
Oggi abbiamo il piacere di ospitare Laura Fincato, una figura di spicco nel panorama politico e culturale italiano. Con una carriera che spazia dalla politica alla diplomazia, Fincato ha dedicato gran parte della sua vita al servizio pubblico e alla promozione dei valori democratici. Laureata con lode in Filosofia all’Università di Padova, ha avuto un percorso formativo che ha plasmato profondamente la sua visione e il suo impegno politico.
Nel corso della sua carriera, ha ricoperto ruoli di rilievo, tra cui Consigliere comunale, Sottosegretario di Stato e Assessore, affrontando sfide significative e contribuendo a importanti riforme nel sistema educativo e alla pianificazione strategica di città come Venezia. Inoltre, il suo impegno internazionale, specialmente con la Cina, ha rafforzato le relazioni culturali e commerciali tra Venezia e il mondo.
Con una vita dedicata alla politica, all’educazione e al servizio pubblico, Laura Fincato ha lasciato un’impronta duratura in molteplici ambiti. Oggi, siamo entusiasti di approfondire con lei le esperienze che hanno segnato la sua carriera e le sue prospettive future, esplorando come il suo background accademico e le sue esperienze professionali abbiano influenzato il suo operato e la sua visione del mondo.
Iniziamo con la nostra prima domanda:
Domanda: Laura, hai conseguito il diploma al Liceo classico Pigafetta con il massimo dei voti e successivamente ti sei laureata con lode in Filosofia all’Università di Padova. Come queste esperienze formative hanno influenzato la tua carriera politica e professionale?
Laura Fincato: Era il 1969, terzo anno di Liceo Classico, e c’era una nuova formula per gli esami di maturità: 60 su 60. Senza attendere il risultato, sono partita per la Calabria, per un campo di lavoro a Gioiosa Ionica, in mezzo alla campagna riarsa, per costruire un ponticello che superasse la fiumara. Ero convinta che avrei frequentato Fisica a Pisa, ma mi sono iscritta a Filosofia a Padova e in tre anni ho concluso quegli studi che mi hanno appassionata da subito, con una tesi su Habermas e la Scuola di Francoforte. Il Liceo Classico Pigafetta aveva visto grandi docenti formare giovani. Ricordo nomi come Faggin e Serafini, ma anche Domenico Stella (il padre del giornalista), mio insegnante dell’ultimo anno di Filosofia, che mi fece cambiare idea! Sì, grandi docenti e formatori che riuscivano a superare le difficoltà delle materie classiche e soprattutto aiutavano a trovare ciascuno il proprio metodo di studio e poi di vita.
- Domanda: La tua tesi di laurea era incentrata sul pensiero di Jürgen Habermas e la Scuola di Francoforte. In che modo il pensiero critico e le teorie della comunicazione di Habermas hanno influenzato il tuo approccio alla politica e all’educazione?
Laura Fincato: A Padova, l’università era allora un luogo di grande fermento. Ho studiato con totale dedizione, ma anche con partecipazione alle tematiche sociali e politiche, non solo degli studenti, ma anche delle città, come nel percorso di Habermas, sempre più orientato alla filosofia del linguaggio e all’approccio sociologico. La mia tesi, se ora la rileggo, mi sembra difficile da comprendere, nel senso proprio della scrittura, ma devo dire che fui felice di lavorarci e credo che questo lavoro abbia lasciato un segno in me, come tutto il percorso di Habermas, che ancora oggi seguo con interesse.
- Domanda: Hai ricoperto numerosi ruoli politici, dal Consigliere comunale al Sottosegretario di Stato. Quale di questi ruoli ti ha offerto le sfide e le soddisfazioni maggiori e perché?
Laura Fincato: La mia lunga carriera politica è iniziata da studentessa e si è trasformata in partecipazione pubblica con la battaglia referendaria per difendere la legge Fortuna-Baslini sul divorzio. Sono stata la prima socialista eletta in Consiglio Comunale a Vicenza nel 1975 e sono rimasta in quel Consiglio per quattro legislature, diventando nel 1983 la prima socialista vicentina eletta in Parlamento, anche qui per quattro legislature. Ho ricoperto tre volte il ruolo di Sottosegretario di Stato, prima alla Pubblica Istruzione e poi agli Esteri. La prima volta il ministro era Sergio Mattarella! Non saprei davvero scegliere tra tutte queste esperienze di vita politica, amministrativa e di governo, perché ciascuna, nel susseguirsi nel tempo, mi ha vista lavorare per comprendere, arricchire la mia vita personale, crescere, partecipare e aiutare. Sono stata anche assessore a Venezia per cinque anni, dal 2005 al 2010, dove nel frattempo mi ero trasferita. Anche questo impegno è stato pesante e formativo al tempo stesso.
- Domanda: Nel tuo ruolo di Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, quali sono stati i principali cambiamenti o riforme che hai cercato di implementare nel sistema educativo italiano?
Laura Fincato: La riforma della scuola elementare, i decreti delegati… certo, sono riforme del secolo scorso e ora superate, ma allora erano oggetto di confronto e dibattito molto serio e serrato tra tutte le forze politiche in Parlamento e nella società, nel mondo della scuola e tra le famiglie, che fino ad allora erano escluse dal dibattito sul percorso educativo. Le nuove figure dei presidi… Ho avuto colleghi preparati, capaci, entusiasti, e ci definivamo il “Carro di Tespi” perché, credendo nella partecipazione, abbiamo percorso migliaia di chilometri e affrontato convegni e riunioni per spiegare. La partecipazione è faticosa.
- Domanda: Come Sottosegretario agli Affari Esteri, quali sono state le principali sfide che hai affrontato e come hai gestito i rapporti internazionali, in particolare con l’Europa e il resto del mondo?
Laura Fincato: L’esperienza agli Esteri mi ha insegnato tantissimo. Va detto, senza tema di smentita, che i diplomatici italiani sono preparati, approfondiscono temi e si relazionano sui problemi in modo molto professionale, corretto e concreto. La mia pur breve appartenenza alla Casa mi ha permesso di conoscere persone di grande spessore e valore, e con alcuni si è instaurato nel tempo un rapporto di fiducia che è continuato oltre il mio impegno e oltre il mio secondo, ben più lungo, periodo agli Esteri come Capo di Segreteria del Ministro Lamberto Dini. Allora, nel governo Ciampi che mi vide Sottosegretario di Stato di Andreatta, avevo la delega alle Relazioni Culturali (Scuole, istituti italiani di Cultura) e anche al Personale (con il contratto dei diplomatici da gestire!) e come area geografica, esclusi i paesi fortemente islamici, l’Oriente e il Far East in momenti di enorme tensione, superata solo quando, con il Governo D’Alema, si decise di bombardare la Serbia. In alcuni Paesi non vedevano un rappresentante italiano da anni, come in Sri Lanka, dove mi recai per portare aiuti a quel paese martoriato dalla guerra civile, correndo bei rischi, oppure in Australia, dove andai a firmare una cooperazione scientifica.
- Domanda: Nel 2005 sei diventata Assessore alla Pianificazione Strategica e all’Ambiente a Venezia. Quali progetti o iniziative ricordi con maggiore orgoglio in questo ruolo?
Laura Fincato: Che Venezia non sia una città facile da governare è noto, e tutti quanti si sono succeduti possono testimoniarlo! La delega all’Ambiente e poi alla Pianificazione Strategica, con un particolare impegno per la rinascita di Porto Marghera, sono stati mesi di lavoro davvero duro. Voglio ricordare la totale fiducia che il Sindaco Cacciari mi ha sempre dimostrato e soprattutto una persona purtroppo scomparsa, Maurizio Calligaro, il cui appoggio costante ha permesso non solo di affrontare queste tematiche, ma anche di riuscire a produrre Accordi di Programma per lo sviluppo.
- Domanda: Il tuo lavoro come Capo della Segreteria del Ministro degli Affari Esteri ti ha portato a una posizione influente. Come hai visto evolversi il ruolo della diplomazia italiana in quel periodo?
Laura Fincato: Il Presidente Dini è stato un eccellente Ministro degli Esteri, capace di governare la Casa con competenza e rispetto in tempi non facili, grazie anche alla sua vasta conoscenza del mondo economico e politico, che tutti riconoscevano. Questo mi permetteva un coinvolgimento almeno di conoscenza! Ho ritrovato ambasciatori e ministri che erano molto cresciuti dal 1993 e che rappresentavano il nostro Paese in maniera eccelsa. Si dice che nessuno sia profeta in patria, ed è certo che la nostra diplomazia all’estero riceve un forte e generale riconoscimento: ambasciate e consolati, ruoli negli organismi internazionali. Ci siamo e siamo creduti.
- Domanda: Hai avuto un ruolo significativo nel portare Venezia all’Expo di Shanghai 2010 e nello sviluppo delle relazioni con la Cina. Quali sono stati i risultati più importanti di queste iniziative e come hanno influito sul rapporto tra Venezia e la Cina?
