Recentemente, un sondaggio condotto da Scott Rasmussen per conto di Napolitan News ha sollevato una serie di preoccupazioni riguardo alle opinioni di una significativa porzione di elettori democratici sull’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Questo sondaggio, realizzato su un campione di 1.000 elettori registrati il 16 e 17 settembre, ha rivelato dati che sembrano preoccupanti, specialmente per la nostra comprensione del clima politico attuale.
Secondo il sondaggio, una percentuale preoccupante di democratici esprime incertezza o addirittura sostegno all’idea che l’America starebbe meglio se Trump fosse stato assassinato nel recente tentativo di omicidio. In particolare, il 17% degli elettori ritiene che il paese sarebbe in una situazione migliore se l’ex presidente fosse stato ucciso.
Il sondaggio ha inoltre messo in luce una divisione significativa tra i democratici: il 28% afferma esplicitamente che l’America starebbe meglio con Trump fuori dai giochi, mentre il 25% è indeciso. In sintesi, il 53% dei democratici si trova in una posizione che potrebbe essere interpretata come favorevole all’idea di eliminazione Trump, o perlomeno, non chiaramente contraria.
Napolitan News ha descritto questo fenomeno come una desensibilizzazione all’idea di violenza politica, sottolineando come il tentativo di assassinio dell’ex presidente sia stato accolto con un’atteggiamento che potrebbe essere visto come disturbante. La pubblicazione ha messo in guardia contro il rischio crescente di radicalizzazione tra gli elettori, suggerendo che figure di spicco come Kamala Harris e Joe Biden, così come i loro alleati nei media, potrebbero aver contribuito a questa situazione attraverso la retorica polarizzante.
RMG Research ha anche indagato su come i democratici ei repubblicani percepiscono il coinvolgimento di Trump e del suo entourage nel tentato omicidio. Il 49% dei democratici ritiene che Trump o la sua campagna potrebbero essere coinvolti, con il 21% che considera tale possibilità molto probabile. D’altra parte, il 52% dei repubblicani sospetta che il Partito Democratico o la campagna di Kamala Harris potrebbero essere coinvolti, con il 28% che ritiene questa possibilità molto alta.
Questi risultati sollevano interrogativi sull’influenza dei media aziendali e della retorica politica sulla percezione pubblica. Accuse gravi e continuano di estremismo e di minacce alla democrazia sono state diffuse attraverso canali mainstream come CNN e MSNBC. Questi media, insieme a pubblicazioni come l’Atlantic e Newsweek, sono accusati di alimentare un clima di odio e di giustificare mentalmente il pensiero che Trump potrebbe essere una minaccia che merita l’eliminazione.
La retorica incendiaria, sebbene non accetti l’idea di incitare direttamente alla violenza, contribuisce a un contesto in cui tali pensieri possono diventare più accettabili per alcuni segmenti della popolazione. La questione di quanto i media e i leader politici contribuiscono a questa radicalizzazione è cruciale, poiché la ripetizione di bugie e accuse infondate potrebbe contribuire a un clima di tensione e potenzialmente a episodi di violenza.
In conclusione, i risultati del sondaggio di Rasmussen riflettono una preoccupante inclinazione tra una parte significativa degli elettori democratici verso la violenza politica, alimentata da una narrativa mediatica e politica fortemente polarizzante. Questo scenario invita a una riflessione seria su come il linguaggio e le rappresentazioni pubbliche influenzano le opinioni e le percezioni della popolazione, e su quali misure adottare per prevenire un ulteriore deterioramento del clima politico.