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(AGENPARL) – gio 04 luglio 2024 04/07/2024 Siena
Laurea ad honorem in Lettere Moderne a Amitav Ghosh
Tra i maggiori romanzieri contemporanei e il principale scrittore indiano di lingua inglese.
Nelle sue opere affronta le grandi questioni globali: colonialismi, eredità imperiali, capitalismo
estrattivo, violenza di stato, migrazioni, nuove schiavitù, memorie traumatiche, sostenibilità
ambientale, biodiversità, rivoluzione digitale, intelligenza artificiale.
La cerimonia si è tenuta oggi in Rettorato
Lo scrittore ha tenuto la dissertazione “Intimations of Apocalypse: Catastrophist and Gradualist
Imaginings of the Planetary Future”
Amitav Ghosh, lo scrittore indiano anglofono più interessante e rappresentativo del nostro tempo,
ha ricevuto oggi la laurea magistrale ad honorem in Lettere Moderne dall’Università di Siena.
La cerimonia, che si è tenuta nell’Aula Magna palazzo del Rettorato dell’Ateneo senese, è stata
aperta al mattino dal corteo accademico e salutata dal coro universitario.
È quindi stato il Rettore Roberto Di Pietra a salutare Amitav Ghosh e a tratteggiarne lo spirito
dell’opera: «Qualche volta mi sono soffermato a pensare in quanti luoghi sono stato nel mondo e,
soprattutto, in quanti non sono mai stato. Ammettendo a me stesso e alla finitezza della mia
persona e della mia vicenda terrena che, per quanto possa vivere, non vedrò mai tutti i luoghi in cui
vorrei essere stato almeno un giorno nella vita. Per tutto quello che non vivrò realmente c’è stata e
c’è la letteratura».
Prosegue il Rettore: «Ad alcuni scrittori devo riconoscere questa potente “magia” più che ad altri.
Tra questi vi è certamente il Professor Amitav Ghosh. Non sono stato ancora mai in India. Non ho
mai visto il Golfo del Bengala, le Sundarbans, l’area di Canton in Cina. Di sicuro non posso essere
mai stato – così come nessuno può esserci mai stato – nella Calcutta (Kolcata), nell’isola Mauritius e
a Canton nell’epoca coloniale del XIX secolo. Eppure, ogni sera da alcuni mesi ho seguito prima il
viaggio della Ibis, poi le vicende di Fanqui town e per altro racconto i passaggi di Deen Datta e di
Cinta (Giacinta) Schiavon tra Brooklyn, Venezia ed il territorio mutevole e in pericolo delle
Sundarbans. Ogni sera, da un po’ di sere, Amitav Ghosh mi porta in un mondo che non conosco e di
questo gli sono immensamente grato».
Ha quindi preso la parola il Professor Pierluigi Pellini, Direttore del Dipartimento di Filologia e critica
delle letterature antiche e moderne, che ha letto la motivazione della laurea ad honorem, proposta
dal Dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne: «Per aver dato un
contributo, con la sua imponente produzione letteraria, alla creazione di una estetica ambientalista,
abbracciando una molteplicità di forme espressive e rendendo il suo lavoro di particolare
interesse».
Elena Spandri, ordinaria di Letteratura inglese all’Università di Siena ha quindi tenuto la laudatio
dedicata allo scrittore: «Amitav Ghosh è un intellettuale completo, che unisce lo sguardo dello
studioso a quello del visionario capace di immaginare un mondo diverso e migliore, e di resistere
alle tentazioni nichilistiche che hanno contagiato molti suoi contemporanei. Nato a Calcutta nel
decennio successivo alla conquista dell’indipendenza dell’India dall’impero britannico, e residente
negli Stati Uniti dalla fine degli anni Ottanta, da quattro decenni Ghosh scrive opere di grande
interesse letterario, storico e scientifico, che sono state tradotte in decine di lingue e gli sono valse
tre dottorati di ricerca ad honorem e un numero impressionante di riconoscimenti in tutto il
mondo».
Spandri prosegue delineando i tratti biografici dello scrittore e le principali opere: “La grande
cecità”, “La maledizione della noce moscata”, “Fumo e ceneri”, evidenziando come il trauma
ambientale diventi, per lo scrittore, germe di immaginazione che percepisce acutamente il legame
tra crisi ecologiche e la memoria generazionale.
«Amitav Ghosh – spiega Elena Spandri – ha saputo intercettare quella “fame di realtà”, di
conoscenza e di memoria, che aumenta in proporzione alla virtualizzazione dell’esperienza,
all’allargamento degli immaginari geopolitici, nonché a una globalizzazione neoliberista che ha
approfondito il divario di risorse, cultura e sicurezza territoriale (…). I dieci romanzi pubblicati tra il
1986 al 2019 sono radicati in una sensibilità contemporanea e affrontano grandi questioni globali:
colonialismi, eredità imperiali, capitalismo estrattivo, violenza di stato, migrazioni, nuove schiavitù,
memorie traumatiche, sostenibilità ambientale, biodiversità, rivoluzione digitale, intelligenza
artificiale».
Spandri ha quindi approfondito il senso della motivazione al conferimento della laurea magistrale ad
honorem: «Affrontare le responsabilità e le connivenze che hanno determinato gli odierni assetti
politici, sociali e ambientali, senza dimenticare le asimmetrie tra i vari attori della storia; valorizzare
la memoria e l’azione collettiva; immaginare un pianeta che non sia soltanto una risorsa da
consumare, ma una fonte di senso e di vita sostenibile per tutte le specie che lo abitano: questo è il
mandato che Ghosh attribuisce oggi alla letteratura, e questo il motivo per cui l’Università di Siena è
felice e onorata di conferirgli una laurea magistrale in Lettere moderne».
Amitav Ghosh ha tenuto la dissertazione dal titolo “Intimations of Apocalypse: Catastrophist and
Gradualist Imaginings of the Planetary Future”. Lo scrittore ha avviato le sue riflessioni ricordando
le peculiarità della città di Siena, di cui già aveva accennato lo scorso 1° luglio incontrando la
comunità accademica in un dialogo molto partecipato: “ciò di cui abbiamo bisogno in questo
momento è localismo, particolarismo, e in questo senso penso che Siena sia un posto molto speciale
che ha preservato questo localismo per oltre otto secoli. È molto commovente per me vedere che
avete un evento come il Palio, che nonostante sia vecchio di molti secoli mantiene il suo fascino
sull’immaginazione dei giovani. Penso che ci fornisca un modello per pensare a come possiamo
creare localismo, che di solito è considerato noioso, poco interessante, ma qui vediamo il modo in
cui possiamo dare un potere immaginativo capace di sostenersi per molti secoli. Penso che sia
qualcosa che dobbiamo davvero studiare, perché sta scomparendo sempre più nel resto del
mondo”.
Nel corso della dissertazione Ghosh ha offerto una lucida analisi delle tendenze che alimentano i
presagi di una catastrofe futura, segnalando gli indizi già percepibili e partendo dall’evidenza che
una crescente parte della popolazione ha ormai accettato l’idea di un’apocalisse come evento
inevitabile. Questo scenario richiede, ha spiegato lo scrittore, una pianificazione e una preparazione
attive. Ha poi illustrato il passaggio da una concezione essenzialmente religiosa dell’Apocalisse a una
visione tecnocratica della fine del mondo, dai pericoli nucleari alle epidemie. L’ansia sociale
alimentata da tali visioni ha generato un mercato di “strumenti” per la sopravvivenza in caso di
catastrofi. La vera risposta a quest’ansia, ha detto Ghosh, proviene dal nuovo linguaggio ecologista,