
(AGENPARL) – mar 14 maggio 2024 TERME DI
CARACALLA
NARCISO. LA FOTOGRAFIA
ALLO SPECCHIO
Mat Collishaw, Narcissus [Narciso], 1990
© Mat Collishaw. Tutti i diritti riservati 2024 / Bridgeman Images
TERME DI CARACALLA
COMUNICATO STAMPA
SCHEDA TECNICA
PERCORSO MOSTRA
COLOPHON MOSTRA
TERME DI CARACALLA “IN NUMERI”
SELEZIONE FOTO PER LA STAMPA
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
NARCISO. LA FOTOGRAFIA
ALLO SPECCHIO
Roma, Terme di Caracalla
15 maggio – 3 novembre 2024
Narciso. La fotografia allo specchio è il titolo della mostra
fotografica visitabile alle Terme di Caracalla dal 15 maggio
al 3 novembre 2024. Il progetto espositivo è promosso dalla
Soprintendenza Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro,
e organizzato da Electa con la cura di Nunzio Giustozzi.
78 iconici scatti d’autore suddivisi in tre sezioni sono allestiti
in due ambienti coperti e nella natatio del monumento.
«Le mostre fotografiche e, più in generale, sull’arte dei
nostri tempi alle Terme di Caracalla acquistano un fascino
e una suggestione tutti particolari – riflette Daniela Porro,
Soprintendente Speciale di Roma – grazie alla dialettica
con le maestose vestigia romane che danno al contemporaneo
una dimensione di eternità. Così come è senza tempo
il tema del doppio, dello specchio, dello specchiarsi e
del rispecchiarsi, eternato da Narciso, come dimostrano
le infinite versioni del mito. Qui lo riscopriamo attraverso
gli scatti dei grandi fotografi del Novecento, con immagini
dal forte valore simbolico e aperte alle interpretazioni,
speriamo le più diverse, dei visitatori».
La mostra rientra nel programma di iniziative che
celebrano il ritorno dell’acqua alle Terme Antoniniane
sotto il segno di Narciso, il giovane che, come narra
mirabilmente il poema ovidiano, si innamora del suo
“bel volto adorabile” (Umberto Saba) riflesso in una fonte.
I temi dello specchio e del ri?esso sono ricorrenti nel
lavoro di potente suggestione di 35 fra i più importanti
fotografi internazionali del XX e XXI secolo. Alle variazioni
contemporanee sul mito sarà specificatamente destinata
una sezione del percorso, in cui opere scelte dialogheranno
con citazioni letterarie classiche e moderne, in un preludio
ideale al tema di un ciclo di incontri in programmazione
per il prossimo settembre, con l’organizzazione e la curatela
di Electa, dal titolo Noi, narcisi in uno specchio d’acqua.
In questi appuntamenti sarà approfondito il ruolo
decisivo dell’immagine nella nostra società.
promossa da
a cura di
«Una mostra poliedrica, la cui tematica centrale
scaturisce dal progetto più ampio di rinascita delle
Terme di Caracalla – afferma Mirella Serlorenzi, direttrice
del monumento – iniziato con la realizzazione dello specchio
d’acqua, che genera molte connessioni e stimoli: il mito,
il raddoppio, l’introspezione, la bellezza, la deformazione,
l’autorappresentazione, la maschera, il palcoscenico della
vita. Temi che hanno sempre pervaso la natura umana
rinnovandosi in ogni epoca e centrali nella mostra Narciso.
La fotografia allo specchio, pensata per catturare anche
l’attenzione e l’interesse dei giovani. Nel suo significato
archeologico, il monumento rimane protagonista di questi
interventi di valorizzazione per coinvolgere il visitatore
attraverso un’esperienza culturale totale».
Il tema del doppio è inscritto nei meccanismi profondi
della letteratura e delle arti che ne sono da sempre
affascinate per le sue implicazioni antropologiche e
psicologiche: dall’antichità al barocco, dal romanticismo
al simbolismo, fino al teatro, al cinema, alla danza,
alla moda nel Novecento. Ai fotografi lo specchio/riflesso,
non meno dell’ombra, ha tradizionalmente offerto
un veicolo estetico di accelerazione di fascino e di
bellezza, talora un espediente di deformazione, oppure
un amplificatore di realtà nel comporre inquadrature
ed effettuare tagli, per raggiungere inedite prospettive
della visione, uno scarto di punti di vista e messe
a fuoco per attirare l’attenzione verso una soglia
misterica o verso l’altrove.
