
In occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma e dei 55 anni di AIL e di sostegno alla ricerca scientifica per la lotta ai tumori del sangue, l’Agenparl ha intervistato Alessandro Vannucchi, Presidente SIES (Società Italiana Ematologia Sperimentale), Professore di Ematologia, Direttore della SOD Ematologia CRIMM, Centro Ricerca e Innovazione delle Malattie Mieloproliferative, Direttore Scuola di Specializzazione in Ematologia Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Università di Firenze.
Le neoplasie mieloproliferative sono un gruppo di malattie rare del sangue caratterizzate dall’alterazione delle cellule staminali ematopoietiche. Ce ne può parlare?
Le neoplasie mieloproliferative croniche sono un gruppo di malattie rare che globalmente hanno un’incidenza inferiore ai 5 casi per 100mila all’anno. Le principali sono tre: trombocitemia essenziale, caratterizzata prevalentemente da un aumento della conta piastrinica; policitemia vera, contrassegnata da un aumento del numero degli eritrociti, i globuli rossi, ma spesso anche delle piastrine e dei globuli bianchi; mielofibrosi, di cui sono note due entità: la forma prefibrotica e quella franca di fibrosi che può presentarsi sia come forma primaria sia secondaria e rappresenta l’evoluzione da una precedente trombocitemia essenziale o policitemia vera. Sono tutte caratterizzate dalla possibilità di una progressione nel tempo verso una forma di leucemia acuta mieloide che ha una scarsissima risposta alle terapie con una sopravvivenza che si misura in mesi dal momento della diagnosi. Le neoplasie mieloproliferative sono causate da un’alterazione della cellula staminale emopoietica e quindi influenzano tutte le linee del sangue. Da poco meno di venti anni è noto che si contraddistinguono per la presenza, nel 90% dei casi, di una mutazione, e le tre più ricorrenti sono dovute a una mutazione dei geni JAK2, MPL e CARL, variamente espressi nelle diverse forme. Le cellule staminali alla base di queste patologie possono acquisire molte altre mutazioni che sono condivise con le malattie mieloidi in generale.
Negli ultimi anni grazie alla ricerca si sono compresi i meccanismi molecolari delle neoplasie mieloproliferative e sono stati sviluppati trattamenti innovativi. Ci può spiegare quali sono e come agiscono?
La conoscenza delle alterazioni molecolari alla base di queste patologie ha aperto la strada a una miglior comprensione del meccanismo e all’identificazione di nuovi bersagli terapeutici.
Queste mutazioni incidono tutte, seppur in misura diversa, su una alterata segnalazione all’interno delle cellule staminali emopoietiche che comporta la loro disregolata proliferazione; cioè, crescono in modo incontrollato pur mantenendo la capacità di maturare. Ma soprattutto questa stessa segnalazione intracellulare alterata contribuisce alla più generale compromissione infiammatoria sistemica e rende ragione di molti dei sintomi e delle manifestazioni cliniche di queste malattie. Una volta compreso che alla base della malattia vi è contestualmente un’alterazione delle cellule staminali e una componente infiammatoria, ci si è indirizzati allo sviluppo dei farmaci Jak-2: inibitori che vanno a inibire la via di segnalazione dipendente dal Jak, che funziona però molto bene anche nei pazienti che hanno gli altri tipi di mutazione. I Jak-2 inibitori controllano la proliferazione delle cellule staminali, soprattutto l’ambiente infiammatorio. I Jak-2, inoltre, sono in grado di contenere la crescita delle cellule del sangue periferico e di ridurre l’aumentato volume della milza, la splenomegalia, che è infatti una manifestazione tipica di queste malattie, e migliorano i sintomi. A oggi i farmaci rimborsati dal sistema sanitario sono due in Italia: tre sono stati approvati da EMA (Agenzia europea del farmaco) e quattro dall’americana FDA (Food and drug administration).
Quest’anno AIL finanzierà il progetto di ricerca indipendente proposto da SIES sullo sviluppo di linee guida per la Diagnostica Avanzata delle Neoplasie Mieloidi croniche. Ce lo può spiegare?
Il progetto sottoposto da SIES è stato pensato e ideato perché necessitiamo di linee guida per monitorare le risposte della malattia ai farmaci, soprattutto in questo momento in cui l’applicazione delle metodologie molecolari per effettuare la diagnosi è così importante; in particolare, nell’applicazione, nelle metodologie utilizzate e nel set delle situazioni cliniche in cui pensiamo siano meglio e più utilmente applicabili. Le linee guida servono per aiutare il clinico e il laboratorista nell’identificazione del paziente e delle metodologie più appropriate per curarlo. Le linee guida della SIES vengono preparate secondo i criteri dell’Istituto superiore di sanità e dunque hanno una valenza nazionale anche ai fini di un corretto uso nella pratica clinica. Perciò questo è un progetto molto importante, per la sua valenza clinica, conoscitiva e applicativa; anche perché al momento non sono disponibili linee guida, largamente condivise, relative a questi aspetti. Dunque, quello che AIL elargirà alla SIES è un finanziamento importante, che servirà per migliorare molti aspetti della gestione delle neoplasie mieloproliferative croniche in Italia.