C’era una volta, in un regno lontano lontano chiamato Federazione Sportiva, un sogno. Un sogno talmente bizzarro da sembrare quasi reale. Nel cuore di questa notte di mezza estate, il sogno dipingeva un mondo dove le leggi della logica erano sospese, e dove conflitti di interesse e incompatibilità si mescolavano come ingredienti di una pozione magica, creando una commedia dell’assurdo.
In questo strano universo, accadeva che persone venissero “accompagnate” non solo ai matrimoni e alle feste di famiglia, ma anche nei corridoi delle federazioni. Qui, i figli, le figlie, i cugini, e magari pure il gatto del segretario generale, si ritrovavano magicamente nei posti chiave, pronti a prendere decisioni di cruciale importanza. E se per caso ci si chiedeva se tutto ciò fosse compatibile con le regole del buon senso, ecco che la risposta giungeva, naturalmente: “Ma certo, è solo un sogno!”
In questa storia onirica, i segretari generali non si accontentavano di fare i segretari. No, loro erano veri e propri poliedri dell’arte amministrativa! Oggi segretari, domani consulenti per un’altra federazione, dopodomani magari mediatori, e perché no, anche prestigiatori, capaci di far sparire le risorse economiche per gli atleti e farle riapparire nei portafogli di consulenti esterni.
E parlando di questi consulenti esterni, il sogno non lesinava sui dettagli. Questi maghi della consulenza erano talmente abili da riuscire a strappare contratti da centomila euro, e poi, con grande generosità, passavano la palla (siamo pur sempre in ambito sportivo) al personale dipendente per risolvere i problemi reali. Eh sì, perché in questo mondo meraviglioso, le risorse non venivano spese per gli atleti di fama mondiale, quegli stessi atleti che si sudano le medaglie con fatica e sacrificio, no! Meglio destinarle ai consulenti che, si sa, sono la spina dorsale di qualsiasi federazione… almeno in sogno.
Ma il vero capolavoro di questa fiaba surreale era il gioco delle responsabilità. Quando qualcosa andava storto (e nel sogno succedeva spesso), ecco che tutti indicavano verso i vertici del CONI. “Sono loro i colpevoli!” si gridava da tutte le parti. Peccato solo che, in questo strano incubo ad occhi aperti, i vertici del CONI non avevano alcuna responsabilità reale. Ma si sa, quando si tratta di scaricare colpe, un capro espiatorio non si nega a nessuno.
Il sogno non si fermava qui. Come ogni racconto fantastico che si rispetti, ci doveva essere anche un viaggio. E quale destinazione migliore delle recenti Olimpiadi di Parigi? In questa fiaba assurda, infatti, non erano solo atleti e allenatori a fare le valigie per la Ville Lumière. No, no, sarebbe stato troppo ovvio! Invece, un variegato gruppo di “esterni” alle federazioni sportivi decise di unirsi alla spedizione. Consulenti, amici, parenti, forse anche il cugino di un amico di un dirigente—tutti erano lì, a vivere la grande avventura olimpica!
E così, mentre i nostri atleti si preparavano a dare il massimo, queste persone esterne erano impegnate a… beh, chi può dirlo? Forse a esplorare Parigi, ad assaporare croissant sotto la Tour Eiffel o a discutere delle ultime tendenze della consulenza strategica in qualche bistrot. Nel frattempo, le risorse continuavano a scorrere magicamente nelle direzioni più improbabili, mentre i veri protagonisti—gli atleti—dovevano fare i conti con il sostegno economico che latitava.
Ma non preoccupatevi, era tutto solo un sogno. Oppure no? Forse quel viaggio a Parigi non era poi così diverso da quanto accade ogni giorno nel mondo reale, dove spesso chi lavora dietro le quinte si ritrova sotto i riflettori, mentre chi dovrebbe essere al centro della scena resta relegato nell’ombra.
E così, il sogno andava avanti, avvolto in un’atmosfera di assurdità tanto affascinante quanto inquietante, finché il Ministero dello Sport e dei Giovani non decise di fare da sveglia, tentando di riportare un po’ di ordine in questo caotico mondo dei sogni. Ma si sa, i sogni sono fatti per essere raccontati… o per farci riflettere sulla realtà.
Così, cari lettori, la prossima volta che vi addormenterete e vi ritroverete a sognare un mondo di federazioni sportive dove tutto sembra andare alla rovescia, ricordatevi che, forse, non è solo un sogno. E magari, con un pizzico di ironia, riusciremo a trasformare questo incubo in qualcosa di più… reale.