All’interno di questo sconfinato campo, la mostra è
incentrata, nell’epoca del selfie pervasivo, sull’esperienza,
sempre perturbante, dell’incontro con sé stessi, con
la messa in discussione di identità stabili, ruoli sociali
e sessuali, sullo specchio riflesso dell’anima, capace
di rivelare talvolta, come accade agli attori nell’intimità
del camerino, la persona dietro l’apparenza.
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
Un percorso avvincente sulla passione dello sguardo
attraverso l’opera di alcuni dei più illustri fotografi del
Novecento (e nell’arte a partire dalle avanguardie con
Claude Cahun e Florence Henri), ma anche di molte
altre fotografe finalmente riconosciute e di nomi più attuali,
forse meno noti al grande pubblico, che l’esposizione
aiuta a scoprire e apprezzare.
«Il visitatore potrà muoversi fra ritratti di celebrità,
interni enigmatici e tranches de vie còlte nel tempo a diverse
latitudini ? afferma Nunzio Giustozzi, curatore
della mostra ? duplici illusioni accostate per sintonia
o per contrasto in un racconto teso, oltre l’occasione,
alla storia di ogni singola immagine, soggetti e motivi che
hanno continuato a ispirare autori anche molto distanti
cronologicamente e nelle loro traiettorie o poetiche».
In un cortocircuito visivo inedito e straniante, una sezione
della mostra affronterà infine il topos dell’Autoritratto allo
specchio, permettendo un ravvicinato confronto, occhi negli
occhi, con i fotografi stessi, le cui sembianze sono divenute
famose al pari dei loro memorabili scatti.
I 35 fotografi in mostra: Simon Annand / Eve Arnold
/ Gian Paolo Barbieri / Cecil Beaton / Ilse Bing / Claude
Cahun / Robert Capa / Lisetta Carmi / Mat Collishaw
/ Bruce Davidson / Robert Doisneau / Alfred Eisenstaedt
/ Burt Glinn / Guido Harari / Florence Henri / Frank
Horvat / David James / Richard Kalvar / Astrid Kirchherr
/ Hiroji Kubota / Herbert List / Giorgio Lotti / Fabio
Lovino / René Maltête / Fosco Maraini / Simone
Martinetto /Duane Michals / Inge Morath / Philippe
Morillon / Helmut Newton / Guido Rey / Steve Schapiro
/ Ferdinando Scianna / Jeanloup Sieff / Wanda Wulz
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
Roma, Terme di Caracalla
Periodo
15 maggio – 3 novembre 2024
Promossa da
Soprintendenza Speciale di Roma
Archeologia Belle Arti e Paesaggio
Organizzazione e comunicazione
Electa
A cura di
Nunzio Giustozzi
Orari
9.00 -19.00 fino al 30 settembre
9.00 – 18.30 fino 26 ottobre
9.00 – 16.30 fino al 3 novembre
La biglietteria chiude un’ora prima
Lunedì chiuso
Biglietti
13 € intero
7 € ridotto
Riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente
Informazioni
http://www.soprintendenzaspecialeroma.it
Uffici stampa
Electa
Gabriella Gatto
Soprintendenza Speciale di Roma
Luca Del Fra
Valentina Catalucci
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
PERCORSO MOSTRA
NARCISO È IL FOTOGRAFO?
“I narcisi, davanti agli specchi.”
Corrado Govoni, Dove stanno bene i fiori, 1907
“Trovandomi completamente sprovvisto di ogni altra
materia mi sono presentato a me stesso come soggetto
e argomento del mio libro”, scriveva Montaigne nella
prefazione ai Saggi. Visto che la maggioranza dei
fotografi preferisce osservare quello che ha intorno,
con l’irriverenza di Frank Horvat non vogliamo credere
che autoritrarsi per loro equivalga a “legittimare
una masturbazione, con in più il vantaggio di essere
irreprensibile”. Il che non vale nemmeno per quei pochi
che hanno fatto della propria immagine la loro cifra
in un’indagine conoscitiva del sé e in una progressione
espressiva (compositiva ed emotiva) lunga tutta la vita.
