L’intervista con Stefano Ruvolo, presidente di Confimprenditori, si inserisce in un momento cruciale per l’economia europea, segnata dalle recenti osservazioni di Mario Draghi. Il rapporto presentato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea alla Commissione Europea ha messo in luce la necessità di un massiccio piano di investimenti da 800 miliardi di euro l’anno per garantire la competitività dell’Europa in un contesto globale sempre più sfidante. Ruvolo, in perfetta sintonia con l’analisi di Draghi, sottolinea come il futuro delle piccole e medie imprese europee sia strettamente legato a decisioni rapide, concrete e sostenute da un quadro politico ed economico che sappia rispondere alle sfide globali.
Confimprenditori, infatti, già da tempo ha portato in Europa una proposta in cui richiama l’attenzione su investimenti senza precedenti per le PMI, che rappresentano la spina dorsale dell’economia continentale. Nell’intervista, Ruvolo offre una visione articolata delle misure necessarie per garantire una crescita sostenibile e duratura, ribadendo l’urgenza di decisioni immediate e coraggiose da parte della politica europea e italiana.
Durante il colloquio, il presidente di Confimprenditori esamina le priorità su cui l’Europa dovrebbe concentrarsi, come la riduzione delle asimmetrie informative e la protezione delle piccole imprese dalle politiche aggressive delle multinazionali. Il focus si sposta poi sulla necessità di riforme strutturali, investimenti pubblici, innovazione tecnologica e modernizzazione infrastrutturale, aspetti che Ruvolo ritiene essenziali per mantenere alta la competitività europea in un contesto internazionale sempre più dominato da Stati Uniti e Cina.
L’intervista si conclude con un appello alla politica affinché agisca rapidamente e un messaggio di incoraggiamento agli imprenditori, con particolare attenzione ai piccoli, che rappresentano il cuore pulsante dell’economia europea.
Domanda. Mario Draghi ha recentemente presentato un rapporto sulla competitività alla Commissione Europea, che ha evidenziato la necessità di un piano di investimenti da 800 miliardi di euro annui. In che modo Confimprenditori vede questa proposta e quali sono le vostre aspettative nei confronti della politica europea e italiana?
Stefano Ruvolo. Più che un rapporto Mario Draghi ha lanciato un vero e proprio appello alla politica per salvare l’Europa. E Confimprenditori è pienamente d’accordo con l’ex presidente della Bce. In occasione dell’insediamento del nuovo Parlamento europeo abbiamo consegnato un nostro documento in cui rivendichiamo le stesse impellenze indicate da Mario Draghi nel suo rapporto. Il nostro augurio è che la politica capisca l’importanza storica del momento. Siamo difronte a un’ultima chiamata, o l’Europa cambia passo o smette di esistere.
Domanda. Nel suo intervento, Draghi ha parlato di “whatever it takes” per garantire la competitività dell’Europa. Quali sono, secondo lei, le misure più urgenti che i governi europei dovrebbero adottare per rispondere a questa sfida?
Stefano Ruvolo. Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo decisivo all’interno del sistema economico europeo, in particolare nel favorire l’occupazione. Le Pmi rappresentano all’incirca il 95% del totale delle imprese dell’Unione Europea, assorbono più della metà dell’occupazione e a loro si deve quasi i due terzi del valore aggiunto. I motivi che spingono il legislatore ad intervenire a favore delle piccole imprese riguardano tanto l’ambito economico quanto quello sociale. Il primo punto su cui intervenire a livello europeo sono le asimmetrie informative, che generano un peggioramento dell’allocazione delle risorse da parte delle Pmi, che non possiedono adeguate informazioni per investire, esportare e individuare con precisione nuovi target di consumatori. In secondo luogo bisogna ricordare che troppo spesso le piccole imprese subiscono politiche commerciali aggressive da parte delle multinazionali dominanti il mercato e pertanto necessitano di un’adeguata protezione grazie alla politica di concorrenza.
Domanda. Confimprenditori ha già avanzato richieste specifiche a livello europeo per sostenere le piccole e medie imprese. Può darci un quadro più dettagliato delle vostre proposte e spiegare perché sono essenziali per la sopravvivenza e la crescita delle PMI?
