzo Strozzi. «Con la sua ricerca innovativa, Frankenthaler si è distinta come figura
pionieristica nel campo della pittura astratta, ampliandone le potenzialità in un modo che continua a ispirare
ancora oggi nuove generazioni di artisti».
«La dedizione di Helen Frankenthaler alla pittura è stata arricchita dalle sue amicizie con gli artisti, alcuni dei quali
sono diventati parte della sua famiglia allargata», osserva il curatore Douglas Dreishpoon. «La cerchia di
Frankenthaler ha rappresentato un ecosistema di forze creative in continuo movimento: osservare il loro lavoro in
stretta connessione ci consente di comprendere meglio le innovazioni di Frankenthaler stessa».
LA MOSTRA
Nata a New York, Helen Frankenthaler (1928-2011) compie i suoi studi artistici con Paul Feeley al Bennington
College, prima di tornare a Manhattan, dove si avvicina all’arte astratta. All’inizio degli anni Cinquanta entra in
contatto con gli esponenti della Scuola di New York e a figure chiave dell’arte americana del dopoguerra,
sviluppando rapporti di amicizia e di lavoro. Presto Frankenthaler si trova circondata da artisti che condividono
con lei un forte impegno nella sperimentazione. Alcuni diventano amici con cui partecipa a studio visit, scambia
intense corrispondenze e confronti di opinioni, oltre a collezionarne le opere, che espone nella sua casa di
Manhattan. Tra queste, alcune saranno protagoniste della mostra a Palazzo Strozzi, come il lavoro su carta Helen’s
Collage (1957) di Robert Motherwell, il dipinto Aleph Series V (1960) di Morris Louis o la scultura Ascending the
Stairs (1979-1983) di Anthony Caro.
Organizzata cronologicamente, l’esposizione ripercorre lo sviluppo della pratica creativa di Frankenthaler con ogni
sala dedicata a un decennio della sua produzione dagli anni ’50 ai primi anni Duemila. Le sue innovazioni
artistiche, accostate a dipinti, sculture e opere su carta di artisti a lei contemporanei, permetteranno di mettere
in luce le sinergie e le affinità tra questi autori. La mostra mette così in scena la consolidata influenza di Jackson
Pollock su Frankenthaler negli anni Cinquanta, con Number 14 (1951), un dipinto in bianco e nero a confronto con
Mediterranean Thoughts di Frankenthaler (1960), un colorato lavoro a olio che presenta analoghi «elementi di
realismo astratto o di Surrealismo», frase che Frankenthaler usò per descrivere l’opera di Pollock dopo averla vista
di persona la prima volta. Tutti-Frutti (1966), un dipinto a soak-stain di nuvole colorate fluttuanti, trova un analogo
tridimensionale in Untitled (1964), scultura in acciaio dipinto di David Smith, composta da forme geometriche
impilate l’una sull’altra, appoggiate su quattro piccole ruote. Heart of London Map (1972), un assemblaggio in
acciaio, si pone a confronto invece con Ascending the Stairs di Anthony Caro (1979-1983), nella sua costruzione
pezzo per pezzo. Nel percorso della mostra le opere degli anni Ottanta, Novanta e Duemila sono la testimonianza
di un’artista che non ha mai smesso di infrangere le regole per esplorare nuovi modi di fare arte.
L’esposizione è arricchita da progetti educativi e apparati che consentono ai visitatori di conoscere e approfondire
la vita e la pratica artistica di Frankenthaler.
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e dalla Helen
Frankenthaler Foundation. Sostenitori pubblici: Comune di Firenze, Regione Toscana, Città Metropolitana di
Firenze, Camera di Commercio di Firenze. Sostenitori privati: Fondazione CR Firenze, Intesa Sanpaolo, Fondazione
Hillary Merkus Recordati, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi. Si ringrazia: Maria Manetti Shrem, Gagosian.
Helen Frankenthaler Foundation
Istituita e finanziata da Helen Frankenthaler durante la sua vita, la Helen Frankenthaler Foundation ne promuove l’eredità e
ispira una nuova generazione di artisti e professionisti del settore attraverso una serie di iniziative filantropiche, educative e
di ricerca. Dalla sua effettiva nascita nel 2013, la Fondazione ha continuato a espandere strategicamente il suo programma,
che comprende l’organizzazione e il sostegno di mostre dedicate all’artista, la divulgazione di nuove ricerche e pubblicazioni,
l’avanzamento di programmi educativi in collaborazione con istituzioni di tutto il mondo e il lancio di iniziative volte a favorire
processi innovativi nel settore culturale. In quanto fonte primaria sull’artista e custode della sua collezione e del suo archivio,
la Fondazione possiede un’ampia selezione di opere di Frankenthaler in diversi medium oltre che la sua collezione di lavori
di altri artisti.
Fondazione Palazzo Strozzi
Dinamico centro culturale che ha sede in un simbolo dell’architettura rinascimentale, la Fondazione Palazzo Strozzi è un
punto focale della scena artistica italiana e un polo culturale chiave nel cuore di Firenze. Dalla sua nascita nel 2006, ha
organizzato oltre 70 mostre, attirando a oggi più di tre milioni di visitatori. Creando un vivace dialogo tra antico e
contemporaneo, le esposizioni di Palazzo Strozzi spaziano da rassegne storiche di maestri antichi, come Donatello e
Verrocchio, a collaborazioni site-specific con artisti contemporanei come Ai Weiwei, Jeff Koons, Marina Abramovi?, Olafur
Eliasson, Anish Kapoor e Anselm Kiefer. Questo mix unico tra storia e presente rende Palazzo Strozzi una fucina attiva per il
contemporaneo a Firenze: un luogo dove vengono prodotti nuovi studi, ricerche e produzioni artistiche, sempre all’insegna
dell’innovazione e dell’accessibilità per il pubblico.
UFFICI STAMPA
Fondazione Palazzo Strozzi
Helen Frankenthaler Foundation
SCHEDA TECNICA
Titolo
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole
Firenze, Palazzo Strozzi
Periodo
27 settembre 2024 – 26 gennaio 2025
A cura di
Douglas Dreishpoon
Promossa e organizzata da
Fondazione Palazzo Strozzi e Helen Frankenthaler Foundation
Sostenitori pubblici
Comune di Firenze, Regione Toscana, Città Metropolitana di
Firenze, Camera di Commercio di Firenze
Sostenitori privati
Fondazione CR Firenze, Intesa Sanpaolo, Fondazione Hillary Merkus
Recordati, Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi
Si ringrazia
Maria Manetti Shrem, Gagosian
Sponsor:
Unicoop Firenze
Partner tecnici
Trenitalia, laFeltrinelli, Rinascente, Toscana Aeroporti,
Autolinee Toscane.
Ufficio stampa
Fondazione Palazzo Strozzi:
Sutton PR:
Helen Frankenthaler Foundation
Promozione
Catalogo
Marsilio Arte
Info e prenotazioni
http://www.palazzostrozzi.org
SELEZIONE IMMAGINI PER LA STAMPA
Helen Frankenthaler
Open Wall
(Muro aperto)
olio su tela
cm 136,5 × 332,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Alassio
olio su lino
cm 216,5 × 332,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
The Human Edge
(Il limite umano)
acrilico su tela
cm 315 x 236,9
Syracuse, NY, Everson Museum of Art,
Museum purchase to honor Director, Max
Sullivan on the opening of the IM Pei building,
68.23
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Mornings
(Mattine)
acrilico e pennarello su tela
cm 294,6 × 185,4
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Ocean Drive West #1
acrilico su tela
cm 238,8 × 365,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Star Gazing
(Guardando le stelle)
acrilico su tela
cm 181,6 × 365,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Janus
(Giano)
acrilico su tela
cm 144,8 × 240,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Solar Imp
(Impianto solare)
acrilico su carta
cm 198,1 × 151,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Matisse Table
(Tavolo Matisse)
acciaio
cm 209,6 × 134,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler
Heart of London Map
(Cuore della mappa di Londra)
acciaio
cm 221 × 63,5 × 209,6
The Levett Collection, inv. CL 1026
© 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc.
/ Artists Rights Society (ARS), New York.
Anthony Caro
Ascending the Stairs
(Salendo le scale)
1979-1983
acciaio, lamiera, vernice
cm 111,8 × 83,8 × 101,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© Artists Rights Society (ARS), New York.
Jackson Pollock
Number 14
olio su tela
cm 149,3 × 269,5
Londra, Tate. Purchased with assistance from
the American Fellows of the Tate Gallery
Foundation, 1988.
© Pollock-Krasner Foundation / Artists Rights
Society (ARS), New York. Photo: Tate.
Robert Motherwell
Summertime in Italy
(Estate in Italia)
olio e grafite su carta
cm 148,4 × 107,9
Washington, D.C., National Gallery of Art. The
© Dedalus Foundation, Inc. / Artists Rights
Society (ARS), New York.
Morris Louis
Aleph Series V
(Serie Aleph V)
Magna su tela
cm 266,7 × 206,1
New York, Helen Frankenthaler Foundation
© Maryland College Institute of Art (MICA) /
Artists Rights Society (ARS), New York.
