
Oggi abbiamo il piacere di incontrare Gaia Zucchi, un’artista che ha attraversato e arricchito il mondo dello spettacolo con la sua versatile carriera. Con un percorso che spazia dal cinema al teatro, dalla televisione alla moda, Gaia ha saputo lasciare un’impronta significativa in ogni campo in cui si è cimentata. La sua autobiografia, “La vicina di Zeffirelli”, non solo ci offre uno sguardo intimo sulla sua vita e carriera, ma rivela anche una profonda riflessione sui valori che hanno guidato il suo cammino.
In questa intervista, Gaia ci parlerà delle sue origini aristocratiche e dell’influenza che figure storiche come il generale Rodolfo Corselli e il tenente Aldo Zucchi hanno avuto sul suo percorso artistico e personale. Condividerà con noi l’insegnamento più prezioso che ha ricevuto durante gli studi di recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia e ci racconterà di alcuni dei momenti salienti della sua carriera, inclusa la sua esperienza con il controverso regista Tinto Brass e il suo profondo legame con Franco Zeffirelli.
Affronteremo anche il suo impegno recente nel mondo dello spettacolo, le sfide legate all’evoluzione tecnologica e le sue riflessioni sulla partecipazione a reality show. Infine, Gaia condividerà le speranze e i messaggi che desidera trasmettere attraverso la sua autobiografia, offrendo una prospettiva illuminante su come le esperienze personali possano ispirare e guidare gli altri.
Con entusiasmo e curiosità, esploreremo con Gaia Zucchi il viaggio di un’artista che, con passione e determinazione, ha saputo navigare attraverso le sfide e le opportunità di un mondo in continua evoluzione.
- Domanda: Le tue origini aristocratiche e il legame con figure storiche come il generale Rodolfo Corselli e il tenente Aldo Zucchi hanno influenzato il tuo percorso artistico e personale? In che modo?
Gaia Zucchi: Mi piace molto questa domanda e sono felice di rispondere. Le mie origini aristocratiche si riflettono principalmente nel cuore, grazie a mia madre e a mia nonna, che avevano origini aristocratiche. Per loro, l’aristocrazia non era solo un fatto di nascita, ma una qualità dell’anima e del cuore, che mi hanno trasmesso. Mi hanno insegnato a credere nei valori, in un mondo buono, e a essere empatica e generosa.
Il mio bisnonno, il generale Rodolfo Corselli, era molto amato ed era il padre di mia nonna. Anche se non l’ho mai conosciuto personalmente, la disciplina che aveva è stata trasmessa a mia nonna e, a sua volta, a noi tre figli. Ci ha educati con una disciplina ferrea: andavamo a scuola anche con la febbre. Questo mi ha donato una grande forza di volontà e una disciplina molto forte, insieme ai valori di onestà intellettuale e morale, che definiscono l’essere “gente per bene”.
Mia nonna e mia mamma erano persone estremamente generose. Mia nonna aiutava tutti in difficoltà e condivideva tutto ciò che aveva, anche oltre le sue possibilità. E mia mamma invece veniva chiamata Mirella lei voleva sempre sentirsi giovane solo Mia mia figlia la chiamava nonna loro avevano un rapporto molto speciale ed intimo mia madre era l’unica che riusciva a capirla, consolarla e farla sentire serena per lei è stato davvero un durissimo colpo perderla oltre che per noi tutti. Era conosciuta per la sua generosità e il suo altruismo. Mia nonna era chiamata da tutti mamma anche da noi tre nipoti. Mio nonno, Aldo Zucchi, padre della mia amatissima mamma Mirella, è morto prima che mia mamma nascesse. Ha ricevuto la medaglia d’argento e poi la medaglia d’oro al valore, morendo giovane, a 29 anni, il 24 marzo del 1939, la stessa data in cui è morta mia mamma nel 2021. Queste coincidenze sembrano legare le nostre vite.
Anche se non ho mai conosciuto mio nonno, la sua figura e il suo legame con la storia sono importanti per me. Il mio percorso artistico e personale è stato influenzato dai principi e dai valori familiari, dalla tenacia e dalla forza di combattere e non arrendersi mai.
- Domanda: Hai studiato recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia sotto la direzione di Lina Wertmüller e con docenti come Goliarda Sapienza e Attilio Corsini. Qual è l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto da loro e che porti ancora con te oggi?