Stefano Ruvolo. Riteniamo che l’esperienza del Next Generation EU e del PNRR non possa e non debba rimanere un caso isolato legato al fenomeno pandemico da COVID-19. Tutta l’Europa cresce meno degli Stati Uniti e molto meno del continente asiatico. È necessario un robusto piano di investimenti pubblici, che non può che trarre origine dal debito comune, che sostenga le produzioni e che destini fondi e risorse all’ammodernamento del sistema infrastrutturale dei Paesi membri. È poi indispensabile rivedere le norme europee sul sistema delle etichettature e le modifiche recentemente apportate al codice doganale a tutela dei prodotti del made in Italy, a partire dal tessile e dall’alimentare. Le peculiarità dei prodotti italiani meritano la massima tutela relativamente alla loro autenticità e alle loro peculiarità, così come merita tutela il consumatore che deve conoscere chiaramente attraverso l’etichetta il contenuto del prodotto che acquista e le sue caratteristiche. Va anche ridisegnato il ruolo dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro superando e integrando il mero ruolo di raccogliere, analizzare e diffondere le informazioni a coloro che sono interessati alla salute e sicurezza sul lavoro. Va immaginato un nuovo ruolo di coordinamento con gli Stati membri per un organo che diventi volano propositivo per Parlamento, Commissione e Consiglio perché producano disposizioni più stringenti, più moderne e soprattutto più efficaci. Ci sono poi le sfide che l’innovazione tecnologica pone di fronte alle Istituzioni e alle imprese, che devono necessariamente essere affrontate con coraggio e al contempo senza infingimenti o ritrosie. Infine abbiamo chiesto una maggiore rapidità di intervento delle Forze europee sulla difesa comune a tutela delle aziende, della stabilità dei mercati connessi col sistema europeo di import- export e del sistema infrastrutturale, con particolare riguardo a quello portuale. La crisi in atto nel Mar Rosso, e la lentezza con la quale l’Unione è intervenuta nella messa in campo operativa della missione Aspides, ha dimostrato la necessità di un sistema decisionale più snello e celere e l’importanza di task-force militari che siano rapidamente operative. Va preso definitivamente atto del fatto che la crescita è l’imperativo per la competitività dell’intero continente nel mondo globale e che senza crescita non saranno sostenibili gli adeguamenti dei salari e i nostri sistemi previdenziali avanzati.
Domanda. Draghi ha sottolineato la necessità di decisioni veloci e concrete, con norme meno restrittive e l’emissione di safe asset comuni. Come valuta l’attuale risposta della politica a queste esigenze? Cosa dovrebbe cambiare?
Stefano Ruvolo. Fino ad oggi la politica è andata nella direzione opposta. Tante promesse ma nessuna soluzione concreta. D’altra parte, se si fosse fatto qualcosa di concreto oggi Draghi non avrebbe lanciato un allarme sulla sopravvivenza dell’Europa. Ma il tempo delle promesse è finito: servono interventi veloci e concreti altrimenti l’Unione europea smetterà di esistere.
Domanda. L’innovazione tecnologica e l’ammodernamento infrastrutturale sono al centro delle vostre richieste. In che modo questi elementi possono contribuire a rafforzare la competitività delle PMI e, più in generale, dell’economia europea?
Stefano Ruvolo. È necessario porre in essere strumenti normativi che salvaguardino, più efficacemente di quelli attuali, etica e concorrenza nell’applicazione delle nuove tecnologie, prima fra tutte quella dell’intelligenza artificiale, con particolare riferimento a quella generativa. Inoltre sarà indispensabile, soprattutto per l’Italia, pensare a strumenti di sostegno per le imprese che investono nell’intelligenza artificiale, a livello nazionale, ma soprattutto a livello comunitario, al fine di ridurre il gap tra investimenti sostenibili per piccole e medie imprese e grandi realtà, tanto più per quello che riguarda gli investimenti in queste tecnologie nell’ambito della sicurezza sul lavoro, che necessitano urgentemente di sostegno pubblico, anche per affrontare la piaga degli incidenti sul lavoro e delle morti bianche. Stesso discorso vale per le infrastrutture. Tutte le principali organizzazioni internazionali concordano nell’attribuire agli investimenti in infrastrutture pubbliche un ruolo di primo piano per la ripresa dell’economia e per favorire la sua transizione verso un assetto più resiliente, inclusivo e sostenibile. La dotazione di infrastrutture incide sulla capacità di crescere di un’economia e sul livello di benessere della collettività. La competitività delle imprese è strettamente legata alla disponibilità di una rete adeguata di trasporti e di telecomunicazioni, nonché alla qualità del servizio energetico e idrico, che rappresentano input essenziali dei processi di produzione. Un contributo indiretto allo sviluppo economico deriva anche dalle infrastrutture sociali, da cui dipende l’erogazione di servizi pubblici essenziali come la tutela della salute e quella dell’ambiente, fattori cruciali per la qualità della vita degli individui e indispensabili per realizzare uno sviluppo inclusivo e sostenibile.
