
(AGENPARL) – mar 07 maggio 2024 [image: 1771fd4b-817d-4f96-b673-f3ba5d87ee96.png]
*Carcere e salute il convegno all’Università LUMSA*
*Garante detenuti: dall’inizio dell’anno: 4283 atti di autolesionismo, 32
suicidi e 668 tentativi. Necessaria implementazione risorse per medicina
penitenziaria*
*Direttore Regina Coeli: **per molti detenuti il reato è l’ultimo dei
problemi. A volte per privacy non riusciamo a sapere di quali disturbi
soffrono*
Si è tenuto presso all’*Università LUMSA* il convegno *Carcere e salute
mentale – L’intervento con adulti e minori autori di reato, * primo
contributo scientifico del *Centro di ricerca sui Sistemi sociali e penali
“Diritto Alla Speranza” – DAS*, recentemente costituito presso questo
Ateneo e diretto dal prof. *Filippo Giordano* (ordinario di *Economia
aziendale*), nato dall’esigenza di un ampio confronto sul tema del *diritto
alla salute* e sui profili di maggior criticità rilevati nella sua
realizzazione *all’interno degli Istituti Penitenziari*.
L’ appuntamento scientifico, coordinato dalla prof.ssa *Letizia Caso*
(associato
di *Psicologia sociale e giuridica*, Università LUMSA), è stata
un’occasione di incontro tra discipline diverse, nella necessità, sempre
più evidente, di ragionare sulle istanze di fragilità che attraversano la
popolazione dei detenuti, tenendo presente le peculiarità e gli strumenti
che contraddistinguono gli Istituti penali per adulti e per minori.
Tra i numerosi contributi, riportiamo di seguito uno stralcio degli
interventi di *Felice Maurizio D’Ettore (presidente del collegio del
Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà
personale) e Claudia Clementi (direttore Casa Circondariale Regina Coeli di
Roma)*.
*Felice Maurizio D’Ettore, presidente del collegio del Garante nazionale
dei diritti delle persone private della libertà personale*
*“I detenuti presenti nei nostri istituti in questo momento sono 61356, la
capienza regolare è di 51157 posti e i posti regolarmente disponibili sono
47247. L’indice di affollamento è 129,86. In alcuni istituti quest’ultimo
dato è molto più altro, purtroppo.*
*Gli atti di autolesionismo dall’inizio dell’anno sono 4283, +177 rispetto
allo scorso anno. I suicidi sono 32, i tentati suicidi 668.*
*Le aggressioni fisiche al personale di Polizia Penitenziaria sono 666
dall’inizio dell’anno, quelle al personale amministrativo 27. Stiamo
andando verso le mille aggressioni. Questi sono tutti dati che dimostrano
quanto c’è da fare, ma allo stesso momento quanto si sta facendo con le
risorse attuali. In questo momento c’è una situazione di difficoltà
all’interno degli istituti, combattuta e attenuata dalle persone che vi
operano e che però ha bisogno di un’implementazione di risorse molto
importante. Per avere la medicina penitenziaria ci vogliono le risorse. Ora
il Dap sta tentando, attraverso il ministero della Sanità, di supplire ad
alcune carenze che ci possono essere sui territori regionali*
*Io vado a parlare con presidenti di regione per cominciare a trovare delle
soluzioni. In Campania, Veneto, Calabria, ora vedremo se anche nel Lazio e
altre, stiamo proponendo una serie di protocolli. Non vogliamo sostituirci
al Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ndr), ma qualche
stimolo ogni tanto può essere utile. Ci sono dei protocolli che addirittura
il procuratore della Repubblica di Napoli Gratteri aveva proposto con le
ASL locali nel tentativo di affrontare il disagio psichico, non solo la
malattia, anche il disagio.*
*Stiamo aspettando che il parere del Dap su questi protocolli, ma nel
frattempo alle regioni li proponiamo, perché penso che sia opportuno
arrivare ad una soluzione. Così come, stiamo proponendo al ministero della
Sanità di dare delle prestazioni che si aggiungono a quelle delle regioni
che si sono rese disponibili.*
*La malattia diventa una problematica più ampia con la situazione di
detenzione e il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della
Costituzione, vale per tutti, quale che sia la condizione del soggetto. Un
tema che non è compreso facilmente”.*
*Claudia Clementi, direttore Casa Circondariale ‘Regina Coeli’ di Roma*
*“Oramai c’è una situazione di disagio e di patologia mentale molto
diffusa. L’area del disturbo è così elevata, ovviamente per chi è detenuto
si associa a tutta una serie di altre difficoltà, che oramai il carcere non
può essere più la risposta unica a queste situazioni. E’ vero che i
detenuti sono soggetti, in custodia cautelare o che hanno commesso dei
reati e quindi debbono giustamente scontare una pena, però in alcuni casi
la problematica relativa al disturbo mentale, pur non determinando
un’incapacità d’intendere e di volere, prevale sulla commissione del reato.
E allora l’unica cosa che si può fare è dare una risposta integrata che
preveda una collaborazione tra le vari professionalità: quella degli
operatori penitenziari e quella degli operatori sanitari.*
*A volte noi non conosciamo i dati sanitari dei detenuti, perché a causa