
In un momento storico in cui la gestione delle risorse idriche e la tutela del territorio sono temi di cruciale importanza, abbiamo il piacere di intervistare Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione Nazionale Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue (ANBI). L’ANBI, con la sua vasta rete di consorzi, gioca un ruolo fondamentale nella salvaguardia ambientale, nella gestione sostenibile delle risorse idriche e nella protezione del territorio da rischi idrogeologici.
Massimo Gargano, con la sua lunga esperienza nel settore, ci offrirà una panoramica dettagliata sulle sfide attuali e future nella gestione delle acque e del territorio, le strategie adottate per affrontare i cambiamenti climatici e l’importanza della collaborazione tra istituzioni, consorzi e comunità locali. In questa intervista, esploreremo anche le iniziative innovative e i progetti in corso promossi dall’ANBI per garantire un uso efficiente e sostenibile delle risorse idriche, oltre a discutere delle politiche necessarie per migliorare la resilienza del nostro territorio.
Restate con noi per un approfondimento esclusivo su queste tematiche fondamentali, direttamente dalla voce di uno dei principali esperti italiani in materia.
Domanda. Può fornirci un quadro generale della crisi idrica che sta attualmente colpendo il sud Italia?
Massimo Gargano. In Sicilia, a fine giugno, le precipitazioni cumulate in 12 mesi sono state mediamente 414 mm, un quantitativo superiore di solo 1 mm rispetto a quello registrato durante la grande siccità del 2002. In larga parte della Sicilia orientale il deficit pluviometrico supera il 60% su base annua con ammanchi stimati in circa 300 mm di pioggia. L’8 luglio gli invasi regionali trattenevano solamente 252,73 milioni di mc d’acqua (il 36% del volume di riempimento autorizzato e circa il 42% in meno della media del periodo dell’ultimo quindicennio), di cui solamente 115,27 milioni sono però realmente utilizzabili perché al netto dei volumi utili alla fauna ittica, dell’interrimento e del volume morto. Sei bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri 7 hanno meno di 1 milione di mc d’acqua e 3 bacini meno di 2 milioni. Dall’ultimo verbale dell’Autorità di Bacino regionale (25 giugno) si evince che: il territorio in provincia di Gela non potrà ricevere alcun genere di irrigazione, considerata la totale indisponibilità di volumi negli invasi Cimia, Disueri e Comunelli. Questo comprometterà la campagna di semina e di produzione agricola nella Piana; tutti i Comuni della provincia di Caltanissetta stanno emettendo ordinanze di riduzione nelle erogazioni idriche; ad Enna l’acqua per l’uso potabile viene erogata un giorno sì e due no; nell’Agrigentino, per i terreni irrigui di Ribera, si sta cercando di operare trasferimenti di risorsa dal sistema Prizzi-Gammauta all’invaso Castello, per irrigare gli agrumeti; nel Ragusano, il repentino calo dei livelli piezometrici delle sorgenti, oramai quasi prosciugate, ha costretto il gestore ad attivare le turnazioni per l’erogazione idrica; il comprensorio del Calatino è quello che più di tutti sta subendo disagi maggiori e in cui le criticità sono più elevate: rispetto al 2023 si registra un abbassamento della falda di circa 15 m, e una riduzione della portata emunta da 1.200 l/sec. a 180 l/sec. Come soluzione è stata approntato l’abbassamento del livello di prelievo ed è stato richiesto ai Comuni di emettere ordinanza con cui si vieta l’utilizzo dell’acqua per usi diversi dal potabile e si riducono le portate durante le ore notturne; la sorgente Fiumefreddo, con una concessione di 900 l/sec., fornisce acqua al 70% del territorio comunale di Messina attraverso due distinte captazioni. In una di esse il livello si è abbassato talmente tanto da far ipotizzare che tra poco tempo la sorgente non erogherà più acqua; ordinanze di razionamento dell’acqua anche nella città di Palermo.
Le piogge della penultima settimana di luglio hanno solo lambito l’estremo lembo nord-orientale dell’Isola, con cumulate fino a 28 mm nel Messinese, lasciando a secco il resto dei territori siciliani.
In Sardegna le dighe trattengono 1048 milioni di mc di acqua, ovvero il 57% del volume autorizzato. Gli invasi dell’Alto Cixerri sono in emergenza al 13,59% dei volumi invasabili. Tutti gli altri bacini, fatta eccezione per il livello di normalità della Diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell’erogazione. I territori che maggiormente soffrono la sete sono le campagne della parte centro orientale dell’Isola, l’Ogliastra e il Nuorese, così come il Sulcis. L’irrigazione è stata interrotta nei campi del distretto di Posada, dove il bacino di Maccheronis è al 26,8% della capienza utilizzabile, e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro.
In Calabria, la diga di Alaco, nel Vibonese, trattiene il 71% dei volumi invasabili mentre quella del Menta, che fornisce acqua potabile a Reggio Calabria, è ferma al 40%.
In Basilicata, negli ultimi 7 gg. le dighe hanno rilasciato 12,5 milioni di mc di acqua. Un quantitativo superiore di circa 600 mila mc rispetto a quanto erogato l’anno scorso nello stesso periodo, durante il luglio più caldo della storia (per la prima volta dopo 13 mesi consecutivi, quello in corso non sarà il mese più caldo di sempre a livello globale). Rispetto al 2023 l’ammanco è di ben 208 mln di mc d’acqua!
In Campania, gli invasi cilentani trattengono complessivamente volumi pari ad oltre 13 milioni di mc. Nel 2023 vi era disponibile il doppio dell’acqua.
In Abruzzo, dopo il prosciugamento della Diga di Penne, invaso da 8,80 milioni di mc per l’irrigazione dei terreni delle Valli del Tavo e del Saline, anche l’acqua del bacino di Chiauci, che con un’erogazione di 1000 l/sec. viene utilizzata oltre che per l’agricoltura della Piana del Trigno, anche per l’uso civile nei comuni costieri di San Salvo e Vasto, oltre che per l’industria, entro metà agosto si esaurirà. Stessa sorte per i territori della Valle Peligna che a causa delle esigue portate fluviali incontrano sempre maggiori difficoltà a ricaricare le vasche di accumulo nonostante, da un mese ormai, si stanno effettuando turnazioni ed interruzioni nelle erogazioni. Che la crisi idrica che sta colpendo quest’anno l’Abruzzo sia senza precedenti, è dimostrato, oltre che dallo svuotamento dei serbatoi, dalle esigue portate delle sorgenti ai piedi della Maiella, che mai hanno sofferto per mancanza d’acqua. È il caso dell’acquedotto di Capo Vallone o della sorgente Verde che in questa estate sta registrando le portate più basse mai raggiunte e la cui erogazione riesce a soddisfare oramai solamente il 75% del fabbisogno stimato della popolazione di quei territori.
Domanda. Quali sono le cause principali di questa crisi idrica?
Massimo Gargano. La crisi idrica è diretta conseguenza del cambiamento climatico, causato dall’inquinamento atmosferico prodotto dall’uomo dallo sfruttamento a fini economici dei beni naturali nelle aree del mondo più sviluppate e industrializzate. I suoi effetti sono ormai un’evidenza conclamata nel nostro Paese (progressivo innalzamento termico; retrocessione dei ghiacciai e diminuzione progressiva della copertura nevosa appenninica; tropicalizzazione dei fenomeni meteorologici con l’intensificazione di fenomeni alluvionali distruttivi, di frane rovinose e di siccità prolungate; progressivo innalzamento del livello del mare; accentuazione dei fenomeni di risalita del cuneo salino e di subsidenza nei territori costieri; ecc.) e sono accentuati dal fatto che l’Italia è un paese fragilissimo dal punto di vista idrogeologico per la sua collocazione geografica protesa verso la riva sud del Mediterraneo, per l’orografia e la pedologia del suo territorio, per l’eccessivo consumo del suolo che la caratterizza da anni (secondo il rapporto ISPRA-SNPA 2023, vengono cementificati 2,4 metri quadrati al secondo di terreno agricolo), per lo spopolamento delle aree marginali interne di collina e montagna e per la considerevole antropizzazione delle fasce costiere. L’acqua è l’elemento naturale principalmente coinvolto negli effetti del cambiamento climatico come è testimoniato da quanto sta avvenendo quest’estate: il Nord interessato da precipitazioni abbondanti e da ripetuti fenomeni alluvionali e il Sud colpito da una gravissima crisi idrica. In prospettiva, molte evidenze scientifiche sono concordi nel presagire un’accelerazione degli eventi climatici estremi e l’intensificazione dei loro impatti, per cui è necessario pianificare con cautela la gestione dell’acqua per affrontare le future stagioni critiche.
Domanda. Ruolo dei Consorzi di bonifica e irrigazione.
Massimo Gargano. I Consorzi di Bonifica e di Irrigazione sono Enti pubblici economici di autogoverno, forte espressione di sussidiarietà che, operando su un territorio di pertinenza di oltre 19 milioni di ettari (il 64% della superficie del Paese), hanno il compito di realizzare e gestire opere di difesa e regolazione idraulica, di provvista e utilizzazione delle acque a prevalente uso irriguo e di interventi di salvaguardia ambientale. Essi, quindi, svolgono un’attività polifunzionale, mirata ad assicurare la tutela e valorizzazione delle risorse naturali e la creazione e il mantenimento di un ambiente fisico sicuro e idoneo al progresso sociale, economico ed agricolo mediante forme sostenibili di sviluppo.
Quotidianamente sono impegnati nella programmazione, progettazione, realizzazione e gestione di interventi ed opere per la sicurezza idrogeologica del territorio nazionale e per la fornitura di acqua al sistema socioeconomico e alle imprese agricole in modo oculato ed efficiente.