Mark Rothko
Untitled
(Senza titolo)
olio e tecnica mista su tela
cm 228,9 × 112
Washington, D.C., National Gallery of Art. Gift
©1998 Kate Rothko Prizel and Christopher
Rothko / Artist Rights Society (ARS), New
York.
Helen Frankenthaler nel suo studio della
Third Avenue in una pausa del lavoro su
Alassio (1960), New York, 1960.
Courtesy Helen Frankenthaler Foundation
Archives, New York. Photograph by Walter
Silver © The New York Public Library / Art
Resource, NY. Artwork © 2024 Helen
Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists
Rights Society (ARS), NY.
Helen Frankenthaler nel suo studio di East
83rd Street con Small?s Paradise sul muro e
Fire sul pavimento (entrambi in lavorazione),
New York, 1964.
Photograph by Alexander Liberman; courtesy
J. Paul Getty Trust © J. Paul Getty Trust.
Getty Research Institute, Los Angeles
(2000.R.19). Artworks © 2024 Helen
Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists
Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler nello studio di
Provincetown, estate 1968, con Summer
Banner (appeso), Spices (in mano) e Summer
Core (in primo piano).
Photograph by Alexander Liberman; courtesy
J. Paul Getty Trust © J. Paul Getty Trust.
Getty Research Institute, Los Angeles
(2000.R.19). Artworks © 2024 Helen
Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists
Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler nel suo studio di East
83rd Street mentre è al lavoro su April Mood
e Under April Mood (entrambi del 1974),
New York, 1974.
Photograph by Alexander Liberman; courtesy
J. Paul Getty Trust © J. Paul Getty Trust.
Getty Research Institute, Los Angeles
(2000.R.19). Artwork © 2024 Helen
Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists
Rights Society (ARS), New York.
Helen Frankenthaler nel suo studio di East
83rd Street, mentre è al lavoro su Under April
Mood, New York, 1974.
Photograph by Alexander Liberman; courtesy
J. Paul Getty Trust © J. Paul Getty Trust.
Getty Research Institute, Los Angeles
(2000.R.19). Artwork © 2024 Helen
Frankenthaler Foundation, Inc. / Artists
Rights Society (ARS), New York.
La pubblicazione delle opere di Helen Frankenthaler, Robert Motherwell, Mark Rothko e Anthony Caro in articoli relativi
alla mostra è stata approvata dagli aventi diritto e non sarà necessario pagare alcun diritto d’autore. Siamo grati alla Helen
Frankenthaler Foundation, alla Dedalus Foundation, a Kate Rothko Prizel e Christopher Rothko e all’ Anthony Caro Centre
per questa opportunità.
Per quanto riguarda invece la pubblicazione delle opere di altri artisti presenti in mostra si invita a prendere contatti con
diritti.
PERCORSO DEL CURATORE CON CITAZIONI DELL’ARTISTA
Sala 1
L’esposizione si apre con quattro opere degli anni Settanta, quando Helen Frankenthaler perfezionava la
tecnica della pittura soak-stain (imbibizione a macchia), da lei sviluppata dal 1952. Un dipinto come Moveable
Blue mostra l’artista che versa, dipinge e disegna con sicurezza assoluta. Le lezioni apprese da Jackson Pollock
nei primi anni Cinquanta – che si poteva dipingere utilizzando vari materiali e attrezzi mentre ci si muoveva
attorno a una grande tela stesa sul pavimento – ispirarono un’ulteriore tipologia di pittura astratta
caratterizzata da ampi campi di colore: il Color Field painting. Fiesta e Untitled, che condividono l’atmosfera,
la complessità spaziale e l’articolazione lineare di Moveable Blue, attestano come simili idee siano state
esplorate anche in formati ridotti. Altre opere esposte in questa mostra presentano i risultati raggiunti
dall’artista nel decennio.
Matisse Table è una delle dieci sculture che Frankenthaler realizzò nello studio londinese dell’amico scultore
Anthony Caro nel 1972. La pittrice apprezzava la scultura e gli scultori, in particolare Caro, David Smith e
Anne Truitt, di cui possedeva opere che teneva sempre presso di sé. Molte delle sculture realizzate durante
le due settimane trascorse da Frankenthaler nello studio di Caro sono un riferimento a Smith, che l’aveva
incoraggiata a realizzare lavori tridimensionali. Non sono solo i materiali utilizzati, alcuni dei quali provenienti
dallo studio di Smith, a rendere omaggio all’amico, ma anche il modo in cui sono stati tagliati, saldati e
assemblati. Frankenthaler si è avvicinata alla scultura con lo stesso approccio intuitivo con cui dipingeva.
Matisse Table, con la sua superficie inclinata, le forme a ventaglio e gli elementi di natura morta, fa
riferimento al dipinto L’ananas (1948) di Henri Matisse, ma trasforma il modello originale in qualcosa di
nuovo.
Helen Frankenthaler
New York, 1928 – Darien, Connecticut, 2011
Moveable Blue (Blu mobile)
acrilico su tela; cm 177,8 × 617,2
ASOM Collection, inv. E 809
Helen Frankenthaler
Matisse Table (Tavolo Matisse)
acciaio; cm 209,6 × 134,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Untitled (Senza titolo)
acrilico su tela; cm 51,4 × 85,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Fiesta
acrilico su carta; cm 56,5 × 76,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler sull’opera Matisse Table:
«L’ho realizzato a Londra quando ho lavorato nello studio dello scultore Anthony Caro un’estate [nel 1972]
e ho eseguito dieci sculture in metallo … qualche anno dopo lui è venuto nel mio studio a New York e ha
dipinto».
—Trascrizione della conferenza a Palm Springs, 1996.
«Stavo fissando il cosiddetto Ananas di Matisse del ’48 [riprodotto su un grande poster nello studio di Caro]
…, e pensavo: potrebbe essere tradotto in qualche modo in una scultura?».
—Trascrizione della conferenza AIC, 1991.
Sala 2
Frankenthaler conduceva una vita libera a New York quando, visitando una mostra di opere in bianco e nero
di Jackson Pollock alla Betty Parsons Gallery, rimase colpita da Number 14. Questo dipinto influenzò
profondamente la giovane artista che, in visita allo studio-fienile di Pollock a Long Island, poté osservarlo
mentre dipingeva, muovendosi intorno a grandi tele srotolate sul pavimento. Per quanto astratto possa
sembrare, Number 14 presenta comunque immagini narrative. Frankenthaler fu incuriosita dall’idea di un
contenuto subliminale e trovò ispirazione anche nei metodi radicali di Pollock: la coreografia di un gesto
improvvisato e pieno di energia – «grovigli di smalti, intrecci, il lavoro di spalla e non di polso» – e l’idea che
la pittura astratta potesse trasmettere una sorta di “messaggio”.
L’astrazione, nata dal disegno spontaneo, permetteva a Frankenthaler di esprimere la sua creatività con segni
pittorici, simboli e “scene” evocative, senza svelarsi totalmente. L’ambiguità era essenziale perché le sue
immagini rimanessero misteriose, come poesie, e significassero cose diverse per persone diverse. Pollock le
permise di vedere la pittura come un processo intuitivo, guidato dal disegno: un approccio senza limiti, che
ha ispirato il capolavoro di Frankenthaler, Mountains and Sea, e molti dipinti di questa esposizione, tra cui le
opere di questa sala, che mostrano un’artista precoce di straordinario talento.
Jackson Pollock
Cody, Wyoming, 1912 – Springs, New York, 1956)
Number 14 (Numero 14)
olio su tela; cm 146,5 × 269,5
London, Tate. Purchased with assistance from the
American Fellows of the Tate Gallery Foundation, 1988
Helen Frankenthaler
Open Wall (Muro aperto)
olio su tela; cm 136,5 × 332,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Western Dream (Sogno occidentale)
olio su tela; cm 177,8 × 218,4
New York, The Metropolitan Museum of Art. Gift of
the Helen Frankenthaler Foundation, 2023 (2023.560)
Helen Frankenthaler
Mediterranean Thoughts
(Pensieri mediterranei)
olio su tela, dimensionata e preparata;
cm 256.9 x 238,1
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler sull’opera Number 14 di Jackson Pollock:
«[Numero 14 di Pollock] era più di semplice disegno, tessitura, intreccio, gocciolamento di un bastoncino
immerso nello smalto, più di semplice ritmo. Sembrava avere una complessità e un ordine tali da suscitare,
in quel momento, una mia reazione. Qualcosa di più … barocco, più disegnato e con alcuni elementi di
realismo astratto o di Surrealismo, o un loro riflesso… È un dipinto totalmente astratto, ma per me aveva in
più questa qualità».
—Intervista di Barbara Rose, 1968.
Helen Frankenthaler sull’opera Open Wall:
«[Il dipinto è iniziato come] un esperimento per creare una sorta di senso di spazio e di confine… In definitiva
l’essenza del dipinto, ciò che suscita una reazione, ha ben poco a che fare con il soggetto in sé, ma piuttosto
con l’interazione degli spazi e la giustapposizione delle forme».
