
INTERROGAZIONI
A)
???VACCARI, FORATTINI, MARINO e ANDREA ROSSI. — Al Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
???a più di due anni dalla comparsa del primo caso in Italia, la peste suina ha colpito oltre 15.400 cinghiali e quasi 14 mila suini. Nella sola zona del pavese le regole di prevenzione hanno portato all’abbattimento di 46 mila maiali;
???l’Italia ha da tempo istituito un commissario straordinario e pochi giorni fa ha nominato tre sottocommissari ad hoc. I risultati finora, però, non sembrano quelli sperati. Le iniziative di prevenzione si sono rivolte verso gli abbattimenti dei suini sani, con un eccesso precauzionale, mentre è stato trascurato il problema dei cinghiali infetti. L’esperienza maturata in questi anni ha dimostrato che l’abbattimento dei cinghiali selvatici, senza un’adeguata opera di contenimento, non serve a niente;
???pur in assenza di allevamenti contaminati, è sufficiente il ritrovamento di una carcassa di cinghiale infetto per attivare intorno ai comuni interessati zone di sorveglianza e restrizioni sanitarie che bloccano le attività e impattano a cascata sull’intera filiera suinicola, con la conseguente svalutazione del prezzo della carne. Inoltre, per riabilitare le importazioni dall’Italia devono passare due anni dal ritrovamento dell’ultima carcassa positiva alla peste suina, per poi attendere altri due anni per completare l’iter di riqualificazione;
???tutti i Paesi extra Unione europea hanno chiuso le importazioni. In Cina, un mercato che per la filiera vale oltre 25 milioni di euro, da due anni è ferma l’importazione. Oltre al danno economico e di immagine, tutto questo comporta una concorrenza da parte dei principali produttori europei pronti a sostituire i prodotti italiani con salumeria cruda e cotta, vanificando lavoro e investimenti portati avanti dalla filiera suinicola italiana;
???la regione Emilia-Romagna ha messo a punto una strategia specifica per arginare la peste suina attraverso: attività di depopolamento, intensificata soprattutto nei distretti più vocati alla produzione suinicola; incremento del livello di biosicurezza nelle aziende zootecniche, con bandi fino a 9 milioni di euro; rimborso delle spese per la recinzione antintrusione e quella per la realizzazione di piazzole per la disinfestazione degli automezzi e delle zone filtro;
???le iniziative di una sola regione non bastano. Serve una strategia unica nazionale –:
???quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per favorire il depopolamento di migliaia di cinghiali selvatici e per assicurare la tutela del patrimonio suino nazionale, le esportazioni e quindi il sistema produttivo nazionale e la relativa filiera.
(3-01123)
(8 aprile 2024)
(ex 5-02194 del 25 marzo 2024)
B)
???GIORGIANNI e CONGEDO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
???per la prima volta da settembre 2021 i fallimenti in Italia sono tornati a risalire, con i dati Cerved che indicano un inasprimento che coinvolge anzitutto l’industria;
???l’aumento medio del secondo trimestre 2023, rispetto allo stesso periodo 2022, arriva al 5,2 per cento nell’area manifatturiera: a fallire, in particolare, sono le piccole e medie imprese; in generale pesa sulle imprese l’impennata dell’inflazione e l’aumento dei tassi;
???difatti, l’inflazione, la politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea e il rallentamento della crescita determineranno un aumento dei nuovi crediti deteriorati fino a tutto il 2024, quando i tassi di deterioramento del credito raggiungeranno, dopo anni di contenimento, livelli massimi, fino a toccare i picchi del periodo anteriore al 2016;
???in base alle stime di Abi e Cerved, infatti, nel 2023 il tasso di deterioramento del credito alle imprese (l’indicatore che esprime la percentuale dei crediti in bonis all’inizio del periodo che nel corso dell’anno diventano non performing) toccherà il 3,1 per cento dal 2,2 per cento del 2022, superando per la prima volta i valori pre-Covid che si attestavano nel 2019 a 2,9 per cento;
???anche gli ultimi dati ufficiali pubblicati dalla Banca d’Italia mostrano che il tasso di deterioramento dei crediti delle società non finanziarie, dopo il lieve aumento di fine 2022 (2,2 per cento contro il 2 per cento del quarto trimestre 2021), ha continuato a crescere anche nel primo trimestre del 2023, portandosi al 2,3 per cento contro il 2 per cento dello stesso periodo del 2022;
???Abi e Cerved stimano che nella media del 2023 gli incrementi più alti riguarderanno le micro imprese (da 2,4 per cento al 3,3 per cento), le grandi imprese (dall’1 per cento all’1,9 per cento) e le aziende che operano nel settore industriale (dall’1,7 per cento al 2,8 per cento), soprattutto di media dimensione (dallo 0,9 per cento al 2,4 per cento) e situate nel Sud Italia (dal 2,8 per cento al 4 per cento);
???negli ultimi 8 anni, gli operatori specializzati nel mercato dei crediti deteriorati, detti in inglese «non performing loans» (npl), hanno favorito il processo di de-risking degli istituti bancari italiani, con 352 miliardi di euro di crediti deteriorati ceduti tra il 2015 e il 2022. Di questi, ben 42 miliardi di euro sono stati ceduti nel 2022, sebbene fosse già stato raggiunto nel 2021 il target Eba del 5 per cento, a conferma di sinergie destinate a proseguire anche nel prossimo triennio grazie al lavoro di una industry npl strutturata;
???a parere dell’interrogante, nel settore dell’industria npl, probabilmente ancor più che in altri ambiti, la responsabilità sociale delle imprese deve costituire una delle leve principali per la gestione della crescita economica e dello sviluppo, intendendo con questo termine l’inclusione della coesione sociale e del rispetto ambientale;
???considerata l’importanza della responsabilità sociale delle imprese nel contesto economico, sociale e ambientale, sia l’Agenda 2030 che la direttiva UE 2022/2464 stanno promuovendo lo sviluppo sostenibile e riscoprendo la rilevanza del ruolo sociale del fare impresa –:
???quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di affrontare queste sfide e come intenda garantire la resilienza del sistema rispetto ai fenomeni di default e crescita del tasso di deterioramento, tutelando il sostegno ad imprese e famiglie.
(3-00791)
(10 novembre 2023)
C)
???BARABOTTI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
???il settore della moda rientra tra principali esempi del made in Italy nel mondo; un comparto che conta circa 60.000 imprese e oltre 600.000 addetti;
???negli ultimi anni la filiera produttiva del tessile abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e occhialeria ha subito forti contraccolpi; la crisi pandemica prima e le tensioni internazionali (dalla guerra in Ucraina alla crisi del Mar Rosso) hanno incrinato un asset fondamentale per l’economia italiana;
???sono sempre più frequenti i fermi produttivi e il ricorso agli ammortizzatori sociali evidenzia una tendenza negativa che necessita di interventi immediati e mirati;
???dal confronto con le principali associazioni di categoria è emersa la necessità di intervenire con strumenti, così sintetizzabili:
????a) moratoria su finanziamenti garantiti ottenuti dalle imprese del settore a partire dal 2020, quali, ad esempio, i prestiti Sace, sospensione straordinaria su linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza a cui le aziende hanno avuto accesso a seguito della pandemia Covid-19;
????b) possibilità di sospensione momentanea dei finanziamenti in genere (non specifici Covid) per le aziende che ne facciano specifica richiesta;
????c) estensione straordinaria della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e definizione di ammortizzatori sociali ad hoc per le imprese artigiane e le piccole e medie del settore;
????d) contributo a copertura totale per un primo modulo espositivo per la partecipazione a manifestazioni in Italia e all’estero con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e delle piccole e medie del settore moda, almeno per tutto l’anno 2024 e per il primo semestre 2025;
???si evidenzia, quindi, la necessità di tempestive misure di carattere economico, nel quadro di un più ampio progetto di politica industriale e rilancio del comparto moda –:
???quali iniziative di competenza il Governo abbia strutturato o intenda strutturare a sostegno del comparto della moda, specificando se siano previsti nel breve termine interventi di natura economica e programmatica a tutela dell’intera filiera.
(3-01124)
(8 aprile 2024)
(ex 5-02110 del 5 marzo 2024)
???GIANASSI, FOSSI e PELUFFO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
???il settore moda rappresenta uno dei comparti di maggior importanza del Paese, finalizzato soprattutto all’esportazione in tutti i continenti e alla promozione del made in Italy;
???si tratta di un sistema imprenditoriale con circa 60.000 imprese manifatturiere e oltre 600.000 addetti;
???dopo gli anni della pandemia il settore ha saputo reagire, ma l’incerto e conflittuale contesto internazionale, caratterizzato da crisi energetica e aumento dell’inflazione, sta creando una contrazione economica generalizzata che ha pesanti ricadute sui fatturati delle imprese del comparto;
???le associazioni di categoria, con una lettera al Governo, hanno segnalato queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;
???le associazioni di categoria hanno avanzato al Governo alcune richieste ufficiali. In particolare:
????a) la moratoria su finanziamenti garantiti ottenuti dalle imprese del settore a partire dal 2020, quali, ad esempio, i prestiti Sace, sospensione straordinaria su linee di credito in conto corrente, finanziamenti per anticipi su titoli di credito, scadenze di prestiti a breve e rate di prestiti e canoni in scadenza a cui le aziende hanno avuto accesso a seguito della pandemia Covid-19 (misure che erano state predisposte per l’opportuna ripartenza);
????b) la possibilità di sospensione momentanea dei finanziamenti in genere (non specifici Covid) per le aziende che ne facciano specifica richiesta;
????c) l’estensione straordinaria della possibilità di ricorrere alla cassa integrazione e definizione di ammortizzatori sociali ad hoc per le imprese artigiane e le piccole e medie imprese del settore;
????d) il contributo a copertura totale per un primo modulo espositivo per la partecipazione a manifestazioni in Italia e all’estero con qualifica di fiera internazionale a favore delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese del settore moda (tessile, abbigliamento, pelletteria, pellicceria, calzature, occhialeria e componenti per la realizzazione delle collezioni), almeno per tutto l’anno 2024 e per il primo semestre 2025;
????e) la definizione di una misura che agevoli l’inserimento nel settore di nuova tecnologia e strumenti digitali con accompagnamento di tale inserimento a percorsi formativi ad hoc, sostegno per investimenti nella realizzazione dei campionari e promozione anche tramite strumenti digitali;
????f) la progettazione di azioni di supporto alle filiere presenti nei distretti moda, partendo dalla messa a disposizione di strumenti finanziari tesi ad agevolare le aggregazioni d’imprese in forme varie;
????g) la messa in campo di azioni di comunicazione verso le giovani generazioni per stimolare l’acquisto di prodotti made in Italy, favorendo anche le produzioni attente a sviluppare percorsi di sostenibilità economica, sociale e ambientale e agevolazioni per l’acquisto di prodotti italiani;
???la situazione attuale può avere ripercussioni gravi non solo sulla continuità produttiva delle imprese interessate, ma anche sui livelli occupazionali coinvolti, ed è quindi necessario che il Governo metta in campo gli strumenti normativi e le risorse adeguate per salvaguardare uno dei settori chiave dell’economia italiana –:
???se siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano adottare conseguentemente iniziative urgenti a sostegno del settore moda per salvaguardare uno dei principali settori del made in Italy, a partire dalle richieste delle associazioni di categoria esposte in premessa.
(3-01125)
(8 aprile 2024)
(ex 5-02198 del 26 marzo 2024)
D)
???FOSSI e GIANASSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
???il settore industriale della pelletteria di lusso rappresenta uno dei comparti di maggior importanza del business dell’alta moda, finalizzato soprattutto all’esportazione in tutti i continenti e alla promozione del made in Italy;
???i dati relativi al comparto parlano, infatti, di esportazioni complessive annue per 80 miliardi di euro. Di questi, sono 10 i miliardi generati proprio dalla pelletteria, con una crescita del 6 per cento anche nei primi sei mesi del 2023, con export per 5,6 miliardi di euro;
???si tratta di lavorazioni, progettate e commissionate dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono realizzate da artigiani di altissima specializzazione;
???uno dei distretti più significativi di questi settore di contoterzisti è situato nella provincia di Firenze e, in particolar modo, nella realtà industriale di Scandicci, caratterizzato da centinaia di piccole e medie imprese con migliaia di lavoratori;
???da alcuni mesi, a causa di una crisi generata da contrazione della domanda, anche a seguito delle criticità del contesto geopolitico globale, sono state avviate procedure di cassa integrazione guadagni per circa 4.000 lavoratori solo nella provincia di Firenze e non si intravede a breve alcun superamento di tale fase problematica;
???le associazioni toscane di categoria hanno dichiarato di «essere molto preoccupate dai segnali di crisi nel distretto fiorentino della pelletteria, perché moda, pelletteria e meccanica sono tre comparti trainanti dell’economia regionale e anche nazionale»;
???è evidente come questa crisi possa avere ripercussioni gravissime non solo sulla continuità produttiva delle imprese interessate, ma anche sui livelli occupazionali coinvolti –:
???se il Governo sia a conoscenza delle problematiche esposte in premessa relative al settore delle imprese contoterziste della pelletteria di lusso in provincia di Firenze;
???se non si ritenga conseguentemente necessario adottare iniziative urgenti – a partire dalla convocazione di un tavolo interministeriale di confronto con le associazioni sindacali, le istituzioni locali e le stesse aziende committenti – con l’obiettivo di risolvere la crisi delle piccole e medie imprese contoterziste e tutelare un settore di altissima qualità, da sempre vanto mondiale del made in Italy;
???se non si ritenga, altresì, di dover assicurare risorse ai processi di innovazione del settore della pelletteria di lusso e della moda, anche valorizzando l’attività di formazione svolte dalle alte scuole di pelletteria e promuovendo l’istituzione di corsi appositi nelle università toscane, al fine di promuoverne competitività e sostenibilità.
(3-01126)
(8 aprile 2024)
(ex 5-02018 del 19 febbraio 2024)
MOZIONI IN MATERIA DI REVISIONE DEI MECCANISMI DI TASSAZIONE DELLE EMISSIONI DI CARBONIO (CBAM) PER LE IMPORTAZIONI A TUTELA DELLA COMPETITIVITÀ DELLE AZIENDE EUROPEE
???La Camera,
???premesso che:
????1) il percorso europeo di de-carbonizzazione, cosiddetto «Green Deal», mira alla neutralità climatica entro il 2050 attraverso una serie di regolamenti tra cui, con riferimento alle produzioni ad alte emissioni (hard to habate), il sistema ETS (Emission Trading System) del 2005 ed il recente Regolamento (UE) 2023/956 Cbam (Carbon Border Adjust Mechanism);
????2) la ratio delle due regolamentazioni europee è guidare questi settori a ridurre progressivamente le emissioni di anidride carbonica e, parallelamente, difendere questo percorso applicando, dal 1° gennaio 2026, alle importazioni di alcuni prodotti strategici ad alta intensità emissiva (acciaio e altri prodotti siderurgici, alluminio, fertilizzanti, cemento idrogeno ed energia elettrica) provenienti da Paesi extraeuropei, gli stessi costi del carbonio sostenute dalle imprese ricadenti in Ets, attraverso il meccanismo Cbam. Questo è progettato per integrare l’Ets imponendo un prezzo del carbonio sulle citate materie prime, importate nell’Unione europea da Paesi terzi che non applicano costi sulle emissioni di anidride carbonica a livelli paragonabili a quelli applicati nell’Unione europea, con l’intento di costringere anche i produttori di quei Paesi a ridurre le loro emissioni per poter accedere al mercato europeo e di contrastare il rischio di «trasferimento» delle emissioni di anidride carbonica (carbon leakage);
????3) nei confronti del Cbam le associazioni cui fanno capo i soggetti obbligati hanno rilevato diverse criticità. In breve:
?????a) i prodotti finiti extra Unione europea non compresi nell’allegato 1 del regolamento potranno essere importati secondo le regole del libero mercato senza sostenere i costi del meccanismo Cbam applicati a partire dal 2026, anche se assemblati con i medesimi prodotti ad alta intensità emissiva, acquisendo un vantaggio competitivo nei costi di produzione rispetto ai nostri trasformatori;
?????b) nel Cbam proposto manca un meccanismo per favorire le esportazioni, idoneo a mantenere competitivi i beni prodotti in Europa che utilizzano i prodotti di cui all’allegato 1 del regolamento, da destinare ai mercati al di fuori dell’Unione europea. Di conseguenza, la misura impatta sulla competitività delle imprese continentali che esportano i prodotti trasformati in ambito extra-Unione europea (export rebate);
?????c) la mole di informazioni da raccogliere per la quantificazione delle emissioni è significativa. Per ogni merce importata, gli operatori devono fornire dati sul sito in cui la merce è stata prodotta, il tipo di processo produttivo impiegato, le fonti emissive e le emissioni dirette e indirette di ciascun processo produttivo. Effetto diretto della complessità di gestione dell’intero meccanismo è stato il temporaneo blocco della piattaforma – il Registro transitorio centralizzato gestito dalla Commissione europea – cui inviare i dati, con il conseguente slittamento di 30 giorni della prima relazione trimestrale, cui gli importatori sono obbligati;
?????d) le metodologie di calcolo delle emissioni incorporate per gestire la contabilità delle emissioni non appaiono sufficientemente agili e semplificate. La quasi totalità di questi dati deve essere fornita dai produttori delle merci importate dislocati nei Paesi terzi di importazione, che si rivelano spesso poco edotti sul meccanismo e poco inclini a collaborare. Le imprese europee importatrici sono così esposte a costi di transazione e a potenziali rischi di sanzioni;
?????e) in un contesto di frammentazione economica e tensioni geopolitiche internazionali l’applicazione dello strumento rischia di sortire un effetto opposto a quello cercato. Dal 2020 al 2023 le importazioni dell’Unione europea di alluminio dalla Russia sono passate da 840 mila tonnellate a 567 mila tonnellate. Il gap è stato colmato dall’India. Ma l’alluminio russo è prodotto in prevalenza con energia da idroelettrico, quello indiano da fonti fossili. Al prezzo fissato dai mercati internazionali si aggiungerebbe quello del carbonio incorporato;
?????f) la nostra produzione siderurgica è fondamentale per sostenere le filiere metalmeccaniche delle industrie del made in Italy; la produzione a ciclo integrato ad alto forno (vedasi l’ex Ilva) subirà un notevole aumento di costo proprio mentre si cerca di rilanciarne e sostenere la produzione e per la quale servono importanti investimenti tecnologici. Già nell’ultimo decennio il calo della produzione (da circa 8 milioni di tonnellate a 2,5 milioni) ha comportato un aumento dei costi e della dipendenza dalle importazioni;
????4) per quanto riguarda la direttiva Ets, relativa al funzionamento del mercato delle quote di emissione per i settori ad alta intensità emissiva, nell’aprile 2023 ne è stata approvata la riforma, che prevede un progressivo decremento delle assegnazioni alle imprese di quote a titolo gratuito che si annulleranno a partire dal 2035, accompagnato dalla progressiva inclusione di settori precedentemente esclusi (dal 2024 trasporto marittimo, dal 2025 edifici, trasporto stradale e ulteriori settori industriali), imponendo, per il 2030, l’abbattimento delle emissioni del 62 per cento rispetto al 2005 (precedentemente era previsto il 43 per cento);
????5) il prezzo dei permessi di emissione si è mosso attorno agli 80 euro nel 2023 (a fronte dei 15 dollari la tonnellata dei permessi di emissione americani) e si prevede un trend crescente: 93 euro nel 2024, 150 euro nel 2030 (Bloomberg Nef). La riforma degli Ets è giudicata dalla generalità delle imprese troppo pesante, per i rilevanti costi che essa comporta;
????6) così come concepiti il meccanismo Ets e il meccanismo Cbam incideranno sulla competitività dei produttori e delle aziende manifatturiere trasformatrici a valle, utilizzatrici delle materie prime assoggettate, cioè su un obiettivo che dovrebbe essere tra le priorità dell’Unione europea. Secondo un recente studio di Goldman Sachs il Cbam comporterà un aumento del costo dell’acciaio del 15-30 per cento e dell’alluminio del 7-20 per cento;
????7) è prevedibile che questi incrementi si verifichino tanto sui prodotti di acciaio e alluminio dell’Unione europea (rientranti nell’allegato I del regolamento), che in misura presumibilmente maggiore se proveniente da Paesi terzi (con maggior emissioni incorporate). Tuttavia, qualora i prodotti importati non siano compresi nell’allegato I (ad esempio, prodotti finiti come autoveicoli, macchine industriali, elettrodomestici, finestre e altri), questi potrebbero aggirare il meccanismo non sostenendo alcun costo per i prodotti di acciaio e l’alluminio utilizzati prodotti nei Paesi terzi;