Il sistema consortile, in seguito al passaggio delle competenze per la bonifica dallo Stato alle Regioni, ha realizzato la sua riforma e semplificazione, rispetto alle norme di riferimento dettate dal R.D. n. 215/1933 (“Legge Serpieri”) e dalle leggi statali successive, mediante il Protocollo di Intesa Stato-Regioni del 18 settembre 2008. Il protocollo ha, infatti, delineato il quadro di riferimento per la disciplina dei Consorzi di bonifica in sede regionale e ne ha ribadito e sancito ufficialmente principi, funzioni e compiti fondamentali, tra i principali dei quali:
- il riconoscimento di Enti a struttura associativa privatistica ma con finalità pubbliche;
- l’autogoverno, con organi democraticamente eletti dai consorziati;
- la sussidiarietà orizzontale e verticale, secondo il rispetto del principio costituzionale;
- il potere impositivo.
Tra le principali opere infrastrutturali destinate alla difesa idraulica del territorio e all’irrigazione ad oggi realizzate e gestite dai Consorzi di bonifica e irrigazione si annoverano:
- oltre 231.000 Km di canali consortili principali e derivati;
- 3.500.000 HA di superficie servita da opere di irrigazione collettiva;
- circa 23.000 briglie e sbarramenti per la laminazione delle piene;
- circa 2.700 impianti idrovori di difesa idrogeologica e al servizio degli impianti irrigui collettivi;
- più di 900 tra vasche ed invasi ad uso polifunzionale e irriguo;
- 54 dighe realizzate e tuttora gestite;
- 342 impianti idroelettrici e 110 impianti fotovoltaici con una produzione media all’anno di energia elettrica rinnovabile di circa 700.000.000 di Kwh.
Domanda. Qual è il ruolo dei Consorzi di bonifica e di irrigazione nella gestione delle risorse idriche nel sud Italia?
Massimo Gargano. I Consorzi di bonifica e irrigazione svolgono un ruolo centrale e funzionale nella gestione oculata ed efficiente delle risorse idriche anche con eccellenze come in Sardegna, Campania, Basilicata e in Puglia, nella provincia di Foggia. Nel caso in cui gli enti sono stati commissariati dalle Regioni vi è, invece, inerzia operativa, limitandosi essi a svolgere solo le funzioni istituzionali ordinarie senza predisposizioni di piani, programmazioni, progetti e azioni in opere infrastrutturali a medio-lungo termine per affrontare strutturalmente la problematica della scarsità idrica e il conseguente incremento del fenomeno di desertificazione. È questo il caso di alcuni Consorzi della Puglia e di tutti quelli della Sicilia che sono commissariati da più di 30 anni e che non sono riusciti, per questo, a cogliere, ad es., le opportunità in investimenti infrastrutturali offerte dal PNRR. In Calabria, la recente legge regionale di riforma dei Consorzi di bonifica e irrigazione, che ha sciolto i 10 Consorzi precedenti e ha portato alla costituzione di un unico Consorzio commissariato, sta creando disagi, problematiche e tensioni in relazione all’uso irriguo della risorsa idrica di alcuni invasi irrigui, con la scelta di favorirne l’uso energetico.
Domanda. Come stanno affrontando i Consorzi questa emergenza idrica?
Massimo Gargano. I Consorzi, attraverso la gestione degli impianti collettivi di irrigazione e, in alcuni casi anche la gestione diretta dei bacini di accumulo e di riserva idrica (vedi ad es. il Consorzio della Capitanata e il Consorzio della Basilicata), sono impegnati a distribuire in modo razionale ed efficiente la scarsa risorsa idrica disponibile per l’irrigazione delle colture e per gli altri usi.
- Misure di emergenza
Tra le principali misure adottate dai Consorzi in emergenza per far fronte alla crisi idrica acuta si riportano: la turnazione concordata nella distribuzione idrica alle aziende agricole, l’interruzione programmata delle erogazioni per favorire la ricarica delle vasche di accumulo, la regolazione delle pressioni di distribuzione per incidere sui volumi idrici forniti, la collaborazione operativa con i Sindaci, ecc.
Domanda. Quali misure di emergenza sono state adottate per mitigare l’impatto della crisi idrica sulle comunità locali e sull’agricoltura?
Massimo Gargano. Le regioni più coinvolte, oltre a chiedere al Governo il riconoscimento dello Stato di Emergenza (poi riconosciuto dal Governo per la Sicilia, la Calabria e la Sardegna), hanno istituito dei Tavoli tecnici di Crisi per il confronto e la ricerca, tra le istituzioni territoriali e i diversi portatori di interessi coinvolti (tra cui anche i Consorzi di bonifica e irrigazione), di possibili soluzioni concordate. I Comuni hanno emesso ordinanze di divieto per usi idrici diversi da quello potabile e civile e, nei casi più critici, di sospensione calendarizzata della distribuzione idrica e/o di turnazione anche per l’uso civile e potabile. In alcuni comuni della Sicilia l’acqua viene fornita attraverso la nave-cisterna “Ticino” della marina Militare e soprattutto, per l’uso potabile e per abbeverare gli animali, attraverso autobotti. Agli animali allevati, per l’impossibilità di alimentarsi in pascoli ormai desertificati, si sta provvedendo alla distribuzione di camion foraggio. In emergenza, alcune istituzioni regionali stanno deliberando interventi strutturali in stand by da decenni: collaudo di dighe altrimenti non funzionanti nel pieno della loro capienza per problemi strutturali; consolidamenti strutturali; interventi di riparazione per la riduzione delle perdite nella rete distributiva “colabrodo”; messa in funzione di reti distributive esistenti con la fornitura e messa in funzione di impianti idrovori di pompaggio; ecc.