—Intervista di Julia Brown, After Mountains and Sea, catalogo della mostra, 1998.
Sala 3
Vedere una scultura in acciaio dipinto di David Smith e una colonna in legno dipinto di Anne Truitt, entrambe
degli anni Sessanta, nella stessa sala insieme a quattro tele di Frankenthaler del periodo, permette di capire
perché la pittrice abbia sviluppato una stretta amicizia con entrambi gli scultori. Se le nuvole eteree di TuttiFrutti pulsano con leggerezza, gli stendardi rettangolari di The Human Edge scendono come monoliti.
Frankenthaler e Smith condividevano una convinzione quando si trattava di fare arte: «Nessuna regola!».
Non importava che tu fossi pittore o scultore (o entrambi), il messaggio era lo stesso: nessuna regola
significava non dare mai per scontato come la tua arte venisse creata, quali materiali fossero utilizzati o quale
aspetto avrebbero potuto avere i risultati. Essere aperti alle sorprese, anche se significava fallire, faceva parte
del processo creativo, così come spingere oltre i limiti quanto già stato fatto, per esprimersi in modo nuovo.
La scultura Untitled (Zig VI) di Smith, realizzata con pesanti travi impilate, saldate e montate su ruote in
miniatura come un monumentale giocattolo per bambini, appare gioiosa.
Frankenthaler e Truitt condividevano amicizie, esperienze di vita e un impegno reciproco nella pittura che
Truitt, come Smith, praticava in modo indipendente e in parallelo alla scultura. Seed di Truitt acquisisce
personalità attraverso le sue superfici dipinte.
Helen Frankenthaler
Alassio
olio su lino; cm 216,5 × 332,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Cape (Provincetown)
acrilico su tela; cm 278,5 x 237,2
Melbourne, National Gallery of Victoria. Purchased
with the assistance of the National Gallery Society of
Victoria, 1967, inv. 1773-5
David Smith
Decatur, Indiana, 1906 – South Shaftsbury, Vermont,
Untitled (Zig VI) (Senza titolo, Zig VI)
acciaio, vernice; cm 200,3 × 112,7 × 73,7
New York, The Estate of David Smith
Helen Frankenthaler
Tutti-Frutti
acrilico su tela; cm 296,6 x 175,3
Buffalo, New York, Buffalo AKG Art Museum. Gift of
Seymour H. Knox, Jr. 1976, K1976:8
Helen Frankenthaler
The Human Edge (Il limite umano)
acrilico su tela; cm 315 x 236,9
Syracuse, New York, Everson Museum of Art, Museum
purchase to honor Director, Max Sullivan on the
opening of the IM Pei building, 68.23
Anne Truitt
Anne Dean; Baltimore, Maryland 1921 – Washington,
D.C., 2004
Seed (Seme)
acrilico su legno; cm 217,3 × 45,7 × 45,7
Baltimore, The Baltimore Museum of Art. Gift of
Katharine Graham, Washington, D.C., BMA 1995.121
Helen Frankenthaler sull’opera The Human Edge:
«[The Human Edge] è stato dipinto nel momento in cui emergeva la pittura minimalista più rigorosa. Sul
bordo inferiore c’è una linea a forma di L molto personale, inquieta, non geometrica, non pulita. Quando è
arrivato il momento di dare un titolo [al dipinto] … [sapevo che] l’avrei chiamato The Human Edge, perché
nel Minimalismo c’era molto che negava la qualità umana, l’elemento umano».
—Trascrizione della conferenza di Palm Springs, 1996.
Sala 4
Le opere di altri artisti esposte in questa sala e nelle due piccole adiacenti permettono di approfondire il
circolo artistico di Frankenthaler. Alcuni lavori le sono stati donati come segno di amicizia, altri li ha acquistati
lei stessa. Kenneth Noland e Morris Louis videro Mountains and Sea nello studio di Frankenthaler sei mei
dopo che l’opera era stata dipinta. Rispetto alle dense astrazioni di Pollock, la tela a macchie leggere di
Frankenthaler, piena di luce e spazio, offriva un approccio alternativo che ha impresso un nuovo corso all’arte
americana.
Frankenthaler e Robert Motherwell sono stati sposati per tredici anni (1958-1971), condividendo famiglia e
amici, trascorrendo le estati a Cape Cod o in Europa e scambiandosi opinioni. Separati da quattordici anni di
età e diversi per temperamento (Frankenthaler estroversa, socievole e impetuosa; Motherwell timido,
studioso e introverso), entrambi vivevano per dipingere. Summertime in Italy di Motherwell (in questa sala)
e Alassio di Frankenthaler (in quella precedente) sono un ricordo dell’estate del 1960, quando la coppia
affittò una villa nella località ligure. Questi dipinti, ispirati dalla compagnia reciproca, dal sole e dal mare,
irradiano gioia di vivere.
Mark e Mell Rothko facevano parte del cenacolo artistico della coppia. Ciò che Pollock ha rappresentato per
Frankenthaler negli anni ‘50, Rothko lo è stato nei primi anni ‘60: l’ispiratore di una nuova forma di immagine
astratta. Cape (Provincetown) di Frankenthaler (nella sala precedente), ha particolari affinità con il Rothko in
questa: entrambi gli artisti rappresentano la forma geometrica esaltandone le qualità espressive.
Mark Rothko
Marcus Rothkowitz; Dvinsk, Russia, 1903 – New York,
Untitled (Senza titolo)
olio e tecnica mista su tela; cm 228,9 × 112
Washington, D.C., National Gallery of Art. Gift of the
Robert Motherwell
Aberdeen, Washington, 1915 – Provincetown,
Massachusetts, 1991
Summertime in Italy (Estate in Italia)
olio e grafite su carta; cm 148,4 × 107,9
Washington, D.C., National Gallery of Art. The Nancy
Morris Louis
Baltimore, Maryland, 1912 – Washington, D.C., 1962
Aleph Series V (Serie Aleph V)
Magna su tela; cm 266,7 × 206,1
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Kenneth Noland
Asheville, North Carolina, 1924 – Port Clyde, Maine,
Helen’s Choice (La scelta di Helen)
acrilico e grafite su tela; cm 239,1 × 174
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Sala 5
Risale agli inizi degli anni Cinquanta la prima di molte visite di Frankenthaler alla casa e allo studio di David
Smith nelle montagne Adirondack, vicino al Lago George, a 352 chilometri a nord di New York. Bolton Landing
era un mondo a parte, dove le nuvole si libravano su sculture totemiche di acciaio sparse per i campi. Lo
studio in blocchi di cemento di Smith appariva come uno spazio pieno di potenzialità, una lotta creativa fatta
di metalli pesanti fusi e saldati.
La scultura in questa sala è una figura preistorica, gladiatoria, minacciosa. Portrait of the Eagle’s Keeper è
stata una delle prime opere acquisite da Frankenthaler, che la teneva sempre con sé. La scultura la seguì nei
traslochi, e occupò un posto di rilievo anche nella casa dell’Upper East Side condivisa con Robert Motherwell,
dove era accostata ai dipinti Mountains and Sea (1952) di Frankenthaler, Elegy to the Spanish Republic No.
70 (1961) di Motherwell, Untitled (1949, regalo di Rothko a Motherwell), e ad altre amate opere sia di artisti
contemporanei che di arte antica.
David Smith
Portrait of the Eagle’s Keeper
(Ritratto del guardiano dell’aquila)
1948-1949
acciaio, bronzo; cm 96,5 x 32,7 × 57,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Sala 6
Frankenthaler ha conosciuto David Smith tramite il critico americano Clement Greenberg. Dopo il matrimonio
con Robert Motherwell nel 1958, Smith entrò a far parte della famiglia: i tre artisti, spesso accompagnati dai
figli piccoli, si frequentavano a New York, a Bolton Landing e a Cape Cod nei mesi estivi. La morte prematura
di Smith nella primavera del 1965 fu una perdita profonda.
Le opere di dimensioni ridotte di questa sala, tutte doni a Frankenthaler, sono un tributo all’amore e
all’amicizia. La piccola scultura Untitled di Smith è un turbinio di energia orgiastica simile a quella di TuttiFrutti di Frankenthaler. Due opere su carta senza titolo, tra le centinaia di disegni a pennello figurativi
realizzati da Smith negli anni Cinquanta, testimoniano un’immaginazione scultorea libera da regole.
Motherwell realizzò Helen’s Collage un anno prima del matrimonio con Frankenthaler. At Five in the
Afternoon di Motherwell, primo dipinto della serie “Elegy”, prende il titolo dalla famosa poesia di Federico
García Lorca sulla morte di un torero. Black on White No. 4, una singola figura geometrica sospesa nello
spazio, segna la transizione del pittore verso figure collegate, aperte e chiuse.