Gaia Zucchi: Ho avuto la fortuna di entrare al Centro Sperimentale senza raccomandazioni, nonostante la difficoltà di ammissione e la forte concorrenza. Sono entrata sotto la direzione di Lina Wertmüller, e Goliarda Sapienza mi ha voluto nel suo team, riconoscendo il mio talento e la mia femminilità. Mi ha insegnato la vita più che la recitazione, essendo una donna di grande spessore e una scrittrice eccezionale. Mi ha dedicato un libro con una dedica che ricordo con affetto e mi ha raccontato molte storie della sua vita.
Attilio Corsini l’ho incontrato alla fine dei due anni al Centro Sperimentale. Mi ha voluto nella sua compagnia al Teatro Vittoria, scrivendo spettacoli per me. Mi chiamava “animale da palcoscenico”, un complimento che inizialmente non capivo, ma che ho poi apprezzato. Mi ha insegnato tanto sulla recitazione spontanea, sul lavoro sul palcoscenico, sulla severità, sull’impegno e sull’amore per il lavoro. Tutto ciò che ho imparato da loro è con me e mi accompagnerà per tutta la vita.
- Domanda: La tua carriera ha attraversato molti campi dello spettacolo, dal cinema al teatro, alla televisione e alla moda. C’è un progetto in particolare che consideri il più significativo della tua carriera?
Gaia Zucchi: Sono un’artista poliedrica e credo che il talento mi permetta di cimentarmi in diversi campi. La bellezza mi ha dato l’opportunità di lavorare come fotomodella e di partecipare a pubblicità e campagne fotografiche, ma il vero amore è per la recitazione, sia sul palcoscenico che sul grande schermo. Sebbene il teatro offra un rapporto diretto con il pubblico, il grande schermo ha una durata e una permanenza uniche. Oggi, forse, vorrei dedicarmi di più al cinema, ma non c’è un progetto specifico che consideri il più significativo. Ogni parte della mia carriera è stata importante e significativa, compresi gli errori, e li ho amati tutti.
- Domanda: Nel 1995 hai lavorato con Tinto Brass in “Fermo posta Tinto Brass”. Come è stato collaborare con un regista così iconico e controverso? Cosa hai imparato da quell’esperienza?
Gaia Zucchi: Per comprendere appieno il mio rapporto con Tinto Brass e cosa ho imparato da quell’esperienza, ti consiglio di leggere il mio libro La vicina di Zeffirelli, dove racconto tutto nel dettaglio. L’esperienza con Brass è stata significativa, ma mi ha segnato negativamente. Non ero preparata e mi sono ritrovata a essere vista come un “sexy symbol”. Questo mi ha creato un trauma, poiché il mio carattere e la mia anima erano molto diversi da come mi rappresentavano. Nonostante il mio aspetto fisico, che era prorompente, sentivo che la mia essenza contrastava con il regista e con il film.
- Domanda: Il tuo libro La vicina di Zeffirelli parla della tua amicizia con il regista Franco Zeffirelli. Come è nata questa relazione e in che modo Zeffirelli ha influenzato il tuo percorso artistico?
Gaia Zucchi: Ho avuto la fortuna di incontrare Franco Zeffirelli a 23 anni, quando mi trasferii con il mio primo marito, il produttore Francesco Papa, che viveva in un parco sull’Appia Antica. Da lì è nata una grande amicizia, ben descritta nel libro La vicina di Zeffirelli. Zeffirelli ha influenzato profondamente il mio percorso artistico, insegnandomi che, oltre alla passione, è essenziale studiare e avere le giuste conoscenze. Mi incoraggiava a usare la mia bellezza e a buttarmi nel mondo, ma io ero una ribelle e ho deciso di studiare intensamente. Continuo a studiare ancora oggi, perché non si finisce mai di imparare.
- Domanda: Guardando al tuo percorso, che copre un ampio spettro di ruoli e progetti, cosa ti ha spinto a esplorare così tante dimensioni diverse dell’arte e dello spettacolo?