Domanda. Ci sono piani per l’implementazione di tecnologie innovative o pratiche di gestione delle risorse idriche più efficienti?
Massimo Gargano. I Consorzi hanno progettato e stanno realizzando, mediante gli strumenti comunitari del PNRR, del PSRN e del FSC e i diversi strumenti di programmazione nazionale, quali ad esempio la L.N. n. 178/2020, opere infrastrutturali per una migliore resilienza ed efficientamento dell’agrosistema irriguo e per una migliore gestione delle risorse idriche ai fini irrigui. Per un valore di investimento di oltre 2 miliardi di euro, si certificherà il conseguimento alla fine del 2026 di un risparmio idrico di circa 1 miliardo di mc, di cui 800 milioni di mc per riduzione delle perdite. Di rilevanza strategica è l’attuazione del Piano pluriennale per la realizzazione di una rete diffusa di bacini idrici di riserva di piccole-medie dimensioni (10.000 entro il 2030 tra bacini consorziali e bacini nelle aziende agricole) che è stato approntato da ANBI, l’associazione di rappresentanza in Italia dei Consorzi di bonifica e irrigazione e dei Consorzi di miglioramento fondiario, e Coldiretti, la principale associazione di rappresentanza delle imprese agricole. I bacini idrici sarebbero finalizzati alla raccolta e alla conservazione sul territorio di parte delle acque pluviometriche, attualmente ferme all’11% di quelle potenzialmente utilizzabili (con l’ambizione di arrivare, grazie al Piano, al 50%), per rallentarne il loro rapido rilascio verso il mare e per renderle disponibili per i diversi “multiusi” (potabile, dopo trattamento; energetico da fotovoltaico e idroelettrico con pompaggi, con effetti positivi sul reddito d’impresa, sulla competitività delle produzioni agricole, su l’abbattimento dei costi dei Consorzi di bonifica e sulla decarbonizzazione del Paese; ambientale, con effetti positivi sulla ricarica della falda e sul contenimento del cuneo salino e della subsidenza; di laminazione delle piene alluvionali; di soccorso nell’antincendio; ecc.). Ulteriori determinanti “strumenti” di adattamento agli effetti del cambiamento climatico per un uso corretto ed efficiente dell’acqua irrigua ed utili sia al sistema delle imprese agroalimentari che ai contesti socioeconomici territoriali, all’ambiente e al paesaggio, sono il marchio registrato di certificazione GocciaVerde, approntato da ANBI e attestante l’uso sostenibile della risorsa idrica nel processo produttivo della filiera agroalimentare, la piattaforma di consiglio irriguo Irriframe, a disposizione dei Consorzi di bonifica e irrigazione su tutto il territorio nazionale, per un uso corretto ed efficiente dell’acqua irrigua.
- Impatto sull’agricoltura
Il cambiamento climatico, coinvolgendo principalmente la risorsa idrica, ha un fortissimo impatto sull’agricoltura italiana, la quale è per l’85% irrigua (20 miliardi di euro di danni stimati nell’ultimo biennio per la siccità e gli eventi alluvionali); un settore che è basilare per il made in Italy agroalimentare, con le sue produzioni conosciute ed apprezzate in tutto il mondo che valgono oltre 600 miliardi di euro, con oltre 64 miliardi di euro di export (Dati 2023), coinvolgendo, compresa la ristorazione, più di 4 milioni di occupati.
Domanda. Qual è l’impatto della crisi idrica sull’agricoltura del sud Italia?
Massimo Gargano. Si stima che la grande siccità che sta colpendo il Sud del Paese abbia provocato già danni all’agricoltura per oltre 4 miliardi di euro (2,7 miliardi di euro in Sicilia, 1 miliardo di euro in Puglia e più di 500 milioni di euro in Basilicata) per cali di produzione, aumento dei costi produttivi e perdita di quote di mercato. Le produzioni più colpite sono il grano duro con una diminuzione produttiva media su base nazionale del 20%, ma con punte di calo produttivo medio del 70% in Sicilia, Puglia e Basilicata per cui molti agricoltori hanno rinunciato alla trebbiatura perché non conveniente economicamente. Si preannuncia in forte sofferenza quantitativa la produzione di olio di oliva (- 50%) e di olive da mensa, di vino (- 40%, seppure di alta gradazione e qualità), di pomodoro e di agrumi e clementine. Una situazione paradossale ha colpito gli allevamenti, per cui in alcuni casi si è arrivati a dover macellare i capi in allevamento per impossibilità di sfamarli (per scarsità di foraggio a prezzi accessibili) e di abbeverarli. Si temono ulteriori effetti di un prolungarsi del periodo siccitoso anche nei prossimi mesi autunno-invernali con compromissione delle semine e delle produzioni autunno-vernine.
