
Come inizia la storia della ricerca italiana sulla leucemia acuta promielocitica?
La leucemia acuta promielocitica è quella leucemia acuta definita “fulminante” perché può portare via una persona, sana fino a qualche giorno prima, nel giro di poche ore. Franco Mandelli fu il primo ematologo italiano a imparare a riconoscere questa strana forma di leucemia, imparando a Parigi dallo scopritore della malattia, l’ematologo Jean Bernard. Ma, invece che tenere questa conoscenza per sé, ha immediatamente iniziato ad insegnarlo a tutti i colleghi italiani, così da aumentare le probabilità di riconoscerla in tempo e iniziare le giuste cure. Sempre Mandelli intuì l’impiego di un farmaco particolare che, ancora il destino, era stato messo a punto di una azienda italiana, Farmitalia (l’idarubicina).
Ed è in Italia che c’è stata la svolta, sempre grazie a Franco Mandelli che per primo propose un trattamento basato solo sui due farmaci “target”, senza la chemioterapia che, pure, dava risultati eccezionali (circa l’80% di guarigioni).
In cosa consiste questo trattamento?
Sono terapie “target” perché mirate sul bersaglio, intelligenti.
Insieme a Francesco Lo Coco, a cui affidò il “testimone”, Mandelli portò avanti questa linea di terapia senza chemio basata su due farmaci “strani”: un derivato dell’arsenico (il triossido d’arsenico) e un derivato della vitamina A (l’acido all-trans-retinoico). Due farmaci che, il destino ha voluto, ci hanno indicato i ricercatori cinesi nella fine del secolo scorso; guardati con una certa diffidenza da parte di molto ricercatori occidentali, tranne che da italiani, francesi e spagnoli.
Una strategia che sembrava azzardata, ma che si rivelò vincente. Gli ematologi italiani, guidati da Franco Mandelli e da Francesco Lo Coco, hanno identificato una cura definitiva, che guarisce in oltre il 95% dei casi. Guarisce, definitivamente, bambini, giovani, adulti, anziani. Un modello per tutta la ricerca sul cancro.
Perché il Simposio è dedicato a Francesco Lo Coco?
Le ricerche di Mandelli sono state completate da Lo Coco, grazie anche alla sua grande capacità organizzativa, oltre che quelle proprie di valido ricercatore e laboratorista. Lui ha saputo mettere insieme gruppi di Paesi diversi, grazie alle sue doti umane ed alla sua competenza: dal Canada alla Spagna, dalla Germania fino all’Australia.
Lui ha voluto per la prima volta in Italia il Simposio sulla Leucemia acuta promielocitica, intitolato “APL, a curable disease ?”. Oggi quel punto interrogativo non c’è più, e in tutto il mondo si applicano i protocolli diagnostici e terapeutici del gruppo GIMEMA che Francesco ha coordinato e che consente, appunto, di guarire quasi tutti i pazienti con LAP. Un percorso di eccellenza italiana, che nel prossimo congresso sulla APL, il primo dopo la pandemia, illustrerà lo stato dell’arte sulla terapia della APL come “a curable disease”, una malattia guaribile.
