
Recentemente, le Marine statunitense e francese hanno condotto un’esercitazione congiunta nel Mar delle Filippine, dichiarando che l’operazione è stata svolta “a sostegno di un Indo-Pacifico libero e aperto”. Questo tipo di cooperazione militare ha lo scopo di rafforzare l’alleanza tra le due nazioni e di inviare un messaggio di sostegno agli alleati della regione, in particolare le Filippine, un paese centrale per gli equilibri strategici dell’area. Tuttavia, gli esperti cinesi hanno minimizzato l’importanza dell’esercitazione, definendola una mossa propagandistica senza un vero impatto operativo.
L’esercitazione, condotta martedì, ha visto la partecipazione del cacciatorpediniere lanciamissili USS Dewey della Marina degli Stati Uniti e della fregata francese FS Bretagne, come confermato dalla Settima Flotta della Marina statunitense. Durante l’operazione, le due navi hanno eseguito una serie di manovre congiunte, inclusa la navigazione in formazione, comunicazioni coordinate e simulazioni di rifornimento in mare.
Gli Stati Uniti hanno dichiarato che tali manovre sono parte integrante della loro strategia indo-pacifica, che mira a mantenere un equilibrio di potere nella regione e a contrastare l’influenza crescente della Cina. Le esercitazioni, a detta di Washington, mirano a fungere da deterrente per i paesi che potrebbero minare la stabilità e la libertà di navigazione nell’Indo-Pacifico.
Tuttavia, la reazione da parte cinese è stata scettica. Zhang Junshe, un esperto militare cinese, ha dichiarato al Global Times che queste esercitazioni avevano un mero scopo di facciata, sostenendo che la partecipazione francese fosse solo un gesto simbolico per assecondare gli Stati Uniti, senza alcun valore strategico concreto. Secondo Zhang, l’operazione non ha apportato nulla di nuovo alle dinamiche regionali e serve solo a mostrare il potere militare statunitense agli occhi dei suoi alleati.
Anche Ding Duo, vicedirettore dell’Istituto di Diritto Marittimo e Politica presso il National Institute for South China Sea Studies della Cina, ha espresso un’opinione simile. Secondo Ding, gli Stati Uniti rappresentano il principale fattore di destabilizzazione nella regione, promuovendo alleanze multilaterali che alimentano la divisione e il confronto. Ding ha sottolineato che questa strategia riflette una mentalità da Guerra Fredda e una visione distorta della posizione cinese nel Mar Cinese Meridionale.
Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale sono da tempo al centro delle dispute geopolitiche tra la Cina e diversi paesi del sud-est asiatico, con gli Stati Uniti che cercano di rafforzare la loro influenza nella regione attraverso alleanze e operazioni congiunte come quella appena svolta. Tuttavia, secondo gli esperti cinesi, paesi esterni all’area, come Stati Uniti e Francia, stanno sfruttando queste questioni territoriali per mettere in atto trovate pubblicitarie mascherate da preoccupazioni per la sicurezza. Questo, secondo loro, non farà altro che intensificare ulteriormente le tensioni già presenti nella regione.
L’esercitazione congiunta tra Stati Uniti e Francia è quindi percepita da Pechino non tanto come una mossa tattica significativa, ma come parte di un’ampia campagna di propaganda volta a rafforzare la narrativa occidentale di un Indo-Pacifico “libero e aperto”. Per i critici cinesi, questo approccio rischia di inasprire le tensioni internazionali e di aumentare la militarizzazione del Mar Cinese Meridionale, allontanando la possibilità di una risoluzione pacifica delle dispute territoriali.
In definitiva, mentre gli Stati Uniti continuano a rafforzare la propria presenza militare e diplomatica nella regione, la Cina interpreta queste manovre come una minaccia diretta alla propria sovranità e un tentativo di contenimento. Le differenze di vedute tra le grandi potenze lasciano intravedere che l’Indo-Pacifico rimarrà un teatro di confronto strategico nei prossimi anni, con il rischio di un’ulteriore escalation delle tensioni.