Domanda. Come stanno reagendo gli agricoltori a questa situazione e quali sono le loro principali preoccupazioni?
Massimo Gargano. Le imprese sono in fase di mobilitazione e protesta e chiedono alle istituzioni e alla politica interventi mirati con misure per supportare i cicli colturali e gli allevamenti a rischio compromissione e mitigare gli impatti devastanti su di essi della siccità. Tra questi, l’erogazione di aiuti economici straordinari per compensare le perdite subite, l’attivazione di misure di sostegno per la gestione idrica, l’accelerazione delle procedure per l’ottenimento di autorizzazioni e finanziamenti per interventi di efficientamento idrico e irrigazione. Gli agricoltori, in definitiva, avanzano richieste affinché si adottino interventi di adattamento, che possano coinvolgere attivamente anche i Consorzi di bonifica e irrigazione, rispetto alle problematiche determinate dal cambiamento climatico o quanto meno soluzioni di mitigazione del loro rischio previste in costante accentuazione nel prossimo futuro.
Domanda. Collaborazioni e supporto
Massimo Gargano. ANBI e i Consorzi di bonifica collaborano operativamente in modo sinergico con le principali Organizzazioni di rappresentanza del mondo agricolo, con numerosi Enti pubblici scientifici e di ricerca come il CREA, con Università, con il sistema scolastico a scopo informativo-formativo e culturale, con alcuni soggetti del S.I.I. (Sistema idrico Integrato) come ACEA e Acquedotto Pugliese, con i Ministeri di riferimento (MASAF, MIT, MASE, MEF, MiC).
Domanda. Ci sono collaborazioni in corso con altre istituzioni o enti governativi per affrontare la crisi idrica?
Massimo Gargano. Ulteriori rapporti collaborativi sinergici sono attivi con il Dipartimento della Protezione Civile, con il Corpo Forestale dello Stato, con l’ARERA, con le Regioni, con i Comuni, con le associazioni di tutela ambientale, con quelle di tutela dei cittadini-consumatori, ecc.
Domanda. Che tipo di supporto stanno ricevendo i Consorzi da parte del governo nazionale e delle autorità locali?
Massimo Gargano. Il Governo e le regioni sono responsabili dell’attivazione di strumenti di pianificazione, programmazione e attuazione, di cui i Consorzi sono soggetti attuatori, in campo di tutela delle risorse idriche e di salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico, con lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie pubbliche. Tutto ciò è avvenuto con l’attivazione di Regolamenti e Direttive dell’U.E. con relativo stanziamento di risorse finanziarie comunitarie (PAC; PNRR; FSC; ecc.). In prospettiva, con l’aggravarsi della crisi climatica, occorre che le Istituzioni comunitarie, nazionali e regionali facciano di più in campo idrico ed irriguo e più in fretta, si pensi a quel Piano Invasi succitato.
Domanda. Strategie a lungo termine
Nel prospettato scenario climatico futuro, è necessario intervenire senza esitazioni, individuando una strategia di lungo periodo e, parallelamente, implementando azioni utili, coerenti e continuative di mitigazione e adattamento affinché l’acqua piovana: 1) possa essere regimentata per garantire la sicurezza idrogeologica del territorio e delle comunità che su di esso abitano ed operano; 2) possa essere invasata, quando in eccesso, per essere utilizzata nei periodi di scarsità sempre più prolungati, per garantire, nel contesto economico-competitivo globale, opportunità di sviluppo e di occupazione lavorativa. In definitiva, le principali strategie a lungo termine che i Consorzi stanno mettendo in atto sono quelle che ricomprendono in un unico quadro programmatorio coerente e integrato interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture idriche (impianti e bacini idrici) e dei canali e corsi d’acqua, interventi per la realizzazione di nuove infrastrutture e bacini idrici, interventi di innovazione tecnologica in campo idrico e agronomico e interventi di informazione, formazione e sensibilizzazione culturale ad un uso idrico efficiente ed oculato.
Domanda. Quali sono le strategie a lungo termine che i Consorzi stanno pianificando per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche nel sud Italia?