Gaia Zucchi: La mia spinta è nata dalla voglia di fare, di capire e dalla curiosità. La passione per l’arte mi ha guidato, e ogni avventura che ho intrapreso è stata per me un’espressione di arte. Il palcoscenico è arte, così come il cinema, la moda e la scrittura. La curiosità e il desiderio di migliorarmi continuamente mi hanno spinto ad esplorare diversi ambiti. Inoltre, la necessità di guadagnare ha giocato un ruolo importante: quando si ha bisogno di lavorare e non si ha un sostegno economico, è inevitabile accettare anche progetti che potrebbero non essere i tuoi preferiti, sempre nel rispetto della mia professione.
- Domanda: Hai recentemente lavorato a nuovi progetti cinematografici e televisivi, come “Come un fiore” e “Jerry e Tom”. Cosa puoi dirci su queste esperienze e cosa rappresentano per te nella tua carriera attuale?
Gaia Zucchi: La mia carriera artistica si è interrotta per scelte sentimentali, sia giuste che sbagliate. Ho messo in pausa il mio lavoro per 15 anni, mentre mi dedicavo alla mia famiglia, avendo una figlia con un secondo compagno che desiderava una famiglia tradizionale e non condivideva il mio progetto professionale. Ora, dopo la separazione, desidero affermarmi di nuovo nel mio campo. Ho ricominciato a lavorare e sto aspettando una grande occasione che ancora non è arrivata. “Come un fiore”, diretto da Benedetta Boccoli, è stata una bellissima esperienza perché è un corto sulla prevenzione del tumore al seno, una tematica molto importante. Credo molto nell’arte che affronta questioni sociali e nella accettazione del proprio corpo. “Tom e Jerry” è stata una piccola partecipazione, un cammeo che mi ha permesso di riaffacciarmi sullo schermo. Sto ancora aspettando l’opportunità che so arriverà.
- Domanda: Come attrice e autrice, come vedi l’evoluzione del ruolo delle donne nel mondo dello spettacolo oggi rispetto ai decenni precedenti?
Gaia Zucchi: Le donne hanno sicuramente fatto dei progressi, come dimostrano registe come Paola Cortellesi e i messaggi importanti che portano. Tuttavia, c’è ancora molta strada da fare. Le donne non sono ancora sempre considerate alla pari degli uomini, e spesso sono etichettate come “di serie B” nei botteghini. La situazione sta migliorando, ma il percorso è ancora lungo.
- Domanda: Hai recitato in numerosi spettacoli teatrali, spesso con registi di spicco come Attilio Corsini. C’è un ruolo teatrale che ti è rimasto particolarmente nel cuore e perché?
Gaia Zucchi: Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi nomi del teatro, come Ronconi, Attilio Corsini e Daniele Formica. Quello che mi è rimasto particolarmente nel cuore sono stati i miei dieci anni con Attilio Corsini nella produzione di “Voglia Matta di Roma”, che ha avuto diverse edizioni negli anni ’50 e ’60. Lavoravo tre mesi ogni estate a Caracalla interpretando il ruolo della svedese. Era uno spettacolo bellissimo, in cui ero la protagonista, e molti cantanti dell’epoca, come Jimmy Fontana e Nico Fidenco, cantavano attraverso il mio personaggio. È stata un’esperienza memorabile al Teatro Vittoria e con Corsini.
- Domanda: Oltre alla recitazione, hai conseguito una laurea in psicologia. In che modo la tua formazione in psicologia ha influenzato il tuo approccio alla recitazione e alla comprensione dei personaggi?
Gaia Zucchi: Sono sempre stata affascinata dall’anima umana e dai suoi aspetti, anche quelli più oscuri e profondi. La psicologia aiuta molto nella vita e nella recitazione, perché permette di comprendere meglio come interpretare un personaggio. È una disciplina che viaggia di pari passo con l’arte della recitazione. Avrei voluto lavorare come psicologa nei carceri e studiare criminologia, ma ho scoperto che, essendo molto bella e prorompente, questo ruolo non era adatto a me. Mi piace aiutare gli altri e parlare con le persone, anche se sono meno portata a risolvere i miei problemi. La psicologia è fondamentale e utile in tutti i campi.
- Domanda: Nel corso della tua carriera, hai partecipato anche a fotoromanzi e spot pubblicitari. Come descriveresti l’importanza di queste esperienze nel tuo percorso complessivo?
Gaia Zucchi: Sono felice di rispondere a queste domande e di farmi conoscere meglio. I fotoromanzi e gli spot pubblicitari hanno avuto un ruolo importante nel mio percorso, perché hanno alimentato il mio ego e soddisfatto la parte più superficiale del mio mestiere. Sono state esperienze fondamentali, sia per il guadagno che per la visibilità. Mi hanno permesso di rivedermi e di guadagnare bene, contribuendo in modo significativo al mio percorso artistico.