Il critico Max Kozloff ha parlato di “uno spazio
immaginativo, uno stato mentale, una presa di distanza”,
un luogo personale distinto da quello in cui si vedono
o incontrano le persone, le cose del mondo, anche se
il fotografo, come il pittore, non disdegna talvolta di
comparire, seppur defilato, da ambo i lati della cornice.
Poco importa il dove (lo studio, una stanza d’albergo,
l’en plein air urbano, un’automobile…) e il come.
promossa da
a cura di
Il genere dell’autoritratto allo specchio implica diversi
problemi tecnici: l’inversione della destra con la sinistra;
la necessità di una terza mano per rilasciare l’otturatore;
l’incertezza su quello che otterrai se fissi lo specchio
e non il mirino.
Qualsiasi superficie riflettente fa convergere gli sguardi su
di noi, sul fotografo, sulla macchina fotografica, presenza
ingombrante nell’inquadratura, con un attraversamento e un
rimbalzo che tradisce, negli inganni ottici, la dissociazione,
la moltiplicazione che la fotografia opera, mostrando
simultaneamente oggetti reali e virtuali, stimolando una
riflessione profonda sulla sua natura.
Il percorso espositivo contempla non a caso alcune
testimonianze dell’ausilio degli specchi nella fotografia
delle avanguardie, usati, come ha saputo dire Giovanni
Battista Martini, allo scopo di dilatare lo spazio,
interrompere la visione, contraddicendone la verità
prospettica, offrendo, nell’infinita possibilità di ripetizione,
una lettura ambigua, illusoria che sollecita lo spettatore
alla ricerca dell’identità dell’immagine stessa.
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
PERCORSO MOSTRA
OH, IL BEL VOLTO
ADORABILE!
È sparito, Narciso. Dalla sua bellezza
emanava, continua, una fragranza intensa
come il profumo di eliotropo.
Ma vedere se stesso era il suo destino.
Rainer Maria Rilke
“La nostra epoca ha nutrito la propria disperazione
nella bruttezza e nelle convulsioni… noi abbiamo esiliato
la bellezza, i Greci per essa hanno preso le armi.” Seguendo
il monito di Albert Camus, la resuscita Gian Paolo Barbieri
con il giovane che, come per incanto, chiude il cerchio
delle forme, o Herbert List con i suoi desiderabili ragazzi.
Non sono i soli ad accarezzare filologicamente il sublime
attraverso l’elegia del proprio innamoramento, una passione
impossibile, sul filo tagliente della sensualità di un volto,
del sottile erotismo dei corpi, anche se al fuoco della
bellezza occorre scaldarsi e non bruciare.
La triste storia di Narciso, consegnata alla cultura europea
dal poeta latino Ovidio, ha dato vita nei secoli a una ricca
serie di rifrazioni e di varianti nell’arte e nella poesia fino
all’età moderna, quando rivive nella seduzione dell’estetismo
torbido di Oscar Wilde come nella grazia di Cecil Beaton,
nel fenomeno del narcisismo edonistico, urgenza ormai
promossa da
a cura di
collettiva della società instillata tempi addietro dalle
icone pop.
Questa avventura simbolica è anche un’allegoria
del fantasma della visione, dell’immagine inquietante,
che ci costringe a fare i conti con la nostra identità e
con la nostra coscienza nelle opere complesse di Duane
Michals non immemori della suggestione surrealista
di Magritte. D’altronde “un’apparenza esterna è solo
un sé interno a una condizione di mistero” (Novalis).
Come ha saputo osservare Ferdinando Scianna: “Nel mito
antico di Narciso sono racchiuse tutte le ragioni della
fascinazione e dell’orrore che da sempre gli specchi hanno
suscitato sugli uomini. In questo mito possiamo trovare
forse anche tutte le metafore che contiene la fotografia,
l’invenzione fatale del nostro tempo, secondo Alberto
Savinio. Fatale e ambigua.”
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
PERCORSO MOSTRA
IL RIFLESSO DELL’ANIMA
“Il cristallo ci spia. Se tra le quattro
pareti della stanza c’è uno specchio,
non sono più solo. C’è il riflesso, l’altro
che appresta all’alba un tacito teatro”.
