(AGENPARL) - Roma, 3 Aprile 2024(AGENPARL) – mer 03 aprile 2024 VIOLENZA DOMESTICA E DI GENERE NEL 2023
Un’analisi dei dati SCUDO
Il Servizio Analisi Criminale, struttura a composizione interforze incardinata nell’ambito della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, rappresenta un polo per il coordinamento informativo anticrimine, nonché per l’analisi strategica interforze sui fenomeni criminali e costituisce un utile supporto per l’Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza e per le Forze di polizia.
Per queste finalità il Servizio Analisi Criminale elabora studi e ricerche sulle tecniche di analisi, sviluppa progetti integrati interforze, utilizza gli archivi elettronici di polizia e li pone in correlazione con altre banche dati.
Promuove, altresì, specifiche iniziative di approfondimento a carattere interforze, cura l’analisi dei dati statistici di polizia criminale e si pone in correlazione con enti di ricerca nazionali, europei ed internazionali. Sono, inoltre, in atto collaborazioni nella forma degli scambi informativi e dello sviluppo di iniziative di sensibilizzazione con vari organismi della società civile.
In tale contesto sono state avviate, con Save the Children, delle riflessioni per lo sviluppo congiunto di progettualità sulle tematiche attinenti alla tutela dei minori e alla violenza di genere, attraverso lo scambio informativo e l’analisi dei dati relativi ai reati commessi o subiti dagli stessi e, in particolare, si è ritenuto di procedere a una collaborazione sperimentale attraverso la condivisione dei dati statistici relativi agli inserimenti effettuati in SCUDO, nel 2023, dalle Forze di polizia in occasione degli interventi operati con la sola specifica finalità relativa a “presunte violenze domestiche/di genere”.
METODOLOGIA
Sotto il profilo operativo, l’azione delle Forze di polizia a tutela delle vittime delle violenze domestiche e di genere richiede la condivisione del patrimonio informativo disponibile, acquisito nel corso degli interventi effettuati sul territorio nazionale, sia in fase preventiva che di repressione.
In tale ottica è stata predisposta, a partire dal 21 agosto 2020, un’applicazione interforze, denominata SCUDO, finalizzata a ricostruire e collegare i diversi episodi che coinvolgono presunti autori e vittime nonché a effettuare il monitoraggio delle attività di pronto intervento a livello nazionale: uno strumento prezioso a livello operativo ed in prospettiva utile anche per corroborare i dati di analisi del fenomeno della violenza contro le donne.
In questo modo è possibile monitorare gli episodi che, pur non avendo connotazione giuridica di particolare gravità e in assenza di denuncia o querela, potrebbero trasformarsi in atti persecutori o maltrattamenti ai danni di familiari o conviventi.
Grazie alla collaborazione tra il Servizio Analisi Criminale (SAC) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Save the Children si è proceduto ad un esame condiviso dei dati raccolti tramite l’applicativo Scudo, potendo così analizzarli dedicando particolare attenzione agli episodi di violenza di genere che coinvolgono, direttamente o indirettamente, i minori. L’applicativo raccoglie infatti una serie di informazioni, fra le quali: la provincia di intervento, la descrizione del motivo dell’intervento, il ruolo ricoperto da tutte le persone coinvolte nel corso dell’intervento (presunta vittima/autore o testimone), il genere e l’età delle persone coinvolte, nonché la relazione tra presunta vittima e presunto autore e la presenza di minori coabitanti con le persone coinvolte.
L’ANALISI DEI DATI
Grazie all’utilizzo dell’identificativo della scheda di intervento, è stato possibile rilevare che, nel corso del 2023, le Forze dell’ordine hanno effettuato, per “presunte violenze di genere o domestiche” oltre 17mila controlli, che hanno coinvolto, in vari ruoli, un totale di 43.759 persone, di cui 43,8% come presunta vittima, 40,5% come presunto autore, 14,9% come testimone (nello 0,9% dei casi la persona era assente, ossia autori e/o vittime non sono stati identificati perché assenti). Delle 19.152 presunte vittime, 13.793 sono di sesso femminile (72%), con un’età media di 41 anni; in più del 90% dei casi il presunto colpevole fa parte della cerchia ristretta e familiare della donna (coniuge/convivente, parente o familiare, partner o ex), nel 7% dei casi il presunto colpevole è comunque conosciuto dalla donna (conoscente/amico o collega/datore di lavoro) e solo nell’1,5% dei casi il presunto colpevole è del tutto sconosciuto alla vittima. Nel 61,5% dei casi l’autore risulta legato alla vittima da una relazione di tipo sentimentale, attuale o passata (in particolare: nel 43,2% dei casi il coniuge/convivente o ex; nel 18,3% dei casi il partner o ex). Nell’ambito di tali violenze operate nei confronti della donna da parte di autori legati da relazioni di tipo sentimentale, attuali o passate, in due casi su cinque (42%) risultano esserci minori coabitanti.
