
(AGENPARL) – ven 13 settembre 2024 GROENLANDIA | Un mega-tsunami alto 200 metri ha fatto tremare per 9 giorni i
sismometri di tutto il mondo
Un team di ricerca internazionale ha svelato il mistero attorno al lungo segnale sismico
registrato un anno fa in tutto il pianeta: si è trattato di una enorme frana che ha interessato il
?iordo di Dickson, nell’Artico, generando una gigantesca onda di tsunami che ha fatto oscillare le
acque per giorni
[Roma, 13 settembre 2024]
Una enorme frana causata dal crollo della cima di una montagna nel remoto ?iordo di
Dickson, nella Groenlandia nord-orientale, ha a sua volta generato un mega-tsunami
alto 200 metri che ha continuato a oscillare nel ?iordo per 9 giorni, facendo registrare
in tutto il mondo un segnale sismico mai osservato in precedenza.
EÈ quanto emerge dallo studio “A rockslide-generated tsunami in a Greenland ?jord rang
the Earth for 9 days” appena pubblicato sulla rivista scienti?ica ‘Science’, cui hanno
collaborato 68 scienziati provenienti da 40 Istituzioni di 15 Paesi.
“Quando abbiamo iniziato questa avventura scienti?ica eravamo tutti piuttosto perplessi e
nessuno di noi aveva la più pallida idea di cosa avesse causato quel segnale sismico così
particolare: sapevamo solo che era in qualche modo associato alla frana”, racconta Kristian
Svennevig, del Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS), primo autore
dell’articolo. “Si è trattato della prima frana e del primo tsunami dovuti allo scioglimento
dei ghiacci osservati nella Groenlandia orientale, a dimostrazione del fatto che i
cambiamenti climatici hanno già un forte impatto anche in quella zona”.
Per l’Italia, hanno preso parte alla ricerca l’Istituto Nazionale di Geo?isica e
Vulcanologia (INGV), l’Università di Catania e l’Università degli Studi di Padova.
“La nostra ricerca è iniziata nel settembre del 2023, quando un misterioso segnale sismico
della durata di 9 giorni è stato scoperto nelle registrazioni provenienti da stazioni sismiche
installate in tutto il mondo, dall’Artide all’Antartide”, spiega Flavio Cannavò, ricercatore
dell’INGV e co-autore dello studio. “Abbiamo subito notato, però, che il segnale appariva
completamente diverso dai segnali sismici che vengono registrati in caso di terremoto:
conteneva, infatti, una singola frequenza di vibrazione, simile a un ronzio dal suono
monotono”.
La contemporanea notizia di un enorme tsunami veri?icatosi nel ?iordo di Dickson ha
spinto ricercatori di numerosi Enti di Ricerca e Universita? in tutto il mondo a unire le forze
per cercare di capire se i due eventi fossero in qualche modo collegati.
Il team multidisciplinare ha quindi analizzato dati sismici e infrasonici, misurazioni sul
campo, dati della rete locale di sensori oceanogra?ici, immagini dal vivo e da satellite e
simulazioni numeriche di onde di tsunami, riuscendo a ricostruire la straordinaria
sequenza di avvenimenti a cascata innescata nel settembre dello scorso anno.
“È straordinario come, al giorno d’oggi, sia possibile riunire facilmente un team
internazionale con capacità eterogenee per risolvere problemi complessi e riuscire a
spiegare fenomeni mai documentati in tempi brevi”, spiega Andrea Cannata, ricercatore
dell’Universita? di Catania e co-autore dello studio. “In particolare, è stato scoperto che la
frana che ha dato inizio a tutto è stata causata dal crollo all’interno del ?iordo di oltre 25
milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio, una quantità suf?iciente a riempire 10.000
piscine olimpioniche. Il crollo, a sua volta, è stato causato dall’assottigliamento, avvenuto
nel corso dei decenni, del ghiaccio alla base della montagna che sovrastava il ?iordo, evidente
espressione degli effetti dei cambiamenti climatici”.