Jorge Luis Borges, Gli specchi
(da L’artefice, 1960)
Miraggi, ombre, duplicazioni, attraversamenti popolano
i versi dei poeti del Novecento. “Il reale è il riflesso”
sosteneva Federico García Lorca (Sesamo), indagando
lo stato inconsistente di sospensione fra essere e apparire,
còlto solo per brevi impalpabili momenti che, per la loro
complicità con il visibile e l’invisibile, potremmo chiamare
“magici”. Il medesimo intendimento anima la fotografia,
sin dall’inizio definita “specchio con memoria”, una fabbrica
di visioni da incubo, realtà alterate, vite parallele cui
Borges ha dedicato ispirati componimenti.
Molte delle immagini in mostra registrano “quel volto
che guarda il volto che lo sta guardando”, specchi falsi,
“pittori legittimi dei nostri difetti”, come li crede
La Fontaine nelle sue Favole: spettri che invece di
incrementare il riconoscimento dell’umano lo diminuiscono.
Tanto più quando si tratta di divi o stelle dello spettacolo
? le cui fattezze si sono già convertite in un ricettacolo
anonimo dei mille sguardi che ogni giorno li inseguono,
li imitano, li perseguitano ? che riconquistano la loro
promossa da
a cura di
verità di uomini e donne in un dialogo profondo con
il sé nello spazio intimo di un camerino.
Non mancano inoltre fotografie messe in fila per
rispondere al dilemma di John Szarkowski: “La fotografia
è uno specchio, che riflette un ritratto dell’artista che
l’ha fatta, o una finestra attraverso la quale si può
conoscere meglio il mondo?”. Un attore del teatro Kabuki
al trucco, la sposa di Lahore, gli ospiti di una residenza
psichiatrica con i loro rituali, bambini in un orfanotrofio
del Vietnam, una gang di Brooklyn negli anni Cinquanta,
la toilette di un’anziana signora in una casa di riposo
milanese, culturisti a Benares: sono solo alcuni dei soggetti
degli speculari scatti che fanno propendere anche
per la seconda alternativa.
Rari, quasi assenti invece gli specchi rotti, finiti in
frantumi, altro luogo frequentatissimo da fotografi
e artisti tesi a evocare la frammentazione del reale:
non solo per scaramanzia.
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
Promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da Daniela Porro, a cura di Electa
Soprintendente
Daniela Porro
Presidente
Enrico Selva Coddè
Terme di Caracalla
Direttore
Director Mirella Serlorenzi
Amministratore Delegato
Rosanna Cappelli
Responsabile tecnico
Maurizio Pinotti
Assistenti tecnici
Alba Casaramona, Barbara Ciarrocchi, Leandro Lentini
Servizio valorizzazione, promozione e concessioni d’uso
Angelina De Laurenzi
Ufficio stampa
Luca Del Fra, Valentina Catalucci
Ufficio Comunicazione Istituzionale e Social Media
Silvia Agostinetto, Paola Caramadre
Progetto di allestimento
Massimo Curzi con Marco Belloni
Comunicazione e grafica di mostra
Studio Pupilla
Testi di
Nunzio Giustozzi
Traduzioni
Scriptum, Roma
Giulio Carlo Pantalei
Realizzazione allestimenti
Handle, Roma
Direttore pianificazione e controllo
Paolo Montanari
Direttore amministrativo
Andrea Colli
Responsabile mostre
Roberto Cassetta
Responsabile progetti e mostre per l’archeologia di Roma
Anna Grandi
Responsabile progetti e sviluppo internazionale
Carlotta Branzanti
Responsabile comunicazione
Monica Brognoli
Responsabile editoriale
Marco Vianello
Organizzazione mostra
Anna Grandi
Ricerca iconografica
Simona Pirovano
Ufficio stampa mostra
Gabriella Gatto
Digital e social media
Stefano Bonomelli
Stampa delle fotografie e della grafica
SP Systema
Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione
ed esecuzione
Paolo Quagliana
Si ringrazia il personale di vigilanza delle Terme di Caracalla
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI E PER IL TURISMO
SOPRINTENDENZA SPECIALE DI ROMA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI E PAESAGGIO
CARACALLA
STORIA E NUMERI
La storia
Lo schema planimetrico del complesso è quello delle
“grandi terme imperiali”: non solo edificio per il bagno
ma anche luogo per il passeggio, lo studio, lo sport
e la cura del corpo. Il blocco centrale, quello destinato
propriamente alle terme, è disposto su un unico asse lungo
il quale si aprono in sequenza caldarium, tepidarium,
frigidarium e natatio (quest’ultima dalle dimensioni di
una piscina olimpionica); ai lati, disposti simmetricamente
e raddoppiati, le due palestre e gli spogliatoi.
