
(AGENPARL) – mer 11 settembre 2024 *NOTA STAMPA*
*Contro il cancro della mammella resistente alla terapia ormonale,
pubblicati i risultati di una ricerca dell’Università di Salerno che
potrebbero aiutare a contrastare la malattia*
Il cancro della mammella colpisce circa una donna su otto ed è una delle
patologie neoplastiche più frequenti nel genere femminile. Tra gli
obiettivi prioritari della ricerca sul cancro, oltre a identificare metodi
di prevenzione dell’insorgenza della malattia e di diagnosi sempre più
precoce, c’è lo studio di terapie più efficaci e mirate contro il tumore,
una volta che questo viene diagnosticato. A oggi molti sforzi sono
indirizzati in via prioritaria a capire come aiutare il sistema immunitario
dei pazienti a combattere le cellule malate, per esempio con
l’immunoterapia. Altri tentativi vanno alla ricerca delle vulnerabilità
delle cellule cancerose, che possono diventare bersagli specifici di
farmaci mirati.
Negli ultimi anni, fra le terapie a bersaglio molecolare più utilizzate
contro il tumore del seno, quella a base di antagonisti degli estrogeni ha
dimostrato di essere piuttosto efficace nella maggior parte dei casi in cui
il tumore è positivo per i recettori ormonali (ERalfa e PGR). In una
frazione significativa delle pazienti, però, dopo un intervallo di tempo
più o meno lungo la malattia sviluppa resistenza a questi trattamenti e il
tumore ricompare.
I risultati di una recente ricerca sui tumori della mammella resistenti
alle terapie ormonali, appena pubblicati da ricercatori delle Università di
Salerno e “Federico II” di Napoli, sulla prestigiosa rivista *Molecular
Cancer*, hanno rivelato che la
proteina codificata dal gene BRPF1 svolge un ruolo chiave per la
sopravvivenza delle cellule tumorali. I ricercatori hanno scoperto che la
stessa proteina in effetti agisce da mediatore degli effetti degli ormoni
estrogeni, un fattore determinante per la crescita e propagazione di questi
tumori. Nel corso dello studio si è scoperto che è possibile inibire la
proteina con farmaci specifici, in particolare con GSK5959 e GSK6853. In
laboratorio tali farmaci bloccano la proliferazione e inducono la morte
delle cellule, in particolare di quelle dei tumori resistenti alla terapia
ormonale. Gli effetti sono specifici: il blocco indotto dal farmaco
sull’attività di BRPF1 a sua volta influisce sulle funzioni di geni che
controllano la crescita cellulare. In particolare, viene inibito il
meccanismo intracellulare di risposta agli ormoni estrogeni sul genoma
cellulare tramite il recettore nucleare ERalfa. Si è così scoperto un
efficace bersaglio molecolare per una possibile terapia di precisione di
queste gravi forme di tumore resistenti ai trattamenti utilizzati sinora
per curarlo.
Il gruppo di ricerca che ha condotto lo studio, sostenuto dalla *Fondazione* *AIRC
per la ricerca sul cancro* e dal *Ministero dell’Università e della Ricerca*
(Progetti di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale), è stato coordinato
dai professori *Alessandro Weisz* e *Giovanni Nassa* del *Dipartimento di
Medicina, Chirurgia e Odontoiatria ‘Scuola Medica Salernitana’
dell’Università di Salerno* e del *Centro di
Ricerca Genomica per la Salute – CRGS *, in
collaborazione con ricercatori e ricercatrici dell’*Università di Napoli
‘Federico II’*.
È possibile consultare l’articolo apparso sulla rivista *Molecular Cancer* *a
questo link
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