
Nell’ambito del diritto sportivo, le sfide legali che le federazioni e gli atleti devono affrontare stanno diventando sempre più complesse e multidimensionali. L’Avv. Daniela De Tommaso, esperta di diritto sportivo e coordinatrice di un importante corso sulla materia, ci fornirà una panoramica sulle principali problematiche del settore. L’intervista che segue esplorerà temi cruciali come la riforma del lavoro sportivo, la professionalizzazione degli atleti, l’importanza della simulazione processuale nella formazione dei giovani avvocati e le peculiarità della giustizia sportiva rispetto al diritto civile e penale. Inoltre, ci addentreremo nelle nuove normative sul safeguarding, la digitalizzazione del processo sportivo, e le recenti evoluzioni della normativa antidoping, per comprendere meglio come il contesto legale stia evolvendo e influenzando il mondo dello sport moderno.
Domanda. Quali sono le principali sfide legali che affrontano oggi le federazioni sportive?
Avv. Daniela De Tommaso. Gli effetti della cd. riforma del lavoro sportivo, che ha contrattualizzato i preesistenti rapporti lavorativi, oggi divenuti tutti “rapporti di lavoro sportivo”, ad eccezione del volontariato, con una normativa regolamentante la materia ancora poco chiara e che non è riuscita a segnare un chiaro confine tra subordinazione e non subordinazione – con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di trattamento di fine rapporto, prestazioni previdenziali, assistenziali, ecc. – prestano certamente il fianco ad un aumento nel tempo dei contenziosi che vedranno coinvolte le federazioni sportive.
Domanda. Come è cambiato il diritto sportivo negli ultimi anni, in particolare con l’aumento della professionalizzazione degli atleti?
Avv. Daniela De Tommaso. La tanto auspicata riforma del lavoro sportivo, applicabile dal luglio 2023, ha finalmente realizzato la cd. professionalizzazione degli sportivi, ovvero di tutti coloro che, a vario titolo, erogano di fatto prestazioni lavorative ma che non erano riconosciute come tali dall’ordinamento giuridico, sia sportivo che statale, e che pertanto lasciavano costoro privi di ogni tutela. La riforma ha apportato un significativo cambiamento, coinvolgendo non solo gli atleti del settore dilettantistico, ma anche tecnici, istruttori, dirigenti e figure minori, determinando la riconduzione di tutti i rapporti in essere nell’ambito del rapporto di lavoro sportivo, con tutte le tutele che ne derivano. Questo certamente comporta in capo a tecnici, istruttori ed atleti opportunità maggiori e di lavoro più qualificato e proiettato nel tempo, consentendo loro di trasformare la loro passione in una professione.
Domanda. Il corso di diritto sportivo che coordina si concentra anche sui processi sportivi. Quanto è importante simulare tali processi per la formazione dei giovani avvocati?
Avv. Daniela De Tommaso. La simulazione è importantissima perché consente di entrare nelle dinamiche del processo sportivo e comprendere quali sono le fonti normative di riferimento alle quali attingere e le diverse regole ed istituti processuali che lo informano rispetto a quello di diritto civile o penale. Ad esempio, il diverso standard probatorio in base al quale i giudici valutano le prove, improntato alla comfortable satisfaction di diritto anglosassone, vale a dire ad un valore della prova attenuato, dovendo essere superiore alla mera probabilità ma inferiore ad una prova certa oltre ogni ragionevole dubbio. O ancora, la responsabilità oggettiva, mutuata dallo strict liability di diritto anglosassone che, come noto, nel diritto civile e penale italiano costituisce un’eccezione, mentre nel processo sportivo è la regola. Ed ancora, la bassissima soglia di punibilità, giacché è sufficiente la violazione di uno dei doveri di lealtà, di correttezza morale o di probità per aversi un illecito disciplinale.
Domanda. Quali sono i principi fondamentali della giustizia sportiva e in che modo differiscono da quelli del diritto civile o penale?
Avv. Daniela De Tommaso. I principi fondamentali della giustizia sportiva sono quelli costituzionalmente garantiti e quindi non differiscono da quelli del diritto civile o penale. Essi sono il principio di legalità, del giudice naturale precostituito, del diritto di difesa, della parità delle parti, del contraddittorio, della motivazione dei provvedimenti e della loro impugnabilità; in altre parole, tutti i principi del giusto processo, tenendo tuttavia conto che i processi sportivi devono assicurare l’effettiva osservanza delle norme dell’ordinamento sportivo e la tutela dei diritti e degli interessi di tesserati, affiliate e soggetti interessati realizzando una ragionevole durata del processo nell’interesse del regolare svolgimento delle competizioni sportive e dell’attività federale, per cui sono improntati alla concentrazione, oralità e immediatezza.
Domanda. In base alla sua esperienza, quali sono i temi di maggiore attualità in ambito sportivo che dovrebbero essere approfonditi nei corsi futuri?