Massimo Gargano. I Consorzi di bonifica e irrigazione hanno la necessaria esperienza, acquisita con un quotidiano impegno “sul campo”, per svolgere un ruolo rilevante nel monitoraggio e nelle azioni di adattamento e mitigazione degli effetti dannosi del cambiamento climatico nelle aree del Sud del Paese, le più esposte ai fenomeni di siccità prolungata, di erosione e desertificazione, di risalita del cuneo salino nelle falde freatiche costiere. Le loro strategie e linee di azione e di intervento prioritario con effetti a lungo termine, che devono trovare un fattivo riscontro in adeguate risorse finanziarie pubbliche di sostegno, possono essere riassunte sinteticamente in:
MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA dei corsi fluviali e della rete idrografica di prelievo, adduzione e distribuzione della risorsa idrica. Si tratta di interventi di sistemazione idraulica e forestale per il rafforzamento idrogeologico e contro il dissesto a difesa del territorio rurale e dei centri urbani e per l’efficientamento dell’irrigazione al servizio di un’agricoltura rigenerativa e competitiva;
POTENZIAMENTO DELLA CAPACITA’ DI RISERVA IDRICA con la realizzazione di nuovi bacini idrici multifunzionali ed ecosostenibili, realizzati in terra e senza uso di cemento e con basso impatto paesaggistico, per la raccolta delle acque piovane e potenziamento ed efficientamento di quelli esistenti. Tali bacini sono finalizzati alla raccolta e conservazione sul territorio delle acque pluviometriche, e per consentirne l’utilizzo irriguo e polifunzionale al momento del bisogno;
UTILIZZO ENERGETICO IN FORMA RINNOVABILE DELLA RISORSA IDRICA con l’obiettivo dell’autosufficienza energetica dei Consorzi. Si tratta di investimenti da parte dei Consorzi nel campo delle energie rinnovabili sia del fotovoltaico, con pannelli sulle strutture degli impianti o “galleggianti” sui bacini idrici (fotovoltaico flottante), che dell’idroelettrico, con impianti che in condizioni che lo consentono possono sfruttare anche i sistemi di accumulazione energetica dei pompaggi;
POTENZIAMENTO DELLA RETE IRRIGUA CONSORTILE con l’ampliamento e l’efficientamento della superficie attrezzata con impianti irrigui collettivi.
DATI E INFORMAZIONI PER L’ANALISI PREDITTIVA E IL MONITORAGGIO dei fenomeni climatici e dei loro potenziali impatti sul territorio, sulle infrastrutture idrauliche della bonifica e sul sistema delle imprese agricole. Si tratta di incrementare ulteriormente le collaborazioni tra i Consorzi di bonifica ed entità pubbliche e private che forniscono dati e informazioni di origine satellitare per il telerilevamento, il monitoraggio e la gestione delle infrastrutture consortili di difesa idraulica del territorio e di irrigazione;
INNOVAZIONE IN CAMPO IRRIGUO NELL’OTTIMIZZAZIONE D’USO DELLA RISORSA IDRICA. Si tratta dei sistemi di digitalizzazione, monitoraggio e gestione automatizzata e telecontrollata delle reti di adduzione e distribuzione e di avanzati servizi climatici a sostegno del processo decisionale irriguo, per un uso razionale ed efficiente della risorsa idrica che ne ottimizzi l’uso (Irriframe). Un’ulteriore azione è la diffusione nell’uso del marchio registrato di certificazione GocciaVerde, approntato da ANBI e attestante l’uso sostenibile della risorsa idrica nel processo produttivo della filiera agroalimentare (il Consorzio IGP “Pomodoro di Pachino” è stato certificato di recente);
CIRCOLARITA’ NELL’UTILIZZO DELLA RISORSA IDRICA con soluzioni, ove le condizioni lo consentono, per un maggior impiego delle acque reflue depurate nell’irrigazione agricola. Le acque reflue, se “rigenerate” da sistemi efficienti di depurazione, in grado di garantire in modo ufficialmente certificato, mediante la predisposizione e il rispetto di specifici “piani di gestione dei rischi”, la tutela della qualità e la salubrità delle produzioni agricole, possono essere impiegate a scopo irriguo per alcune tipologie di coltivazioni.
Domanda. In che modo queste strategie tengono conto dei cambiamenti climatici e delle future variazioni nella disponibilità di acqua?
Massimo Gargano. Queste strategie introdotte saranno efficaci se attuate con una tempistica e modalità attualizzate alla crisi climatica ormai strutturata. Esse rappresentano un mix di strumenti che, in unione ad un processo di innovazione agronomica e genetica dell’agricoltura verso forme rigenerative delle coltivazioni e degli allevamenti, favoriranno la resilienza e l’adattamento dei territori rispetto ai dannosi effetti del cambiamento climatico destinati ad intensificarsi nei prossimi decenni.
Domanda. Coinvolgimento delle comunità
Massimo Gargano. I Consorzi sono enti che nella loro operatività quotidiana si confrontano continuamente con le articolazioni civili, economiche e sociali delle comunità presenti sul territorio di loro competenza. Questa caratteristica è connaturata all’essere Enti a struttura associativa privatistica ma con finalità pubbliche, amministrati da organi democraticamente eletti dai consorziati (autogoverno dei consorziati) che sono sia tutte le aziende agricole ma anche tutte le imprese artigianali e industriali e tutti i proprietari pubblici e privati (associazioni e singoli cittadini) di immobili presenti sul territorio rurale. Inoltre, essi operano attuando il principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale e verticale.
