
L’intervista a Francesca Ascioti, cantante d’opera di fama internazionale e fondatrice di EneaBarockOrchestra, si concentra sulla prima edizione del festival BaRò, dedicato alla musica barocca e pensato per avvicinare questa straordinaria tradizione musicale al grande pubblico, inclusi i più giovani. Con un programma ricco e diversificato, che va dalla rilettura rock di Vivaldi a serate dedicate a Händel e recital di grande impatto emotivo, il festival si propone come un dialogo tra epoche, generi e culture, con l’obiettivo di portare la musica barocca nei cuori di Roma e del suo pubblico.
In questa intervista, Francesca Ascioti ci racconta le sfide e le strategie per rendere la musica barocca accessibile e coinvolgente, esplorando la scelta di luoghi simbolici della città eterna, la fusione con il rock, e il continuo lavoro di ricerca musicologica che caratterizza il suo progetto artistico. Un’occasione per scoprire il cuore pulsante di BaRò e la visione di una donna che, attraverso la sua arte, riesce a connettere passato e presente.
Domanda. BaRò è un festival che vuole avvicinare la musica barocca a un pubblico più ampio, inclusi i giovani. Quali strategie avete adottato per raggiungere questo obiettivo?
Francesca Ascioti. Ci siamo mossi su diversi terreni per combattere questa difficile sfida. In primo luogo cerchiamo di accattivarci un pubblico giovane ringiovanendo il nostro stesso gruppo. Così all’interno di Enea, accanto a professionisti di lungo corso, trovano spazio giovani talenti meritevoli che selezioniamo attraverso audizioni. Il secondo elemento è la scelta dei luoghi: con i due concerti di apertura di questa edizione abbiamo portato la nostra musica in spazi, come il Satyrus, o il centro culturale di Forte Antenne, prevalentemente frequentati da una movida giovanile. Siamo entrati in punta di piedi in queste realtà, permettendo che chi fosse lì guidato da altri motivi che non fossero la nostra musica, potesse entrare in contatto anche casualmente con un mondo diverso e per certi versi esotico. Entrando in questi territori alieni abbiamo voluto usare la strategia dell’apertura e del dialogo, e non presentarci come i sacerdoti di una cultura “alta” da imporre con prepotenza. Gli ultimi ingredienti si collegano più direttamente al nostro suonare e sono: la scelta del repertorio, che predilige, dove possibile, brani di immediatezza comunicativa e l’adozione di un approccio esecutivo corrispondentemente fresco e audace.
Domanda. ?La scelta di aprire il festival con “Metamorfosi – Vivaldi in Rock!” è sicuramente audace. Come è nata l’idea di combinare il rock con il barocco?
Francesca Ascioti. Questo è appunto un esempio di quello che dicevo prima. Innanzitutto, va detto che la commistione fra il rock e il repertorio classico, e in questo caso barocco, non è una cosa che abbiamo inventato noi, ma ha una lunga storia alle spalle, che risale almeno agli anni Settanta con gli esperimenti del progressivo rock. Da parte nostra abbiamo pensato che rock e barocco siano accomunati in molti casi da alcuni elementi fondanti: il ricorso a formule musicali in certi casi simili, ma soprattutto la stessa attenzione a meccanismi comunicativi rapidi, efficaci e mirati alla “pancia” dell’ascoltatore. La musica barocca intendeva “muovere gli affetti”, il rock fa muovere anche il corpo, ma le due cose non sono poi così lontane. Tutto questo è avvalorato e reso vivo dal fatto che molti musicisti “barocchisti” abbiano un background musicale nel rock. Questo non è casuale e ha reso molto naturale e semplice il nostro lavoro nel preparare il concerto in questione.
Domanda. ?EneaBarockOrchestra si è affermata rapidamente nel panorama delle orchestre barocche. Qual è il segreto del vostro successo?