“Le analisi dei dati multidisciplinari hanno confermato che il mega-tsunami derivato dalla
frana è stato uno dei più alti mai registrati nella storia recente, raggiungendo i 200
metri di onda all’interno del ?iordo. A circa 70 chilometri di distanza le onde di tsunami
hanno raggiunto i 4 metri di altezza, danneggiando una base di ricerca sull’isola di Ella Ø”,
aggiunge Piero Poli, ricercatore dell’Universita? degli Studi di Padova e co-autore dello
studio. “Il movimento di una tale massa di acqua è stato in grado di generare vibrazioni
attraverso la Terra, con le onde sismiche che, irradiandosi dall’Artide all’Antartide, hanno
generato un anomalo segnale sismico globale. Questo evento sottolinea l’importanza di
creare speciali sistemi di monitoraggio dei dati sismologici a scala globale, che
permettano la rapida identi?icazione e caratterizzazione di nuovi e sempre più frequenti
segnali associati a processi super?iciali, come frane e rapidi movimenti di ghiaccio o ?luidi,
associati al cambiamento climatico”.
Le simulazioni effettuate dal team di ricercatori hanno mostrato che, all’interno del ?iordo,
l’acqua si e? mossa oscillando avanti e indietro ogni 90 secondi, esattamente lo stesso
periodo di oscillazione fatto registrare dalle onde sismiche. Tale corrispondenza indica
come la forza della massa d’acqua in movimento sia stata in grado di generare energia
sismica propagatasi nella crosta terrestre.
Prima di perdere forza, il movimento oscillatorio e? durato 9 giorni. Mai prima d’ora era
stata registrata un’onda sismica di cos?? lunga durata, che viaggiasse a livello globale e che
contenesse una sola frequenza di vibrazione.
“È sorprendente che quello che era iniziato come un controllo di routine di un sensore
gravitazionale belga si sia trasformato in una collaborazione globale e multidisciplinare,
con scambi virtuali online 24 ore su 24, 7 giorni su 7, che hanno coperto molti fusi orari. In
totale, sono stati scambiati più di 8.000 messaggi. Riassumendo la loro lunghezza, si tratta
di oltre 1 milione di caratteri digitati: quanto un romanzo poliziesco di 900 pagine”, chiosa
Thomas Lecocq, del Royal Observatory of Belgium (ROB) e co-autore della ricerca.
“Come è noto, lo scioglimento dei ghiacci polari, che abbiamo individuato come causa
‘latente’ dell’incredibile sequenza di eventi registrati nel ?iordo di Dickson lo scorso anno, è
dovuto al cambiamento climatico. La rapida accelerazione di questo fenomeno negli ultimi
anni ci impone una sempre maggiore attenzione verso la caratterizzazione e il monitoraggio
anche di quelle regioni considerate ‘stabili’ ?ino a qualche anno fa, nonché verso lo sviluppo
di sistemi in grado di fornire un’allerta precoce in caso di frane e tsunami”, conclude Flavio
Cannavò.
Link allo studio
Link utili:
Istituto Nazionale di Geo?isica e Vulcanologia (INGV)
Università di Catania
Università degli Studi di Padova
Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS)
Royal Observatory of Belgium (ROB)
Fig. 1: Foto di confronto con etichettatura delle caratteristiche principali della vetta e del ghiacciaio, scattate
dal ?iordo prima e dopo la frana (crediti: Søren Rysgaard, Danish Army)
Fig. 2: Immagini satellitari Planet Labs a confronto: 30 minuti prima e 7 minuti dopo la frana
Fig. 3: Gra?ico dei segnali sismici registrati in funzione della distanza dalla frana (1 grado = 110 km; 180
gradi = antipodale rispetto alla Groenlandia). Si nota la propagazione del fronte d’onda