Domanda. Come vengono coinvolte le comunità locali nella gestione delle risorse idriche e nella risposta alla crisi?
Massimo Gargano. I Consorzi sono entità territoriali pienamente inseriti e coinvolti nel territorio dove operano. Sono di norma invitati e coinvolti con protagonismo in tavoli tecnici e di operatività sulla crisi idrica istituiti dalle istituzioni (Regioni, Province, Comuni, Prefetture, Parrocchie, ecc.). Tutti i Consorzi hanno propri siti web dove riportano le notizie più attuali della loro operatività e con frequenza promuovono incontri sul territorio con i propri consorziati per affrontare al meglio le problematiche idriche, in questo caso la crisi idrica e le azioni introdotte, anche con la collaborazione di associazioni ed organizzazioni (organizzazioni agricole e del mondo economico, associazioni ambientaliste, associazioni di tutela dei consumatori, ecc.). In molte realtà territoriali sono stati sottoscritti Protocolli di Intesa con Comuni, associazioni ambientaliste, Enti Parco, Ordini Professionali (agronomi, geologi, ingegneri, avvocati, ecc.) per favorire la collaborazione sinergica su temi complessi che riguardano il territorio, quali la gestione delle risorse idriche e la difesa idrogeologica contro il dissesto e i fenomeni alluvionali.
Domanda. Ci sono iniziative educative o di sensibilizzazione per informare e coinvolgere i cittadini sull’importanza della conservazione dell’acqua?
Massimo Gargano. Da oltre un decennio, ANBI è promotrice della organizzazione e realizzazione da parte dei Consorzi di bonifica associati della Settimana della Bonifica, insieme di iniziative aperte alla partecipazione dei cittadini e dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di far conoscere i Consorzi di bonifica e irrigazione e la loro operatività sul territorio, spesso fatta di attività silenziose e quotidiane, e sensibilizzarli sull’importanza dell’attività di irrigazione e di salvaguardia idraulica in contrasto agli effetti del cambiamento climatico. Ogni anno ANBI definisce il tema principale ispiratore della Settimana ed ogni Consorzio è libero di declinarlo sul proprio territorio come ritiene al meglio. Il tema del 2024 è stato: “L’acqua ci nutre e ci dà la vita”.
ANBI è promotrice ed organizzatrice, sempre tramite la divulgazione dei consorzi associati, e in collaborazione con Coldiretti e Fondazione Univerde, di un Concorso Fotografico Nazionale sul tema dell’acqua, giunto ormai alla quinta edizione e che coinvolge fotografi professionisti e dilettanti di tutte le aree del territorio nazionale. L’obiettivo è di incrementare, tramite lo strumento immediato delle immagini, la cultura del rispetto delle risorse idriche di acqua dolce e di far crescere la consapevolezza nell’opinione pubblica sulla loro vitale importanza per il territorio e la vita delle comunità.
Domanda. Prospettive future
Massimo Gargano. In prospettiva molte evidenze scientifiche sono concordi nel presagire un’accelerazione degli eventi climatici estremi e l’intensificazione dei loro impatti per cui è necessario pianificare con cautela la gestione dell’acqua per affrontare le future stagioni critiche.
Con il continuo incremento della temperatura atmosferica e in contesti di siccità crescente, sia per l’espansione degli areali interessati che per la durata temporale dei fenomeni, particolarmente preoccupanti sono la scarsità e la preziosità della risorsa e l’accentuazione del bisogno di acqua (consumo idrico al 2050 previsto in crescita del 30% rispetto ai livelli del 2019), con l’esacerbazione della competitività per i diversi utilizzi, sono particolarmente preoccupanti. La genetica in campo agronomico con le tecniche di “evoluzione assistita” (TEA), l’impiego delle reflue depurate in agricoltura e in tutti gli usi non potabili, i Certificati Blu, sistema di premialità per le imprese che risparmiano acqua, la formazione e la sensibilizzazione delle giovani generazioni verso il tema della gestione dell’acqua e del risparmio idrico, sono l’avanguardia di quell’innovazione, di processo e di prodotto, che è forse l’arma più strategica su cui puntare nel futuro.
Domanda. Quali sono le sue previsioni per il futuro della gestione idrica nel sud Italia?
Quindi, riguardo alle prospettive future nella gestione idrica al Sud, naturalmente è valido quanto su esposto nel punto precedente, ed in aggiunta, per la specifica situazione del Sud, l’azione più strategica da fare è porre fine ai decenni di gestione commissariale di alcuni enti consortili e mettere mano, finalmente, ad annose questioni ivi presenti: la manutenzione e i dragaggi delle dighe “interrate” dai sedimenti; il completamento degli schemi irrigui mancanti; il collaudo di alcune dighe, altrimenti non utilizzabili; la lotta ai “furti” d’acqua (allacci abusivi); l’aumento degli investimenti per la riduzione delle perdite idriche nella rete adduttiva e di distribuzione; introduzione di tecniche e soluzioni per il risparmio idrico (sistemi di subirrigazione, sistemi a goccia, diffusione del sistema Irriframe; ecc.)