Robert Motherwell
At Five in the Afternoon (Alle cinque della sera)
1948-1949
caseina e grafite su cartoncino; cm 38,1 × 50,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
David Smith
Untitled (Senza titolo)
inchiostro su carta; cm 25,4 × 20,3
New York, Helen Frankenthaler Foundation
David Smith
Untitled (Senza titolo)
smalto e olio su carta; cm 58,4 × 63,5
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Robert Motherwell
Helen’s Collage (Il collage di Helen)
olio, carte incollate e carboncino su cartoncino; cm
74,9 × 49,5
New York, Helen Frankenthaler Foundation
David Smith
Untitled (Senza titolo)
bronzo; cm 14 × 29,2 × 12,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Robert Motherwell
Black on White No. 4 (Nero su bianco n. 4)
acrilico e grafite su carta; cm 15,2 × 20,3
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Sala 7
Nei primi anni Settanta, dopo il divorzio da Motherwell, Frankenthaler si reinventa. Trascorre le estati
viaggiando in Italia, Francia, Svizzera, Austria, Belgio e Inghilterra. Affitta una casa con studio sul lungomare
a Stamford, nel Connecticut, e trascorre più tempo lontana da New York. In seguito acquista una casa a
Shippan Point, dove costruisce uno studio. Alcuni dipinti del periodo riflettono questo nuovo ambiente
sereno, altri lasciano presagire un diverso lato della personalità della pittrice: emancipato, duro,
provocatorio.
Dal salotto di Frankenthaler la vista si apre sul Long Island Sound. Essere vicina all’acqua, come lo era stata
per molte estati a Provincetown con Motherwell, è per lei confortante. I panorami marini si uniscono ai
paesaggi come base per nuovi dipinti astratti, tonali e d’atmosfera. Per quanto Ocean Drive West #1 appaia
uniformemente monocromatico, immerso nel blu ceruleo, la superficie è animata da sottili passaggi di bianco
contrastati da linee iridescenti.
Una serie di dipinti “a strisce” della metà degli anni Settanta evoca l’orientamento verticale di un ambiente
urbano. Le fasce bianche che delimitano Plexus aprono la superficie come fessure e comprimono il centro
del dipinto: nuvole di colore delicatamente spugnate e pennellate. Le strisce vibrano con la stessa energia
delle bandiere di The Human Edge.
Mornings è uno dei numerosi dipinti che somigliano a formazioni geologiche o cavità corporee, su cui tratti
di pennarello nero e rosso guizzano come fendenti erranti, attraverso una schiuma oceanica bianca.
Helen Frankenthaler
Mornings (Mattine)
acrilico e pennarello su tela; cm 294,6 × 185,4
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Ocean Drive West #1
acrilico su tela; cm 238,8 × 365,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Heart of London Map (Cuore della mappa di Londra)
acciaio; cm 221× 63,5 × 209,6
The Levett Collection
Helen Frankenthaler
Plexus (Plesso)
acrilico su tela; cm 289,6 x 228,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler sull’opera Ocean Drive West #1:
«[Il dipinto] è stato realizzato lì [nello studio di Frankenthaler su Ocean Drive West, Shippan Point,
Stamford, Connecticut] … Su Ocean Drive West ti ritrovi sempre a fissare la linea dell’orizzonte… Ci sono
zone sfocate di Long Island oltre il Sound, alcune sono visibili, [altre] no. Non stavo guardando la natura o
un paesaggio marino, ma il disegno presente nella natura, proprio come il sole o la luna possono essere
visti come cerchi o come luce e ombra».
—HF in Frankenthaler: A Paintings Retrospective, 1989
Sala 8
L’ingresso nella mezza età è un rito di passaggio per tutti. Per Frankenthaler significava confrontarsi con
nuove realtà. Sapeva che era importante mantenere una presenza a New York per essere aggiornata sulle
opere degli altri artisti e gestire i suoi impegni, ma sapeva anche che trascorrere più tempo lontano dalla
città, vicino all’acqua, non era solo tranquillizzante ma anche essenziale. Era una questione di equilibrio, e lei
riuscì a bilanciare i diversi contesti, continuando a dipingere.
L’attenzione di Frankenthaler per la storia dell’arte, coltivata fin dalle lezioni di Paul Feeley al Bennington
College, non è mai venuta meno. Dalle caverne del Paleolitico alle ninfee di Monet, l’artista attinge all’arte
di tutti i tempi e, tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, trova rinnovata ispirazione nei dipinti di
Tiziano, Velázquez, Manet e Rembrandt. L’analisi di dettagli astratti nelle opere dei maestri del passato ha
permesso a Frankenthaler di raggiungere un nuovo livello tecnico entrando in un mondo tonale di veli diafani,
fondi colorati, sfumature delicate e trasparenze. L’artista scopre un altro tipo di spazio e di luce, che esprime
in opere come Eastern Light, Cathedral, Madrid e Star Gazing.
Anthony Caro entrò a far parte dell’ambiente di Frankenthaler nel 1959, durante il suo primo viaggio a New
York, e da allora rimase uno dei suoi amici più cari. È un giusto tributo vedere Ascending the Stairs di Caro
nella stessa sala di Yard di Frankenthaler. La scultura di Caro, completata dopo aver partecipato insieme a
Frankenthaler a un simposio su David Smith alla National Gallery of Art di Washington, si è evoluta pezzo per
pezzo, saldatura per saldatura, proprio come Yard di Frankenthaler. Entrambi condividono con Smith un
approccio empirico che ha luogo in tempo reale.
Helen Frankenthaler
Yard (Cortile)
acciaio; cm 109,2 × 68,6 × 96,5
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Anthony Caro
New Malden, UK, 1924 – London, 2013
Ascending the Stairs (Salendo le scale)
1979-1983
acciaio, lamiera, vernice; cm 111,8 × 83,8 × 101,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Eastern Light (Luce orientale)
acrilico su tela; cm 175,3 × 301
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Cathedral (Cattedrale)
acrilico su tela; cm 179,4 × 304,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Madrid
acrilico su tela; cm 162,2 × 295,9
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Star Gazing (Guardando le stelle)
acrilico su tela; cm 181,6 × 365,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler sull’opera Eastern Light:
«Quando sono in Connecticut [Shippan Point, Stamford], spesso esco sulla terrazza e osservo i continui
cambiamenti del cielo e delle maree e ciò che accade ai colori, alle forme e agli spazi. E in qualche modo
[trapela] nella mia estetica».
—Joanna Shaw-Eagle, Architectural Digest Visits: Helen Frankenthaler, 1985.
Helen Frankenthaler sull’opera Cathedral:
«Ho iniziato a usare la pittura [densa] in quelli che chiamo “grumi” … come se si disegnasse in alcune zone di
una tela colorata, trattando il resto come se fosse acquerello su carta, cosa che ho fatto per tutta la vita.
Penso che concentrarsi troppo su qualcosa solo perché è tela, grande e impegnativa, spesso sia di ostacolo.
[È meglio] trattare le cose come se fossero rilevanti, ma non indispensabili».
—Trascrizione della conferenza su Pollock-Krasner, 1994.
Helen Frankenthaler sull’opera Madrid:
«Sono sempre stata sensibile alle meraviglie dell’ambiente naturale. Quando ero bambina portavo mia
madre alla finestra della mia stanza nel nostro appartamento al tredicesimo piano di Manhattan e le chiedevo
di guardare le nuvole, perché ero incantata da ciò che potevo vedere fuori dalle finestre, dagli spazi e dai
mutamenti della natura».
—Intervista di Tim Marlow, May 2000, Connecticut.
Helen Frankenthaler sull’opera Star Gazing:
«Sento sempre… di avere le mie origini [nel] Cubismo. E ogni volta che sono bloccata… sento che è meglio
tornare al familiare… a una strada già percorsa, e che da lì nascerà qualcosa di nuovo. Di solito è la mia via
d’uscita. Ne vedo i segni qui, in qualcosa come [quei] rettangoli».
—Intervista di Andrew Forge, trascrizione Yale Art Gallery, 1993.
Sala 9
Negli anni Novanta Frankenthaler lavorava in due modi. Il primo si sviluppava in un’unica sessione, con solo
piccole aggiunte, secondo l’innovazione avviata decenni prima con Mountains and Sea. Le opere eseguite
nell’altra modalità, da lei definite «recuperate», presentavano una superficie più «lavorata o strofinata,
spesso più scura, più densa». Il risultato desiderato, indipendentemente dall’approccio era, un «bel dipinto»
che sembrava essere «nato in una volta sola, indipendentemente da quante ore, settimane o anni ci fossero
voluti per realizzarlo».
Frankenthaler non si è mai chiesta perché dipingesse o per chi. Fin dall’infanzia esprimeva se stessa
attraverso l’arte, e fare arte incanalava la sua energia emotiva e la manteneva concentrata e stabile.
Janus e Yin Yang sono uniti come fratello e sorella. Luoghi di confluenza degli opposti, entrambi i dipinti
condividono fondi colorati, superfici stratificate ed elementi trasparenti. Alcuni passaggi, orlati da scie di
fuoco o schizzati da una pioggia di punti neri, sembrano soglie di altre galassie, non diversamente da Star
Gazing (nella sala precedente).