Francesca Ascioti. Innanzitutto, abbiamo la presunzione di pensare, l’eccellenza musicale e tecnica che sempre ricerchiamo e che è un requisito per i musicisti che scegliamo. Inoltre, citerei l’attenzione nella scelta del repertorio. Ma quello che più mi sta a cuore sottolineare è la costante ricerca di un clima collaborativo, stimolante e amichevole all’interno del gruppo. Accoglienza è il termine che userei. Un’accoglienza quanto possibile calorosa che crei un clima positivo, fonte di un affiatamento musicale ed espressivo che cerchiamo di comunicare al nostro pubblico. Della creazione di questo clima di accoglienza cerco di farmi carico anche io stessa in prima persona: mi sento un po’ una padrona di casa che vuole mettere a proprio agio ospiti speciali e graditi. Ho la presunzione di credere che le mie origini meridionali giochino un ruolo in tal senso.
Domanda. ?Il festival BaRò propone eventi in luoghi molto suggestivi e significativi di Roma, come Palazzo Pamphili e l’Acquario Romano. Quanto è importante per voi la scelta delle location per la musica barocca?
Francesca Ascioti. Il legame fra musica e spazi architettonici è un elemento fondamentale della musica nel periodo barocco e non solo. Nel caso di Palazzo Pamphilj – dove eseguiremo un concerto dedicato a Händel – l collegamento è evidente, perché è un luogo che probabilmente è risuonato delle note del musicista tedesco già al momento della loro creazione. Il cardinale Benedetto Pamphilj fu infatti uno dei più affezionati sostenitore del giovane musicista tedesco nei suoi anni romani. In questo caso si tratta di ristabilire una connessione, acustica ed estetica, fra i suoni e i luoghi per i quali essi sono stati concepiti. I suoni rivestono i luoghi e i luoghi parlano attraverso i suoni: Roma è ovviamente un luogo privilegiato di questa esperienza. Nel caso dell’Acquario Romano, straordinario complesso architettonico edificato alla fine dell’Ottocento, le relazioni non sono di contiguità storica, ma più sottili: si tratta di “un luogo aperto e sorprendente, mutevole e multiforme” (come si legge nel sito dell’Ordine degli architetti di Roma che oggi gestisce il luogo): tutti aggettivi che possono essere facilmente applicati al repertorio musicale barocco. Quindi, laddove con Palazzo Pamphilj abbiamo una diretta corrispondenza spazio-temporale, qui c’è una corrispondenza di concetti che viaggiano e mutano nel tempo.
Domanda. La collaborazione con l’Ambasciata del Brasile è un elemento distintivo di questa edizione. Può parlarci di come è nata questa collaborazione e cosa rappresenta per il festival?
Francesca Ascioti. La presenza delle Ambasciate rende fra le altre cose Roma, insieme all’esempio della sua storia millenaria, un luogo di totale apertura al mondo. La musica che noi suoniamo è nata all’insegna del cosmopolitismo, molto più di quanto oggi siamo portati a pensare. Già nel Seicento Roma ospitava artisti e musicisti provenienti da diverse parti d’Europa che venivano qui guidati dallo straordinario patrimonio culturale e dal fermento artistico della città. Per questo motivo, ci piace ricreare quella stessa internazionalità che metteva Roma al centro di tanti flussi di idee e di espressioni creative. Lavoriamo spesso inoltre con le ambasciate perché molte di esse dimostrano una sensibilità e un rispetto per le attività artistiche e culturali, che, ahimè, a volte difetta alle nostre istituzioni nazionali. E l’ambasciata del Brasile si è dimostrata in questo senso particolarmente attenta e ricettiva.
Domanda. ?Il concerto del 13 settembre, dedicato a Händel, vede la partecipazione di artisti internazionali. Come avete selezionato i cantanti e i musicisti coinvolti?
Francesca Ascioti. I cantanti che si esibiranno il 13 sono quattro fra le voci più brillanti e apprezzate della vocalità barocca a livello internazionale. Si tratta di artisti giovani (e cosi torniamo all’inizio della nostra conversazione), ma già nel pieno di una sfolgorante carriera, che porteranno nel loro concerto un esempio della varietà e duttilità dell’uso della voce nel repertorio barocco, applicata ad alcune delle arie più belle delle opere italiane di Händel.