????8) questa impostazione potrebbe influenzare il modo in cui i produttori europei pensano agli investimenti. Senza metodologie che bilancino vantaggi e svantaggi, le aziende (in particolare quelle di prodotti finiti a maggior valore aggiunto) potrebbero decidere che l’incertezza è eccessiva e spostare la produzione ad alta intensità di carbonio fuori dall’Unione europea, in Paesi senza carbon tax o in Paesi con sussidi più vantaggiosi. Ciò è ancora più rilevante per l’Italia, che è un Paese di trasformazione, in quanto importa materie prime grezze ed esporta prodotti finiti;
????9) il meccanismo Cbam, in particolare, nato con l’obiettivo di tutelare l’industria e l’occupazione europee, lo sviluppo, la produzione e la sovranità economica del nostro sistema, se non applicato in maniera estesa ed efficace, rischia di non raggiungere i suoi target ambientali e di aggiungere un onere regolatorio sulle catene di valore delle aziende dell’Unione europea che da anni si muovono tra incertezze macroeconomiche;
????10) l’efficacia del meccanismo – che ha il condivisibile obiettivo di rispecchiare i costi Ets anche per le produzioni derivanti dai Paesi terzi – risulta, quindi, quantomeno dubbia, in assenza di interventi relativi sia alla sua modalità di applicazione, sia a misure che consentano di promuovere la concorrenzialità dell’industria europea decarbonizzata anche nei mercati esteri;
????11) il 9 maggio 2023 è stata approvata dalla Camera dei deputati la mozione 1-00135 che ha impegnato il Governo «a sostenere nella transizione energetica ed ecologica un modello di sviluppo che sia in grado di garantire la salvaguardia dell’ambiente, dell’individuo e dell’economia, di perseguire la neutralità climatica assicurando il principio della neutralità tecnologica nei settori elettrico, termico e dei trasporti»,
impegna il Governo:
1) ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:
??a) mitigare gli effetti distorsivi del regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, «Carbon border adjustment mechanism» (Cbam), anche attraverso opportune modifiche, secondo modalità che:
???1) estendano la sua applicazione anche al calcolo e alla rendicontazione delle emissioni incorporate dei prodotti finiti realizzati con i medesimi materiali ad alta intensità emissiva soggetti a Cbam, importati nell’Unione;
???2) semplifichino le future procedure di autorizzazione e diano certezza agli operatori sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante introduzione di metodi di calcolo definiti chiaramente nell’apposito atto delegato in via di definizione a livello europeo;
???3) tengano conto delle distorsioni del mercato derivanti dall’instabilità del contesto geopolitico internazionale e dal mutamento del sistema delle alleanze e degli accordi internazionali;
???4) coordinino le misure del Cbam con la riforma del mercato europeo di scambio delle quote di emissione di anidride carbonica (Ets) secondo un modello che tenga conto della necessità di non impattare sulla competitività delle imprese europee, in particolare nei settori hard to abate e, più in generale, su tutto il manifatturiero, e di non attivare fenomeni di delocalizzazione;
??b) prevedere, nel recepimento della direttiva (UE) 2023/959 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 10 maggio 2023, recante modifica della direttiva 2003/87/CE, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nell’Unione (Ets) e di altre disposizioni ad essa collegate, come, ad esempio, la destinazione dei proventi derivanti dal meccanismo stesso, misure funzionali a contenere gli impatti negativi sui settori inclusi, in particolare attraverso la disponibilità di soluzioni di decarbonizzazione a costi compatibili con la necessità di non alterare la capacità delle imprese dell’Unione europea di essere protagoniste a livello globale;
??c) prevedere appositi meccanismi di supporto, finanziati a livello di Unione europea, funzionali a dotare rapidamente i settori cosiddetti hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone la competitività.
(1-00253) (Nuova formulazione) «Casasco, Caramanna, Andreuzza, Cavo, Cortelazzo, Mantovani, Gusmeroli, Semenzato, Squeri, Ambrosi, Barabotti, Rossello, Antoniozzi, Di Mattina, Mazzetti, Caiata, Toccalini, Polidori, Barelli, Molinari, Angelucci, Bagnai, Battilocchio, Bellomo, Benvenuto, Billi, Bisa, Bof, Bordonali, Bossi, Bruzzone, Candiani, Caparvi, Carloni, Carrà, Cattaneo, Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Coin, Colombo, Comaroli, Comba, Crippa, Dara, Davide Bergamini, Di Maggio, Donzelli, Formentini, Frassini, Furgiuele, Giaccone, Giagoni, Giglio Vigna, Giordano, Giovine, Iezzi, Latini, Lazzarini, Loizzo, Maccanti, Maerna, Marchetti, Matone, Miele, Minardo, Montemagni, Morrone, Nisini, Ottaviani, Panizzut, Paolo Emilio Russo, Pierro, Pietrella, Pizzimenti, Pretto, Ravetto, Rotondi, Sasso, Schiano di Visconti, Stefani, Sudano, Ziello, Zinzi, Zoffili, Zucconi».
(27 febbraio 2024)
???La Camera,
???premesso che:
????1) il percorso europeo di decarbonizzazione, cosiddetto «Green Deal», mira alla neutralità climatica entro il 2050 attraverso una serie di regolamenti tra cui, con riferimento alle produzioni ad alte emissioni (hard to abate), il sistema Ets (Emission trading system) del 2005 ed il recente Regolamento (UE) 2023/956 Cbam (Carbon border adjust mechanism);
????2) l’Eu Ets e il Cbam si prefiggono l’obiettivo comune di stabilire un prezzo per le emissioni di gas a effetto serra incorporate negli stessi settori e nelle stesse merci mediante l’uso di quote o certificati specifici. Entrambi i sistemi hanno natura normativa e sono giustificati dalla necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra, in linea con l’obiettivo ambientale vincolante, stabilito dal diritto dell’Unione nel regolamento (UE) 2021/1119, di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra dell’Unione di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica in tutti i settori dell’economia entro il 2050;
????3) mentre l’Eu Ets fissa il numero totale di quote rilasciate (cap «massimale») per le emissioni di gas a effetto serra derivanti dalle attività che rientrano nel suo campo di applicazione e consente la negoziazione delle quote (sistema cap-and-trade, «sistema di limitazione e scambio»), il Cbam non dovrebbe stabilire limiti quantitativi alle importazioni in modo che i flussi commerciali non siano limitati. Inoltre, mentre l’Eu Ets si applica agli impianti situati nell’Unione, il Cbam dovrebbe applicarsi a determinate merci importate nel territorio doganale dell’Unione;
????4) in quanto strumento per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, il Cbam dovrebbe garantire che i prodotti importati siano soggetti a un sistema normativo che applica costi del carbonio equivalenti a quelli sostenuti nell’ambito dell’Eu Ets, con il risultato di pervenire a un prezzo del carbonio equivalente per i prodotti importati e quelli nazionali, garantendo nel contempo la compatibilità con la legislazione dell’organizzazione mondiale del commercio;
????5) tuttavia, la concreta applicazione del meccanismo presenta alcune criticità che potrebbero vanificare il raggiungimento dell’obiettivo generale. I problemi legati all’applicazione del Cbam si presentano in modo differente per i diversi settori obbligati. In particolare, nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, l’applicazione del Cbam comporta un rischio di riduzione della produzione interna, a causa dell’incremento del prezzo delle importazioni di materie prime, e di uno spostamento nei Paesi extra europei della produzione di manufatti intermedi sui quali non si applica il Cbam. Questo problema, invece, non riguarda il settore dei fertilizzanti, dell’energia elettrica, dell’idrogeno e del cemento;
????6) relativamente ai settori dell’acciaio e dell’alluminio, sarebbe opportuno introdurre alcune modifiche al meccanismo Cbam per scongiurare il rischio di delocalizzazione della produzione di prodotti finali o intermedi. Delocalizzazione che non solo produrrebbe un danno economico e strategico al sistema industriale italiano e europeo ma comporterebbe, allo stesso tempo, un aumento dell’intensità di emissioni per unità di prodotto;
????7) secondo l’attuale versione del regolamento, infatti, i prodotti finiti extra Unione europea potranno liberamente essere importati senza tassazione Cbam anche se prodotti con materie prime ad alta intensità emissiva. Appare evidente che tale circostanza produrrebbe un effetto diametralmente opposto allo scopo immaginato dal meccanismo Cbam;
????8) a norma del regolamento, il Cbam dovrebbe essere attuato anche attraverso la creazione di incentivi per la riduzione delle emissioni da parte degli operatori nei Paesi terzi. Tuttavia, molti partner commerciali, in particolar modo quelli più fragili economicamente ed esposti alle esportazioni verso l’Unione europea, come taluni Paesi africani, rilevano che la politica commerciale verde dell’Unione europea non è sufficientemente attenta alla dimensione della cooperazione allo sviluppo;
????9) in sostanza, viene espressa una forte preoccupazione per le implicazioni economiche degli strumenti commerciali verdi dell’Unione europea, che alcuni Paesi considerano una forma di protezionismo verde. Questi strumenti condizionano l’accesso al mercato dell’Unione europea al rispetto di rigorosi requisiti ambientali, creando barriere all’accesso per i partner commerciali dell’Unione europea, in particolare i Paesi in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati che potrebbero non essere in grado di soddisfare tali requisiti. L’impatto delle regolamentazioni dell’Unione europea non sarà uniforme su tutti i Paesi, con alcune nazioni che subiranno conseguenze economiche più severe;
????10) in un contesto di progressiva crescita della domanda di beni con una impronta emissiva minore rispetto agli standard del passato, la difesa strategica della nostra produzione siderurgica dipende dagli investimenti per la decarbonizzazione della produzione,
impegna il Governo:
1) ad avviare le opportune interlocuzioni con le istituzioni eurounitarie al fine di:
??a) privilegiare un approccio diplomatico con i Paesi con i quali l’Europa ha i più significativi rapporti commerciali sui prodotti oggetto del Cbam, al fine di promuovere nei Paesi extra europei una ambizione climatica paragonabile a quella europea, anche mobilitando le leve della finanza internazionale e degli accordi commerciali bilaterali basati su standard legati all’impronta carbonica dei prodotti intermedi e/o finali;
??b) adottare un approccio diplomatico diversificato (bilaterale, multilaterale e plurilaterale) rispetto alle caratteristiche specifiche del Paese partner terzo, in grado di distinguere tra Paesi vulnerabili e Paesi avanzati, competitor, rispondendo alle preoccupazioni economiche dei primi, anche attraverso:
???1) l’istituzione di «partnership commerciali verdi» per supportare i Paesi più vulnerabili nello sviluppo di capacità istituzionale e produttiva per soddisfare gli standard ambientali dell’Unione europea;
???2) l’utilizzo di parte dei ricavi del Cbam per sostenere la transizione verde nei Paesi più vulnerabili, anche all’interno della cornice del «Piano Mattei per l’Africa»;
??c) mitigare gli effetti distorsivi del regolamento (UE) 2023/956 del Parlamento europeo e del Consiglio del 10 maggio 2023, «Carbon Border Adjustment Mechanism» (Cbam), anche attraverso opportune modifiche, secondo modalità che:
???1) estendano la sua applicazione anche all’impronta carbonica dei prodotti intermedi e finiti, almeno per una lista di prodotti significativi per l’industria, o strategici per la sicurezza, contenenti acciaio e allumino (come ad esempio automobili, elettrodomestici, macchine industriali), realizzati con le materie prime grezze oggetto di imposta ambientale importati nell’Unione;
???2) promuovano l’introduzione di meccanismi di incentivazione selettiva alla domanda – come incentivi per il settore automotive, per gli elettrodomestici, per i prodotti da costruzione – basati su una certificazione di impronta emissiva in grado di soddisfare determinati standard fissati a livello europeo;
???3) promuovano, conseguentemente, l’introduzione di standard per la determinazione di quote minime di prodotto «green» per manufatto finito nel mercato europeo, tali da sostenere la domanda interna di prodotti con bassa intensità emissiva, indipendentemente dal Paese di provenienza, in tal modo riducendo significativamente il rischio di delocalizzazione;
???4) semplifichino le future procedure di autorizzazione e diano certezza agli operatori sia in termini di regole tecniche per le comunicazioni, sia mediante introduzione di metodi di calcolo inequivocabili per gestire la contabilità delle emissioni;
???5) coordinino le misure del Cbam con la riforma dell’Eu Ets e con la direttiva CSDDD sugli obblighi di sostenibilità delle imprese (corporate sustainability due diligence directive);
??d) prevedere appositi meccanismi di supporto, come l’istituzione di un fondo sovrano europeo per la transizione climatica, in grado di superare le differenze di esposizione al debito pubblico dei diversi Paesi europei rispetto alla possibilità di finanziare la transizione, tali meccanismi, finanziati dall’emissione di debito comune sul modello del Next Generation EU, dovrebbero dotare rapidamente i settori hard to abate di soluzioni di decarbonizzazione, preservandone in tal modo la competitività e aumentando l’integrazione e la sicurezza strategica europea.
(1-00266) «Sergio Costa, Pavanelli, Ilaria Fontana, Cappelletti, L’Abbate, Morfino, Santillo, Carmina».
(3 aprile 2024)
MOZIONE IN MATERIA DI POLITICHE DEL LAVORO, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE INIZIATIVE VOLTE ALLA LOTTA AL PRECARIATO
???La Camera,
???premesso che:
????1) in questi anni le crisi hanno acuito le diseguaglianze a livelli inaccettabili, con una fortissima concentrazione della ricchezza in poche mani, con la polarizzazione tra le diverse categorie di lavoratori, tra le retribuzioni, tra i generi e le diverse generazioni;
????2) per una ripresa equa e stabile nel nostro Paese è necessario un vero e proprio «nuovo contratto sociale», che sul fronte del lavoro veda al centro una serrata lotta alla precarietà, allo sfruttamento e alla povertà, limitando il ricorso a tutte quelle formule contrattuali che minano il concetto di buona e stabile occupazione e che colpiscono le fasce più fragili della popolazione, a cominciare dai giovani e dalle donne;
????3) la sfida dei mercati internazionali, così come quella della rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica, non può più essere affrontata puntando sulle basse retribuzioni, sulla compressione dei diritti dei lavoratori e su bassi livelli di produttività, pena il rischio della marginalità e di squilibri sociali drammatici. Non ultimo, è di tutta evidenza il nesso tra la precarietà del lavoro e l’acuirsi dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, con il tragico corollario dei tanti morti e infortuni che ancora affliggono il nostro mercato del lavoro;
????4) tali sfide non possono essere affrontate con soluzioni anacronistiche e decontestualizzate dal livello globale. La stessa dimensione nazionale rischia di non essere più adeguata per assicurare una reale capacità competitiva per il nostro sistema produttivo e per il mantenimento di adeguati livelli occupazionali in grado di assicurare una vita dignitosa e di sostenere un sistema di welfare al passo con le sempre nuove esigenze della popolazione;
????5) secondo il benchmarking working Europe 2024, predisposto dal centro di ricerca della Confederazione europea dei sindacati, la retribuzione reale media, al netto dell’inflazione, è scesa nel 2023 dello 0,7 per cento. Per i lavoratori italiani questo valore si è attestato a un meno 2,6 per cento. Peggio di noi hanno fatto solo l’Ungheria e la Repubblica Ceca;
????6) dalla stessa analisi, e non solo, emerge che i profitti delle imprese negli ultimi due anni sono cresciuti in termini reali. Un dato che, secondo, la Banca centrale europea, è alla base dell’impennata inflazionistica registratasi negli ultimi anni. Secondo gli economisti della Banca centrale europea, non si è innescata alcuna pericolosa spirale salari-prezzi, tanto più nel caso italiano, ma ad alimentare la corsa dei prezzi innescata da ripresa post-Covid e dalla guerra in Ucraina il fattore più incisivo sono i profitti nell’Eurozona;
????7) in base ai dati di Eurostat, l’Italia è l’unico Paese tra i 27 Stati Ue con un indice del costo del lavoro in recessione dello 0,1 per cento nell’ultimo trimestre 2023, rispetto all’analogo periodo del 2022. Un valore che si scontra con il dato medio del 3,8 per cento per i Paesi Ue e del 3,1 per cento per i Paesi dell’Eurozona;
????8) come già tristemente noto, l’Italia è l’unico Paese dell’area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento. Si tratta di un andamento composto, infatti nella decade 1990-2000 e in quella 2000-2010 i salari in Italia sono cresciuti, seppure con una dinamica piatta, rispettivamente dello 0,7 per cento e del 5,2 per cento. L’ultima decade 2010-2020 è stata quella maggiormente negativa con una caduta del –8,3 per cento. In queste tre decadi è aumentato il divario tra la crescita media dei salari nei Paesi Ocse e la crescita dei salari in Italia progressivamente dal –14,6 per cento (1990-2000), al –15,1 per cento (2000-2010) e, infine, al –19,6 per cento (2010-2020). Allo stesso tempo, questi valori si sono accompagnati ad un andamento della produttività del lavoro che, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell’area, è comunque cresciuta più dei salari, quindi non solo la sua dinamica è stata contenuta, ma non sembrano nemmeno aver funzionato i meccanismi di aggancio dei livelli salariali alla performance del lavoro;
????9) tra le principali cause dei bassi livelli salariali in Italia si segnalano la discontinuità lavorativa, il part-time e la precarietà contrattuale, a cui bisogna aggiungere la maggior presenza di basse qualifiche e i mancati rinnovi contrattuali;
????10) i dati Eurostat mostrano come, nel 2022, all’interno dell’occupazione dipendente l’Italia abbia registrato, da un lato, una percentuale di dirigenti e delle professioni intellettuali e scientifiche nettamente più bassa rispetto alle altre principali economie europee e, dall’altro, una quota delle professioni non qualificate marcatamente più alta di quella osservata in Germania e Francia e di poco inferiore a quella della Spagna. Parimenti si segnalano due fattori quali l’alta incidenza del lavoro a termine (16,9 per cento, inferiore solo alla Spagna dove, però, e in diminuzione) e del part-time involontario (57,9 per cento, la più alta di tutta l’Eurozona);
????11) valori che si accompagnano ad un’altra anomalia del nostro mercato del lavoro. Nel 2022, secondo i dati OCSE, le ore medie lavorate annualmente dai lavoratori dipendenti in Italia sono state 1.563, un numero pari a quello della Spagna ma decisamente più alto di quello osservato in Germania (1.295 ore) e in Francia (1.427 ore). Dalla lettura congiunta, da un lato, delle ore lavorate e, dall’altro, della quota salari sul PIL desunta dalla banca dati macroeconomica della Commissione europea (Ameco), emerge come in Italia, benché si lavori comparativamente di più, la quota di reddito destinata a remunerare il lavoro dipendente tramite i salari sia notevolmente più bassa, perfino della Spagna;
????12) inoltre, dagli stessi dati Ocse sulle ore lavorate, emerge che i Paesi con la più alta produttività del lavoro tendono a coincidere con quelli in cui gli orari di lavoro sono più brevi e ove quindi si investe maggiormente in dotazioni aziendali e organizzazione sostenibile del lavoro. Non a caso, si moltiplicano le esperienze di riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario che, tra l’altro, implicano spesso un coinvolgimento della contrattazione di prossimità, nonché un buon effetto di contrasto alla disparità tra i generi nel mercato del lavoro, anche salariale;
????13) per l’Italia, al quadro appena tracciato, bisogna aggiungere come i lunghi, ed ingiustificati, ritardi nel rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro (durata media pari a 30,8 mesi nel 2022) determinino un’elevata quota percentuale di lavoratori dipendenti con un contratto scaduto (53,2 per cento nell’intera economia nel 2022) (Istat, 2024). Questo si traduce in un ingente massa salariale non in linea con l’aumento dei prezzi che, in una fase di alta inflazione cumulata, determina una forte diminuzione del potere d’acquisto dei lavoratori. La caduta dei salari reali diventa ancora più drammatica dal momento che la crescita dei prezzi ha effetti differenziati sulla popolazione per via della differente composizione del paniere e dei redditi familiari: nel solo 2022, a fronte di un’inflazione generale del +8,7 per cento l’impatto è stato molto più ampio sulle famiglie con minor capacità di spesa (+12,1 per cento) rispetto a quelle con maggior capacità di spesa (+7,2 per cento). In tale contesto, va salutato positivamente il recente rinnovo del contratto nazionale del commercio;
????14) un’analisi confermata nel documento «Elementi di riflessione sul salario minimo in Italia» approvato dal Cnel, il 12 ottobre 2023, per il quale uno dei fattori che maggiormente ha penalizzato il potere di acquisto delle retribuzioni è rappresentato dal ritardo nei rinnovi contrattuali, che si protrae anche per anni;
????15) i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati nell’archivio nazionale del Cnel, aggiornato al 30 giugno 2023, sono 1.037 (Ccnl lavoratori privati, Ccnl lavoratori pubblici, Ccnl lavoratori parasubordinati e accordi economici collettivi per alcune categorie di lavoratori autonomi). Dei 976 Ccnl relativi al settore privato, 553 risultano scaduti (57 per cento). I lavoratori privati con un contratto che risultava scaduto al 30 giugno 2023 erano 7.732.902, il 56 per cento su un totale di 13.839.335;
????16) corollario fondamentale per delineare un quadro certo di regole in materia di individuazione di adeguati livelli retributivi, in coerenza con i princìpi costituzionali e comunitari, è quello legato alla definizione e alla disciplina della misurazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali e datoriali, scongiurando il dumping salariale generato dai cosiddetti «contratti pirata»;
????17) tra i fattori che maggiormente incidono sulla condizione reddituale ed esistenziale di milioni di lavoratori, come evidenziato dal citato documento Cnel dell’ottobre scorso, vi è il tema della precarietà tanto diffusa soprattutto per alcune categorie di lavoratori, come i giovani e le donne. In questo poco lusinghiera classifica dei rapporti a tempo determinato, anche con termini brevi e brevissimi, l’Italia è al sesto peggior posto, con una media nazionale al 16,8 per cento che balza al 23 per cento nel Mezzogiorno;
????18) i recenti dati, testimoniati dall’Istat e da Eurostat, mostrano un aumento dell’occupazione complessiva pari a 23,7 milioni di occupati, per una percentuale del tasso di occupazione pari al 66,3 per cento della fascia di età 20-64 anni, tuttavia ancora distante 10 punti rispetto alla media europea, così come della percentuale degli occupati a tempo indeterminato. Tuttavia, un’analisi più approfondita ci segnala come l’incremento dell’occupazione stabile non sia la conseguenza di misure volte a limitare la precarietà, ma il risultato del blocco dell’uscita pensionistica determinato dalla riforma Fornero e dalle ulteriori restrizioni introdotte con le due ultime due leggi di bilancio e dalle difficoltà che le imprese incontrano sempre più spesso a trovare figure con particolari specializzazioni;
????19) a rendere ancora più fragile ed ingiusto il nostro mercato del lavoro va evidenziato il tema dell’occupazione femminile, che in Italia risulta essere – secondo dati relativi al IV trimestre 2022 – quello più basso tra gli Stati dell’Unione europea, essendo di circa 14 punti percentuali al di sotto della media UE: il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni è stato, infatti, pari al 55 per cento, mentre il tasso di occupazione medio UE è stato pari al 69,3 per cento. Un divario che si conferma anche nel rapporto tra la popolazione maschile e quella femminile nel mondo del lavoro: le donne occupate, infatti, sono circa 9,5 milioni, laddove i maschi occupati sono circa 13 milioni. A ciò si aggiunga che una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro a seguito della maternità. Una condizione che risulta ancora più aggravata dall’accentuato divario retributivo di genere, nonché dal tipo di lavoro svolto dalle donne;
????20) in tale quadro, si noti che l’occupazione femminile (che tradizionalmente si avvantaggia di più della collaborazione domestica) è più elevata proprio dove ci sono più lavoratori domestici: l’Osservatorio Domina, nel relativo Rapporto annuale 2023, rileva infatti che oltre il 21 per cento del «Pil del lavoro domestico» italiano è prodotto nelle aree dove il tasso di occupazione femminile è più elevato e quello di disoccupazione è più basso. Sebbene si registri una «distanza» tra dati ufficiali disponibili e dimensione reale del fenomeno, tale per cui secondo i dati ufficiali dell’Osservatorio sul lavoro domestico dell’Inps, nell’anno 2021 i lavoratori domestici regolari erano pari a circa la metà di quelli indicati dall’Istat; secondo le stime dell’Istituto statistico, il tasso di irregolarità nel settore supera addirittura il 50 per cento. Tali numeri confermano pertanto l’impatto del sommerso che, stando alla «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva», pubblicata contestualmente alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2023, nell’anno d’imposta 2020, riportava che l’evasione Irpef del personale domestico si collocherebbe a circa 994 milioni di euro (pari al 30,4 per cento dell’evasione complessiva di tutti i lavoratori dipendenti irregolari, stimata in 3,2 miliardi di euro);
????21) altrettanto rilevante è il capitolo relativo all’occupazione dei giovani tra i 15 e i 34 anni, che se nel 2023 è migliorato raggiungendo il 43,7 per cento, un valore che non si registrava dall’inizio del 2011, tuttavia, non ha però invertito la tendenza di lungo periodo: negli ultimi 18 anni – dal 2004 al 2022 – l’occupazione di giovani tra i 15 e i 34 anni è infatti diminuita di 8,6 punti percentuali (dal 52,3 al 43,7 per cento) mentre per la fascia 50-64 anni è aumentata di 19,2 punti (dal 42,3 al 61,5 per cento);
????22) l’occupazione dei giovani italiani è caratterizzata da un’alta vulnerabilità: difficoltà di inserimento e di permanenza nel mercato del lavoro, forme contrattuali che non garantiscono rapporti di lavoro di lungo periodo e avanzamenti di carriera più lenti e meno appaganti di quelli delle generazioni precedenti. I dati evidenziano che la quota di dipendenti con contratto a termine è infatti molto più alta tra la popolazione giovane (30,2 per cento) rispetto alla restante (13,2 per cento) maggiore è anche la percentuale di giovani che lavorano a tempo parziale per mancanza di occasioni di lavoro a tempo pieno, 13,8 per cento contro valori inferiori al 10 per cento nel caso delle altre fasce di età;
????23) allo stesso tempo, non si può non ricordare come, secondo il report redatto da Fondazione Nord-Est e dell’associazione Talented Italians in the UK che ha elaborato i dati Eurostat, l’Italia ha perso 1,3 milioni di persone andate a lavorare e vivere all’estero negli ultimi 10 anni. Un fenomeno paragonabile a quanto succedeva negli anni ’50 del secolo scorso, quando però chi se ne andava dal nostro Paese aveva un basso livello di scolarizzazione, mentre oggi si stima che un emigrante su tre sia laureato;
????24) i tanti lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali, i cosiddetti «working poors», attendono ancora che anche nel nostro Paese sia prevista una apposita disciplina volta ad assicurare condizioni retributive minime, in linea con le previsioni del primo comma dell’articolo 36 della Costituzione, che dispone «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»;
????25) con la direttiva (UE) 2022/2041 sono stati fissati quattro obiettivi principali: il salario minimo deve sempre garantire un tenore di vita dignitoso; le norme dell’Unione europea rispetteranno le pratiche nazionali di fissazione dei salari; il rafforzamento della contrattazione collettiva nei paesi in cui è coinvolto meno dell’80 per cento dei lavoratori; il diritto di ricorso per i lavoratori, i loro rappresentanti e i sindacalisti in caso di violazione delle norme;
????26) nell’Unione europea il salario minimo legale è in vigore in grandi Paesi come Francia e Germania e sono soltanto cinque gli Stati, oltre all’Italia, dove ancora non è previsto;
????27) la recente sentenza della Corte di cassazione – sezione lavoro – n. 27713 ha statuito che: «Nell’attuazione dell’articolo 36 della Costituzione il giudice, in via preliminare, deve fare riferimento, quali parametri di commisurazione, alla retribuzione stabilita nella contrattazione collettiva nazionale di categoria, dalla quale può discostarsi, anche ex officio, quando la stessa entri in contrasto con i criteri normativi di proporzionalità e sufficienza della retribuzione dettati dall’articolo 36 della Costituzione, anche se il rinvio alla contrattazione collettiva applicabile al caso concreto sia contemplato in una legge, di cui il giudice è tenuto a dare una interpretazione costituzionalmente orientata. Ai fini della determinazione del giusto salario minimo costituzionale il giudice può servirsi a fini parametrici del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini o per mansioni analoghe, può fare altresì riferimento, all’occorrenza, ad indicatori statistici, anche secondo quanto suggerito dalla direttiva UE 2022/2041 del 19 ottobre 2022»;
????28) alla luce di tali evidenze, appare necessaria una radicale revisione della impostazione della politica del lavoro nel nostro Paese, che veda al centro la valorizzazione del fattore lavoro, quale elemento di emancipazione e di partecipazione sociale e democratica di tutti i cittadini,
