
L’intervista a Lali Panchulidze, rappresentante della storica famiglia Panchulidzev, offre uno sguardo privilegiato su una dinastia che ha attraversato secoli di storia, mantenendo intatte le proprie radici culturali e tradizioni militari. I Panchulidzev, con profonde radici nel Caucaso e una lunga tradizione militare ortodossa, hanno svolto un ruolo cruciale in vari imperi e regni, dai Bizantini all’Impero Russo, fino ad avere legami con la nobiltà europea del XX secolo.
Durante l’intervista, Lali Panchulidze ci guida attraverso la ricca storia della sua famiglia, illuminando episodi chiave che hanno definito il loro percorso. Dalla restaurazione di monasteri nel IX secolo al servizio come nobili e militari in diverse corti reali, fino alla figura romanzesca del Nobile Cavaliere Colonnello Alexis Panchulidze, la famiglia ha sempre incarnato valori di lealtà, coraggio e servizio.
Questa conversazione offre un’opportunità unica di esplorare non solo il passato glorioso dei Panchulidzev, ma anche il loro impegno attuale nel preservare e promuovere le tradizioni eurasiatiche in un mondo sempre più globalizzato. Con il suo lavoro come rappresentante della Casa Reale Bagrationi di Georgia in Italia e come Vice Presidente dell’associazione culturale internazionale Aristocrazia Europea, Lali Panchulidze continua a portare avanti l’eredità della sua famiglia, intrecciando storia, cultura e visione contemporanea in una missione di dialogo e comprensione tra i popoli.
Domanda. La famiglia Panchulidzev ha una storia profondamente radicata nel Caucaso e nella tradizione militare ortodossa. Può raccontarci di più sulle origini della famiglia e il suo percorso attraverso i secoli?
Lali Panchulidze. – Lo “zio Doni”, attuale nostro capo clan, ovvero il conte generale Raindi Domenti Panchulidze Dapanchuli Aznauri Didebuli, giornalista e ricercatore, con l’aiuto di alcuni docenti universitari, ha raccolto e riordinato, in una fondazione culturale internazionale, la documentata storia della nostra famiglia, con copia certificata degli estratti provenienti dagli archivi di stato georgiano e russo, e da quelli dei patriarcati ortodossi di Costantinopoli e di Georgia. Il nostro capostipite è il nobile Gabriel Dapanchuli, restauratore, nel 820 DC, del monastero ortodosso di Khandzta, poi diventato consigliere di Re Ashot I il Grande, della dinastia Bagratide, Kuropalate di Tao Klarjeti. Nei secoli fummo patrizi bizantini dell’impero Trapezuntino Megacomneno di Trebisonda, nobili dei regni bagratidi di Imerezia e Georgia unita, conti dell’Impero di Russia e, un ramo, anche nobili del Regno di Serbia.
Domanda. Qual è il significato del titolo “Aznauri” e come si è evoluto il rango della vostra famiglia nel corso della storia, dai patrizi bizantini ai conti dell’Impero Russo?
Lali Panchulidze. – Si tratta di una antica usanza specifica georgiana, una volta riportata su tutti i documenti ufficiali, ora solo cortese consuetudine in ambito tradizionale. Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri si traduce in dama Lali dei nobili Panchulidze. Ma sul passaporto sono solo Lali Panchulidze, una volta erano riportati anche i titoli nobiliari e i predicati feudali, come anche da voi in Italia… Mandilosani significa letteralmente dama con il velo, ovvero con il tradizionale “mandili” bianco che le donne indossano la domenica andando in chiesa.
Domanda. La famiglia Panchulidzev ha servito diversi regni e imperi, dalla Georgia all’Impero Russo. Quali sono stati i momenti più cruciali per la famiglia durante questi cambiamenti politici e geografici?
Lali Panchulidze. – I miei antenati, in realtà un pò come tutti i georgiani, sono sempre stati guerrieri, cavalieri, anche crociati, militari, combattenti. In particolare sono citati come ufficiali presenti in due distinte, decisive e vittoriose, battaglie storiche: quella di Didgori nel 1121 contro i turchi ottomani, e quella di Borodino nel 1812 contro Napoleone. I ritratti dei generali Ivan e Semyon Panchulidze sono esposti al Museo Hermitage nel Palazzo d’Inverno di Sanpietroburgo. La continuità è sempre stata data, e lo è tuttora, dalla fedeltà ai re e principi Bagrationi ed alla nostra Santa Chiesa Ortodossa. Ma in tempi di pace abbiamo anche amministrato feudi e giustizia in Imerezia, governato provincie e regioni dell’Impero di tutte le Russie, ospitando nel nostro palazzo di Saratov anche cene e balli, concerti musicali e salotti culturali, con ospiti e artisti internazionali.
Domanda. Alexis Panchulidze ha avuto una vita straordinaria e piena di avventure. Quali sono, secondo lei, gli episodi più significativi della sua carriera militare e politica?
Lali Panchulidze. – Il “Comandante Tschuli”, così soprannominato, è stato innanzitutto un vero maschio georgiano e cavaliere caucasico, secondariamente un brillante ufficiale di cavalleria al servizio degli Zar (come tutti i suoi cugini, zii e antenati), poi, in esilio, un fedele colonnello dell’Armata Bianca (in contatto anche con il mitico barone Roman von Ungern Stemberg), uno storico militare (sua la principale opera sulle guardie imperiali appartenenti all’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di tradizione russa ortodossa, del quale faceva parte), un maestro e campione olimpionico di equitazione, un consigliere diplomatico e militare, e, probabilmente, anche un agente segreto alla corte dei Paesi Bassi.