Laura Fincato: L’esperienza di creare una presenza fisica, culturale ed economica con il padiglione Venezia per sei mesi durante l’Expo 2010 a Shanghai è stata per me la più impegnativa e sfidante. Siamo stati invitati nell’area Urban Best Practices a realizzare un luogo di incontro e presenza. Abbiamo formato un Comitato Expo Shanghai (Comune, io come delegata, Provincia, Camera di Commercio, Confindustria, Università, Fondazione di Venezia) e abbiamo ideato una “casa veneziana”, completa di altana come luogo di incontro, con prosecco e spritz, una sala con totem e computer e immagini delle nostre realtà. In sei mesi abbiamo mostrato Venezia com’è, realizzando sei missioni a temi. Il bello è stato che studenti veneziani di cinese e di architettura erano incaricati della presentazione, turnandosi e vivendo a Shanghai per quei mesi con borse di studio. In quel periodo, molti temi sono stati affrontati in un clima di apertura di una Cina che voleva farsi conoscere al mondo e conoscere il mondo. Venezia, da sempre amata, cominciò a ragionare di economia e scambi, incluso il volo diretto Venezia-Shanghai. Il primo volo arriverà a Tessera il 26 settembre! Ci vuole costanza, pazienza, coerenza e rispetto: poi i risultati arrivano.
- Domanda: Puoi raccontarci qualche aneddoto interessante riguardo ai tuoi viaggi in Cina e alle rappresentanze cinesi ricevute a Venezia?
Laura Fincato: Il 17 settembre partirò, per la seconda volta nel 2024, per una missione in Cina, nel nome di Marco Polo. Sarà la mia quattordicesima visita! Dal 2012 sono una orgogliosa cittadina onoraria di Suzhou, città governata da Marco Polo e gemellata con Venezia dal 1980. Sono stata premiata dalla Presidenza della Repubblica per il lavoro di creazione delle relazioni culturali tra i due Paesi e sono ora componente del Comitato Nazionale creato dal MIC per le celebrazioni del 700º anniversario della morte del grande veneziano. Continuo a volermi impegnare per una forte amicizia nel nome del rispetto delle culture millenarie che costituiscono un ponte per la comprensione e lo sviluppo. Ho amici in Cina e amici cinesi qui e quest’anno (e anche nei prossimi due, poiché la vita del Comitato è prevista per tre anni) stiamo lavorando non solo per far conoscere Marco Polo, ma per cogliere la sua eredità. Ci sono manifestazioni, incontri, convegni e anche gare sportive, come la prossima challenge per la Marco Polo Cup (dragon boat in Canal Grande durante la Regata Storica). Tutto è improntato alla volontà di migliorare, crescere e sviluppare rapporti seri e rispettosi. Con gli amici cinesi non ci si improvvisa; ci vuole pazienza e la volontà di credere reciprocamente. Ho sempre ricevuto calore, affetto e soprattutto rispetto, ho sentito stima e credo che gli amici cinesi mi conoscano e sappiano di essere ricambiati.
- Domanda: Hai partecipato alle Primarie del centrosinistra per la carica di Sindaco di Venezia nel 2010. Come hai vissuto quella competizione e quali lezioni hai tratto da quell’esperienza?
Laura Fincato: Ho sempre approvato le primarie solo per decidere la candidatura migliore a Sindaco (per scegliere il segretario del partito… anche NO, poiché sono convinta che la linea di un partito e la sua dirigenza debbano essere decise solo dagli iscritti che condividono e lavorano, e non da chi passa per il gazebo una tantum e spesso accompagnato!). Nel 2010, per succedere a Cacciari, mi presentai sostenuta da una parte del PD, mentre la maggioranza aveva scelto di candidare un esterno al partito. Come troppo spesso accade, si pensava che “non siamo degni”, meglio cercare fuori di noi e della nostra storia. Così fui battuta dai miei stessi, esclusa dal governo della città, che poi operò così bene, e la subii quattro anni dopo, con un grande scandalo di mezzo e una sonora sconfitta. Imparai la lezione impartita sia dal PD che dagli elettori e decisi che non avrei più vissuto una competizione elettorale, e così è stato. Il candidato che vinse le primarie del 2010 e che non mi volle come assessore mi delegò, però, sia all’Expo Shanghai 2010 – un’esperienza fortissima e bellissima – sia a gestire manifestazioni di grande rilievo (come sarebbe stata per Venezia Milano 2015, se non fossero intervenuti fatti drammatici e la caduta del governo cittadino). L’idea di preparare la candidatura di Venezia a Capitale Europea della Cultura, allargando a un territorio più vasto (Veneto tutto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Alto Adige) trovò subito difficoltà di percorso ma anche di comprensione della proposta. A dire la mia opinione, dovuta a informazioni e conoscenza della macchina, iniziai subito cercando di spiegare che la dimensione territoriale troppo vasta e il ruolo stesso di Venezia, già capitale mondiale riconosciuta, avrebbero visto soccombere la candidatura a favore di una piccola città del sud Italia. Sarebbe stata la volta di Matera, e così è stato!