Domanda. Ritiene che ci siano sufficienti risorse e impegno per superare questa crisi e prevenire future emergenze idriche?
Massimo Gargano. Assolutamente no, la disponibilità di risorse adeguate e specificatamente dedicate alla sfida epocale del cambiamento climatico e delle conseguenti azioni di adattamento e mitigazione territoriale è senz’altro un problema sul tavolo. Le risorse finanziarie pubbliche spese per gli investimenti sull’efficientamento, l’ammodernamento e lo stoccaggio della risorsa idrica sono in grado di dare le risposte attese dal paese in termini di sviluppo socioeconomico sostenibile. Ma le risorse finanziarie, pur fondamentali, rischiano di essere dilapidate se non c’è la piena consapevolezza da parte delle Istituzioni e della politica, a tutti i livelli territoriali, a riconoscere innanzitutto la realtà ormai conclamata del cambiamento climatico nel nostro Paese, ma anche l’urgenza di intervenire per tempo e la necessità di semplificare gli iter burocratici per la realizzazione delle opere infrastrutturali idriche necessarie (un’ opera di medio-grandi dimensioni richiede almeno 11 anni per essere realizzata in Italia…).
Domanda. Esperienze e lezioni apprese
Massimo Gargano. Dall’esperienza sul campo, innanzitutto, vi è la consapevolezza che il cambiamento climatico e i suoi effetti sull’acqua e sul territorio e sulla biodiversità rappresenta una sfida estremamente impegnativa e complessa da affrontare in quanto preoccupante per gli impatti drammatici futuri che può determinare sui contesti idrogeologici del territorio antropizzato, con danni ingenti ai sistemi civili ed economici, e i cui rimedi richiedono costi pubblici e privati elevati e sacrifici pluriennali ai cittadini. Pur chiamando all’azione congiunta e sinergica entità diverse e numerose, non vi è da parte di tutti la piena consapevolezza dell’urgenza di intervento in un’ottica preventiva. Dovrebbero, invece, essere attivate efficaci politiche preventive, di forte discontinuità rispetto alla visione emergenziale finora adottata nel nostro Paese con precisi e mirati interventi sugli invasi, sulle condotte e tubature di distribuzione e sul recupero circolare della risorsa idrica. Le proposte di ANBI e dei Consorzi di bonifica e irrigazione al Governo vanno in questa direzione.
Domanda. Quali lezioni sono state apprese finora dalla gestione di questa crisi idrica?
Massimo Gargano. Non è facile gestire in piena emergenza una problematica complessa come quella dell’estrema scarsità idrica; quindi, non è difficile individuare elementi critici migliorabili. Purtroppo, però, anche in questa crisi idrica, come in altre precedenti, si stanno ripresentando atteggiamenti e comportamenti che dovrebbero essere evitati: la guerra “disordinata” tra territori e regioni per il contendersi della risorsa e lo “scaricabarile” delle istituzioni a discapito di imprese, cittadini ed occupazione.
Domanda. Come queste lezioni influenzeranno le future politiche e pratiche di gestione delle risorse idriche?
Massimo Gargano. E’ auspicabile che tutto quello che sta accadendo sia da monito per il futuro per superare atteggiamenti e comportamenti di inerzia, lassismo e superficialità delle istituzioni e dei rappresentanti politici del territorio, e possa, finalmente, infondere una giusta capacità reattiva in modo da dare seguito alla realizzazione degli interventi e delle opere che, seppur decisi sotto la spinta della forte emergenza idrica del momento, devono celermente essere portate a termine (anche perché il tutto andava avviato almeno due decenni fa…) come patrimonio del Sud del Paese, utile a renderlo più resiliente e ad evitare ulteriori “disastri annunciati” nel futuro.
Domanda. Che messaggio vorrebbe inviare ai cittadini del sud Italia che stanno affrontando le difficoltà legate alla crisi idrica e in che modo possono essi contribuire attivamente alla gestione e conservazione delle risorse idriche?
Massimo Gargano. L’Italia è uno dei Paesi più idrovori in Europa, per il consumo idrico a fini civili e che più utilizza l’acqua dolce, idonea per l’uso potabile, per fini diversi. Vi è senz’altro un problema di percezione “errata” da parte dell’opinione pubblica italiana su una disponibilità illimitata della risorsa idrica e di maggiore sensibilizzazione e educazione verso un suo uso più oculato, razionale ed efficiente. Cittadini pienamente consapevoli della reale situazione in cui versa e verserà la risorsa idrica nel futuro del Nostro paese sono, invece, preziosissimi per fare opinione e pressione sulle istituzioni europee, nazionali e regionali affinché intervengano con una visione prospettica perché quanto sta accadendo quest’anno non possa più accadere di nuovo, trasformando una minaccia seria in opportunità, nell’interesse del Paese, della sua economia e occupazione.