Domanda. Dopo la Rivoluzione Bolscevica, Alexis si trasferì in Germania e divenne una figura influente presso la famiglia dei principi Lippe Bisterfeld. Come riuscì a mantenere la sua influenza in un contesto così diverso?
Lali Panchulidze. – Era uomo di grande fascino, intelligenza e cultura. Parlava perfettamente quattro lingue (georgiano, russo, tedesco e francese), tutti i giorni montava a cavallo e poi tirava di sciabola. Era alto, forte e bello, era stimato come consigliere diplomatico e militare, piaceva alle donne ed era amato da soldati e bambini.
Domanda. Cosa può dirci del legame speciale tra Alexis Panchulidze e il giovane principe Bernardo dei Paesi Bassi? Esistono prove o documenti che confermino le voci sulla loro stretta relazione?
Lali Panchukudze. – Alcuni dicono che Alexis Panchulidze fosse, in realtà, il suo vero padre naturale, bisognerebbe fare un esame del DNA ma mi sa che questo mistero non sarà mai svelato. Mi ricordo, quando ero bambina, che, in famiglia prendevano in giro una vecchia prozia chiamandola regina d’Olanda… Recentemente, ad una festa di aristocratici europei, un nobile olandese, che non conoscevo, mi ha detto che sapeva di questa storia, che suo padre dava per vera, e che avrei quindi dovuto pretendere il trono… Ovviamente era una battuta ma, alcuni miei parenti ne conservano la corrispondenza privata che prova perlomeno un rapporto confidenziale come fra padre e figlio.
Domanda. È stato detto che Alexis Panchulidze, nonostante il suo sostegno alla causa legittimista russa, intervenne più volte in difesa dei civili durante la Seconda Guerra Mondiale. Cosa la spingeva a queste azioni, apparentemente in contrasto con la sua fedeltà politica?
Lali Panchulidze. – Non vi era alcun contrasto, era semplicemente un vero uomo di mondo e di buon cuore. Era un monarchico zarista, colonnello dell’Armata Bianca, simpatizzava naturalmente per i movimenti fascisti europei e sosteneva i compatrioti anticomunisti georgiani e russi che si arruolavano con i tedeschi, anche nelle Waffen SS. Ma vivendo prima in Germania e poi nei Paesi Bassi, è sempre intervenuto in difesa e in aiuto della popolazione civile. E, di questa sua umanità, fortunatamente, tutti se ne sono ricordati, anche dopo la guerra.
Domanda. La sua famiglia ha mantenuto un forte legame con la tradizione e la storia. In che modo questo si riflette oggi nella sua vita e nelle sue attività?
Lali Panchulidze. – Mio padre Bondo mi ha insegnato a essere forte e umile, a non vantarmi, senza alcun merito, dei nostri antenati, ma a cercare di imitarne le gesta nella vita contemporanea. I valori sono la buona educazione, la fedeltà alla tradizione, il comportarsi correttamente con tutti, l’aiutare chi ha veramente bisogno, magari anche solo con un buon consiglio o un semplice sorriso. Professionalmente, lavorando come rappresentante ufficiale della Georgian Aiarways in Italia sono in perfetta sintonia con la storia eurasiatica dei Panchulidze: radici forti, identità chiara e girare il mondo a conoscere e imparare cose nuove.
Domanda. Lei è molto attiva nella promozione della cultura e delle tradizioni eurasiatiche. In che modo queste tradizioni influenzano la sua visione del mondo e la sua missione come rappresentante della Casa Reale Bagrationi di Georgia in Italia?
Lali Panchulidze. – La cultura (l’arte, la musica, la danza, la poesia) sono, insieme alla buona educazione e al rispetto reciproco, le chiavi del dialogo, del confronto e della pace fra i popoli. Per potere correttamente dialogare e capire gli altri, bisogna, prima, capire bene chi siamo noi stessi. Io sono una fiera georgiana caucasica eurasiatica cristiana ortodossa, e porto avanti le mie tradizioni, anche qui in Italia, facendole conoscere ed apprezzare. Insieme a Mandilosani Maya Bubashvili Aznauri, compatriota e amica, madrina di mio figlio Nika, porto avanti, in questa ottica, anche la delegazione italiana della Cristianissima Real Casa Bagrationi Imereti di Georgia e del Grande Caucaso che è la dinastia sovrana più antica dell’intera Cristianità, addirittura di origine biblica.
Domanda. In qualità di Vice Presidente dell’associazione culturale internazionale Aristocrazia Europea, quale crede sia il ruolo dell’aristocrazia oggi in un mondo sempre più globalizzato?
Lali Panchulidze. – Aristocrazia vuol dire etimologicamente, dal greco antico, “governo dei migliori”, direi che il concetto è più che mai attuale. Serve una nuova classe dirigente legata ai popoli, alle patrie, alle tradizioni, che abbia veramente a cuore il bene comune e che guardi alla buona politica con cavalleresco e disinteressato spirito di servizio. Gli interessi economici privati vanno dopo la giustizia sociale e il benessere dei popoli. Ma non voglio parlare di politica… Aristocrazia Europea fa cultura e crea sinergie positive anche con le elite tradizionali asiatiche, indiane e africane.