The Rake’s Progress e Fantasy Garden mostrano una fisicità densa perché l’artista sperimentava gel
mescolato con acrilico e lavorato con rastrelli, cazzuole da muratore, spatole, spugne e cucchiai di legno. Le
dinamiche superfici di Borrowed Dream e Maelstrom (nella sala successiva) – dure, spigolose, ribelli –
sollevano domande esistenziali sul lavoro tardo dell’artista.
Helen Frankenthaler
Yin Yang
acrilico su tela; cm 146,11 × 284,5
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
The Rake’s Progress (Il progresso del rastrello)
acrilico su tela; cm 240 × 174
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Janus (Giano)
acrilico su tela; cm 144,8 × 240,7
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Fantasy Garden (Giardino di fantasia)
acrilico su tela; cm 242,6 × 179,1
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Sala video
Il video esplora la carriera di Helen Frankenthaler attraverso immagini e filmati d’archivio, tratti da fonti
diverse: un’occasione per vedere e ascoltare l’artista parlare delle persone e delle cose che per lei erano
importanti.
Sala 10
Frankenthaler ha sempre alternato la pittura su tela a quella su carta, un supporto più facile da utilizzare e,
se necessario, scartare. Il dialogo tra carta e tela era anche legato all’età: quando lavorare sul pavimento
diventava troppo faticoso l’artista usava grandi fogli di carta o tela disposti su piani di lavoro sollevati su
cavalletti.
I dipinti su carta che seguono il matrimonio di Frankenthaler con Stephen DuBrul nel 1994 sembrano
celebrare una nuova vita, pur rendendo omaggio alle relazioni passate. L’ottimismo, sostenuto da chiarezza
calligrafica, caratterizza Solar Imp e Cassis: ciascuno include rettangoli colorati impressi sulla carta con una
larga spugna. In Solar Imp i rettangoli appaiono sotto due forme nere, che ricordano le figure che compaiono
in numerosi dipinti e opere su carta di Frankenthaler e Motherwell durante il loro matrimonio.
Frankenthaler credeva nella bellezza, anche quando altri artisti più giovani e impegnati politicamente la
liquidavano come «obsoleta, priva di significato». La visione della bellezza di Frankenthaler incarnava la
condizione umana. Alcune delle opere tarde più toccanti degli ultimi anni, come Southern Exposure,
esprimono la fugacità del tempo. Guardando Driving East si potrebbe intravedere la fine. La luce tremolante
lungo l’orizzonte sta salendo o scendendo?
È naturale essere filosofici riguardo all’invecchiare. «Con il tempo, ci resta il meglio», così Frankenthaler
riassumeva la sua ricerca di un’arte libera da regole. Avendo vissuto pienamente, non c’era motivo di credere
diversamente.
Helen Frankenthaler
Borrowed Dream (Sogno in prestito)
acrilico su tela; cm 214,6 × 275,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Maelstrom
acrilico su tela; cm 118,1 × 273,1
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Cassis
acrilico su carta; cm 154,3 × 198,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Solar Imp (Impianto solare)
acrilico su carta; cm 198,1 × 151,8
New York, Helen Frankenthaler Foundation
Helen Frankenthaler
Driving East
(Guidando verso Est)
acrilico su tela; cm 132,4 × 207
Toronto, Audrey and David Mirvish
Helen Frankenthaler
Southern Exposure
(Esposizione a Sud)
acrilico su carta; cm 153,7 × 187,6
New York, Helen Frankenthaler Foundation
DOCUMENTARIO IN MOSTRA
DIPINGERE SENZA REGOLE. SU HELEN FRANKENTHALER
All’interno della mostra è proposto un breve video, prodotto dalla Fondazione Palazzo Strozzi con la
collaborazione della Helen Frankenthaler Foundation, che esplora la carriera di Helen Frankenthaler
attraverso immagini e filmati d’archivio, tratti da fonti diverse: un’occasione per vedere e ascoltare l’artista
parlare delle persone e delle cose che per lei erano importanti.
Il video è incluso anche fino al 10 novembre 2024 all’interno del programma CONTROLUCE: STORIES OF
BEAUTY, rassegna di film e video d’artista presso Gucci Visions (Palazzo della Mercanzia, Firenze).
Di seguito alcuni estratti delle parole dell’artista:
«Credo nella tradizione. Nel mio caso, la mia formazione – le mie radici – si è basata su Cézanne, sul
Cubismo analitico di Picasso e su Braque, Kandinsky, Miró, Gorky, Pollock e molti dei loro contemporanei,
mentori e amici. Ho imparato ad apprezzare i maestri del passato, il Quattrocento, il Rinascimento, insieme
al lavoro dei miei contemporanei. A volte per un artista, credo che gli sviluppi estetici si insinuino quasi
senza preavviso, con una sottile urgenza, una sorpresa inconsciamente programmata. C’è un ordine
naturale».
«La prima volta che ho visto i dipinti di Jackson Pollock è stato in una mostra che ha tenuto da Betty
Parsons nell’autunno del 1950. E credo che quello a cui ho reagito in modo particolare fosse la qualità del
tutto, dell’insieme, un avvenimento complessivo».
«Ho dovuto sviluppare la mia tecnica, ma penso che la tecnica determini l’estetica tanto quanto l’estetica di
una persona determini un nuovo mezzo. Il fare, il controllare e la sorpresa che ne deriva è un gesto che
faccio al meglio sentendo che i bordi possono espandersi e che posso manipolare la vernice e i lati in
relazione ad alto, basso, disegno, colatura, macchiatura, colorazione, con molta più libertà e meno limiti».
«Un bel quadro si basa in gran parte sul disegnare con il colore. In un certo senso, il disegno è il segreto del
colore perché il colore che non funziona nello spazio è solo una decorazione priva di significato».
«Credo che quando si sono avute una formazione e delle regole, nel mio caso con il Cubismo, e ci se ne
allontana, invece di andare sempre più a fondo, si va sempre più fuori, in alto, in basso, sulla superficie. Il
che non significa che si rinunci alla profondità e alla prospettiva, ma che si esca dal confine e si rimanga
dentro e sopra il piano pittorico».
«Volevo che i miei quadri funzionassero in termini di superficie, ma anche di profondità. Giocare con
l’ambiguità, quando ci riesci, è parte del magico je ne sais quoi che fa funzionare qualsiasi quadro e
trasmette un messaggio».
«Un cliché che applico sempre su me stessa è che la mia unica regola è non avere regole, e se hai un vero
senso dei limiti, allora sei libero di superarli, fine».
HELEN FRANKENTHALER: BIOGRAFIA
12 dicembre 1928
Helen nasce a New York, minore delle tre figlie di
Martha Lowenstein e Alfred Frankenthaler, giudice
della Corte Suprema dello Stato di New York.
Frankenthaler si laurea e poi torna poi a New York
dove allestisce uno studio.
Inizia una relazione con il critico Clement Greenberg,
che le fa conoscere gli artisti della Scuola di New York,
tra cui Elaine e Willem de Kooning, Lee Krasner,
Barnett Newman, Jackson Pollock, David Smith.
Adolph Gottlieb la seleziona per la collettiva Fifteen
Unknowns alla Kootz Gallery.
1. 1933 Helen, al centro, con la famiglia.
Frankenthaler è la più giovane partecipante alla
mostra 9th Street Exhibition of Paintings and
Sculpture.
Frequenta casa e studio di David Smith a Bolton
Landing, New York e acquista Portrait of the Eagle’s
Keeper (1948-1949).
1946-1949
Studia pittura con Paul Feeley al Bennington College
nel Vermont.
Primo viaggio in Europa.
A Bolton Landig con The Hero di David Smith in lavorazione.
Prima personale alla Tibor de Nagy Gallery a New
York.
2. Frankenthaler con l’amica Gaby Rodgers a Bruxelles.
4.Allestimento della prima personale alla Tibor de Nagy Gallery.
1952
In ottobre dipinge Mountains and Sea (Montagne e
mare) primo lavoro realizzato con la tecnica del soak
stain (imbibizione a macchia).
In dicembre il primo appuntamento di Robert
Motherwell e Frankenthaler ha luogo alla Leo Castelli
Gallery, dove opere di lei sono esposte in una
collettiva.
5. Helen Frankenthaler, Mountains and Sea, 1952. Washington,
D.C., National Gallery of Art. Helen Frankenthaler Foundation,
New York, on extended loan to the National Gallery of Art,
Washington, D.C.
7. Frankenthaler nel suo studio, New York, 1956, «Life» 1957.
Alla seconda personale Frankenthaler presenta anche
Mountains and Sea. Greenberg mostra l’opera a
Morris Louis e Kenneth Noland: entrambi adotteranno
la tecnica soak-stain.
In estate Frankenthaler e Greenberg a Venezia
incontrano Peggy Guggenheim e visitano la 27.
Biennale, dove Smith è tra gli artisti che
rappresentano gli Stati Uniti.
Frankenthaler si trasferisce a casa di Motherwell al
173 della East 94th Street.