impegna il Governo:
1) ad avviare un concreto e tempestivo confronto con le parti sociali realmente rappresentative, volto a definire una nuova strategia in materia di lavoro nel nostro Paese, anche attraverso la realizzazione di un piano straordinario pluriennale per il lavoro, che metta al centro la buona e stabile occupazione, il contrasto a ogni forma di precarietà attraverso una vera e propria «bonifica» normativa, anche sulla base delle recenti sentenze della Corte costituzionale in materia di licenziamenti illegittimi – da ultimo, la sentenza n. 183 del 2022, con la quale si sollecita il legislatore a non protrarre l’inerzia legislativa in materia, che indurrebbe la Corte, qualora nuovamente investita, a provvedere direttamente – e l’incremento della partecipazione al lavoro, con particolare riguardo alle donne e ai giovani, così come al Mezzogiorno e alle aree interne e coerente con la transizione e conversione ecologica;
2) ad adottare le iniziative di competenza volte a monitorare e rafforzare le misure di contrasto delle forme di penalizzazione del lavoro delle donne e di divario retributivo di genere;
3) a favorire, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a dare piena e tempestiva attuazione ai principi e alle finalità della direttiva (UE) 2022/2041 del Parlamento europeo e del Consiglio, così come agli indirizzi espressi dalla Corte di cassazione, introducendo anche nel nostro ordinamento il riconoscimento ai lavoratori e alle lavoratrici di ciascun settore economico di un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dal contratto collettivo nazionale stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale, assicurando in ogni caso livelli retributivi in grado di garantire una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa, anche attraverso l’introduzione del salario minimo legale, corrispondente a un trattamento economico minimo orario non inferiore a 9 euro, aggiornato annualmente per tenere conto, in particolare, dell’aumento della produttività e dell’inflazione;
4) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a rivedere la disciplina dei finanziamenti o delle agevolazioni pubbliche, condizionandoli alla garanzia della stabilità occupazionale, prevedendo la restituzione dei contributi e/o dei finanziamenti in caso di delocalizzazioni;
5) ad investire nella pubblica amministrazione attraverso la stabilizzazione del personale precario e un piano straordinario di assunzioni, anche tramite lo scorrimento delle graduatorie vigenti relative a tutti i concorsi pubblici già espletati;
6) a predisporre, per quanto di competenza, specifiche misure volte a prevedere un’indispensabile differenziazione tra contratti ancora in vigore e contratti già scaduti, prevedendo opportune disposizioni di premialità, qualora il rinnovo intervenga entro la scadenza o entro termini strettamente fisiologici e giustificati, e di penalizzazione nel caso il rinnovo si protragga oltre i suddetti termini;
7) a favorire, per quanto di competenza e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, una disciplina normativa di sostegno per la regolamentazione della rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro che restituisca certezza nelle relazioni industriali e superi la proliferazione di sigle di comodo, così come la moltiplicazione dei contratti collettivi nazionali sottoscritti da organizzazioni che non hanno alcuna rappresentatività reale;
8) per quanto attiene al contrasto ad ogni forma di precarietà, ad adottare le iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, volte a:
??a) rivedere la disciplina in materia di contratti a tempo determinato, riconducendone il ricorso a quelle situazioni puntuali e straordinarie per le quali è giustificata tale modalità di prestazione lavorativa e distinguendone la disciplina contributiva in ragione della maggiore o minore durata di detti contratti, riaffermando l’ordinarietà del rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato;
??b) adottare le opportune misure volte a monitorare e scoraggiare la diffusione del part-time involontario e di quello fittizio;
??c) ricondurre la disciplina della somministrazione entro limiti ben circoscritti e verificabili, sia dal punto di vista delle condizioni, così come del numero massimo dei lavoratori fisiologicamente utilizzabili;
??d) eliminare la possibilità di ricorrere al lavoro intermittente;
??e) rivedere la disciplina dell’appalto tra privati, al fine di assicurare che detto istituto non si riduca ad un mero esercizio di potere organizzativo e direttivo dei lavoratori utilizzati nell’appalto e che al personale impiegato in appalti di opere o servizi sia sempre assicurato il trattamento economico e normativo complessivo applicato dal committente e, comunque, non inferiore a quello previsto dalla contrattazione collettiva nazionale e territoriale sottoscritta dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
??f) ricondurre la disciplina del lavoro occasionale entro limiti ben circoscritti di specifiche prestazioni lavorative caratterizzate dalla discontinuità e occasionalità e per determinate categorie di lavoratori, quali gli studenti, gli inoccupati, i pensionati e i disoccupati;
??g) riconoscere un valore economico al lavoro di cura e domestico nei termini di un social provisioning suscettibile di influenzare alla base la distinzione tra lavoro produttivo e improduttivo, contribuire alla riduzione del differenziale di genere e all’emersione del sommerso;
??h) rafforzare il sistema delle tutele in caso di trasferimento di ramo d’azienda, così come in caso di trasferimento e delocalizzazione della produzione, nonché di cooperative spurie;
9) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, per contrastare il fenomeno delle false partite Iva che coinvolgono, in particolare, molti giovani laureati e professionisti, iscritti agli ordini professionali e non in monocommittenza, il cui rapporto di lavoro è in realtà assimilabile dal punto di vista organizzativo e gerarchico a quello subordinato – senza le corrispondenti tutele – e con retribuzioni che, se parametrate su base oraria, risultano di gran lunga inferiori a quelle auspicabili per il salario minimo;
10) ad adottare iniziative volte ad assicurare che i giovani possano sempre poter contare su un complesso di tutele normative ed economiche durante la partecipazione ai tirocini formativi e agli stage;
11) ad adottare, in linea con le esperienze più avanzate in Europa, le opportune misure per assicurare l’estensione in termini di durata, nonché di copertura del congedo di paternità obbligatorio, prevedendo altresì che il congedo di maternità e il congedo di paternità godano di una copertura retributiva pari al 100 per cento, in modo da ridurre il disincentivo economico all’utilizzo dei congedi parentali per i padri;
12) a favorire, per quanto di competenza, l’adozione di misure volte a promuovere la sperimentazione della riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario;
13) ad avviare un serio confronto con le parti sociali realmente rappresentative volto a definire una nuova strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, da implementare annualmente favorendo il pieno coinvolgimento del Parlamento, assicurando, nelle more, l’adozione di immediate misure volte ad affrontare le principali criticità, quali l’equiparazione delle tutele disposte nella disciplina degli appalti pubblici anche agli appalti tra privati, nonché l’eliminazione degli appalti a cascata e delle gare al massimo ribasso;
14) a riconsiderare ogni ipotesi di privatizzazione in atto di aziende controllate e/o partecipate dallo Stato, che, oltre a rappresentare la perdita di asset strategici per il Paese, spesso determinano, come accaduto in passato, fenomeni di precarizzazione del lavoro e riduzione dei livelli occupazionali.
(1-00265) (Nuova formulazione) «Scotto, Barzotti, Mari, Braga, Francesco Silvestri, Zanella, Aiello, Carotenuto, Fossi, Gribaudo, Laus, Sarracino, Tucci, Guerra, Auriemma, Barbagallo, Casu, Alfonso Colucci, Grimaldi, Piccolotti, Orlando, Zaratti».
(26 marzo 2024)