
(AGENPARL) – mer 17 aprile 2024 [image: image.png]
*CAMPI FLEGREI | L’INGV chiarisce rischio eruttivo e pericolosità*
I Campi Flegrei sono la più grande caldera urbanizzata attiva nel cuore del
continente europeo. A partire dal 2005 è interessata dal fenomeno
bradisismico che causa il sollevamento del suolo, terremoti ed emissioni
fumaroliche.
La caldera è monitorata da un sistema di monitoraggio multiparametrico
continuo. *Tutti i dati forniti da tale sistema, al momento, non mostrano
evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi
proporzioni* (Bollettini di sorveglianza dei vulcani campani
).
Le azioni di mitigazione del rischio vulcanico sono basate sulla
condivisione delle informazioni corrette sullo stato del vulcano. La
condivisione può avvenire in molteplici forme, quali la pubblicazione di
dati e di bollettini sui siti web istituzionali, incontri scolastici,
incontri con la popolazione esposta al rischio, seminari, conferenze, corsi
di formazione ai giornalisti e quant’altro. L’ampio spettro di queste
attività è continuamente praticato dal nostro Istituto (si ricorda l’ultimo
incontro con la popolazione flegrea lo scorso 11 aprile).
*A fronte di tale impegno risulta pertanto dissonante quanto si può
osservare in alcuni articoli di stampa che rilanciano un documentario
della TV svizzera sui catastrofici effetti di una futura eruzione ai Campi
Flegrei. Si tratta di una informazione non basata su dati, e che ignora
completamente tutte le importanti attività scientifiche e di pianificazione
che hanno visto, e ancora vedono, scienziati e Protezione Civile lavorare
fianco a fianco per gestire al meglio delle conoscenze la pericolosità
vulcanica ed il relativo rischio di una delle aree più antropizzate al
mondo.*
Sviluppare un racconto che mette insieme quanto avvenuto nelle due
più devastanti eruzioni che hanno sconvolto i Campi Flegrei (Ignimbrite
Campana, avvenuta circa 40.000 anni fa, e Tufo giallo Napoletano, avvenuto
circa 15.000 anni fa) con quanto sta avvenendo in questa fase bradisismica
è solo un esercizio di sfoggio di grandi effetti speciali per chi realizza
documentari, e una cancellazione di anni e anni di condivisione di dati e
informazioni da parte di chi ne scrive enfatizzando l’allarmismo. Tutto
ciò non ha alcun senso scientifico e, soprattutto, è un’informazione
dannosa che sfrutta il sensazionalismo e raccoglie l’attenzione dello
spettatore-lettore terrorizzandolo.
La storia eruttiva e i dati attuali registrati ai Campi Flegrei, raccontano
altro.
*Nessuna delle 70 eruzioni avvenute nell’area negli ultimi 15.000 anni,
dopo il collasso calderico del Tufo Giallo Napoletano, si avvicina neanche
lontanamente allo scenario rappresentato nel documentario e pubblicato su
alcune testate giornalistiche,* ignorando informazioni ben note e
continuamente consultabili sul nostro sito. Tabelle perequazione pensioni
2018
E, a proposito di scenari, la nostra comunità scientifica li ha studiati in
dettaglio, come testimoniano gli innumerevoli prodotti realizzati su tali
argomenti e liberamente consultabili.
*Tali scenari sono la base della pianificazione di emergenza e sono basati
su numerosissimi dati reali che vengono aggiornati continuamente.*
La pericolosità dei Campi Flegrei (come quella di tutti i vulcani attivi) è
basata sullo studio della storia eruttiva, sui dati sperimentali che man
mano si acquisiscono, sui dati del monitoraggio (sempre più implementato) e
sulle simulazioni che forniscono preziosissimi dati di processi avvenuti
nel passato di cui altrimenti non avremmo conoscenza.
A partire dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per
definire gli scenari di accadimento eruttivo più probabili nell’area. *Ed
anche se lo scenario con la più alta probabilità di accadimento è quello di
una eruzione piccola (come avvenuto per l’eruzione di Monte Nuovo del
1538), come scenario di riferimento per la valutazione delle aree
potenzialmente esposte ai diversi fenomeni durante una futura eruzione, è
stato scelto quello relativo alla fase più intensa di una eruzione di
scala media (tipo quella avvenuta ad Astroni 4000 anni fa).* Su tale
scenario è stata definita la pianificazione di emergenza e sono state
individuate le aree esposte ai diversi tipi di pericoli (flussi
piroclastici per la zona rossa, caduta di ceneri per la zona gialla).
Una delle caratteristiche della caldera flegrea, e delle caldere in
generale, è la difficoltà di stabilire a priori l’area in cui si aprirà
una bocca eruttiva e questo potrebbe determinare una maggiore incertezza
sull’individuazione delle aree potenzialmente esposte ai fenomeni
pericolosi. Per ovviare a questo problema, le aree soggette ad impatto per
i flussi piroclastici e la caduta di cenere sono state individuate
considerando tutte le possibili posizioni di una nuova bocca eruttiva.
*La probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite
Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima.* Inoltre, perché si
verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una
enorme quantità di magma entri nel sistema. Questo genererebbe dei segnali
macroscopici che non sfuggirebbero né al nostro sistema di monitoraggio,
ma neanche a chi vive nell’area. Basti pensare che prima dell’ultima epoca
di attività, in cui si sono verificate 27 eruzioni esplosive con un volume
di magma emesso in totale inferiore a 3 km cubi, l’area compresa tra Monte
Nuovo e la Pietra si è sollevata di circa 50 m.
Durante le due eruzioni più devastanti (Ignimbrite Campana e Tufo Giallo
Napoletano) sono stati eruttati, in un singolo evento, da decine a
centinaia di km cubi di magma.
*Come potrebbero questi fenomeni avvenire senza importanti e non avvertiti
precursori? *
Comprendiamo che il sensazionalismo e l’allarmismo attirano l’attenzione e
i click sul web. Ma noi non ci stiamo, come dimostrano le dichiarazioni di
ben altro tono rilasciate dal nostro personale nel corso del documentario.
*Le informazioni fornite dai media su argomenti così rilevanti per la vita
quotidiana delle persone devono essere contestualizzate e supportate da
dati sperimentali e dalle relative incertezze. Informazioni, tra l’altro,
pienamente consultabili sulle nostre pagine web. *
*Il resto sono opinioni,* e anche se dette da stimati colleghi
stranieri, restano opinioni. I dati, al momento, dicono altro.
*Il sistema di monitoraggio, quello di sorveglianza e la pianificazione in
emergenza non si costruiscono sulle opinioni.*
*Carlo Doglioni (Presidente INGV)*
*Francesca Bianco (Direttrice Dipartimento Vulcani INGV)*
*Mauro A. Di Vito (Direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV)*
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