8. Biglietto di San Valentino disegnato da Frankenthaler per
Motherwell, 1958
Si sposano il 6 aprile e trascorrono la luna di miele in
Spagna e Francia. A Saint-Jean-de-Luz, affittano una
villa dove allestiscono i loro studi.
6. Frankenthaler e Greenberg in piazza San Marco, Venezia.
Trojan Gates (Le porte di Troia, 1955) viene acquisito
dal Museum of Modern Art.
9.Frankenthaler e Motherwell a Saint-Jean-de-Luz, Francia.
1959
Frankenthaler inizia a esporre alla André Emmerich
Gallery. Frankenthaler e Motherwell prendono in
affitto una casa per l’estate a Falmouth,
Massachussets. Smith e Rothko, tra gli altri, sono loro
ospiti.
10. Motherwell, Frankenthaler, Mark e Mell Rothko a Falmouth.
Caro si reca negli Stati Uniti per la prima volta e
conosce Frankenthaler, Motherwell e Smith.
In gennaio si apre la prima retrospettiva di
Frankenthaler al Jewish Museum di New York, curata
dal poeta Frank O’Hara.
12. Frankenthaler e Motherwell a Provincetown.
Comincia a sperimentare con i colori acrilici. Alla
Galleria dell’Ariete di Milano apre la sua prima
personale in Italia.
13. Frontespizio del catalogo.
11. Frankenthaler e O’Hara all’inaugurazione della mostra.
In estate Frankenthaler e Motherwell si recano a
Parigi e poi ad Alassio, dove allestiscono i loro studi.
Frankenthaler e Motherwell passano le estati a
Provincetown, Massachusetts e vi allestiscono i loro
studi. Vi passeranno la maggior parte delle estati del
decennio.
Alla André Emmerich Gallery visita la prima personale
di Anne Truitt, e poco dopo le artiste avviano una
corrispondenza che durerà decenni.
Frankenthaler è fra gli artisti selezionati per la
collettiva Post-Painterly curata da Greenberg al Los
Angeles County Museum of Art.
23 maggio 1965
Smith muore in un incidente d’auto. Scrive
Frankenthaler «non ci riprenderemo mai dallo shock
della sua perdita. Ci manca terribilmente».
16. Frankenthaler, Kongresshalle di Berlino.
14. Frankenthaler e Smith, Bolton Landing.
Frankenthaler, Ellsworth Kelly, Roy Lichtenstein e Jules
Olitski vengono scelti per rappresentare gli USA alla
33. Biennale di Venezia. Caro è uno dei cinque artisti
del padiglione britannico.
In autunno Frankenthaler espone, unica donna, alla
mostra New York Painting and Sculpture: 1940-1970
curata da Henry Geldzahler al Metropolitan Museum
of Art.
In gennaio Frankenthaler si trasferisce in un nuovo
studio sulla East 83rd Street.
Frankenthaler moves her studio to East 83rd Street.
In estate 1971 Frankenthaler e Motherwell divorziano;
Frankenthaler rimane in East 94th Street.
Viene pubblicata la monografia di Barbara Rose su
Frankenthaler. In luglio Frankenthaler trascorre una
vacanza a Ischia.
Frankenthaler e Anthony Caro, Torcello, Venezia
Una retrospettiva dei dipinti di Frankenthaler apre al
Whitney Museum of American Art e si sposta poi alla
Whitechapel Gallery di Londra, all’Orangerie
Herrenhausen di Hannover e alla Kongresshalle di
Berlino.
17. Schizzi per Matisse Table sulla carta intestata dell’albergo
Regina Isabella di Lacco Ameno, Ischia.
In agosto, nello studio di Caro a Londra, realizza dieci
sculture. Per alcune utilizza materiali che Caro aveva
acquistato da Smith a Bolton Landing.
1973
Esegue la sua prima xilografia, East and Beyond (Est e
oltre) presso l’ULAE (Universal Limited Art Editions).
Trascorre l’estate a Shippan Point, a Stamford nel
Connecticut, dove trasforma in studio il soggiorno della
casa affacciata sul Long Island Sound.
Una retrospettiva di opera su carta apre al
Guggenheim Museum.
Frankenthaler’s works on paper retrospective opens
at the Guggenheim Museum.
Completa, presso la Tallix Foundry, a Beacon, New
York, Gateway, un paravento di pannelli in bronzo.
20. Frankenthaler al lavoro su Gateway alla Fonderia Tallix, 1987
16. Frankenthaler nello studio a Shippan Point.
1977-1979
Il regista Perry Miller Adato realizza il documentario
Frankenthaler: Toward a New Climate.
Acquista una casa a Shippan Point, dove allestisce uno
studio. [20]
Helen Frankenthaler: A Paintings Retrospective si apre
al Museum of Modern Art di New York. La mostra si
sposta poi al Los Angeles County Museum of Art, al
Detroit Institute of Arts e al Modern Art Museum di
Fort Worth.
John Elderfield’s pubblica la monografia
Frankenthaler.
Lascia lo studio newyorkese dopo ventuno anni; il
nuovo studio di Shippan Point diventa il principale
spazio dedicato alla pittura.
Kenneth Noland, Frankenthaler e Clement Greenberg a
Saddle Rock Road, Shippan Point, Stamford, Connecticut. 1979
In primavera Frankenthaler realizza scenografie e
costumi per il balletto di Michael Corder, Number
Three, messo in scena dal Royal Ballet alla Royal
Opera House di Londra.
Lo studio di Frankenthaler a Saddle Rock Road,
Shippan Point, Stamford, Connecticut.
1992
Inizia a esporre con Knoedler & Company. In luglio
incontra Stephen DuBrul: si sposeranno nel 1994.
Una retrospettiva di incisioni di Frankenthaler
inaugura alla National Gallery of Art, Washington,
D.C., e viene poi presentata in USA e Giappone.
In autunno Frankenthaler e DuBrul si trasferiscono da
Shippan Point a Darien, Connecticut.
After Mountains and Sea: Frankenthaler 1956-1959
apre al Guggenheim Museum. Frankenthaler lascia la
sua casa sulla East 94th Street scegliendo Darien come
residenza e studio.
È insignita della National Medal of the Arts
2004-2010
Problemi di salute compromettono la capacità di
Frankenthaler di continuare a dipingere. Numerose
mostre delle sue opere vengono allestite negli USA e
nel mondo.
27 dicembre 2011
Frankenthaler muore a Darien a 83 anni.
Crediti fotografici
Salvo diversa indicazione, Photos courtesy Helen Frankenthaler Foundation Archives, New York.
3, 10. Courtesy of the Dedalus Foundation Archives; 4. Photo by Jerry Cooke © Jerry Cooke Photographic Archive,
Briscoe Center for American History, University of Texas at Austin; 5. Photo courtesy National Gallery of Art,
Washington © 2024 Helen Frankenthaler Foundation, Inc./Artists Rights Society (ARS), New York/SIAE, Rome; 7. Photo
by Gordon Parks © The Gordon Parks Foundation; 12, 20. Photo by Hans Namuth © 1991 Hans Namuth Estate, Center
for Creative Photography, University of Arizona; 14. Photo by Alexander Liberman; courtesy J. Paul Getty Trust © J.
Paul Getty Trust. Getty Research Institute, Los Angeles (2000.R.19); 15. Photo by John Kasmin; courtesy of the artist
and Lyndsey Ingram; 18. Photo by Edward Youkilis; 19. Photo by Cora Kelley Ward; 21. Photo by Vincent Dion.
L’innovazione della tecnica soak-stain
Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole celebra un’artista che ha sfidato le convenzioni e allargato i
confini della pittura con un approccio audace e intuitivo che ha infranto le norme tradizionali. Con la sua
innovativa e originale tecnica soak-stain (imbibizione a macchia), introdotta nell’ottobre 1952 a partire dal
celebre dipinto Mountains and Sea, Frankenthaler ha ridefinito l’idea di pittura astratta, aprendo un nuovo
dialogo tra colore, spazio e forma, tanto che l’opera è stata definita «la stele di Rosetta del Color Field».
La tecnica soak-stain consiste nell’applicare colori diluiti direttamente su una tela non preparata distesa
orizzontalmente. Questo metodo permette al colore di penetrare nel tessuto della tela stessa, creando effetti
simili a quelli dell’acquerello, ma su superfici ampie e con pitture inizialmente a olio, e in seguito acriliche.
Questi i passaggi principali della tecnica:
1. Preparazione della tela: Frankenthaler usava tele di grandi dimensioni, non preparate con il
consueto strato di gesso e colla, per consentire ai colori di essere assorbiti nelle fibre del tessuto.
2. Diluzione del colore: Frankenthaler diluiva i colori a olio con trementina o altri solventi per ottenere
una consistenza fluida e trasparente. Questo permetteva alla pittura di diffondersi facilmente sulla
tela. Dal 1962 ha iniziato a sperimentare i colori acrilici, che in seguito ha adottato stabilmente.
3. Applicazione del colore: sulla tela distesa sul pavimento, Frankenthaler versava, spruzzava o
applicava i colori, lasciando che si espandessero e venissero assorbiti dalle fibre del tessuto.