Domanda. Qual è il ruolo dell’Italia in questo scenario di cambiamento e quali passi concreti dovrebbe intraprendere il nostro Paese per allinearsi alle raccomandazioni di Draghi e delle istituzioni europee?
Stefano Ruvolo. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Unione e mi aspetto che il suo ruolo sia di primissimo piano, sia rispetto alle istanze che porremo a livello di Consiglio dei Capi di Stato e di governo che a livello di Commissione, all’interno della quale auspico che il nostro Paese abbia una vicepresidenza esecutiva con deleghe di peso. Ritengo, ad esempio, anche in considerazione della figura di primo piano che l’Italia ha espresso come candidato commissario, che una delega all’economia e al Pnrr potrebbe rivelarsi adeguata e utile alle imprese di tutta l’Unione. Riguardo poi alle indicazioni contenute nel Report di Mario Draghi credo che la parte di maggior interesse per lo sviluppo e la competitività dell’Unione sia quella relativa agli investimenti. L’Europa, per restare concorrenziale tra i due giganti USA e Cina, ha bisogno di riforme, ma anche e soprattutto di investimenti poderosi, che non possono essere lasciati ai singoli Stati membri che sono alle prese con i loro problemi di sostenibilità del debito interno. I nuovi investimenti devono essere fatti attraverso il debito comune. Come Unione Europea siamo la seconda manifattura mondiale dopo la Cina, non dobbiamo assolutamente perdere questo ruolo.
Domanda. Che tipo di supporto Confimprenditori prevede di offrire alle PMI italiane per aiutarle ad affrontare le sfide globali e a sfruttare le opportunità create dai nuovi investimenti e dalle riforme proposte?
Stefano Ruvolo. Confimprenditori rappresenta già migliaia di aziende su tutto il territorio nazionale, molte delle quali applicano i nostri contratti collettivi e che, per la stragrande maggioranza rientrano tra le micro, piccole e medie imprese. Siamo da oltre dieci anni punto di riferimento per le realtà produttive del nostro Paese, fornendo servizi, consulenza e assistenza ai nostri associati, sia direttamente, che attraverso i nostri Enti bilaterali. Lo strettissimo rapporto che teniamo con gli ordini professionali e, più in particolare, con avvocati, consulenti del lavoro e commercialisti, ci consente di poter rispondere con prontezza e competenza a tutte le esigenze dell’impresa in termini di assistenza alla crescita e allo sviluppo. Attraverso i nostri tecnici e il nostro “centro studi” forniamo già sostegno alle imprese per facilitare la partecipazione a bandi e finanziamenti regionali, nazionali ed europei. Siamo prontissimi, ove queste linee di finanziamento allo sviluppo e alle imprese, cosa che auspico, fossero incrementate, a continuare a fare il nostro lavoro di facilitatori nei confronti delle aziende, nell’interesse dello sviluppo del Paese e dell’Unione europea, che deve diventare sempre più comunione di valori e intenti e sempre meno dirigismo e burocrazia.
Domanda. In conclusione, quali sono le vostre previsioni riguardo al futuro della competitività europea e quale messaggio vorrebbe inviare ai decisori politici e agli imprenditori?
Stefano Ruvolo. Alla classe politica voglio mandare solo un messaggio: fate presto, perché il tempo è scaduto. Agli imprenditori invece chiedo di resistere, soprattutto ai piccoli. Che sono gli stessi che tengono in piedi con le loro forze l’economia europea.