Erano invece collocate nel recinto che circonda l’area
centrale le cisterne e le due biblioteche simmetriche,
a sud, due grandi esedre racchiudenti ambienti caldi e di
ritrovo, a ovest e a est, gli accessi principali e le tabernae
inserite nello spazio perimetrale, a nord. I sotterranei erano
il fulcro della vita del complesso, il luogo in cui lavoravano
centinaia di schiavi e di operai specializzati a far funzionare
l’ingegnosa macchina tecnologica delle terme.
Conservati per circa due chilometri, i sotterranei erano
un dedalo di grandi gallerie carrozzabili (6 metri di altezza
per 6 di larghezza all’incirca), dove si trovavano tutti i
depositi di legname, un mulino, il mitreo, l’impianto di
riscaldamento (i forni e le caldaie) ma anche quello idrico,
una fitta rete di piccoli cunicoli che serviva per la posa
delle tubazioni in piombo e per la gestione dell’adduzione
e della distribuzione dell’acqua.
Le gallerie più grandi, quelle del riscaldamento, correvano
sotto quasi tutto l’edificio ed erano illuminate da
lucernai, che permettevano anche la circolazione d’aria
per impedire che il legname lì conservato marcisse.
Le loro grandi dimensioni erano legate alla necessità che
vi transitassero i carri carichi di legna trainati da cavalli.
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
I numeri
indagato il corpo centrale, si passò all’esplorazione
del corpo perimetrale e di parte dei sotterranei.
• 216 d.C. inaugurate da Marco Aurelio Antonino Bassiano
detto Caracalla, figlio di Settimio Severo.
• 235 d.C. anno in cui furono probabilmente ultimate.
Eliogabalo e Severo Alessandro, infatti, completarono
le Terme con porticati e alcune decorazioni. Costantino
modificò il caldarium con l’inserimento di un’abside.
Lo attesta un’iscrizione tuttora conservata nei sotterranei.
• 37 metri di altezza in numerosi punti.
• 337 x 328 metri circa la superficie delle Terme alimentate
da una derivazione – fatta costruire da Caracalla nel 212 d.C.
– dell’acqua Marcia, arricchita dalla captazione di nuove
sorgenti, e che prese il nome di acqua Nova Antoniniana.
• 5 livelli: 2 piani in alzato e 3 in sotterraneo.
• 18 cisterne fornivano tutte le utenze dell’edificio,
vasche e fontane.
• 50 forni consumavano 10 tonnellate al giorno di legname
per il riscaldamento e la cottura del pane.
• 9000 operai al giorno per 5 anni circa: la forza lavoro
per la costruzione dell’edificio.
• 9 milioni di laterizi usati per la costruzione.
• 252 colonne: il numero stimato, di cui 16 alte più di 12 metri.
• 156 nicchie per statue.
• 6000/8000 frequentatori al giorno.
• 537 d.C. dopo l’assedio di Vitige, re dei Goti, le Terme
furono abbandonate per il taglio degli acquedotti.
• XII secolo: già da questo periodo le Terme furono cava
di materiali per la decorazione di chiese e palazzi.
• XVI secolo: sotto papa Paolo III Farnese, nel 1545-1547,
avvenne la spoliazione delle sculture che finirono a
decorare il suo nuovo palazzo. Un esempio per tutti il Toro
Farnese, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Nel tempo l’area fu sicuramente adibita a vigne e orti.
• 1824: cominciano gli scavi sistematici che continuano
per tutto il secolo, fino ai primi del Novecento quando,
promossa da
a cura di
• 1993: ultima stagione lirica estiva all’interno del
caldarium, dopo un’occupazione risalente al 1938.
Nel 2001 riprende la stagione estiva dell’Opera,
con un palcoscenico rimovibile.
• 1996: ultimo ritrovamento di statuaria. Una statua acefala
di Artemide.
• 2012: le Terme di Caracalla si aprono all’arte contemporanea.
Michelangelo Pistoletto esegue e dona alla Soprintendenza
il Terzo paradiso con reperti delle Terme stesse.
• 2016: Pistoletto realizza La mela reintegrata, in marmo
di Carrara, collocata in esposizione permanente al centro
dell’antico posto di guardia per il custode-controllore del
traffico di carri, legname e uomini impegnati a mandare
avanti la complessa macchina delle Terme.
• 2017: prima mostra di arte contemporanea: il 19 ottobre
inaugurazione di Molti, una mostra di Antonio Biasiucci
curata da Ludovico Pratesi nei sotterranei della Terme.
Caracalla IV dimensione: il 24 dicembre iniziano le visite
guidate con visore, le Terme di Caracalla sono il primo
grande sito archeologico coperto nel suo intero percorso
con la realtà immersiva in 3D.
• 2018: il 13 giugno si inaugura Mauro Staccioli. Sensibile
ambientale, la prima grande retrospettiva sullo scultore
toscano scomparso il 1° gennaio 2018. Il 23 ottobre si
inaugura Omnia Flumina Romam Ducunt, mostra di
architetture sonore di Alvin Curran.
• 2019: restauro di un nuovo settore dei sotterranei,
inaugurato il 18 giugno con la mostra di Fabrizio Plessi
Il segreto del tempo.
• 2022: il 7 giugno si inaugura l’intervento Idee di pietra.
Giuseppe Penone a Caracalla. Il 23 giugno tornano
visitabili dopo oltre 20 anni le pitture di una lussuosa
domus di età adrianea, parzialmente distrutta per dare
spazio al terrazzamento delle terme.
• 2023: il 26 giugno 2023 inaugurazione della mostra
fotografica Letizia Battaglia Senza fine. Il 24 novembre
inaugurazione della mostra Calvino, sfida al labirinto.
• 2024: il 4 aprile torna l’acqua nelle Terme imperiali
con l’inaugurazione dello Specchio d’Acqua presentato
al pubblico con la coreografia Rhapsody in blue
di Aterballetto.
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
IMMAGINI USO STAMPA
Le immagini fornite possono essere utilizzate solo
ed esclusivamente nell’ambito di recensioni o segnalazioni
giornalistiche della mostra NARCISO. LA FOTOGRAFIA
ALLO SPECCHIO a Roma, alle Terme di Caracalla dal 14
maggio al 3 novembre 2024. Ogni immagine deve essere
sempre accompagnata dalla propria didascalia con relativo
copy, non può essere tagliata e/o manomessa e deve essere
impiegata sul web solo in bassa definizione.
ILSE BING
Autoritratto con Leica, 1931
© Estate of Ilse Bing
L’immagine che è diventata un’icona della fotografia
d’avanguardia fu costruita in un set messo in piedi in una
camera dell’Hôtel de Londres a Parigi, città dove Ilse Bing
(Francoforte sul Meno, 1899 – New York, 1998) si era appena
trasferita e si sarebbe di lì a poco affermata, in una terza
direzione del modernismo, esponendo accanto a Henri
Cartier-Bresson, Man Ray, Brassaï, Kertész, altri formidabili
giocolieri nell’uso dello specchio e del riflesso per cogliere
lo spirito del tempo. Da ogni lato, come in una scomposizione
cubista, si impone l’intensità dello sguardo di Ilse che,
con determinazione “creativa”, fissa la propria immagine
attraverso una Leica, la nuova piccola, maneggevole e
compatta macchina con pellicola cinematografica 35 mm
di cui diventerà pioniera e “regina”, essendo capace di
catturare con un’inconsueta libertà e fantasia i diversi
momenti di una realtà in divenire.
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
GIAN PAOLO BARBIERI
Narciso, Milano, 2005
© Gian Paolo Barbieri / Courtesy Fondazione
Gian Paolo Barbieri
promossa da
a cura di
Reinventare immagini della memoria, ricordi di impressioni
avute nei musei è il credo che insieme all’uso inimitabile
del bianco e nero, della luce che scolpisce, delle ombre, allo
studio attento delle pose, della composizione fa di ogni
foto di Gian Paolo Barbieri (Milano, 1935) un capolavoro.
L’autore si trova davvero a suo agio nell’interpretazione del
nudo epico ispirato alla scultura classica che completa di
un’indicibile sensualità, inverando il mito nella carne viva
sotto la pelle dei corpi disvelati dei suoi irresistibili modelli.
“Come il Narciso, anche Barbieri si guarda nello specchio
dell’acqua, preferendo suicidarsi dentro la sua amata
bellezza che tradire i suoi ideali.” [Nikolaos Velissiotis]
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
MAT COLLISHAW
Narcissus, 1990
© Mat Collishaw. Tutti i diritti riservati
2024 / Bridgeman Images
promossa da
a cura di
Protagonista tra i più colti e controversi della scena artistica
britannica contemporanea, Mat Collishaw (Nottingham,
UK, 1966), con questo autoritratto giovanile trasferisce
il mito di Narciso in un ambiente davvero poco glamour per
mettere in discussione l’ideale stesso di bellezza destinata
a divenire terribile in una sordida realtà. Il bosco ora è un
vicolo malfamato di un sobborgo metropolitano, gli alberi
diventano pali di cemento, la fonte limpida una fangosa
pozzanghera in cui si specchia un tossicodipendente o un
alcolizzato, disteso, come ultimo Adamo, tra i detriti urbani.
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
DUANE MICHALS
Who Am I?, 1994
© Duane Michals / Courtesy DC Moore Gallery,
New York
ATTENZIONE: la fotografia non può essere tagliata,
deve riportare anche la scritta sotto e sopra
Come ha notato Enrica Viganò, la complessità e la
delicatezza dei contenuti delle opere dell’artista americano
Duane Michals (McKeesport, Pennsylvania, 1932) lo hanno
condotto a inventarsi una nuova sintassi fotografica, per
sviluppare in una sequenza di immagini un racconto breve,
mettendo in discussione la sacralità dello scatto singolo,
piegando la realtà alle esigenze dell’immaginazione.
Anche le parole scritte a mano con pennino e china su ogni
esemplare delle ridotte tirature delle stampe fotografiche,
passibili di correzioni, non sono semplici didascalie ma
testi che fanno pensare, lasciando la massima libertà di
interpretazione, inducendo a vedere ciò che non c’è.
FABIO LOVINO
Tilda Swinton, 1991
© Fabio Lovino
Tra le sue preferite, questa fotografia legata al primo
incontro di Fabio Lovino (Roma, 1963), uno dei più penetranti
ritrattisti italiani del cinema, della cultura, della musica,
con l’attrice scozzese durante le riprese del film Orlando per
la regia di Sally Potter. Racconta l’autore che aveva portato
con sé uno dei suoi specchi a tre facce (miroir de voyage) e si
era fatto fare da un’artigiana romana un lungo telo di seta
con una precisa idea: cercare di creare un’immagine un po’
bergmaniana che restituisse l’idea di un’effigie senza tempo.
Le tre angolazioni del viso chiarificano questo pensiero
esaltando la profondità di un volto enigmatico e in qualche
modo inquietante, magnetico.
promossa da
a cura di
NARCISO.
LA FOTOGRAFIA ALLO SPECCHIO
SIMONE MARTINETTO,
dalla serie UNEXPECTED CINEMA,
Lo specchio. Isabella Rossellini subito prima
di essere portata sul set, 2010.
Courtesy Simone Martinetto
“Appena messo piede sul camper del reparto fotografia
per lasciare il mio zaino vengo chiamato da un ispettore di
produzione che mi dice che Isabella Rossellini vuole che vada
subito da lei nel suo camerino. È una cosa rarissima che gli
attori chiamino un fotografo di scena in camerino e ancor
meno se questo fotografo è a loro sconosciuto. Con grande
imbarazzo e paura varcai quella soglia, ma la sua gentilezza
e la sua disponibilità mi misero subito a mio agio. Tra le
foto che le ho fatto quel giorno questa è certamente la mia
preferita.” [Simone Martinetto]
FRANK HORVAT
Nozze islamiche: un giovane sposo scopre
il volto della sposa in uno specchio,
Lahore, Pakistan, 1952
© Studio Frank Horvat
Nei primi anni Cinquanta Frank Horvat (Abbazia, Croazia,