Sulla base della delibera dell’Assemblea della CRUI del 21 marzo 2024, il gruppo di lavoro istituito in quella sede ha elaborato un documento che è stato approvato dalla Giunta e viene indirizzato a tutti i componenti della CRUI.
Buone prassi principi e proposte per affrontare nelle università italiane le tematiche delle crisi internazionali e umanitarie
(Documento approvato dalla Giunta CRUI e redatto dai Rettori Montanari, Bonini, Lippiello e Tottoli)
Dopo gli anni della pandemia il nostro Paese sta vivendo un periodo di forte incertezza a causa di conflitti che cambiano velocemente, e con i mezzi peggiori, lo scenario internazionale.
La mobilitazione di tante e tanti, a cominciare dalle studentesse e dagli studenti universitari, deve farci riflettere. Come per la tutela dell’ambiente, anche contro la guerra i giovani ci chiedono di assumerci delle responsabilità. Questa istanza non può rimanere inascoltata. Essa ci interpella sul ruolo che le università devono avere. Ruolo che non è soltanto quello di preparare i lavoratori del futuro, ma innanzitutto di formare persone dotate di capacità critica, di profondità di pensiero, di visione, di storia, nella cornice dei valori consacrati nella nostra Costituzione e sui quali si fonda la nostra convivenza. In conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali, che riconoscono i diritti innati delle persone umane, che sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e che promuovono la cooperazione fra i popoli, appare necessario ribadire che la pace è un diritto fondamentale della persona e dei popoli. Così come il collegamento “tra gli Atenei di tutti i Paesi al di sopra dei confini e al di sopra dei conflitti fra gli Stati”, come ha ribadito il Presidente Mattarella nei giorni scorsi all’Università di Trieste “Se si recide questo collegamento – ha proseguito – questo prezioso scambio di riflessioni, di collaborazioni, di esperienze, non si aiutano i diritti, non si aiuta la libertà né la pace, ma si indebolisce la forza del dibattito, della critica, del dissenso”.
L’impegno a promuovere una cultura della pace e dei diritti umani non può che avvenire mediante iniziative culturali e di ricerca, di educazione e di informazione. In particolare, le università possono rappresentare, attraverso un’azione di diplomazia scientifica, un veicolo per la costruzione della pace tra i popoli.
Premessa
Le università sono:
- comunità che, attraverso la formazione, la ricerca e il dialogo, generano e trasmettono sapere critico e innovazione;
- istituzioni che intrattengono relazioni accademiche di ricerca, di didattica e diffusione del sapere con tutte le comunità scientifiche del mondo all’insegna del rispetto reciproco;
- luoghi di accoglienza per ricercatori e docenti di università in fuga da teatri di guerra o da dove vi sia mancanza di libertà;
- luoghi privilegiati di apprendimento della diversità e della pari dignità di ogni essere umano in ogni sua espressione;
- promotori di cultura, che affermano il diritto e dovere di organizzare al proprio interno momenti di riflessione e studio, nella logica del confronto, anche aspro, ma sempre rispettoso e volto a politiche di pace;
- luoghi che ospitano iniziative culturali aperte al pubblico, che può partecipare attivamente secondo i principi di confronto e tolleranza;
- comunità scientifiche libere: indipendenti da ogni forma di potere e dai Governi;
- sedi naturali del confronto e del pensiero critico che, pertanto, non accettano l’uso della violenza in ogni sua forma.
Buone prassi in caso di eventi particolarmente sensibili:
- si organizzino eventi finalizzati al confronto e al contradditorio critico garantendo la pluralità dell’offerta culturale in ateneo;
- la responsabilità organizzativa sia sempre di personale o di organismi interni alle università anche quando tali iniziative siano proposte da soggetti esterni;
- si abbia cura di programmarli in modo da consentire il libero dibattito, la critica e l’eventuale dissenso al fine di garantire la massima sicurezza dei partecipanti;
- in caso di interruzioni o fenomeni di intolleranza, si decida di svolgere eventi in altra modalità (per esempio online) ma si eviti di cancellarli: l’agenda delle università non la decida chi contesta;
- si risponda alle contestazioni non diminuendo, o eliminando, le occasioni di confronto, ma al contrario proponendo occasioni anche aperte alla cittadinanza e dedicate ai temi controversi, da svolgersi nel modo più inclusivo;
- si comunichino con chiarezza alla stampa e alla cittadinanza la natura degli eventi e la politica culturale che li sorregge.
Si evidenziano, tra le altre, le seguenti proposte e richieste:
- ci si impegni a promuovere l’uso della diplomazia scientifica come strumento di pace, nel pieno rispetto degli articoli 11 e 33 della Costituzione e in tal senso si affronti il tema dell’uso pacifico dei risultati della ricerca. A tal fine CRUI, INFN, CNR e altri Enti di Ricerca hanno avviato una riflessione comune sull’uso del risultato della ricerca affinché questi abbiano un effetto positivo per il benessere della persona e per fini pacifici;
- si sostengano i progetti di Scholars at Risk, e un progetto nazionale di accoglienza di ricercatori e studenti provenienti dai Paesi interessati dalla crisi;
- si organizzino incontri pubblici dove ospitare gli esponenti delle organizzazioni umanitarie e della società civile che operano nelle zone di guerra perché possano raccontare la loro esperienza e promuovere forme di sostegno, anche economico, a tale azione umanitaria;
- si promuovano nelle università linee di ricerca per la trasformazione non violenta dei conflitti;
- si organizzino eventi nazionali sui temi della pace (tra i quali l’assemblea nazionale di Runipace e il convegno della European Peace Research Association);
- si pianifichi sin da ora che la Giornata dell’Università del 20 marzo 2025 “Università Svelate” sia dedicata anche ai temi della pace.
Roma, 17 aprile 2024