Domanda. Il programma di Lucifera, il recital che chiuderà il festival, include brani in prima esecuzione in tempi moderni. Può dirci di più sulla ricerca musicologica che c’è dietro a questa scelta?
Francesca Ascioti. Il programma è centrato sul genere dell’aria cosiddetta “di furore”, così praticata nell’opera barocca e, nel particolare, affidata qui a personaggi femminili “furenti”. Sono arie che fanno di una vocalità sfavillante e pirotecnica lo strumento espressivo principale; e in questo senso sono brani che mettono pienamente in risalto la voce di Vivica Genaux, mezzosoprano di coloratura statunitense, una delle stelle più fulgide del panorama delle voci dedite al repertorio barocco. Le opere presentate sono quasi tutte inedite. La loro riscoperta, scelta ed edizione è dovuta a Giovanni Andrea Sechi che è un giovane musicologo esperto della vocalità barocca ed elemento di spicco del nostro staff musicologico.
Domanda. ?EneaBarockOrchestra si distingue anche per la valorizzazione del repertorio barocco meno conosciuto. Quali sono le difficoltà e le soddisfazioni nel riscoprire e proporre queste opere?
Francesca Ascioti. Come ho appena detto, EBO si avvale di uno staff di musicologi il cui scopo principale è quello di far rivivere i tesori di un enorme patrimonio musicale, spesso ancora sepolto nelle biblioteche e che attende solo di farsi nuovamente suono. Perché questo avvenga, è necessario un attento lavoro di recupero, studio e talvolta ricostruzione delle fonti, che richiede competenze specifiche e passione. Oggi, in verità, il lavora di reperimento delle fonti è reso più semplice dalla disponibilità in rete di un enorme quantità di fonti digitalizzate, laddove fino a qualche anno fa solo una paziente ricognizione delle biblioteche di tutta Europa poteva portare a riscoperte degne di nota. Ma la soddisfazione di ridare voce alle opere di maestri insigni, finora mute, rimane grandissima ed è un grande stimolo per continuare il nostro lavoro in questa direzione.
Domanda. ?Nel corso degli eventi di BaRò sarà presentata l’edizione 2025, con la rappresentazione dell’opera “Agrippina” di Händel. Può anticiparci qualcosa su questo progetto?
Francesca Ascioti. Abbiamo scelto questo titolo perché unisce, in un’opera di grande valore del giovane Händel, mai eseguita a Roma, il richiamo al patrimonio musicale europeo e alla storia millenaria della nostra città. Il nostro intento, nel recuperare un’opera che rievoca le vicende della Roma imperiale con suoni e parole della Roma barocca, è elevare un canto alla durata, intraprendere un’appassionata ricognizione nel labirinto delle stratificazioni che rendono così unica e speciale la città, un vagabondaggio nella storia alla ricerca di segrete consonanze. Per tale motivo il palcoscenico di questa rappresentazione sarà un luogo dei più suggestivi della stessa città antica, e naturale scenario delle vicende narrate.
Domanda. Come vede il futuro della musica barocca in Italia e quali sono i suoi desideri per le prossime edizioni di BaRò?
Francesca Ascioti. Se questa musica è sopravvissuta già per più di quattro secoli non c’è motivo che non possa continuare a farlo anche in futuro. La fatica è grande. La città di Roma è, come abbiamo detto, un palcoscenico unico, ma è anche una realtà complessa e difficile. Per le prossime edizioni speriamo di continuare nella stessa direzione, con nuove e più originali proposte, contando sulla sensibilità delle istituzioni e delle realtà imprenditoriali che ci vorranno sostenere, ma soprattutto, e sempre, sulle nostre forze, sulla nostra autonomia di pensiero e di azione, sulla nostra capacità di progettare cultura e sul valore artistico dei nostri collaboratori.