4. Strumenti utilizzati: Frankenthaler utilizzava pennelli, spugne e spazzole di diverse dimensioni e
forme per applicare e manipolare i colori sulla tela; secchi e lattine che le permettevano di versare e
mescolare grandi quantità di colore; rulli per stendere il colore in modo uniforme o creare specifici
effetti di texture; stracci e panni per strofinare e spandere il colore sulla tela; mani e dita per avere
un controllo più diretto e personale sul processo; pipette e siringhe per applicare il colore in maniera
precisa e controllata, ottenendo dettagli e linee sottili; bastoni, spatole e rastrelli per disegnare o
graffiare la superficie della pittura ancora fresca.
Ha sintetizzato Helen Frankenthaler: «Uso tutto. Uso grandi pennelli per ferramenta. Uso spatole.
Spesso vado in un buon negozio di ferramenta o in un negozio di alimentari e prendo cose a cinque
e dieci centesimi. Una volta ho fatto un quadro fantastico con un cucchiaio per spaghetti. Uso
molte spugne, molte spugne su bastoni, spugne per pavimenti, tergicristalli. E poi a volte, un bel
pennellino di zibellino. Quindi, anche, vari materiali. Sì. A volte un guanto di camoscio e la mia
mano, a seconda dell’idea e di ciò di cui il quadro sembra aver bisogno, perché impari molto
guardandolo e lasciando che ti dica cosa, dove, e come stia chiedendo qualcosa in più».
5. Interazione tra i colori: uno degli aspetti distintivi della tecnica soak-stain è l’interazione tra i colori.
Poiché la pittura era molto diluita, i colori si fondevano tra loro direttamente sulla tela, creando
transizioni sfumate e sovrapposizioni traslucide, senza le demarcazioni nette tipiche della pittura
tradizionale.
6. Manipolazione e controllo: sebbene il processo fosse in parte casuale, Frankenthaler guidava e
controllava il flusso della pittura con inclinazioni della tela, l’uso di attrezzi per muovere il colore, e
l’applicazione di ulteriori strati di colore per ottenere l’effetto desiderato.
Questa tecnica innovativa non solo ha dato luogo a composizioni di grande impatto visivo, ma ha anche
influenzato notevolmente lo sviluppo della pittura astratta, ispirando molti artisti successivi a esplorare
nuove modalità di interazione con i materiali pittorici.
Frankenthaler nel suo studio, New York, aprile 1964
Fotografata da Alexander Liberman. amico, fotografo, artista
e direttore editoriale di «Vogue», 1974
Lo studio di Frankenthaler di Saddle Rock Road, Shippan
Point, Stamford, Connecticut, luglio 1991
Attrezzi nello studio di Helen Frankenthaler a Saddle Rock
Road, Shippan Point, Stamford, Connecticut, luglio 1991.
UNA MOSTRA, UNA PIATTAFORMA DI ESPERIENZE
Palazzo Strozzi dedica un’attenzione particolare ai propri visitatori e propone numerose attività pensate per
rendere l’esperienza con l’arte coinvolgente per tutte le età.
ADULTI
Visite guidate
Percorsi guidati attraverso le opere di Helen Frankenthaler.
Per gruppi: € 100, max 20 persone. Per singoli: gratuito con biglietto della mostra tutti i lunedì alle ore 18.00
e le domeniche alle ore 15.00, con il supporto di Unicoop Firenze. Prenotazione obbligatoria.
Dentro la pittura
Ciclo di visite alla mostra condotte in dialogo da un educatore museale e un restauratore esperto di pittura.
Attività gratuita con biglietto di ingresso alla mostra. Prenotazione obbligatoria.
TEENAGER
Kit Teenager
Un materiale interpretativo con approfondimenti e spunti di riflessione dedicato agli adolescenti per
esplorare la mostra da soli o insieme agli amici. Disponibile gratuitamente in biglietteria e scaricabile sul sito
palazzostrozzi.org. Con il supporto della Fondazione Hillary Merkus Recordati.
Senza Adulti
Giovedì 23 gennaio: una speciale serata in cui studenti liceali della Città Metropolitana di Firenze conducono
visite guidate a staffetta, raccontando ai propri coetanei le opere della mostra. Attività gratuita con biglietto
d’ingresso alla mostra. Con il supporto della Fondazione Hillary Merkus Recordati.
SCUOLE
Visite e laboratori per le classi
Percorsi per conoscere l’arte di Helen Frankenthaler attraverso visite dialogiche ed esperienze creative.
Disponibili per i vari gradi scolastici, i contenuti dei percorsi sono calibrati per le diverse fasce d’età.
€ 3 a studente visita in mostra; € 4 a studente visita + laboratorio; € 80 gruppi studenti universitari.
Non include il costo del biglietto d’ingresso alla mostra. Prenotazione obbligatoria.
FAMIGLIE
Laboratori per famiglie
Attività dedicate a bambini e adulti per scoprire insieme la mostra e sperimentare i linguaggi dell’arte.
Attività gratuite con biglietto d’ingresso alla mostra. Prenotazione obbligatoria.
– Guardare le nuvole: ogni sabato ore 17.00 per famiglie con bambini da 3 a 6 anni a partire dal 9 novembre
– Macchie fantastiche: ogni domenica ore 10.30 per famiglie con bambini da 7 a 12 anni
Kit Famiglie
Un materiale dedicato agli adulti e ai bambini dai 5 anni in su per visitare la mostra insieme e giocare con
l’arte. Un percorso tra le opere con suggerimenti di osservazione e spunti di riflessione. Disponibile
gratuitamente in biglietteria e scaricabile sul sito palazzostrozzi.org. Con il supporto di Ferrovie dello Stato.
PROGETTI DI ACCESSIBILITÀ
Un programma di attività per rendere Palazzo Strozzi uno spazio di convivenza delle differenze. Progetti per
ragazzi autistici (Sfumature), persone con Alzheimer (A più voci), disabilità e disagio psichico (Connessioni),
visite in LIS (Segni e parole) e un percorso di danza dedicato al benessere delle persone con Parkinson (Corpo
libero).
EVENTI SPECIALI
Helen Frankenthaler: Friends and Affinities
Speciale tavola rotonda in occasione dell’apertura della mostra Dipingere senza regole
27 settembre 2024, 17.00 – 19.00; Firenze, Palazzo Strozzi, Altana
Palazzo Strozzi Night
Giovedì 12 dicembre, dalle ore 18.00
Una speciale serata dedicata agli Under30 in collaborazione con Unicoop Firenze.
INFO E PRENOTAZIONI
IL MARIA MANETTI SHREM EDUCATIONAL CENTER
Inaugurato nel 2022 con oltre 40.000 partecipanti e più di 700 attività negli ultimi 2 anni, il Maria Manetti
Shrem Educational Center è il cuore di tutti i progetti educativi di Palazzo Strozzi per scuole, famiglie, giovani
e adulti, con una particolare attenzione all’accessibilità.
Le tre sale del centro, situate all’ingresso della mostra, costituiscono uno spazio pensato per essere inclusivo
e accessibile, in cui è possibile trasformare l’incontro con l’arte in un’opportunità per riflettere su sé stessi,
su quello che ci lega agli altri e al mondo. Gli ambienti del Maria Manetti Shrem Educational Center sono
appositamente pensati per consentire al maggior numero di persone di trasformare l’incontro con l’arte in
un’occasione in cui ogni partecipante è valorizzato e ognuno può sentirsi coinvolto.
Il Maria Manetti Shrem Educational Center è uno spazio in cui è possibile forgiare nuovi rapporti tra i singoli
individui e le proprie famiglie, oltre che creare un campo interdisciplinare di lavoro e confronto tra artisti,
educatori museali, operatori socio-sanitari, esperti di diverse discipline.
Tra i progetti di eccellenza quelli dedicati all’inclusione, con attività per ragazzi autistici (Sfumature), persone
con Alzheimer (A più voci), disabilità e disagio psichico (Connessioni), visite in Linguaggio dei Segni (Segni e
parole) e un percorso di danza dedicato al benessere delle persone con Parkinson (Corpo libero), che si
rinnovano per ogni mostra ampliando il raggio di azione nella comunità del territorio.
«L’arte di vivere è l’arte del donare. Sono davvero lieta di sostenere le arti e la cultura e in particolare renderne
possibile l’accesso alle persone più fragili. L’arte può aiutare le persone, mettendole in relazione attraverso
una visione olistica». (Maria Manetti Shrem)
Nata a Firenze, Maria Manetti Shrem si trasferisce a San Francisco nel 1972, dove diviene strumentale per l’internazionalizzazione di
alcuni tra i più iconici brand di moda del mondo come Gucci e Fendi.
