Agenda Onu 2030: Hydroaid coopera sulla gestione dell’acqua in India
Incontri e formazione ai tecnici nell’impianto di depurazione
· La scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo ha portato competenze tecniche e modelli di circolarità nel trattamento e riuso della risorsa idrica a Jatni.
· Analisi chimiche, modelli di drenaggio e trattamento degli scarti urbani al centro del progetto finanziato da UN-Habitat, che vede capofila Smat
· Metodi e know-how potranno essere trasferiti a 120 impianti simili nello stato dell’Orissa, per migliorare le condizioni igienico-sanitarie di 47 milioni di abitanti e l’ambiente
“Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”, è l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, che sollecita tutti i Paesi all’azione e alla cooperazione internazionale su attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici per ogni nazione del mondo.
In linea con questo alto traguardo di livello globale si inserisce l’ultima missione di Hydroaid, Scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo, avvenuta in India nel mese di maggio. Un viaggio intrapreso come partner del progetto SO-WOP a supporto di Owsbb – Odisha Water Supply and Sewerage Board, l’ente statale responsabile del trattamento delle acque reflue nell’Orissa, iniziativa che vede come capofila Smat – Società Metropolitana Acque Torino.
SO-WOP è soprattutto uno scambio tecnico di collaborazione internazionale fra Italia e India, volto ad aumentare l’efficacia e l’efficienza di Oswbb, sugli aspetti operativi e finanziari e sulla sostenibilità ambientale, introducendo elementi di circolarità nella gestione della risorsa idrica. Ma è anche un’iniziativa locale di sostenibilità sociale, per favorire l’inclusione di donne e transgender in ambiente lavorativo.
Il progetto ha una durata di tre anni (termine a gennaio 2025, valore di 598mila dollari), ha ricevuto un finanziamento di 414mila dollari da UN-Habitat, in un bando internazionale per operatori idrici vinto da Smat. Il team di lavoro coinvolge anche Politecnico di Torino e Waterlinks, ong filippina.
Al centro delle azioni messe in campo c’è l’impianto pilota di trattamento fanghi e acque reflue della città di Jatni, 40mila abitanti nel nord est del paese, con l’obiettivo di migliorarne gli standard di igiene, per un riutilizzo o reimmissione nei corsi d’acqua o in falda.
L’incontro tra l’equipe italiana e i tecnici dello stabilimento, tra i quali diverse donne, ha permesso nell’arco di una settimana lo svolgimento di attività di laboratorio chimico, dalla preparazione dei campioni alle analisi per rimuovere patogeni e componenti azotati. L’utilizzo del software GIS, inoltre, ha consentito di elaborare modelli matematici di drenaggio delle acque, fondamentali là dove il monsone provoca ogni anno inondazioni e danni, diffondendo l’inquinamento delle acque grigie con quelle di pioggia.
Attraverso momenti di formazione e disseminazione delle competenze, i modelli tecnici e le conoscenze acquisite potranno così essere recuperate e replicate negli altri 120 impianti simili e trasmessi a cascata ad altri tecnici addetti nello stato dell’Orissa, 47 milioni di abitanti, dove le autorità sono impegnate nelle iniziative di sanificazione delle acque, in un territorio carente di infrastrutture igieniche moderne e dove le fosse settiche prevalgono ancora sulle fognature.
I numeri diffusi dall’Onu su queste problematiche, a livello mondiale, sono allarmanti: 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienici di base come wc o latrine; almeno 1,8 miliardi utilizzano fonti di acqua potabile contaminate; più dell’80% delle acque di scarico prodotte da attività umane è scaricato in fiumi o mari senza sistemi di depurazione; circa il 70% dell’acqua estratta da fiumi, laghi e acquedotti è usata per l’irrigazione; ogni giorno, circa mille bambini muoiono a causa di malattie diarroiche prevenibili legate all’acqua e all’igiene.
SO-WOP ha incluso quindi anche la formazione degli addetti locali sulle migliori modalità di riutilizzo di scarti liquidi e solidi urbani. I tecnici, indossando un’apposita tuta all’interno di un capannone, uniscono i rifiuti organici della città di Jatni ai fanghi prodotti come residuo dall’impianto pilota (basato su tecnologie a basso costo, come la fitodepurazione) per produrre il Cocompost, che verrà sperimentato anche nei campi agricoli dell’impianto nei prossimi mesi. Il test servirà per estendere la produzione di riuso dei fanghi, ottenere la certificazione e poi farla adottare in decine di altri impianti simili.
La formazione, inoltre, proseguirà nelle prossime settimane a distanza, attraverso un corso di e-learning sul Wastewater Treatment, ospitato sulla piattaforma di Hydroaid, e rivolto a 159 studenti di cui 40 appartengono a enti indiani partner del progetto. Gli altri iscritti provengono invece da diversi paesi del mondo (Trinidad & Tobago, Filippine, Egitto, Etiopia, Colombia, Indonesia…).
“In un momento storico in cui ciascun paese sembra voler guardare solo il proprio interesse, il progetto SO-WOP dimostra che è ancora possibile compiere uno sforzo collettivo per raggiungere obiettivi comuni”, spiega Federico Perotti, esperto di cooperazione internazionale e governance dell’acqua di Hydroaid, membro della missione in India. “Nemmeno l’Italia può considerarsi estranea ai problemi di igiene delle acque, magari relativi agli scarichi industriali. Davanti al cambiamento climatico, poi, i fenomeni disastrosi si intensificano per tutti. In questo senso, lo scambio di tecniche e di best practice daranno frutti dal punto di vista tecnico, magari lentamente, ma non possono che arricchire entrambe le parti e creare relazioni di cooperazione e di scambio tra paesi, popoli e persone”.
Il CdA di Hydroaid commenta con le parole della presidente Elena Actis: “siamo molto soddisfatti perché Hydroaid in questo progetto realizza e consolida la propria missione formativa e di cooperazione, in sinergia con i suoi soci Smat e Politecnico di Torino, valorizzandone le competenze, ed esportando la vocazione internazionale di Torino sui temi della risorsa idrica e della tutela ambientale, un modello replicabile apprezzato dagli stakeholder nazionali ed internazionali“.
Hydroaid – Scuola Internazionale dell’Acqua per lo Sviluppo – è un’associazione no profit, fondata nel 1999 da enti e istituzioni locali piemontesi e torinesi con l’obiettivo di contribuire al rafforzamento di conoscenze, capacità e competenze per la gestione sostenibile delle risorse idriche in Paesi in via di sviluppo ed emergenti. I Soci permanenti provenienti dal settore pubblico e privato operano a sostegno delle attività istituzionali e contribuiscono attivamente alla realizzazione delle diverse iniziative e progetti. Le aree tematiche di intervento principali sono: ciclo idrico integrato, pianificazione e governance del servizio idrico, ciclo idrico integrato dei rifiuti. Dal 2011 Hydroaid è in special consultative status del Consiglio per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite.