
Martedì, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI), Karim Asad Ahmad Khan, ha annunciato l’intenzione di aprire un ufficio a Tripoli, in Libia, sottolineando i “progressi significativi” compiuti dalla CPI nel paese. Questo annuncio è stato fatto durante una sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove Khan ha esortato alla solidarietà con “gli interessi dell’umanità e del popolo libico” piuttosto che con interessi individuali o della stessa Corte.
Khan ha messo in guardia contro la perpetuazione delle attuali dinamiche, affermando che “continuare come al solito ci porterà nell’abisso”. Ha evidenziato i notevoli progressi raggiunti dal suo team negli ultimi sei mesi, includendo 80 missioni completate in tre diverse aree geografiche, la raccolta di oltre 800 prove tra cui materiale video e audio, e la registrazione di più di 30 dichiarazioni di testimoni.
Particolare attenzione è stata rivolta alla raccolta di prove concrete riguardanti i crimini contro i migranti nei centri di detenzione libici, un passo significativo nella ricerca della giustizia. Definendo questo un “momento fondamentale”, Khan ha annunciato una tabella di marcia per il completamento della fase investigativa, prevista entro la fine del 2025, in collaborazione con le parti libiche, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e altri paesi.
Il procuratore capo della CPI ha espresso l’intenzione di richiedere ulteriori mandati di arresto e di sostenere l’avvio di procedimenti giudiziari presso la Corte Penale Internazionale. Ha riconosciuto che il cammino non sarà facile, ma ha manifestato entusiasmo per l’apertura di un ufficio a Tripoli, che dovrebbe facilitare i processi investigativi relativi ai casi in corso.
In risposta alle osservazioni del rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, riguardo alla mancanza di azione della CPI sulla Palestina dal 2015 e alle richieste del Congresso degli Stati Uniti di sanzionare i funzionari della CPI coinvolti nelle indagini su Stati Uniti e loro alleati, Khan ha ringraziato Nebenzia per le sue “preoccupazioni”. Ha ribadito che né lui né il suo ufficio saranno scoraggiati dalle minacce, sottolineando la loro responsabilità di cercare giustizia per le vittime.
Khan ha affermato: “Abbiamo il dovere di difendere la giustizia e le vittime e sono pienamente consapevole che ci sono dei Golia in questa stanza, con potere e influenza”. Ha concluso affermando che la CPI, in quanto organizzazione internazionale al servizio della comunità globale, applicherà la legge con integrità e indipendenza, opponendosi al meglio delle proprie capacità a qualsiasi forma di pressione esterna.