Insieme al marito Jan Shrem, da tempo Maria sostiene in modo filantropico oltre 50 programmi attraverso 35 fondazioni negli Stati
Uniti, in Italia e nel Regno Unito. Tra queste, negli USA si segnalano UC Davis, il Metropolitan Opera di New York, la San Francisco
Opera, il Festival Napa Valley, la San Francisco Symphony, il SF MoMA, KQED, Cal Performances, ArtSmart, SF Film, e centri ospedalieri
come UCSF (neurologia, ortopedia) e CPMC (cardiologia). In Europa, Maria è una delle principali sostenitrici di King’s Foundation,
Royal Drawing School, Friends of the Louvre, Venetian Heritage, FAI (Fondo Ambiente Italiano), Fondazione Palazzo Strozzi, Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino, Museo Novecento, Mascarade Opera, Andrea Bocelli Foundation.
I coniugi Manetti-Shrem sono i co-fondatori del Jan Shrem and Maria Manetti Shrem Museum of Art presso UC Davis, inaugurato nel
2016 come completamento di oltre 60 anni di raccolte artistiche dell’istituzione. La collezione del museo include opere dei maggiori
artisti californiani quali Wayne Thiebaud, William T. Wiley, Robert Arneson, Roy De Forest, Manuel Neri. La straordinaria architettura
del museo è stata riconosciuta da ARTNEWS che la ha inserito tra i “25 migliori edifici museali del mondo degli ultimi 100 anni”.
Maria ha ricevuto numerosi riconoscimenti come eccezionale ambasciatrice culturale tra gli Stati Uniti e l’Italia e come straordinaria
filantropa delle arti. Tra questi, il Presidente della Repubblica Italiana le ha conferito nel 2019 il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine
della Stella d’Italia. Nel 2022, il Sindaco di Firenze, Dario Nardella, le ha assegnato le Chiavi della Città per il suo ispiratore ruolo di
mecenate, seguendo le orme dell’eredità dei Medici. La Città e la Contea di San Francisco hanno proclamato il 22 giugno come il
Manetti Shrem Day for Philanthropy. Il Festival Napa Valley ha conferito alla coppia Manetti Shrem il primo Angels of The Arts Award.
In occasione dell’evento “Maria – 50 anni in America” organizzato da SF Opera e SF Symphony, la sede del Municipio di San Francisco
è stata eccezionalmente illuminata con i colori della bandiera italiana per onorare la sua incomparabile attività filantropica. Maria è
stata riconosciuta con il più alto onore comunitario, lo Spirit of the Opera Award. Nel 2023 è stata insignita della UC Davis Medal, la
più importante onorificenza dedicata a singoli individui dall’Università della California, come riconoscimento di straordinari contributi
che incarnano lo spirito dell’istituzione.
FUORIMOSTRA
Per ogni mostra Palazzo Strozzi propone un itinerario nella regione creando una connessione tra la mostra e
musei, istituzioni culturali e partner della Città Metropolitana di Firenze e della Regione Toscana. Palazzo
Strozzi si pone come un catalizzatore per Firenze e la Toscana, alla ricerca di sinergie e collaborazioni che
stimolino la promozione culturale del territorio.
Sono 15 i luoghi coinvolti nel Fuorimostra sviluppato in occasione della mostra Helen Frankenthaler.
Dipingere senza regole:
Firenze
Collezione Casamonti
Gucci Visions
IED Firenze
Museo Ferragamo
Museo Novecento
Museo Sant’Orsola
New York University
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Teatro della Toscana
Villa Bardini
Villa Romana
Bargino
Antinori Art Project
Palaia
Villa Lena
Prato
Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci
San Casciano Val di Pesa
Collezione Freymond
Per maggiori informazioni: http://www.palazzostrozzi.org/fuorimostra
PALAZZO STROZZI IN BIBLIOTECA
In occasione della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole Palazzo Strozzi organizza un ciclo di
presentazioni in cinque biblioteche comunali di Firenze e in sei biblioteche della Città Metropolitana di
Firenze (Bagno a Ripoli, Borgo San Lorenzo, Empoli, Lastra a Signa, San Casciano in Val di Pesa e Scandicci)
per scoprire la lunga carriera della grande artista americana e le opere più significative presentate
nell’esposizione.
Nelle biblioteche sarà inoltre possibile consultare e prendere in prestito il catalogo della mostra e una
selezione di volumi legati ai temi dell’esposizione.
Le presentazioni sono a cura di Ludovica Sebregondi, Curatrice Fondazione Palazzo Strozzi, e Martino
Margheri, Progetti educativi e public program Fondazione Palazzo Strozzi. La partecipazione è gratuita con
prenotazione obbligatoria contattando la biblioteca di riferimento.
Firenze:
Giovedì 3 ottobre, ore 18.00: Biblioteca delle Oblate, Sala Conferenze, via dell’Oriuolo 24, Firenze
Giovedì 17 ottobre, ore 17.30: Biblioteca Luzi, via Ugo Schiff 8, Firenze?
Venerdì 18 ottobre, ore 17.30: Biblioteca Filippo Buonarroti, viale Alessandro Guidoni 188, Firenze
Martedì 29 ottobre, ore 17.00: Biblioteca Villa Bandini, Via del Paradiso 5, Firenze
Martedì 13 novembre, ore 17.00: BiblioteCaNova Isolotto, via Chiusi 3/4, Firenze?
Città Metropolitana di Firenze:
Mercoledì 16 ottobre, 17.30: Biblioteca comunale, Via Roma 37, San Casciano in Val di Pesa (FI)?
Mercoledì 30 ottobre, 17.30: Biblioteca comunale “Renato Fucini”, Via Cavour 36, Empoli (FI)
Martedì 12 novembre, 17.30:?Biblioteca comunale, Piazza Giuseppe Garibaldi 10, Borgo San
Lorenzo (FI) ?
Mercoledì 4 dicembre, 17.30:?Biblioteca comunale, Via Palmiro Togliatti 37, Lastra a Signa (FI) ?
Venerdì 6 dicembre, 17.30: Biblioteca comunale, via di Belmonte 38, Bagno a Ripoli (FI)?
Giovedì 12 dicembre, 17.30:?Biblioteca comunale, Via Roma 38A, Scandicci (FI)?
Il ciclo di appuntamenti è realizzato in collaborazione con la Biblioteca delle Oblate, le Biblioteche comunali
di Firenze e le Biblioteche della Città Metropolitana.
Si ringrazia per il sostegno la Città Metropolitana di Firenze.
Helen Frankenthaler: Friends and Affinities
Speciale tavola rotonda in occasione dell’apertura della mostra Dipingere senza regole
27 settembre 2024, 17.00 – 19.00
Firenze, Palazzo Strozzi, Altana
In concomitanza con l’apertura della mostra Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole, venerdì 27
settembre alle ore 17.00 presso la sala Altana, Palazzo Strozzi ospita una speciale tavola rotonda dal titolo
Helen Frankenthaler: Friends and Affinities. L’appuntamento esplorerà la vita e l’opera di Frankenthaler, le
sue relazioni con altri artisti suoi contemporanei e la ricezione storica e recente del suo lavoro tra Europa e
Stati Uniti.
Moderato da Douglas Dreishpoon, Direttore dell’Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné e curatore della
mostra, il panel riunirà studiosi, curatori e scrittori internazionali, proponendo una riflessione sull’impatto
di Frankenthaler sull’arte moderna e contemporanea e approfondendo le connessioni artistiche e le
influenze creative che hanno plasmato la sua pratica nel corso della sua carriera di oltre sei decenni.
Michael Brenson, noto scrittore, docente, storico dell’arte e già critico d’arte per il «New York Times»,
offrirà un’articolata riflessione delle intersezioni tra il lavoro di Frankenthaler e quello dei suoi
contemporanei. Mary Gabriel, autrice del celebre libro Ninth Street Women, fornirà un prezioso contesto
sui successi di Frankenthaler, concentrandosi sul ruolo cruciale delle artiste nella nascita dell’arte moderna.
Infine, Daniel Zamani, Direttore Artistico del Museo Frieder Burda a Baden-Baden e curatore di The Shape
of Freedom: International Abstraction after 1945, condurrà una riflessione sull’arte astratta nel dopoguerra,
riflettendo sul ruolo di Frankenthaler nel contesto generale dell’arte del XX secolo.
Il panel rappresenta un’occasione unica per ascoltare voci di spicco nel mondo dell’arte e approfondire la
conoscenza della vita, del lavoro e dell’eredità di Helen Frankenthaler.
L’appuntamento si terrà in inglese. Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili. L’evento sarà
videoregistrato e disponibile successivamente sul canale YouTube di Palazzo Strozzi. Prenotazione
consigliata
Relatori:
• Douglas Dreishpoon (Moderatore)
Direttore dell’Helen Frankenthaler Catalogue Raisonné e curatore di Helen Frankenthaler. Dipingere
senza regole.
• Michael Brenson
Scrittore, docente, storico dell’arte e già critico d’arte per il New York Times.
• Mary Gabriel
Autrice di Ninth Street Women: Lee Krasner, Elaine de Kooning, Grace Hartigan, Joan Mitchell e
Helen Frankenthaler: Cinque pittrici e il movimento che ha cambiato l’Arte Moderna.
• Daniel Zamani
Direttore Artistico del Museo Frieder Burda a Baden-Baden, Germania, e curatore di The Shape of
Freedom: International Abstraction after 1945.