Avv. Daniela De Tommaso. Sicuramente il tema del safeguarding, ovvero della prevenzione e contrasto dei fenomeni di abuso, violenza, molestie e discriminazioni e della tutela dei minori nello sport è di centrale attualità, non solo perché di recente introduzione, ma soprattutto perché ha onerato tutte le associazioni e società sportive affiliate a Federazioni sportive, Enti di promozione sportiva, Associazioni benemerite e Discipline sportive associate di una serie di incombenze, tra le quali, da ultimo, quella di nominare entro il 31 dicembre 2024 un responsabile safeguarding. Ma ci sono anche altre materie di grande attualità, come il lavoro sportivo, alla luce della recente novella legislativa, quella del doping, o ancora quella degli atleti transgender.
Domanda. Potrebbe parlarci del ruolo delle corti sportive e della loro funzione nel sistema giuridico sportivo?
Avv. Daniela De Tommaso. Le corti in ambito sportivo hanno la stessa funzione delle corti giudiziarie ordinarie, svolgendo un ruolo centrale di interpretazione ed applicazione della normativa sportiva. E questo vale anche per il Collegio di Garanzia del C.O.N.I., che è giudice di ultimo grado anche se solo di legittimità e non di merito. Le Corti hanno poi anche una funzione di contenimento e repressione di certe condotte disciplinarmente rilevanti laddove si evidenzino un’ingravescenza o un’incidenza preoccupanti, per tal modo svolgendo anche un ruolo di tutela dell’immagine della Federazione.
Domanda. Quali competenze specifiche deve sviluppare un avvocato che vuole specializzarsi nel diritto sportivo?
Avv. Daniela De Tommaso. La peculiarità del diritto sportivo è la trasversalità rispetto alle materie più disparate. Si va, ad esempio, dal management sportivo alla fiscalità, dal lavoro sportivo alla giustizia sportiva, dai diritti televisivi alla specifica contrattualistica relativa alla cessione degli atleti, dal diritto previdenziale alla tutela dei minori, ecc., per cui offre al professionista la possibilità di approfondire competenze in parte già acquisite nelle diverse materie applicandole al contesto sportivo.
Domanda. Come vede il futuro della normativa antidoping e quali sono i principali cambiamenti che si stanno verificando in questo ambito?
Avv. Daniela De Tommaso. Il futuro della normativa antidoping, appannaggio esclusivo della World Antidoping Agency, di derivazione anglosassone e di natura pattizia, è certamente il coordinamento con la normativa nazionale, diversamente si evidenzieranno sempre più casi di “scollamento” tra le Agenzie antidoping nazionali e la Wada, come ha evidenziato il caso Sinner. In tal senso, a quanto è dato sapere, la Wada si sta orientando, proprio in relazione al Clostebol, verso l’inserimento di una soglia di punibilità anziché ritenere la sostanza proibita tout court.
Domanda. In che modo le decisioni delle corti sportive influenzano la carriera e la reputazione degli atleti e delle federazioni?
Avv. Daniela De Tommaso. Le decisioni delle Corti sportive incidono notevolmente sulla carriera e sulla reputazione degli atleti. Una semplice squalifica di poche giornate per un giocatore a fine campionato può significare l’esclusione dai playoff o dal campionato, ma la sospensione per un lungo periodo può significare la compromissione di una carriera, soprattutto se l’atleta non è più così giovane. Per non parlare poi dei riflessi sui contratti con gli sponsor. Per tale ragione gli organi giudicanti sono investiti di grande responsabilità poiché devono tenere conto di tutta una serie di circostanze, valutando preventivamente le implicazioni e l’incidenza di una sanzione a tempo sulla carriera dell’atleta.
Domanda. Che impatto ha avuto la digitalizzazione sul processo sportivo e sulla giustizia sportiva, soprattutto in relazione alle prove e ai procedimenti?
Avv. Daniela De Tommaso. La digitalizzazione ha preso piede soprattutto dopo la pandemia, sicché la maggior parte dei processi sportivi si celebrano in videoconferenza, velocizzando e semplificando procedimenti e decisioni. Per ciò che concerne l’utilizzo della tecnologia quale mezzo di ricerca della prova va detto che essa supporta certamente le decisioni di arbitri e giudici riducendo l’incidenza dell’errore umano. Pur tuttavia, riguardo, ad esempio, alla prova audiovisiva in ambito processuale non vi è ancora uniformità normativa, nel senso che essa è disciplinata nei regolamenti di giustizia solo di alcune federazioni sportive, per cui vi è disomogeneità in relazione alla sua utilizzabilità processuale. Certamente la tendenza è di circoscriverla sia da un punto di vista oggettivo, ai casi di condotte violente o gravemente antisportive non rilevate dagli ufficiali di gara o all’errore in cui costoro siano incorsi nel sanzionare una persona diversa dall’autore dell’infrazione, sia da un punto di vista temporale, onde garantire la certezza dei risultati di gara.