Tab. 1: Relazione tra presunta vittima e presunto colpevole nel caso di presunte vittime di sesso femminile, per presenza o meno di minori coabitanti. Anno 2023. Fonte: elaborazioni di Save the Children su dati DCPC-SSII
Relazione Totale
(a) Con minori coabitanti
(b) Senza minori coabitanti
(c)
Coniuge/convivente o ex 5.958 2.948 2.840
(%) (43,2%) (55,1%) (35,3%)
Parente o familiare 4.077 1.566 2.389
(%) (29,6%) (29,3%) (29,7%)
(%) (18,3%) (11,5%) (22,8%)
(%) (6,7%) (3,4%) (8,9%)
(%) (1,5%) (0,5%) (2,3%)
Collega/datore di lavoro 48 5 42
(%) (0,3%) (0,1%) (0,5%)
Autore non identificato 50 8 42
(%) (0,4%) (0,1%) (0,5%)
Totale 13.793 5.353 8.055
(%) (100%) (100%) (100%)
Nota: la somma delle colonne (b) e (c) non corrisponde al totale della colonna (a) perché in alcuni casi la presenza o meno di minori coabitanti non è specificata.
In alcuni casi, i minorenni sono anche vittime dirette della violenza domestica. Le presunte vittime minorenni, nel 2023, sono state 2.124, di cui 1.086 femmine e 1.036 maschi. Il 34% di loro ha un’età compresa fra 0 e 6 anni; nel 18% dei casi si tratta di bambine e bambini di età compresa fra i 7 e i 10 anni e il restante 48% è composto da minori fra gli 11 e i 17 anni (24% sia nella fascia 11-14 che in quella 15-17).
Le conseguenze della violenza domestica e intra-familiare che si riscontrano possono essere gravi e profonde sia per le donne, come vittime dirette, che per i/le loro figli/e, che subiscono effetti negativi sia immediati, come quelli sullo sviluppo fisico e cognitivo, sul comportamento e sulla capacità di socializzazione – paragonabili nel caso dei minori a quelli di un abuso diretto -, che di lungo termine, con gravi ripercussioni sulle loro relazioni future. L’impatto psicologico sui minori coinvolti è ancora più devastante nei casi delle donne che muoiono a causa della violenza (“femminicidi”), per le conseguenze profonde sull’intera sfera di vita e relazione degli orfani. Un’attenzione particolare deve essere rivolta anche agli adulti di riferimento ai quali essi vengono affidati, in prevalenza familiari delle vittime stesse.
Esaminando il profilo generale dei dati all’esame, si ha, quindi, una conferma della rilevanza del problema, nelle sue molteplici sfaccettature. In un elevato numero di casi i minori sono i presunti, involontari testimoni di violenza di genere; in altri casi risultano essere le vittime dirette della violenza. I numeri evidenziati restituiscono, quindi, la rappresentazione di un fenomeno presente e non marginale nel numero degli eventi, e potenzialmente grave per le conseguenze dello sviluppo psico-fisico dei minori, che rischiano di subirne l’impatto nel corso della propria vita anche da adulti.
Si tratta di effetti drammatici, che possono essere scongiurati solo creando, da parte di tutti i soggetti interessati, una rete di sostegno e di protezione efficace intorno alle complesse realtà della violenza di genere e dei minori violati, che in molti casi appaiono collegate.
La crescente attenzione che i genitori, gli educatori, gli psicologi, le Forze di polizia e tutti gli operatori sociali prestano ai citati fenomeni può sempre più alimentare una solida sinergia in grado di consentire l’emersione del “sommerso delle violenze”, probabilmente in passato consumate in misura anche maggiore, ma nel silenzio della comunità. Solo in questo modo si può giungere alla denuncia, che costituisce il fondamentale primo passo per smantellare l’universo celato degli abusi e delle violenze sulle donne, sui giovani e sui giovanissimi.
