
È stata resa pubblica l’allocuzione del nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia che ha lasciato tutti a bocca aperta, ma non per la saggezza delle parole pronunciate, bensì per il tono surreale di una comunicazione che sembrava un misto tra un discorso politico e un monologo da teatro dell’assurdo.
Il Gran Maestro Antonio Seminario (la parola finora d’obbligo è presunto – in attesa della decisione della Corte Centrale) ha preso il palcoscenico massonico con un’energia che più che solenne. Ha ringraziato tutti con una fervente devozione che avrebbe fatto invidia a un presentatore professionista, con un’accensione tale da far pensare che stesse per annunciare la vincita di un premio Oscar.
Ecco come ha iniziato: “Rivolgo un saluto a tutti voi maestri che avete scelto di partecipare a questa Tornata nazionale della Massoneria, presente nel nostro paese da oltre due secoli sotto la forma del Grande Oriente d’Italia anche se attiva da tempi immemorabili, grazie ai Liberi Muratori che ci hanno preceduto i quali, nonostante tutte le vicissitudini che in tempi passati hanno dovuto affrontare, sono stati in grado di tenere in vita e trasmettere fino ai nostri giorni ‘l’Arte del Costruire’.”
La sua retorica è stata così pomposa da far sembrare il discorso una commedia, un misto tra un film di cappa e spada e una performance shakespeariana. E mentre il pubblico si chiedeva se stesse assistendo a un evento massonico o a una recita teatrale, il Gran Maestro continuava a tessere lodi su lodi, come se stesse recitando il copione di un dramma classico scritto da altri.
Ma non è finita qui. Sembrava che volesse imbarcarsi in un monologo filosofico, discutendo sul cambiamento della comunicazione nel mondo moderno, parlando di “fluidificazione” della società e di “nuovo mondo virtuale” che prende il sopravvento su quello reale. Forse si era confuso con un seminario di sociologia, ma il suo pubblico era lì per la Massoneria, non per una lezione accademica, una lectio magistralis.
Più in particolare Leo Taroni aveva già sollevato l’idea che il GOI si dotasse di una figura professionale per svolgere il delicato compito di intrattenere i rapporti istituzionali e comunicazione. Infatti, aveva individuato in G.C. come Gran Rappresentante per i Rapporti istituzionali e per la Comunicazione del Grande Oriente d’Italia per tale figura apicale.
E poi c’è stata la parte sulla “libertà di pensiero”, che è diventata una sorta di sermone contro l’individualismo moderno. Il Gran Maestro ha criticato l’interpretazione contemporanea della libertà come “diritto alla libertà di espressione della propria individualità”, definendola una degenerazione che porta alla perdita dei valori tradizionali. Un po’ troppo melodrammatico, no?
Ma forse il momento più comico è stato quando ha parlato della necessità di demolire gli egoismi e gli individualismi all’interno della Massoneria per costruire una vera fratellanza. Sembrava che volesse fare irruzione in un reality show di ristrutturazione di case, ma invece stava parlando di una loggia massonica.
Insomma, l’allocuzione del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia è stata una vera commedia, una miscela di retorica pomposa, filosofia da bar e teatro dell’assurdo. Ma forse è giusto così, perché in fondo la vita è un palcoscenico, e noi siamo tutti attori. E in questa commedia massonica, il Gran Maestro ha sicuramente recitato la sua parte con maestria.
Viva il Grande Oriente d’Italia, e che il Grande Architetto dell’Universo (o chi per lui) ci assista in questa avventura al limite del grottesco!
Dal nuovo Gran Maestro (o almeno così credo) del Grande Oriente d’Italia è tutto.