Il Wall Street Journal ha recentemente pubblicato un editoriale che critica aspramente il capo delle Nazioni Unite, António Guterres, per quello che viene descritto come “allarmismo” sul cambiamento climatico. L’articolo, scritto dall’esperto di climatologia Bjorn Lomborg e intitolato “L’ONU getta poca luce sul calore”, accusa Guterres di diffondere dati fuorvianti e di adottare un linguaggio iperbolico che esagera la minaccia del riscaldamento globale.
Nel suo editoriale, Lomborg sostiene che le alte temperature spesso menzionate da Guterres sono “per lo più il risultato di cambiamenti stagionali che esistono da tempo”, e non direttamente riconducibili al cambiamento climatico. Egli afferma che gli ultimi allarmi climatici lanciati dalle Nazioni Unite sono più “frutto di demagogia che di dati concreti”, mettendo in discussione la fondatezza scientifica delle dichiarazioni dell’ONU.
Uno dei punti centrali dell’argomentazione di Lomborg è che, nonostante l’enfasi sul riscaldamento globale, il freddo rimane una minaccia molto più grande per la salute umana rispetto al caldo. Citando uno studio del 2024, Lomborg sottolinea che “il tasso di mortalità globale dovuto al caldo estremo è diminuito di oltre il 7% in un decennio negli ultimi 30 anni”. Al contrario, il freddo uccide molte più persone rispetto al caldo, specialmente in Europa, dove “il freddo uccide quasi quattro volte più persone del caldo”.
In numeri, mentre 155.000 persone muoiono ogni anno a causa delle temperature estremamente elevate, 4,5 milioni di persone muoiono a causa del freddo, secondo Lomborg. Questo dato evidenzia, secondo l’editoriale, come l’attenzione esclusiva sui pericoli del caldo possa distorcere la realtà e portare a politiche sbagliate.
Lomborg critica anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per aver pubblicato rapporti imprecisi sui decessi dovuti al caldo estremo. In particolare, accusa l’OMS di aver sovrastimato il numero di morti per caldo in Europa di circa il 400%, dichiarando che oltre 175.000 persone muoiono ogni anno a causa delle alte temperature.
L’UNICEF, un altro organismo delle Nazioni Unite, viene anch’esso criticato per aver lanciato un “falso allarme” riguardo alla mortalità giovanile dovuta al caldo in Europa e Asia centrale. Lomborg sostiene che il rapporto dell’UNICEF non menziona che le morti tra i giovani causate dal caldo sono diminuite di oltre il 50% negli ultimi tre decenni, e che il freddo causa ancora tre volte più morti infantili in queste regioni rispetto al caldo.
Lomborg conclude il suo editoriale con un avvertimento riguardo le conseguenze delle politiche climatiche proposte dall’ONU, in particolare l’abbandono dei combustibili fossili. Egli afferma che una tale transizione, sebbene guidata da buone intenzioni, avrebbe costi economici enormi, “quadrilioni di dollari”, e comporterebbe un aumento significativo dei costi dell’elettricità, contribuendo alla diffusione della povertà.
Secondo Lomborg, la soluzione più efficace per prevenire le morti causate dal caldo non è l’adozione di misure drastiche contro i combustibili fossili, ma piuttosto il miglioramento dell’accesso all’elettricità affidabile e a basso costo, che permette un maggiore uso dell’aria condizionata e riduce i decessi per calore.
L’editoriale del Wall Street Journal rappresenta una critica decisa alle Nazioni Unite e alla loro gestione della comunicazione sui cambiamenti climatici. Mentre le preoccupazioni per il riscaldamento globale rimangono alte nell’agenda internazionale, l’analisi di Lomborg invita a una riflessione più ponderata e basata su dati concreti, evidenziando i rischi di un allarmismo non supportato da evidenze scientifiche.