
(AGENPARL) – gio 28 marzo 2024 nella foto blocco operatorio Pescia: da dx: Martina Izzo, Francesco Feroci, Gianluca Poggetti e Chiara Salani
All’ospedale di Pescia i noduli alla tiroide ora si curano anche con la termoablazione a radiofrequenza
Non più solo bisturi: alternativa terapeutica per i pazienti
Tecnica eseguita in pochi centri
Scritto da Daniela Ponticelli, giovedì 28 marzo 2024
Pescia – Non più solo il bisturi per eliminare i noduli alla tiroide, grazie alla termoablazione a radiofrequenza: un trattamento alternativo applicato dall’equipe dell’ospedale SS Cosma e Damiano per curare i pazienti.
“La tecnica – ha spiegato il dottor Francesco Feroci, direttore della struttura operativa di Chirurgia Generale di Pescia – consiste nell’introduzione di aghi all’interno delle lesioni, sotto guida ecografica, che trasmettono onde a radiofrequenza. Le onde, a contatto con i tessuti, sviluppano calore provocando la necrosi cellulare del tessuto, cioè la distruzione, che consente la riduzione volumetrica della lesione, con soddisfacenti risultati terapeutici” .
Da gennaio sono stati eseguiti 10 trattamenti con termoablazione a radiofrequenza. I pazienti, dopo valutazione specialistica, sono stati sottoposti a questo trattamento in anestesia locale e, grazie alla scarsa invasività della metodica, sono stati dimessi dopo sole due ore, senza nessuna cicatrice cutanea.
Le termoablazioni sono state eseguite dal dottor Feroci, esperto nazionale in questo tipo di trattamenti insieme alla dottoressa Angela Coppola, specialista in medicina nucleare dell’Ospedale di Prato, coadiuvati dalla equipe anestesiologica (diretta dal dottor Giuliano Michelagnoli) ed infermieristica (diretta da Roberta Gentili ).
“La chirurgia resta la prima scelta terapeutica – ha proseguito il dottor Feroci – ma esistono alcuni casi di neoplasie tiroidee, sia benigne che maligne, nelle quali la termoablazione può essere una valida alternativa terapeutica. Per la patologia nodulare benigna questa tecnica è indicata nei pazienti con gozzo nodulare che è causa di deviazione e compressione della trachea o dell’esofago e che presentano controindicazioni all’intervento chirurgico (ad es. i pazienti cardiopati). E’ indicata anche nei pazienti che presentano gozzi voluminosi con deviazione della trachea e che non possono essere intubati. In questi casi la termoablazione riduce il volume della massa e conseguentemente l’effetto della compressione. Rispetto alla chirurgia tradizionale, questo tipo di tecnica è più tollerata, comporta minor dolore, può essere eseguita in day hospital e le proprie attività quotidiane possono essere riprese dopo 24-48 ore.”
“I pazienti candidati a questo tipo di metodica, nell’ambito delle lesioni maligne – ha aggiunto la dottoressa Coppola – sono soprattutto quelli che s viluppano recidiva neoplastica a livello del collo, inoperabili o comunque non trattabili con altre strategie terapeutiche come la chemioterapia o quella radiometabolica. Un gruppo più ristretto è rappresentato poi dai pazienti che rifiutano l’intervento chirurgico o da quei casi di patologia nodulare che si accompagna ad ipertiroidismo, nei quali la termoablazione può essere proposta in alternativa ai trattamenti radiometabolici.”