- Domanda: Ora che hai un piede a Mestre e uno alla Giudecca, come percepisci le differenze e le sfide tra queste due aree di Venezia? Come queste esperienze hanno arricchito il tuo lavoro e la tua vita personale?
Laura Fincato: Vivo tra Giudecca e Mestre, come capita a tanti. Ho due case nello stesso Comune che mi ha visto governare sia la parte insulare che quella di terraferma. Mestre è una città di dimensioni europee, con problemi di traffico, ambiente, spopolamento, invecchiamento e violenza, ma anche di novità e innovazione. Giudecca è un’isola e vive una socialità, una storia di cambiamento dalla povertà alle numerose gallerie d’arte, ai luoghi di ritrovo non più legati al mondo di una volta (i pianta fasioi, nasse ladri), ringiovanita da nuove zone (come Campo Junghans) per nuovi abitanti. Anche io, da vicentina diventata giudecchina, imparo la voga alla veneta e ad amare la laguna. Sì, amo questa parte di Venezia che è la Giudecca, come vivo bene in quella parte che è la città di Mestre!
- Domanda: Guardando indietro alla tua carriera, quali sono i momenti che consideri i più significativi e che hanno avuto un impatto duraturo sulla tua vita?
Laura Fincato: Sono grata per la bella vita che ho avuto e che ancora sto vivendo, seguendo i miei ideali e cercando che le mie idee siano capaci di stare al passo con i cambiamenti. Essere fedeli non significa ottusamente conservare: i laudatores temporis acti sono i peggiori ipocriti! Voglio saper riconoscere i miei errori, verificare le critiche e i giudizi che mi vengono rivolti e, soprattutto, voglio rispondere alla mia coscienza laica riguardo alle coerenze, al coraggio, agli sbagli e, certo, anche ai limiti. L’esempio più importante: mia madre, che votò la Repubblica, che allevò me e mio fratello lavorando da giovane vedova, che mi insegnò il rispetto per le idee e la tolleranza, il significato della democrazia e dell’aiuto per gli altri, il sacrificio per un ideale. Spero di somigliarle un poco, anche se lei era di profonda fede cattolica e io laica convinta. Vorrei citare Pertini, Craxi, il pantheon socialista e anche mio nonno Roberto, consigliere comunale a Vicenza nel 1919, socialista e antifascista, picchiato, deriso, affamato, incarcerato. Questi sono i miei esempi.
- Domanda: Che consiglio daresti ai giovani che aspirano a una carriera politica o a una carriera pubblica basata sull’impegno sociale e politico?
Laura Fincato: Guai ai maestri che si impongono, specialmente ai cattivi maestri… e ce ne erano e ce ne sono! Chiedo solo di essere osservata nel mio percorso e giudicata per quanto sono riuscita a fare e anche a non fare, ma giudicata senza pregiudizi e, forse, qualche cosa di me potrebbe essere accettato come insegnamento. Ai giovani, a cominciare dai miei nipoti e dai loro amici, che guardano alla vita politica e pubblica con insofferenza per i protagonisti e disinteresse per ogni forma di impegno, garantisco che tutte le conquiste non sono mai per sempre, che occorre lottare per i diritti di tutti e non accontentarsi dei propri, che magari si pretendono senza i doveri. Non è facile trovare le parole, non è facile il dialogo, non è facile educare, ma sento ancora che è necessario battersi e cambiare.
- Domanda: Quali sono i tuoi progetti futuri e come pensi di continuare a contribuire al bene della comunità e del tuo paese?
Laura Fincato: Credo nella democrazia e nella persona; in ciascun essere cerco il valore da rispettare. Se ho dedicato più di cinquanta anni a vivere secondo questi principi, spero solo di avere ancora un po’ di tempo per impegnarmi e di essere ricordata un giorno come una donna vera.