- Domanda: Il teatro rimane una delle tue grandi passioni. C’è un progetto teatrale che sogni ancora di realizzare?
Gaia Zucchi: Sogno ancora ad occhi aperti di poter realizzare tutto ciò che desidero, come se avessi 15 anni. Anche se metà della mia vita è già trascorsa, spero di poter realizzare tanti progetti. Attualmente, il mio sogno più grande è portare il mio libro La vicina di Zeffirelli a teatro. Sarebbe un progetto stupendo e continuo a sognare perché credo fermamente che i sogni possano avverarsi.
- Domanda: Il tuo impegno nello spettacolo si è esteso anche oltre il 2000. Come hai vissuto la transizione dell’industria dell’intrattenimento dal XX al XXI secolo, con l’avvento di nuove tecnologie e formati?
Gaia Zucchi: Mi definisco un po’ “boomer”, quindi ho vissuto questa transizione con difficoltà. La tecnologia e i nuovi formati sono stati per me una vera sfida. Non so nemmeno usare il computer correttamente, e per me tutta questa tecnologia è un incubo. Ho appena imparato a mandare le email e, per quanto riguarda il computer, sono ancora una principiante. Ho scritto il mio libro a mano, con quaderno e penna, e continuerò a fare così perché non riesco a adattarmi alle nuove tecnologie. Detesto la tecnologia, ma sto cercando di imparare. Quando mi trovo davanti a un computer, mi innervosisco facilmente. Sono un’artista nella mia essenzialità, legata alla semplicità.
- Domanda: Nel 2022, hai partecipato al reality “Prenditi cura di Me”. Come è stata questa esperienza e cosa ti ha spinto a partecipare a un reality show dopo una carriera così variegata?
Gaia Zucchi: Sono sempre stata sincera, e lo sarò anche in questa risposta. Non amo particolarmente i reality, ma ero ferma da 15 anni e avevo perso mia mamma, quindi ero molto addolorata. Avevo voglia di tornare sotto i riflettori e di prendermi cura di me stessa. Partecipare a questo reality è stata un’opportunità per rientrare nel mondo dello spettacolo e, soprattutto, per rimettermi in forma e dedicarmi a me stessa. Il format ideato da Massimiliano Gaudino mi ha fatto bene: mi ha fatto sentire viva e consapevole del mio valore. Mi sono rimessa in forma, anche se poi ho perso i risultati. Mi è stata offerta la possibilità di partecipare di nuovo e sto valutando la decisione. Ogni esperienza è utile e arricchente, se la si sa sfruttare nel modo giusto. Nulla è sprecato, e sono pronta ad affrontare la prossima sfida.
- Domanda: Cosa speri che i lettori e il pubblico traggano dalla tua autobiografia “La vicina di Zeffirelli”? Quale messaggio principale vuoi comunicare attraverso la tua storia?
Gaia Zucchi: Con il mio libro, “La vicina di Zeffirelli”, spero che ogni lettore possa riconoscersi in ciò che ho raccontato e trarre forza e coraggio per affrontare le sfide che la vita presenta a qualsiasi età. In particolare, vorrei che le donne capissero che non è vero che a 50 anni la vita sia finita. Il mio libro vuole essere un messaggio di speranza, oltre che di formazione. È importante essere solidali, promuovere la solidarietà femminile, l’amicizia e l’unione. Non dobbiamo accettare compromessi e dobbiamo avere il coraggio di essere empatici e determinati. Spero di trasmettere la speranza che ogni giorno possa portare miglioramenti. Anche se non tutto ciò che luccica è oro, possiamo trasformare le nostre esperienze in qualcosa di prezioso. Ogni esperienza ci aiuta a diventare la migliore versione di noi stessi. È fondamentale avere forza, coraggio e mantenere un atteggiamento positivo. Ogni lettore troverà qualcosa di diverso nel libro, ma l’importante è che ognuno possa trarre ciò di cui ha bisogno. Chi ha avuto fiducia in me e ha letto il libro dovrebbe trovare nel mio racconto ciò che cerca per affrontare le proprie sfide.

Francesca Cesari

Daniele Pedone